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CirChi Con animali, svolte nel mondo Zugetive a Friburgo lo ... - ATRA

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14 14 - ORIZZONTI ATTUALITÀ DOSSIER<br />

parte cognitiva e razionale, e quindi i<br />

<strong>lo</strong>bi frontali, poiché in questo caso si<br />

indaga su strutture del sistema nervoso<br />

centrale che possiedono tutte<br />

le specie, non si capisce perché si<br />

debbano utilizzare quelle a maggior<br />

sviluppo cognitivo, come sono i gatti<br />

e soprattutto le scimmie.<br />

Coerentemente con le considerazioni<br />

sopra esposte, le ricerche che<br />

attualmente poggiano su reali basi<br />

scientifiche utilizzano le tecniche<br />

di brain imaging, come <strong>lo</strong> stesso<br />

Rouiller ha paradossalmente affermato<br />

in una pubblicazione del 2003:<br />

“Nei soggetti umani i sostanziali<br />

avanzamenti in questo campo sono<br />

stati resi possibili dal<strong>lo</strong> spettacolare<br />

sviluppo di tecniche non invasive di<br />

visualizzazione e stimolazione del<br />

cervel<strong>lo</strong>” (1).<br />

i metodi sCientiFiCi<br />

Il professor Pietro Croce, ex primario<br />

presso l’Ospedale Sacco di Milano<br />

(Italia), considerato padre dell’antivivisezionismo<br />

scientifico, nonché<br />

lui stesso vivisettore per 30 anni,<br />

giunse alla fine della sua carriera alla<br />

conclusione che gli esprimenti sugli<br />

<strong>animali</strong> non possedevano va<strong>lo</strong>re<br />

scientifico, poiché basati su un “errore<br />

metodo<strong>lo</strong>gico” che consiste,<br />

come detto prima, <strong>nel</strong>l’impossibilità<br />

di estrapolare i dati da una specie ad<br />

un’altra. Nel migliore dei casi in un<br />

passato remoto gli esperimenti sugli<br />

<strong>animali</strong> hanno contribuito a comprendere<br />

i meccanismi di base dei<br />

vari organi o il funzionamento degli<br />

<strong>animali</strong> nei <strong>lo</strong>ro aspetti generali.<br />

Attualmente continuare ad utilizzare<br />

<strong>animali</strong> significa sprecare<br />

denaro in ricerche inutili, quando<br />

non dannose e in grado di rallentare<br />

le scoperte scientifiche. Significa<br />

inoltre dare all’opinione pubblica<br />

la falsa idea che si sta facendo tutto<br />

il possibile per sconfiggere le malattie,<br />

mentre <strong>nel</strong>la realtà si stanno so<strong>lo</strong><br />

sprecando soldi.<br />

Se quindi gli esperimenti sugli <strong>animali</strong><br />

non possiedono va<strong>lo</strong>re scientifico,<br />

e ciò è ormai dimostrato da<br />

molte ricerche, vanno aboliti anche<br />

in mancanza di alternative, tuttavia<br />

ciò non è assolutamente il caso<br />

degli studi del professor Rouiller,<br />

poiché in questo caso le possibilità<br />

esistono.<br />

Attualmente possiamo contare<br />

su strumenti in grado di fare<br />

sezioni virtuali del cervel<strong>lo</strong> con<br />

una precisione di meno di un<br />

millimetro, questo settore della<br />

ricerca si chiama brain imaging.<br />

Tali macchinari che sono evoluzioni<br />

della TAC, della RMN e della PET,<br />

possono essere utilizzati sia per<br />

studiare il funzionamento normale,<br />

ossia fisio<strong>lo</strong>gico, del cervel<strong>lo</strong>, sia<br />

per studiare quel<strong>lo</strong> alterato, ossia<br />

pato<strong>lo</strong>gico. Esistono inoltre colture<br />

cellulari umane depositate in alcune<br />

banche dati la cui validità <strong>nel</strong>la<br />

ricerca scientifica è riconosciuta dagli<br />

organismi internazionali di control<strong>lo</strong>.<br />

Tali colture risultano utili per<br />

studiare gli aspetti microscopici del<br />

funzionamento del cervel<strong>lo</strong>.<br />

<strong>Con</strong>Clusione<br />

Ritengo che i modelli <strong>animali</strong> siano<br />

assolutamente da evitare <strong>nel</strong>la<br />

ricerca medico-scientifica, poiché<br />

non sono al passo con i tempi e<br />

quindi non utili a fornire risposte<br />

alle complesse domande alle quali<br />

l’attuale ricerca dovrebbe trovare<br />

risposte. Ritengo che le ricerche<br />

del professor Rouiller siano particolarmente<br />

criticabili per le ragioni<br />

sopra esposte. Evitare di finanziare<br />

tali ricerche non risponde so<strong>lo</strong><br />

a necessità scientifiche ed etiche,<br />

ma anche economiche. Sovvenzionare<br />

ricerche inutili che non<br />

porteranno a nessun risultato,<br />

che sono doppioni di altre già effettuate,<br />

che sono tecnicamente<br />

impostate male, comporta uno<br />

spreco di denaro che meglio sarebbe<br />

investito <strong>nel</strong> finanziare altri<br />

studi che rispondono a criteri<br />

scientifici più robusti e quindi che<br />

hanno la speranza di contribuire<br />

realmente al miglioramento della<br />

salute umana.<br />

Infine sono particolarmente sconcertato<br />

<strong>nel</strong> constatare che da anni<br />

gli organismi competenti svizzeri<br />

continuino a finanziare le ricerche<br />

del professor Rouiller.<br />

La Svizzera è nota <strong>nel</strong> <strong>mondo</strong> per<br />

la sua capacità di ottima gestione<br />

delle risorse economiche e per la<br />

sua capacità di evitare sprechi, anche<br />

<strong>nel</strong> settore pubblico. In questo<br />

caso non so<strong>lo</strong> sono state finanziate<br />

per decenni le criticabili ricerche del<br />

professor Rouiller, ma lui stesso è<br />

membro degli organi di control<strong>lo</strong><br />

degli esperimenti sugli <strong>animali</strong> e di<br />

quelli che li finanziano, per cui il controllato<br />

è il control<strong>lo</strong>re e il finanziato<br />

è il finanziatore. Ritengo quindi che,<br />

in questo caso purtroppo, la Svizzera<br />

non fa la sua proverbiale buona<br />

figura <strong>nel</strong> <strong>mondo</strong>.<br />

Dr. Stefano Cagno<br />

Psichiatra<br />

Dirigente Medico Ospedaliero<br />

Responsabile Centro Diurno<br />

“La Casa” di Bernareggio (MI) – Italia<br />

Riferimenti bibliografici<br />

1) Rev. Neurol 159(3), pp. 259-275, 2003

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