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Legati, patronati e maritaggi del Conservatorio della ... - Delpt.unina.it

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mancano, poi, i casi in cui gli stessi religiosi, al momento <strong>del</strong>la loro professione,<br />

in qual<strong>it</strong>à di Rettore, Vicerettore o Sacrestano, elargivano cospicui (forse i più<br />

cospicui) legati al <strong>Conservatorio</strong>. Valga per tutti quello <strong>del</strong> Giudice <strong>del</strong>la Vicaria<br />

e presidente Giovan Battista Rocco, consistente in 278,35 ducati annui sull’arrendamento<br />

<strong>del</strong>lo Jus Prohibendi <strong>del</strong> Tabacco, per un cap<strong>it</strong>ale di 4.639,27<br />

ducati.<br />

Giovan Battista Rocco, figlio <strong>del</strong> Regio Consigliere Francesco, anch’egli<br />

t<strong>it</strong>olare di una cospicua ered<strong>it</strong>à lasciata in beneficenza e di cui ci occuperemo in<br />

segu<strong>it</strong>o, nel suo ultimo testamento, rogato il 17 Aprile 1684 a Cosenza dal<br />

notaio Giuseppe Mazziotti, lasciò erede usufruttuaria sua moglie Anna Pironti,<br />

di un cap<strong>it</strong>ale di ben 9.000 ducati, oltre ad altri “corpi”. Alla morte <strong>del</strong>la signora<br />

Pironti i 9.000 ducati sarebbero andati in beneficenza, per metà alla Chiesa<br />

<strong>del</strong>la San<strong>it</strong>à dei Domenicani e per l’altra metà alla Chiesa <strong>del</strong> <strong>Conservatorio</strong> dei<br />

Turchini, con “peso” di messe per l’una e l’altra chiesa.<br />

Alla morte di Giovan Battista Rocco, i 9.000 ducati erano depos<strong>it</strong>ati presso<br />

il Banco <strong>del</strong>l’Annunziata, che li rest<strong>it</strong>uì alla moglie nel 1687 e la nobildonna li<br />

impiegò in part<strong>it</strong>e di arrendamenti sul tabacco. Alla morte di Anna Pironti, il 9<br />

maggio 1696, il <strong>Conservatorio</strong> entrò in possesso <strong>del</strong>la metà <strong>del</strong>la rend<strong>it</strong>a cap<strong>it</strong>ale<br />

di quella part<strong>it</strong>a 27 .<br />

A metà <strong>del</strong> secolo XVII il Regno attraversò una terribile crisi economica e<br />

finanziaria, alla quale i Padri 28 dei Turchini non riuscirono a sottrarsi 29 . Il 16<br />

marzo 1652 i governatori si videro costretti a ricorrere alla commissione tridentina<br />

dei cardinali per ottenere la riduzione <strong>del</strong>le messe che la Chiesa aveva l’obbligo<br />

di celebrare in virtù di sei legati. Poiché le rend<strong>it</strong>e di quei sei legati “si<br />

erano deteriorate”, i governatori ‹‹dimandarono ridursi il peso <strong>del</strong>le messe,<br />

avendosi riguardo non meno alla quant<strong>it</strong>à <strong>del</strong>la limosina sol<strong>it</strong>a darsi, che alli<br />

27 APT, Platea, II, 2, 27, f. 199r.<br />

28 Non si sa ancora con certezza quando il <strong>Conservatorio</strong> associò al governo laico una conduzione<br />

religiosa, se non altro nell’attiv<strong>it</strong>à “didattica” <strong>del</strong>l’ist<strong>it</strong>uto. È indiscussa, però, la presenza<br />

nel <strong>Conservatorio</strong> di religiosi. A dire <strong>del</strong> Di Giacomo, dal 1607 al 1608, i Padri Somaschi presero<br />

parte al governo <strong>del</strong> <strong>Conservatorio</strong>. Essi vennero poi sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i da sei sacerdoti secolari “scelti<br />

nella Congregazione <strong>del</strong>l’ Assunta <strong>del</strong> Collegio dei Padri Gesu<strong>it</strong>i, detta <strong>del</strong> Padre Pavone, da’<br />

quali gesu<strong>it</strong>i per Rettore (<strong>del</strong> <strong>Conservatorio</strong>) fu eletto don Giuseppe Incarnato, personaggio di<br />

gran talento e santissimi costumi, il quale (…) sermoneggiava nella chiesa, onde tirò gran concorso<br />

di popolo alla devozione di S. Nicola di Bari, in onore <strong>del</strong> quale creò una cappella (…) dal<br />

che, la Chiesa divenne molto frequentata ed ebbe molti legati pii et elemosine” (C. de Lellis, I<br />

sunti <strong>del</strong> registro 1271 A di Carlo d’Angiò, Caserta, 1893, Ms. BNN, c<strong>it</strong>ato da S. Di Giacomo in<br />

Il <strong>Conservatorio</strong> di Sant’Onofrio, c<strong>it</strong>., p. 181.<br />

29 Interessante il richiamo, tra gli altri, al problema <strong>del</strong>la insolvibil<strong>it</strong>à da parte <strong>del</strong>le univers<strong>it</strong>à<br />

meridionali. Per la s<strong>it</strong>uazione economica e finanziaria <strong>del</strong> regno di Napoli in quegli anni, si<br />

vedano gli studi di L. De Rosa, ed in particolare, Il Mezzogiorno spagnolo, c<strong>it</strong>..<br />

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