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frammenti - Maya Idee

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nica e gestionale, che risultano molto utili<br />

nel percorso lavorativo». Aggiunge Polidori:<br />

«La preparazione universitaria non solo<br />

non è sufficiente, ma nemmeno riesce a<br />

orientare gli studenti nello scegliere la farmacia<br />

ospedaliera come eventuale ambito<br />

professionale d’impiego».<br />

Paolo Schincariol, direttore della Farmacia<br />

dell’Azienda ospedaliero-universitaria<br />

“Ospedali riuniti” di Trieste, non usa<br />

mezzi termini per bocciare la preparazione<br />

dei neolaureati in Farmacia. «I deficit più<br />

evidenti riguardano la capacità di valutare<br />

e analizzare i risultati dell’intervento farmacologico<br />

in corso di cura. Allo studente<br />

viene spiegato tutto sul meccanismo<br />

d’azione del farmaco ma nulla su come valutarne<br />

l’effetto in terapia, perché nell’iter<br />

formativo non è presente la parte clinica.<br />

Anche sul piano dell’analisi critica della letteratura,<br />

mancano nozioni di statistica e di<br />

epidemiologia. Sarebbe necessario inoltre<br />

che s’introducesse anche l’esame di inglese,<br />

dato che le pubblicazioni sono in gran<br />

parte in questa lingua. Purtroppo nemmeno<br />

con la specializzazione si riescono a colmare<br />

le lacune». Sta quindi al singolo pro-<br />

16<br />

PRE LAUREA<br />

curarsi una formazione integrativa, perché<br />

nel frattempo il ruolo del farmacista sta<br />

cambiando e continuerà a farlo. «A fronte<br />

di una Facoltà molto orientata verso la chimica,<br />

non ci sono in Italia industrie farmaceutiche<br />

che abbiano nel nostro paese cicli<br />

di produzione – continua Schincariol - invece<br />

si dovrebbe approfondire il concetto<br />

di health care del paziente, che oggi può<br />

assumere numerosi farmaci al giorno. E se<br />

gli specialisti conoscono solo i loro farmaci,<br />

senza considerare l’interazione con quelli<br />

prescritti dagli altri medici, è necessario<br />

che qualcuno valuti il quadro complessivo<br />

a vantaggio del paziente. E per fare questo<br />

servono nozioni che ancora i neolaureati<br />

non possiedono».<br />

«Bisogna studiare ciò che manca per conto<br />

proprio – gli fa eco Margherita Rinaldi,<br />

direttore responsabile della Struttura<br />

semplice “Farmacia della Lunigiana” e<br />

segretario regionale Sifo della Toscana<br />

– pure in area chimica abbiamo dei<br />

programmi obsoleti: non tengono conto,<br />

ad esempio, che la galenica oggi va personalizzata<br />

anche per farmaci orfani. E se<br />

la parte di laboratorio prevista è equilibrata<br />

rispetto alla preparazione teorica, essa non<br />

è impostata in modo corretto. Non sono<br />

nemmeno previsti gli stage, come accade<br />

invece nel corso di laurea in Medicina,<br />

per approfondire i diversi ambiti in cui un<br />

farmacista può operare». Nel programma<br />

universitario Rinaldi inserirebbe, oltre alla<br />

parte clinica e di patologia, anche altre materie.<br />

«Nelle Facoltà toscane non si parla<br />

di galenica oncologica, ma solo di quella<br />

classica. Né si trattano l’immunologia e la<br />

biologia cellulare su cui si basano i nuovi<br />

farmaci, così come non si parla di nutrizione<br />

o di economia. Dovendo gestire un<br />

bene della collettività, credo che sia invece<br />

importante acquisire alcune nozioni di economia<br />

socio-sanitaria, utili sia per chi lavo-

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