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N.81 dicembre - la Notizia

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editoriale Andrea Dal Prato<br />

Nel nostro paese in questi ultimi mesi sono state diffuse, anche a mezzo posta, tre<br />

diverse lettere anonime.<br />

Secondo alcuni lo scrivere lettere anonime è il massimo del<strong>la</strong> libertà di espressione<br />

e l’unico modo per essere veramente se stessi: un “vo<strong>la</strong>re nel cielo del<strong>la</strong> libertà,<br />

senza alcun freno, liberi e felici…”.<br />

Sì, è proprio vero: “senza alcun freno”, anche quello del<strong>la</strong> “responsabilità”; e infatti<br />

<strong>la</strong> lettera anonima è espressione di irresponsabilità, vergognosa irresponsabilità.<br />

E’ pur vero che si può dare libero sfogo, confidare, cioè, al proprio diario “segreto” i<br />

propri sogni - anche brutti -, le proprie fantasticherie, i propri sfoghi, le proprie emozioni,<br />

i propri sentimenti, le proprie arrabbiature, le proprie ribellioni: quelle pagine<br />

sono “segretate”; l’autore le tiene ben nascoste perché sono “confidenze a se stesso”<br />

e restano per suo rigoroso “uso interno”.<br />

Così si esprime, per analizzare il fenomeno delle lettere anonime, Pietro Pàstena<br />

ad un convegno nazionale forense a Palermo nel 2006. “Quello delle lettera anonima<br />

è un fenomeno assai diffuso, anche più di quel che si potrebbe pensare. In<br />

una sua possibile tipologia, troverebbe innanzitutto posto <strong>la</strong> denuncia anonima. Nei<br />

regimi totalitari, questa pratica si ritrova<br />

spesso incoraggiata dalle autorità:<br />

così è avvenuto ad esempio sotto lo<br />

Lettere anonime,<br />

un vizietto antico<br />

stalinismo, mentre durante il fascismo<br />

una ragnate<strong>la</strong> di de<strong>la</strong>zioni anonime denunciava<br />

i cittadini ritenuti di sinistra e,<br />

dopo le leggi razziali e soprattutto dopo<br />

l’8 settembre, gli Ebrei… Nel nostro<br />

ordinamento, le lettere anonime non<br />

costituiscono fonte probatoria, però possono originare indagini su cui promuovere,<br />

eventualmente in seguito, l’azione penale… Secondo alcuni giuristi, si farebbe spesso<br />

un uso improprio del<strong>la</strong> denuncia anonima secondo una prassi che, se potrebbe<br />

trovare una giustificazione in un impianto inquisitorio, non dovrebbe trovare posto in<br />

un sistema accusatorio… Le denunce anonime vengono inviate non solo all’autorità<br />

giudiziaria: si vedano ad esempio quelle, numerose, che giungono agli uffici delle<br />

imposte secondo una prassi già denunciata da Edmondo De Amicis addirittura del<br />

1896. O anche, quelle inviate ai dirigenti degli uffici pubblici riguardanti, è il caso più<br />

frequente, presunti comportamenti censurabili di un impiegato, da cui trae spesso<br />

origine un’indagine amministrativa interna. E’ stato rilevato che chi ha esperienza di<br />

uffici direttivi sa bene che in genere <strong>la</strong> lettera anonima è tra le cose più considerate<br />

dall’amministrazione statale: viene letta con irrefrenabile curiosità, sottolineata, sig<strong>la</strong>ta,<br />

postil<strong>la</strong>ta, commentata…”<br />

Chiara <strong>la</strong> panoramica del giurista, anche con sintetici e “significativi” riferimenti storici.<br />

Ed ora veniamo al “nostro” caso. Noi non intendiamo né possiamo assolutamente<br />

entrare nel merito delle lettere “liberamente” circo<strong>la</strong>nti in Guidizzolo: sarebbe prendere<br />

in considerazione testi che si squalificano da sé perché non sottoscritti. La semplice<br />

citazione tra virgolette anche solo di qualche passo di tali lettere costituirebbe<br />

colpevole e irresponsabile divulgazione da parte nostra, fosse anche per ribatterne<br />

e contestarne falsi contenuti. Una lettera anonima non può essere presa in considerazione<br />

- fosse anche, per assurdo, elogiativa - ed è un gesto inqualificabile ed<br />

irresponsabile quando - ed è pressoché <strong>la</strong> norma - è diffamatoria. L’uomo è tale in<br />

quanto soggetto consapevole e responsabile del proprio operato. Se gli manca il<br />

coraggio delle proprie azioni, che uomo è?<br />

Essendo l’uomo fallibile per natura, tutti potremmo trovarci coinvolti o come vittime<br />

o…come attori in atti di ingiustizia, di sopruso, di prepotenza. Ebbene, come vittime<br />

abbiamo mezzi adatti per farci sentire, protestare e denunciare a viso scoperto e a<br />

fronte alta, e come attori il dovere di rimediare.<br />

In una società che si definisce civile non c’è proprio posto per gesti inqualificabili<br />

tesi, forse più che ad altro, a screditare, offendere ed infangare le persone.<br />

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