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frammenti - Maya Idee

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POST LAUREA SPECIALIZZAZIONE<br />

attiva del farmacista ospedaliero che, per<br />

formazione ed esperienza, è l’operatore sanitario<br />

deputato a garantire una corretta gestione<br />

del farmaco. La sua competenza dovrebbe<br />

rappresentare un prezioso contributo<br />

in funzione di un’ottimizzazione del rapporto<br />

costo-efficacia dei servizi sanitari. Il farmacista,<br />

in altre parole, si dovrebbe far carico<br />

del percorso terapeutico del paziente, come<br />

un vero e proprio consulente, in un processo<br />

di collaborazione con il clinico, al fine di<br />

prevenire, identificare e risolvere i problemi<br />

correlati ai farmaci». Che dire del numero di<br />

accesso? «Esso è proporzionale ai requisiti<br />

minimi richiesti dal Ministero – rendo noto<br />

Ricci – gli accessi sono stabiliti in base al<br />

volume assistenziale e alle capacità ricettive<br />

delle strutture inserite nella rete formativa».<br />

Con uno sguardo al resto d’Europa, il professore<br />

chiarisce che «a livello comunitario si<br />

sta cercando di unificare la formazione del<br />

farmacista ospedaliero, attraverso strumenti<br />

26<br />

IL FARMACISTA DOVREBBE COLLABORARE CON I CLINICI<br />

legislativi condivisi». Il valore e l’utilità della<br />

Scuola italiana non vengono comunque messe<br />

in dubbio, se è Ricci stesso ad affermare<br />

che «solo grazie a essa il laureato matura conoscenze<br />

teoriche, scientifiche e professionali<br />

negli ambiti della farmacia clinica, della<br />

farmacoeconomia e del management, materie<br />

poco presenti nel corso di laurea quinquennale<br />

in Farmacia».<br />

MODENA<br />

«SERVE L’INTEGRAZIONE TRA UNIVER-<br />

SITÀ E STRUTTURE OSPEDALIERE»<br />

Criticità zero. La riforma supera l’esame a<br />

pieni voti per Flavio Forni, direttore della<br />

Scuola di specializzazione in Farmacia<br />

ospedaliera dell’Università di Modena e<br />

Reggio Emilia. «Questa riforma è un evento<br />

atteso e importante – spiega – che mira a fornire<br />

una risposta più adeguata ai bisogni dell’utente.<br />

La preparazione sarà di due tipi: teorico-accademico<br />

e professionale, attraverso<br />

il coinvolgimento delle strutture del Sistema<br />

sanitario nazionale». Pure secondo Forni, la<br />

riforma dovrebbe partire dal prossimo anno<br />

accademico, «anche se in casi come questi<br />

il condizionale è d’obbligo. Del resto, i tempi<br />

di attivazione sono indispensabili per verificare<br />

l’idoneità dei requisiti dichiarati dalle varie<br />

strutture». Continua a credere nell’utilità<br />

della Scuola, il direttore, nella «necessità di<br />

specializzarsi, attraverso un percorso formativo<br />

e culturale». Quanto agli accessi, «sono<br />

diminuiti, è vero, ma ciò serve a garantire<br />

l’effettivo ingresso nelle strutture del Ssn. Il<br />

numero è infatti calibrato sulla reale capacità<br />

delle strutture di assumere gli specializzati.<br />

Le singole Scuole si dovranno adattare alla<br />

riforma, modificando i loro programmi – conclude<br />

Forni – il primo passo da compiere è<br />

la maggiore integrazione tra ambito universitario<br />

e strutture ospedaliere. Un traguardo<br />

difficile ma necessario, questo. Altrimenti la<br />

riforma resterà monca». ■

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