Legati, patronati e maritaggi del Conservatorio della ... - Delpt.unina.it
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stenziale e al contempo economico. A Napoli essi sorsero nel secolo XVI, affiliati<br />
alle varie Case Sante c<strong>it</strong>tadine che furono spinte dagli eventi ad aprire una<br />
cassa pubblica. I c<strong>it</strong>tadini, infatti, a causa <strong>del</strong>le difficili condizioni economiche<br />
in cui versava la c<strong>it</strong>tà e preoccupati dalle decisioni <strong>del</strong> governo vicereale in<br />
materia di pol<strong>it</strong>ica economica e monetaria 11 , per ev<strong>it</strong>are di conservare in casa il<br />
proprio denaro, cominciarono a “depos<strong>it</strong>arlo” presso quegli ist<strong>it</strong>uti. I Monti di<br />
Pietà si trovarono così a gestire un cap<strong>it</strong>ale che impiegarono nella loro attiv<strong>it</strong>à<br />
ist<strong>it</strong>uzionale di soccorso ai poveri, mediante la concessione di piccoli prest<strong>it</strong>i su<br />
pegno, che ev<strong>it</strong>ava loro di cadere nella morsa <strong>del</strong>l’usura. Come “banche dei<br />
poveri” 12 , benché percepissero modesti interessi sui prest<strong>it</strong>i, realizzarono buoni<br />
utili, che impiegarono per coprire le spese di gestione, per sostenere l’attiv<strong>it</strong>à di<br />
prest<strong>it</strong>o su pegno e per le altre opere assistenziali. La “compera di annue entrate”,<br />
per esempio, era un investimento sicuro per far fruttare senza eccessive<br />
preoccupazioni un cap<strong>it</strong>ale 13 .<br />
La realtà assistenziale napoletana, nei secoli XVII-XVIII, si presenta, pertanto,<br />
nonostante l’assenza di precisi provvedimenti pol<strong>it</strong>ici, come un articolato<br />
sistema di interrelazioni economiche e sociali.<br />
2. I legati pro anima<br />
L’uso dei legati, come si è detto, fu abbastanza ricorrente: numerosi quelli<br />
in denaro, quasi inesistenti quelli in natura. I Turchini appaiono pienamente in<br />
linea con la consuetudine <strong>del</strong> tempo, dal momento che i legati pro anima <strong>del</strong><br />
secolo XVII furono in genere cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i da somme di denaro 14 . Il rapporto<br />
instauratosi in tal modo tra i donatori, provenienti per lo più dai ranghi <strong>del</strong>l’a-<br />
11<br />
A. Silvestri, Sui banchieri pubblici napoletani nella prima metà <strong>del</strong> ’500. Notizie e documenti,<br />
in ‹‹Bollettino <strong>del</strong>l’Archivio Storico <strong>del</strong> Banco di Napoli››, tomo II, 1951; Idem, Sui banchieri<br />
pubblici napoletani dall’avvento di Filippo II al trono <strong>del</strong>la cost<strong>it</strong>uzione <strong>del</strong> monopolio. Notizie<br />
e documenti, ‹‹Bollettino <strong>del</strong>l’Archivio Storico <strong>del</strong> Banco di Napoli››, tomo IV, 1952; P. Avallone,<br />
I banchi pubblici napoletani tra XVII e XVIII secolo: strategie e gestione, in ‹‹Sintesi››, n. 1,<br />
1999; AA.VV, Banchi pubblici, banchi privati e monti di pietà nell’Europa preindustriale, vol. II,<br />
Genova, 1991; G. M. Galanti, Della descrizione geografica e pol<strong>it</strong>ica <strong>del</strong>le Sicilie, Napoli, 1780<br />
[nuova edizione curata da F. Assante e D. Demarco, Napoli 1969].<br />
12<br />
Abbiamo r<strong>it</strong>enuto efficace l’espressione proposta nella giornata di studi Il “povero” va in<br />
banca. I Monti di Pietà negli antichi stati <strong>it</strong>aliani (secc. XV-XVIII), Napoli, 12 febbraio 2000,<br />
Banco di Napoli – Sezione Pegni ( a cura <strong>del</strong>l’Ist<strong>it</strong>uto di Ricerca Storica per il Mezzogiorno,<br />
CNR, Napoli).<br />
13<br />
A. Placanica, Il patrimonio ecclesiastico calabrese nell’età moderna, Chiaravalle, 1972, p.<br />
44.<br />
14<br />
R. Giura Longo, I beni ecclesiastici nella storia economica di Matera, Matera, 1961, p. 61.<br />
11