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LUNEDÌ 28 FEBBRAIO 2011<br />

R<br />

LA GAZZETTA DELLO SPORT<br />

SCI IL COMPLEANNO<br />

THOENI 60<br />

LA SCHEDA<br />

O<br />

GUSTAVO THOENI<br />

60 anni<br />

Ha vinto<br />

quattro Coppe<br />

del Mondo<br />

Gustavo Thoeni è nato a<br />

Trafoi (Bz) il 28/2/1951. In<br />

carriera ha vinto 4 Coppe<br />

del mondo (’71, ’72, ’73, ’75)<br />

e 5 coppe di specialità (3<br />

slalom e 2 gigante).<br />

Ha vin- to un oro olimpico<br />

(gigante ’72) e due argenti<br />

(slalom ’72 e ’76).<br />

Ai Mondiali ’74 vinse<br />

slalom e gigante.<br />

VALANGA AZZURRA<br />

Gustavo Thoeni in posa con i compagni della Valanga<br />

Azzurra (Piero Gros, Tino Pietrogiovanna, Fausto Radici<br />

e Erwin Stricker) e Claudia Giordani<br />

PIERANGELO MOLINARO<br />

5R PRODUZ ONE RISERVATA<br />

dFa effetto pensare che oggi<br />

Gustavo Thoeni festeggia 60 anni.<br />

Chi ne ha cinquanta o più ha<br />

scoperto lo sci con le sue imprese,<br />

chi ne ha meno sappia che<br />

se oggi lo sci è uno sport popolare<br />

lo si deve a Gustavo prima ancora<br />

che a Tomba. Prima lo sci<br />

era una must per l’élite, con lui<br />

divenne una pratica di massa.<br />

Grazie alle sue serpentine, al<br />

suo «passo spinta» gli italiani<br />

scoprirono la neve, Thoeni fu il<br />

detonatore che fece esplodere<br />

il turismo invernale. Le industrie<br />

del settore vissero un vero<br />

boom: lo vedevi con un certo<br />

maglione al cancelletto di partenza?<br />

Una settimana dopo le<br />

piste italiane ne erano piene.<br />

Thoeni ha vinto quattro coppe<br />

del Mondo, un titolo olimpico,<br />

quattro mondiali, 24 gare di<br />

Coppa, ma soprattutto ha inventato<br />

una nuova tecnica di<br />

curva, con sci che allora in slalom<br />

misuravano anche 2 metri<br />

e 10. Attorno a lui è cresciuta la<br />

Valanga Azzurra, la squadra<br />

con Gros, Schmalzl, Plank, Stricker,<br />

Pietrogiovanna, Radici e<br />

tanti altri campioni. Poi a carriera<br />

chiusa è diventato un grande<br />

allenatore, prima all’interno<br />

della squadra, quindi portando<br />

Alberto Tomba ai vertici più alti<br />

della sua carriera. Da qualche<br />

anno è fuori dal giro, «Adesso<br />

faccio il nonno a tempo pieno.<br />

Sono 6 i nipoti, c’è da lavora-<br />

x<br />

CON TOMBA<br />

BELLO ALLENARLO<br />

DAI GIOCHI AI MONDIALI<br />

Tomba era un computer<br />

pignolo e vincente. In<br />

Spagna trasformò i fischi<br />

in una festa. Io taciturno?<br />

No, evito di rispondere<br />

alle domande stupide<br />

re», dice Gustavo con la solita<br />

ironia. E’ passato alla storia come<br />

un taciturno, ma non è vero.<br />

Un giorno confidò: «Qualche<br />

volta cerco di non rispondere<br />

alle domande più stupide».<br />

Gustavo, che effetto fanno i 60<br />

anni?<br />

«Il numero fa un po’ impressione,<br />

è alto, ma se guardo la mia<br />

vita non mi sembrano così tanti».<br />

Una vita intensa...<br />

«Bella direi, mi sono divertito<br />

sugli sci, ho una splendida famiglia,<br />

una moglie importante,<br />

tre figlie, sei nipoti, per ora...»<br />

Ma la carriera le sembra così<br />

lontana.<br />

«Per niente, i ricordi sono ancora<br />

vivi».<br />

Quello più bello?<br />

«Tantissimi, è difficile fare una<br />

classifica. Sono emozioni che<br />

tengo in ordine cronologico,<br />

dal trofeo Topolino sino all’Olimpiade<br />

di Sapporo ’72 ai<br />

Mondiali di St. Moritz ’74».<br />

E la prima vittoria in Coppa del<br />

Mondo?<br />

«Beh, fui fortunato. A Val d’Isere<br />

gli altri arrivavano stanchi<br />

dall’America, io invece ero fresco<br />

come una rosa».<br />

Sempre a minimizzare i suoi<br />

successi.<br />

«No, sono solo realista».<br />

E il giorno più brutto?<br />

«Nello sport non ci sono giorni<br />

brutti, anche la sconfitta va accettata,<br />

ti migliora se la sai<br />

leggere. Anche quando ho<br />

perso, ho accumulato esperienza<br />

che poi mi è servita come<br />

allenatore».<br />

L’ha mai brevettato il suo famoso<br />

passo spinta?<br />

«No, non l’ho neppure pensato,<br />

è venuto così».<br />

DOPPIETTA DIRETTORE TECNICO<br />

PORTABANDIERA<br />

Thoeni portato in trionfo ai Mondiali<br />

di St. Moritz 1974 chiusi con la<br />

doppietta d’oro in slalom e gigante<br />

«Tutti questi anni non li sento. Mi diverto con Innerhofer,<br />

ma adesso è più facile: una gara dura un giorno solo...»<br />

Però fu una rivoluzione.<br />

«Lo sci è sempre in movimento,<br />

anche quel passo spinta ad un<br />

certo punto fu superato».<br />

Però qualche merito per la nascita<br />

della Valanga Azzurra se<br />

lo riconosce.<br />

«Era un grande gruppo che si allenava<br />

davvero, meglio degli altri.<br />

Con Vuarnet prima e con Co-<br />

Gustavo Thoeni con Alberto Tomba e Annemarie Moser<br />

Proell. Thoeni è stato prima allenatore (ai tempi di<br />

Tomba), poi d.t. della squadra maschile (dal 1996)<br />

«La vita è bella<br />

Ringrazio lo sci<br />

e faccio il nonno»<br />

Un oro olimpico<br />

Thoeni ha vinto tre medaglie<br />

olimpiche: oro in gigante e<br />

argento in slalom a Sapporo ’72,<br />

argento in slalom a Innsbruck ’76<br />

Tre figlie e sei nipoti<br />

Gustavo Thoeni, sposato con<br />

Ingrid (al centro nella foto) ,<br />

ha tre figlie (Petra, Susi e<br />

Anna) e sei nipoti, 2 maschi e<br />

4 femmine fra 8 e 2 anni.<br />

Con la famiglia gestisce<br />

l’hotel Bella Vista a Trafoi,<br />

sullo Stelvio<br />

Thoeni portabandiera azzurro ai<br />

Mondiali a St. Moritz 2003. Ha<br />

chiuso anche i Giochi di Torino 2006<br />

telli dopo, eravamo meglio organizzati<br />

degli altri. Ogni tanto<br />

scoppiava qualche casino ma io<br />

cercavo di starne fuori».<br />

Poi ha plasmato il miglior Tomba.<br />

«Con lui ho raccolto soddisfazioni<br />

grandissime. La sua qualità<br />

principale era nel sapere mettere<br />

a punto i materiali come<br />

nessun altro, era un computer,<br />

un computer pignolo. Poi in pista<br />

andava sempre per vincere».<br />

Almeno le vittorie degli altri le<br />

può raccontare.<br />

«Con Alberto ho vissuto anni<br />

splendidi. Ricordo i Giochi di<br />

Albertville ’92, non era facile,<br />

doveva confermare i due ori di<br />

Calgary. Il giorno dell’oro in gigante<br />

rimane indimenticabile.<br />

Poi i Mondiali di Sierra Nevada<br />

’96: arrivammo in Spagna fra le<br />

polemiche sul fatto che Alberto<br />

avrebbe detto che dalla Sierra<br />

si vedeva l’Africa. I primi giorni<br />

furono difficili, con la gente<br />

che ci fischiava in pista, poi Alberto<br />

vinse due ori e finì tutto<br />

in festa».<br />

Era più facile il suo sci o quello<br />

attuale?<br />

«Adesso le due manche di gigante<br />

le fai nello spazio di tre<br />

ore, non in due giorni come mi<br />

è capitato a Sapporo o a Innsbruck<br />

dove se eri davanti passavi<br />

una notte insonne...»<br />

Le piace l’attuale squadra azzurra?<br />

«Molto, e mi spiace solo che<br />

con il fatto che lo sci venga trasmesso<br />

in televisione solo sui<br />

canali digitali pochi la conoscano.<br />

Abbiamo buoni atleti e atlete<br />

e uomini e donne vere che la<br />

gente dovrebbe apprezzare di<br />

più. Lo meriterebbero».<br />

E di questo Innerhofer cosa ne<br />

pensa?<br />

«Che sia un campione vero, ci<br />

credo, è uno che lavora sodo<br />

per arrivare ai risultati. Penso<br />

sia sono all’inizio della parte<br />

più bella della sua carriera».<br />

E’ il nuovo Thoeni?<br />

«No è solo Innerhofer. Io ho iniziato<br />

prima a vincere, ma lui ha<br />

tanto tempo davanti, anche per<br />

superarmi».<br />

Lei è stato anche direttore tecnico<br />

delle squadre azzurre, come<br />

valuta il duello fra il presidente<br />

Morzenti ed il direttore<br />

agonistico Ravetto?<br />

«Penso che con Morzenti sia difficile<br />

andare d’accordo. Ravetto<br />

ha fatto un grande lavoro,<br />

già lo stimavo come tecnico,<br />

ma, anche se adesso giudico<br />

da lontano, mi pare che abbia<br />

fatto un grandissimo lavoro<br />

come numero uno del<br />

settore tecnico. Lo dobbiamo<br />

a lui se abbiamo una bella<br />

squadra, ha saputo scegliere<br />

anche gli uomini giusti e li<br />

ha messi al posto giusto. Bravo<br />

a seguire insieme i due<br />

settori».

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