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4 SETT LA PAGINA SETTEMBRE 2010:progetto La Pagina futura.qxd

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stessi, è questo il punto.<br />

Che intendete dire?<br />

C’ è un vecchio detto... recita<br />

così “vivere non è<br />

mangiare e bere, ma nutrirsi<br />

e dissetarsi”. Sai cosa<br />

vuol dire? Vuol dire che è<br />

inutile adagiarsi sugli allori,<br />

è inutile abbandonarsi<br />

alla più piccole e meschine<br />

fragilità. <strong>La</strong> paura degli<br />

Dei, la paura della morte...<br />

davanti ad essi sembriamo<br />

come bambini che temono<br />

il buio. Abbiamo paura di<br />

morte e Dèi solo perché<br />

ignoriamo ciò che essi<br />

realmente sono. Ragiona:<br />

chi mai si getterebbe giù da<br />

un precipizio, ignorando a<br />

che altezza si trovi?<br />

Torquato parve disorientato<br />

da quel ragionamento.<br />

Gettò un’occhiata a terra,<br />

per un momento parve alienarsi<br />

dalla conversazione,<br />

poi si riprese:<br />

Continuate, sussurrò.<br />

Non esistiamo per volontà<br />

divina o perché c’è un fine<br />

nel percorso terreno che<br />

conduciamo. Siamo fatti di<br />

atomi, questo è il punto. Ci<br />

aggreghiamo nella nascita,<br />

ci disgreghiamo nella morte;<br />

e per effetto di una deviazione,<br />

per di più, non per<br />

volontà nostra o di chicchessia.<br />

Capisci, Torquato<br />

dov’è che erriamo? E’ improduttivo<br />

abbandonarci<br />

alle nostre insicurezze. Ne<br />

usciamo solo più insofferenti<br />

di prima.<br />

Allora... volete dirmi che la<br />

vita... non potremo mai<br />

controllare nulla? Saremo<br />

sempre succubi di un sistema<br />

che aliena la nostra<br />

identità?<br />

Oh sì che potremo controllare.<br />

Non tutto, ma qualcosa<br />

assolutamente sì. Ed<br />

oltretutto è l’unico modo<br />

che ci permette di avere<br />

un’esistenza “vivibile”...<br />

Necesse est. E’ necessario?,<br />

chiese perplesso Torquato.<br />

E’ necessario, sì. E’<br />

necessario che ci affidiamo<br />

alla nostra ragione, non ai<br />

desideri innaturali, devianti,<br />

non necessari... E’ così<br />

che abbiamo la possibilità<br />

di fugare ogni nostra incertezza.<br />

Eliminandola razionalmente.<br />

Ma come? Come posso af-<br />

fidarmi alla mia ragione, se<br />

anch’essa, proprio come i<br />

miei sensi, mi tradisce?<br />

Come quando scrivo. <strong>La</strong><br />

mia ragione sostiene la negazione<br />

di qualcosa, ma io<br />

riesco a dire solo il contrario.<br />

Cerco disperatamente<br />

di rifugiarmi nella mia<br />

scrittura, ma più tento di<br />

scrivere una cosa, più essa<br />

si confonde, sfuma nei miei<br />

pensieri... Come posso<br />

affidarmi alla ragione, che<br />

forse è persino la parte di<br />

me stesso che più mi è<br />

ignota e riesco meno a<br />

controllare?<br />

Torquato scuoteva il capo,<br />

si batteva la testa con<br />

entrambe le mani, come a<br />

volersi punire, o forse più a<br />

voler tentare di farsi venire<br />

in mente una possibile<br />

soluzione ai suoi dilemmi.<br />

<strong>La</strong> scrittura è dominabile<br />

in certi limiti, Torquato.<br />

Non priviamoci anche<br />

della libertà della scrittura.<br />

Affìdati alle muse, all’ispirazione<br />

che infondono in<br />

te... Assapora il loro miele,<br />

coniuga estetica ed insegnamenti,<br />

qualunque sia il<br />

risultato.. è molto difficile<br />

dominare bene la materia<br />

scritta...<br />

Eppure.... eppure l’Ariosto!<br />

Oh, come ci è riuscito bene<br />

lui.... ha messo in ridicolo i<br />

valori cavallereschi come<br />

da sua volontà, è riuscito a<br />

tener le fila di tutto quel<br />

narrare avviluppato e<br />

deviante, ha saputo distaccarsi<br />

da tutti quei suoi<br />

personaggi, quelle sue<br />

creature... ed io? Io non<br />

riesco a scrivere ciò che<br />

devo, ma riporto sulla<br />

carta solo macchie di qualcosa<br />

che non sono certo di<br />

desiderare, o che non<br />

voglio... è tutto talmente<br />

complicato... è come se le<br />

mie aspirazioni al decoro e<br />

alla compostezza subissero<br />

delle spinte disgregatrici<br />

sotterranee... proprio come<br />

i miei cavalieri! Anche loro<br />

nell’abisso, tra bene e<br />

male, giusto e sbagliato...<br />

L’altro uomo distolse lo<br />

sguardo dalla luna, umettò<br />

gli occhi battendo lentamente<br />

le palpebre e trasse<br />

un profondo sospiro.<br />

Si schiarì la voce.<br />

Si osservò interessato le<br />

mani, poi fece intrecciare le<br />

lunghe dita affusolate tra<br />

loro e riprese a parlare: che<br />

cosa stai scrivendo?, chiese<br />

dolcemente.<br />

Parlo di una guerra. Una<br />

guerra tra bene e male,<br />

combattenti cristiani contro<br />

combattenti pagani, interventi<br />

di angeli ma anche di<br />

demoni... rispose secco<br />

Torquato.<br />

Ahimè, amico mio... disse<br />

l’uomo, improvvisamente<br />

amareggiato, mentre il bel<br />

viso curato veniva d’un<br />

tratto velato da un cipiglio<br />

di dissenso, proprio la<br />

guerra fa da protagonista<br />

al tuo libro? E così dunque<br />

anche alla tua vita... la<br />

guerra è male, Torquato...<br />

Torquato parve mortificato<br />

dalla solennità e dall’amarezza<br />

con cui l’aveva<br />

avvolto quella risposta,<br />

perciò si affrettò a dire:<br />

Oh, oh lo so certo.... la guerra<br />

è sì manifestazione di eroismo<br />

e forza.... ma è atroce,<br />

disumana, genera solo<br />

sofferenza e lutto...lo so, sì...<br />

Non ci saranno mai né<br />

vincitori né vinti davanti<br />

alle atrocità, mai...<br />

Avete ragione. Ma.... seppure<br />

dovessero esserci,<br />

credo che anche i vinti<br />

abbiano una loro dignità....<br />

insomma, quale colpa<br />

potremmo mai imputargli?<br />

Di essere stati troppo indulgenti<br />

con i nemici? Di<br />

essere stati troppo vili? Di<br />

essere stati costretti a fare<br />

qualcosa di cui non condividevano<br />

le idee solo perché<br />

subordinati a qualcun<br />

altro?...<br />

Non è compito nostro giudicare<br />

gli altri, Torquato.<br />

Noi, al massimo, abbiamo<br />

l’opportunità di ricercare<br />

le cause dei fenomeni, ma<br />

non di porre gli uomini<br />

sotto giudizio - sentenziò<br />

perentorio l’uomo sconosciuto.<br />

L’ennesima folata di vento<br />

accarezzò i fogli disordinatamente<br />

impilati sulla scrivania,<br />

alzandone in volo tre<br />

o quattro, che si librarono<br />

per la stanza per qualche<br />

attimo, descrivendo onde<br />

flessuose a mezz’aria.<br />

Il silenzio s’impadronì del<br />

cubicolo per qualche<br />

istante. I due uomini erano<br />

immobili nelle loro posizioni.<br />

Poi, all’improvviso,<br />

Torquato si gettò a terra, col<br />

viso rivolto verso il pavimento<br />

e prese a dimenarsi<br />

come tormentato da forze<br />

invisibili. Batteva mani e<br />

piedi violentemente, respirava<br />

affannosamente, non<br />

aveva tregua, mentre le lacrime<br />

gli irrompevano fuori<br />

dagli occhi e gli bagnavano<br />

gli zigomi, per poi disperdersi<br />

nella barba incolta.<br />

Lo sconosciuto non alzava<br />

lo sguardo dalle proprie<br />

mani e rimaneva, anzi, statico<br />

in quella posa di una<br />

calma quasi inquietante.<br />

A cosa hai pensato Torquato?,<br />

chiese, con voce<br />

greve e lontana.<br />

Torquato rallentò le sue<br />

convulsioni e riprese fiato.<br />

E’ così... così... frustrante...<br />

perché? Perché non posso<br />

controllarlo? Voi sapete<br />

tutto, giusto? Spiegatemelo<br />

voi!, ululò. Cosa pretendi<br />

che ti spieghi?, domandò<br />

amabile l’altro.<br />

Questo... questi... l’amore,<br />

diamine! Io... non... ci...<br />

riesco... come... faccio... a... a...<br />

Lo sconosciuto sembrò risvegliarsi<br />

dal suo torpore e<br />

le striature rossicce degli<br />

occhi sembrarono prendere<br />

vita, facendosi di un rosso<br />

sangue. Si alzò in piedi e<br />

prese a parlare da solo.<br />

Brucia l’intima piaga a nutrirla<br />

e col tempo incarnisce,<br />

divampa nei giorni<br />

l’ardore, l’angoscia ti<br />

serra, se non confondi<br />

l’antico dolore con nuove<br />

ferite, e le recenti piaghe<br />

errabondo lenisca d’instabili<br />

amori, e ad altro tu<br />

possa rivolgere i moti<br />

dell’animo... ma... È proprio<br />

lei che talvolta con<br />

l’onesto suo agire, / l’equilibrio<br />

dei modi, la nitida<br />

eleganza della persona, / ti<br />

rende consueta la gioia<br />

d’una vita comune. / Nel<br />

tempo avvenire l’abitudine<br />

concilia l’amore; / ciò che<br />

subisce colpi, per quanto<br />

lievi ma incessanti, / a<br />

lungo andare cede, e infine<br />

vacilla”... e ripeteva i versi<br />

di continuo, in modo<br />

assillante, maniacale.<br />

<strong>La</strong> Provincia di Terni<br />

per la cultura<br />

E’ voluttà, una cosa svincolata<br />

da ogni legge morale, è<br />

piacere dei sensi... ma<br />

anche sofferenza, morbido<br />

patetismo, lacrime, abbandono...<br />

Torquato era tornato in sé e<br />

stava ad osservare la scena<br />

attento, con respiro irregolare,<br />

mentre si raggomitolava<br />

di nuovo addosso al<br />

muro.<br />

Il tono di voce dello sconosciuto<br />

si alzava sempre di<br />

più, sempre più forte, e il<br />

respiro di Torquato si faceva<br />

sempre più affannoso,<br />

forte, veloce, sempre più<br />

forte, forte, forte, forte....<br />

finché non lanciò un urlo<br />

straziante. Tutto sembrò finalmente<br />

tacere. Nemmeno<br />

il vento spirava più. <strong>La</strong> luna<br />

continuava a splendere,<br />

regina incontrastata nella<br />

notte. Torquato alzò cauto<br />

lo sguardo sul suo cubicolo<br />

e vide che era tornato<br />

vuoto. Non c’era più nessuno.<br />

Si accasciò del tutto<br />

sul pavimento, accanto alla<br />

penna che in precedenza<br />

aveva gettato a terra. <strong>La</strong><br />

prese in mano, poi allungò<br />

l’altra mano verso uno dei<br />

fogli che il vento aveva<br />

fatto volteggiare per tutta la<br />

stanza. Lo avvicinò a sé e<br />

scrisse qualcosa su di esso.<br />

Poi lasciò andare tutto e<br />

prese a fissare il vuoto, finché<br />

il sonno non ebbe la<br />

meglio. Il respiro di Torquato<br />

riprese a farsi regolare,<br />

mentre il foglio su cui<br />

aveva scritto poco prima<br />

veniva nuovamente spostato<br />

da un alito di vento e<br />

le lettere ancora fresche di<br />

inchiostro rilucevano alla<br />

luce della luna:<br />

“E che il vero condito in<br />

mille versi, / i più schivi allettando<br />

ha persuaso.”<br />

Benedetta De Cesaris<br />

II IF<br />

19

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