CirChi Con animali, svolte nel mondo Zugetive a Friburgo lo ... - ATRA
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12 12 - ORIZZONTI ATTUALITÀ DOSSIER<br />
viviseZione:<br />
la pseudosCienZa<br />
del passato<br />
L’impiego degli <strong>animali</strong> <strong>nel</strong>la ricerca<br />
medico-scientifica ha sempre provocato<br />
aspre polemiche tra quanti<br />
sono favorevoli e quanti sono contrari.<br />
I primi ritengono che questo<br />
metodo di ricerca sia indispensabile<br />
per il progresso scientifico e quindi<br />
per la salute degli esseri umani; i secondi,<br />
al contrario, ritengono che le<br />
differenze tra la nostra specie e tutte<br />
le altre rendano i risultati ottenuti sugli<br />
<strong>animali</strong> inattendibili e inapplicabili<br />
agli esseri umani ed, inoltre, che le<br />
stesse metodiche sperimentali siano<br />
inaccettabili da un punto di vista<br />
etico perché provocano sofferenza<br />
e morte ad esseri viventi e senzienti<br />
come sono gli <strong>animali</strong>.<br />
Fino ad un recente passato quasi<br />
tutta la comunità scientifica era<br />
concorde sulla utilità della vivisezione,<br />
anche se nessuna ricerca<br />
ha mai dimostrato questa tesi. Recentemente,<br />
però, le riviste scientifiche<br />
hanno pubblicato parecchie<br />
ricerche che, al contrario, dimostrano<br />
la non scientificità dei test sugli<br />
<strong>animali</strong>.<br />
Tali risultati sono ancora più stridenti<br />
se pensiamo all’enorme sviluppo<br />
tecno<strong>lo</strong>gico che oggi permette ai<br />
ricercatori di utilizzare strumenti altamente<br />
efficaci al fine di indagare<br />
anche gli aspetti più microscopici e<br />
complessi del funzionamento degli<br />
esseri viventi.<br />
Alla luce di queste premesse le<br />
ricerche del professor Rouiller risultano<br />
particolarmente criticabili<br />
scientificamente, ma anche eticamente.<br />
Esporrò brevemente le riflessioni<br />
che mi hanno portato a tali<br />
conclusioni.<br />
la <strong>Con</strong>traddiZione<br />
di base<br />
Quanti utilizzano gli <strong>animali</strong> <strong>nel</strong>la ricerca<br />
<strong>lo</strong> fanno ritenendo che i risultati<br />
che si ottengono su una specie<br />
possano essere estrapolati ad un’altra.<br />
In altre parole ritengono che<br />
gli esseri umani e gli <strong>animali</strong> siano<br />
simili e quindi bio<strong>lo</strong>gicamente confrontabili.<br />
Al tempo stesso, però, ritengono<br />
anche che gli <strong>animali</strong> siano<br />
differenti dalla nostra specie e quindi<br />
sia eticamente lecito compiere<br />
esperimenti do<strong>lo</strong>rosi fisicamente e<br />
psichicamente, nonché provocare<br />
la morte degli <strong>animali</strong> stessi; comportamenti<br />
questi che non sarebbero<br />
accettabili negli esseri umani.<br />
Quindi per i vivisettori, in una<br />
visione schizofrenica, gli <strong>animali</strong><br />
sono simili a noi da un punto di<br />
vista scientifico, ma differenti da<br />
un punto di vista etico.<br />
In realtà da un punto di vista qualitativo<br />
esistono innegabilmente delle<br />
ana<strong>lo</strong>gie tra tutte le specie <strong>animali</strong>,<br />
esseri umani compresi. Ad esempio<br />
la funzione del cuore è uguale<br />
nei topi, nei gatti, negli esseri umani<br />
eccetera. Le differenze sono invece<br />
qualitative, ossia questa stessa<br />
funzione viene espressa in maniera<br />
differente da specie a specie, poiché<br />
ogni specie ha un proprio patrimonio<br />
genetico responsabile del<br />
funzionamento dell’organismo <strong>nel</strong><br />
suo complesso e quindi i risultati<br />
ottenuti tra specie differenti non<br />
sono confrontabili. Ad esempio il<br />
cuore del coniglio svolge la stessa<br />
funzione del cuore di un essere<br />
umano, tuttavia la frequenza car-<br />
diaca del coniglio è normalmente<br />
di 120-150 battiti al minuto, mentre<br />
<strong>nel</strong>la nostra specie deve essere inferiore<br />
a 100, altrimenti ci troviamo<br />
di fronte ad una situazione pato<strong>lo</strong>gica<br />
che si chiama tachicardia e che,<br />
se protratta <strong>nel</strong> tempo, è in grado di<br />
provocare danni gravi alla funzionalità<br />
cardiaca.<br />
Alla luce di quanto ho affermato gli<br />
<strong>animali</strong> sono in grado di soffrire<br />
come noi, anche se con modalità<br />
differenti. Pertanto gli esperimenti<br />
condotti su di <strong>lo</strong>ro risultano<br />
inattendibili e, al tempo<br />
stesso, eticamente inaccettabili.