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Sebastiano Sanguigni<br />
e gli ulivi <strong>di</strong> Alberobello<br />
Dal 10 al 17 marzo scorso il pittore<br />
Sebastiano Sanguigni ha esposto<br />
presso la galleria R.D.F. Arte in via<br />
Festo Avieno, i suoi “Ulivi <strong>di</strong> Alberobello”,<br />
16 recentissimi <strong>di</strong>pinti<br />
(tecniche miste).<br />
Da molti anni questo artista porta<br />
avanti con grande sensibilità e coerenza<br />
un proprio <strong>di</strong>scorso pittorico.<br />
La sua è una pittura complessa, <strong>di</strong><br />
grande spessore, sempre in bilico<br />
Sebastiano Sanguigni, Metamorfosi ulivo 1, tecnica<br />
mista cm 60x60.<br />
fra realtà ed immaginazione, nella<br />
quale la luce intride e frantuma i<br />
colori, e fa balenare figure che<br />
appaiono e scompaiono, come<br />
spinte dal vento.<br />
Ma per <strong>di</strong>pingere gli ulivi centenari<br />
<strong>di</strong> Alberobello, Sanguigni ha sentito<br />
il bisogno <strong>di</strong> smorzare i toni più<br />
cal<strong>di</strong> della sua tavolozza. Solo una<br />
fugace sfumatura <strong>di</strong> rosso, un verde<br />
spento, un viola cupo e profondo:<br />
poi le sue tele si sono ricoperte <strong>di</strong><br />
tutte le tonalità dei bruni, dal beige<br />
all’ocra fino al marrone più scuro.<br />
A questo punto l’artista ha voluto<br />
rendere più materica la sua pittura,<br />
per mettere in evidenza le asperità e<br />
dare maggiore spessore alle forme:<br />
ora sulla tela è tutto un brulicare <strong>di</strong><br />
incrostazioni, <strong>di</strong> segni in rilievo, <strong>di</strong><br />
pagliuzze o <strong>di</strong> frammenti <strong>di</strong> pietra,<br />
che rendono la superficie ruvida e<br />
scabra, e che il colore ricopre e<br />
tinge <strong>di</strong> toni smorzati. Ed ecco, in<br />
questo scenario quasi primor<strong>di</strong>ale<br />
in cui la materia si rende palpabile,<br />
quegli alberi secolari prendono<br />
forma, contorcendosi ed abbarbicandosi<br />
l’uno all’altro. Quel movimento<br />
che nei precedenti <strong>di</strong>pinti<br />
dell’artista sembrava investire le<br />
forme dall’esterno, qui sembra<br />
piuttosto provenire<br />
ed affiorare da <strong>di</strong><br />
dentro, e lentamente<br />
spingere verso l’alto<br />
i vecchi tronchi,<br />
come collassati su se<br />
stessi, stremati:<br />
mentre le piccole<br />
foglie ver<strong>di</strong>, che fremonoimpercettibilmente<br />
e si intravedono<br />
appena sulla<br />
cima, rendono testimonianza<br />
della vita<br />
che continua.<br />
Se poi osserviamo<br />
più attentamente<br />
questi <strong>di</strong>pinti, scopriamo<br />
qualcosa <strong>di</strong><br />
curioso e sorprendente:<br />
ci sembra che<br />
questi alberi stiano<br />
subendo una sorta <strong>di</strong><br />
metamorfosi e che<br />
pian piano ciascuno<br />
<strong>di</strong> loro cominci ad acquistare una<br />
sua particolare fisionomia. Ve<strong>di</strong>amo<br />
apparire qua e là sulla corteccia<br />
delle forme che hanno a che fare<br />
con il mondo animale: un occhio,<br />
una zampa, un muso, o persino una<br />
testa, seminascosta in una cavernosità<br />
del tronco.<br />
Sono solo scherzi <strong>di</strong> natura dovuti<br />
al caso, oppure richiami intenzionali,<br />
voluti dal pittore? Probabilmente<br />
l’uno e l’altro. Forse a volte<br />
l’artista non fa che riportare sulla<br />
tela una singolarità che la natura<br />
stessa ha prodotto. Talaltra invece<br />
aggiunge qualche tocco <strong>di</strong> pennello,<br />
per accentuare una vaga sembianza,<br />
ancora in<strong>di</strong>stinta, e darle<br />
una più precisa e suggestiva connotazione.<br />
Annamaria Marchesini<br />
Marco Calcagni alla R.D.F. Arte<br />
Dal 14 al 21 aprile prossimo il pittore<br />
Marco Calcagni terrà una sua personale<br />
presso la galleria <strong>di</strong> Festo<br />
Avieno. Questo artista, che ama sperimentare<br />
<strong>di</strong> continuo nuove tecniche<br />
e nuovi materiali, presenterà una<br />
trentina <strong>di</strong> opere: paesaggi, case<br />
dalle forme elementari, composizioni<br />
dall’impianto geometrico, molte<br />
delle quali astratte.<br />
In occasione <strong>di</strong> una sua mostra tenutasi<br />
nel novembre 2005 nella stessa<br />
galleria, è uscita sul numero 235 del<br />
nostro giornale, una breve recensione.<br />
“Un ricercatore scientifico<br />
con la passione artistica”<br />
La bella personale <strong>di</strong> Massimo Spizzichini<br />
tenutasi nella torretta Vala<strong>di</strong>er<br />
<strong>di</strong> Ponte Milvio, ci presenta le<br />
creazioni <strong>di</strong> un artista che riesce a<br />
coniugare il suo<br />
lavoro <strong>di</strong> scienziato<br />
con una de<strong>di</strong>zione<br />
appassionata alla pittura.<br />
L’attenzione<br />
allo sviluppo della<br />
tecnologia, ai problemi<br />
pressanti che<br />
l’uomo <strong>di</strong> oggi deve<br />
affrontare e risolvere,<br />
la ricerca <strong>di</strong> un<br />
nuovo rapporto con<br />
la natura, e soprattutto<br />
il timore che possa<br />
essere <strong>di</strong>menticato e<br />
<strong>di</strong>strutto ciò che <strong>di</strong><br />
bello e <strong>di</strong> più prezioso<br />
la creatività<br />
umana è riuscita a<br />
produrre attraverso i<br />
secoli: sono questi i<br />
temi che l’artista rielabora<br />
nella sua pittura,<br />
trasfigurandoli<br />
attraverso la fantasia.<br />
Visioni fiabesche,<br />
che <strong>di</strong>ventano lo<br />
specchio delle sensazioni,<br />
delle memorie, delle speranze<br />
dell’artista. Immagini suggestive e<br />
vagamente surreali, dal sapore<br />
orientale; e<strong>di</strong>fici traballanti e come<br />
sospesi nell’aria; architetture essenziali<br />
arrampicate l’una sull’altra, che<br />
il segno delinea con brevi tratti<br />
scuri. Spuntano qua e là un campanile<br />
a cipolla, o un minareto. Porte,<br />
arcate, finestre. Oppure le forme si<br />
fanno aguzze, verticali, quasi astratte,<br />
e sembrano trascinate da un moto<br />
che le scompagina, scomponendole<br />
e poi ricomponendole secondo un<br />
gioco <strong>di</strong> geometrie e <strong>di</strong> elaborazioni<br />
fantastiche.<br />
Ma il vero protagonista <strong>di</strong> questa pittura<br />
è il colore, morbido e sfumato,<br />
che l’artista spruzza sulla superficie<br />
del <strong>di</strong>pinto, prima <strong>di</strong> intervenire con<br />
piccole pennellate per aggiungere<br />
qua e là dei tocchi vibranti e luminosi.<br />
Ed ecco i rossi, i ver<strong>di</strong>, i gialli, i<br />
blu intensi, ma anche i neri che <strong>di</strong>sseminano<br />
qua e là sulla superficie dei<br />
piccoli particolari dal sapore tecnologico,<br />
con una precisa funzione sim-<br />
Massimo Spizzichini Luci dell’Alba a Fez 2005.<br />
Cineforum ai Due Pini<br />
Prosegue il Cineforum ai Due Pini (via<br />
Zandonai 2) con il ciclo “Armiamoci e<br />
partite”: il 30 marzo è in programma<br />
Jahead <strong>di</strong> Sam Mendes (USA, 2005) nel<br />
quale un giovane marine, dopo una noiosa<br />
gavetta, nel prendere parte all’operazione<br />
Desert Storm, attraversa il deserto<br />
esposto al caldo e al nemico iracheno. Il<br />
13 aprile chiude il ciclo Para<strong>di</strong>se now <strong>di</strong><br />
Hany Abu-Assad (Germania, Francia,<br />
Olanda, 2005). Due giovani palestinesi,<br />
amici da bambini, scelti per un attentato<br />
kamikaze a Tel Aviv, dopo l’ultima sera-<br />
bolica. Quando siamo <strong>di</strong> fronte a<br />
queste immagini, tutto ci sembra<br />
plausibile, reale, e al tempo stesso ci<br />
sentiamo trasportati in una <strong>di</strong>mensione<br />
onirica.<br />
I riferimenti alla pittura <strong>di</strong> Mirò, <strong>di</strong><br />
Chagall o <strong>di</strong> Klee, ma anche <strong>di</strong> alcuni<br />
rappresentanti del Cubismo e del<br />
Futurismo – facilmente riscontrabili<br />
nelle opere <strong>di</strong> Massimo Spizzichini –<br />
sono il segno che questo artista auto<strong>di</strong>datta<br />
ha saputo guardarsi intorno<br />
ed orientarsi nel vasto panorama dell’arte,<br />
prima <strong>di</strong> costruire ed elaborare<br />
in maniera nuova ed originale il<br />
suo linguaggio pittorico.<br />
Più <strong>di</strong> settanta le opere – vernice ed<br />
olio su carta, legno o cartoncino –<br />
che l’artista ha esposto con successo<br />
dal 26 gennaio fino al 2 febbraio<br />
scorso nei suggestivi spazi della<br />
Torretta Vala<strong>di</strong>er.<br />
Annamaria Marchesini<br />
ta passata in famiglia, si preparano al<br />
momento decisivo ma non tutto va come<br />
previsto. Il 20 aprile, per il ciclo “Il gusto<br />
amaro della vendetta” sarà proiettato il<br />
film V per vendetta <strong>di</strong> James McTeigue<br />
(USA, Germania, 2006) nel quale si<br />
narra <strong>di</strong> una giovane donna la quale, salvata<br />
da un misterioso “V” che si ribella<br />
ferocemente all’oppressore, ne scopre il<br />
passato e ne <strong>di</strong>venta alleata per ristabilire<br />
la libertà e la giustizia.<br />
Per tutti i film sono previste due proiezioni,<br />
una alle 16 e una alle 21.<br />
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