Le iscrizioni latine moderne del cimitero della Villetta ... - ager veleias
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<strong>del</strong>l'epigrafia italiana; nella prima metà <strong>del</strong>l'Ottocento iniziò ad essere sentito il<br />
bisogno di una lingua che fosse accessibile ai più, nonché in grado di<br />
esprimere con maggior precisione i concetti <strong>del</strong>l'età moderna:<br />
«uno dei punti più scabrosi <strong>del</strong>l'epigrafia latina quello si è di saper significare<br />
convenientemente le cose nuove quali sono specialmente le arti, i trovati, i titoli, gli onori, le<br />
magistrature, gli uffici, ed altro simile <strong>del</strong>l'età moderna, Perocchè in tali casi, o si usa, ove<br />
affatto non manchi, la voce latina, e siccome a questa non risponde il concetto moderno, ne<br />
nasce incertezza e confusione; ovvero, per amor di chiarezza, i vocaboli volgari mal si<br />
camuffano alla latina, o si ha ricorso a circonlocuzioni, e allora ne viene spesso o turpezza o<br />
prolissità» 41 .<br />
Accanto agli epitaffi latini – riservati da sempre alla ristretta élite <strong>del</strong>la classe<br />
dirigente, degli ecclesiastici, dei nobili e degli eruditi – comparvero così le<br />
prime <strong>iscrizioni</strong> in volgare che diedero finalmente voce alla gente "comune":<br />
bambini, giovani, donne e uomini che pur senza aver rivestito particolari<br />
cariche e pur senza possedere alcun titolo nobiliare ottennero un ricordo<br />
pubblico (in quanto esposto) di memoria post mortem.<br />
Con la fine <strong>del</strong> ducato di Maria Luigia (1847) e l'inizio <strong>del</strong> periodo che portò –<br />
nella seconda metà <strong>del</strong> secolo – all'unificazione nazionale, sulle memoriae<br />
sepolcrali si andò effettivamente profilando un altro tipo di unità: quella<br />
linguistica (l'uso <strong>del</strong> latino arrivò infatti a scomparire quasi <strong>del</strong> tutto). E alla<br />
<strong>Villetta</strong>, l'italiano divenne lingua utilizzata anche per le "scritture ultime" di<br />
israeliti e riformati, relegati in settori marginali <strong>del</strong> <strong>cimitero</strong>.<br />
Ciò nonostante, va osservato come per lungo tempo l'epigrafia classica non<br />
smise di esercitare la propria influenza su quella italiana che ne ereditò e<br />
utilizzò – adattandoli alle nuove esigenze – simboli, temi e soprattutto<br />
formulari.<br />
Anche chi – come il barnabita Notari – aveva difeso l'uso <strong>del</strong> volgare da quanti<br />
non lo ritenevano adatto per comporre <strong>iscrizioni</strong>, era comunque convinto che<br />
«i latini scrittori sono il vitale nutrimento degli intelletti», dunque «le leggi<br />
osservate nelle epigrafi da que' savi antichi […] debbono seguirsi da tutti i<br />
popoli, qualunque lingua si parlino» 42 .<br />
Appendice epigrafica<br />
Riproduco qui, in ordine cronologico, le <strong>iscrizioni</strong> <strong>latine</strong> tuttora presenti alla<br />
<strong>Villetta</strong> datate tra il 1817 e il 1870 circa.<br />
Di queste vengono registrati, in funzione meramente documentaria, il solo testo<br />
41<br />
C. Boucheron, Iscrizioni <strong>latine</strong> cit., p. XIX: a scrivere è il latinista Gian Severino Perosino,<br />
curatore <strong>del</strong> volume e autore <strong>del</strong>la prefazione.<br />
42<br />
R. Notari, Trattato <strong>del</strong>l'epigrafia latina ed italiana cit., p. VIII.<br />
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