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n. 244 - Amici di Monte Mario

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Sebastiano Sanguigni<br />

e gli ulivi <strong>di</strong> Alberobello<br />

Dal 10 al 17 marzo scorso il pittore<br />

Sebastiano Sanguigni ha esposto<br />

presso la galleria R.D.F. Arte in via<br />

Festo Avieno, i suoi “Ulivi <strong>di</strong> Alberobello”,<br />

16 recentissimi <strong>di</strong>pinti<br />

(tecniche miste).<br />

Da molti anni questo artista porta<br />

avanti con grande sensibilità e coerenza<br />

un proprio <strong>di</strong>scorso pittorico.<br />

La sua è una pittura complessa, <strong>di</strong><br />

grande spessore, sempre in bilico<br />

Sebastiano Sanguigni, Metamorfosi ulivo 1, tecnica<br />

mista cm 60x60.<br />

fra realtà ed immaginazione, nella<br />

quale la luce intride e frantuma i<br />

colori, e fa balenare figure che<br />

appaiono e scompaiono, come<br />

spinte dal vento.<br />

Ma per <strong>di</strong>pingere gli ulivi centenari<br />

<strong>di</strong> Alberobello, Sanguigni ha sentito<br />

il bisogno <strong>di</strong> smorzare i toni più<br />

cal<strong>di</strong> della sua tavolozza. Solo una<br />

fugace sfumatura <strong>di</strong> rosso, un verde<br />

spento, un viola cupo e profondo:<br />

poi le sue tele si sono ricoperte <strong>di</strong><br />

tutte le tonalità dei bruni, dal beige<br />

all’ocra fino al marrone più scuro.<br />

A questo punto l’artista ha voluto<br />

rendere più materica la sua pittura,<br />

per mettere in evidenza le asperità e<br />

dare maggiore spessore alle forme:<br />

ora sulla tela è tutto un brulicare <strong>di</strong><br />

incrostazioni, <strong>di</strong> segni in rilievo, <strong>di</strong><br />

pagliuzze o <strong>di</strong> frammenti <strong>di</strong> pietra,<br />

che rendono la superficie ruvida e<br />

scabra, e che il colore ricopre e<br />

tinge <strong>di</strong> toni smorzati. Ed ecco, in<br />

questo scenario quasi primor<strong>di</strong>ale<br />

in cui la materia si rende palpabile,<br />

quegli alberi secolari prendono<br />

forma, contorcendosi ed abbarbicandosi<br />

l’uno all’altro. Quel movimento<br />

che nei precedenti <strong>di</strong>pinti<br />

dell’artista sembrava investire le<br />

forme dall’esterno, qui sembra<br />

piuttosto provenire<br />

ed affiorare da <strong>di</strong><br />

dentro, e lentamente<br />

spingere verso l’alto<br />

i vecchi tronchi,<br />

come collassati su se<br />

stessi, stremati:<br />

mentre le piccole<br />

foglie ver<strong>di</strong>, che fremonoimpercettibilmente<br />

e si intravedono<br />

appena sulla<br />

cima, rendono testimonianza<br />

della vita<br />

che continua.<br />

Se poi osserviamo<br />

più attentamente<br />

questi <strong>di</strong>pinti, scopriamo<br />

qualcosa <strong>di</strong><br />

curioso e sorprendente:<br />

ci sembra che<br />

questi alberi stiano<br />

subendo una sorta <strong>di</strong><br />

metamorfosi e che<br />

pian piano ciascuno<br />

<strong>di</strong> loro cominci ad acquistare una<br />

sua particolare fisionomia. Ve<strong>di</strong>amo<br />

apparire qua e là sulla corteccia<br />

delle forme che hanno a che fare<br />

con il mondo animale: un occhio,<br />

una zampa, un muso, o persino una<br />

testa, seminascosta in una cavernosità<br />

del tronco.<br />

Sono solo scherzi <strong>di</strong> natura dovuti<br />

al caso, oppure richiami intenzionali,<br />

voluti dal pittore? Probabilmente<br />

l’uno e l’altro. Forse a volte<br />

l’artista non fa che riportare sulla<br />

tela una singolarità che la natura<br />

stessa ha prodotto. Talaltra invece<br />

aggiunge qualche tocco <strong>di</strong> pennello,<br />

per accentuare una vaga sembianza,<br />

ancora in<strong>di</strong>stinta, e darle<br />

una più precisa e suggestiva connotazione.<br />

Annamaria Marchesini<br />

Marco Calcagni alla R.D.F. Arte<br />

Dal 14 al 21 aprile prossimo il pittore<br />

Marco Calcagni terrà una sua personale<br />

presso la galleria <strong>di</strong> Festo<br />

Avieno. Questo artista, che ama sperimentare<br />

<strong>di</strong> continuo nuove tecniche<br />

e nuovi materiali, presenterà una<br />

trentina <strong>di</strong> opere: paesaggi, case<br />

dalle forme elementari, composizioni<br />

dall’impianto geometrico, molte<br />

delle quali astratte.<br />

In occasione <strong>di</strong> una sua mostra tenutasi<br />

nel novembre 2005 nella stessa<br />

galleria, è uscita sul numero 235 del<br />

nostro giornale, una breve recensione.<br />

“Un ricercatore scientifico<br />

con la passione artistica”<br />

La bella personale <strong>di</strong> Massimo Spizzichini<br />

tenutasi nella torretta Vala<strong>di</strong>er<br />

<strong>di</strong> Ponte Milvio, ci presenta le<br />

creazioni <strong>di</strong> un artista che riesce a<br />

coniugare il suo<br />

lavoro <strong>di</strong> scienziato<br />

con una de<strong>di</strong>zione<br />

appassionata alla pittura.<br />

L’attenzione<br />

allo sviluppo della<br />

tecnologia, ai problemi<br />

pressanti che<br />

l’uomo <strong>di</strong> oggi deve<br />

affrontare e risolvere,<br />

la ricerca <strong>di</strong> un<br />

nuovo rapporto con<br />

la natura, e soprattutto<br />

il timore che possa<br />

essere <strong>di</strong>menticato e<br />

<strong>di</strong>strutto ciò che <strong>di</strong><br />

bello e <strong>di</strong> più prezioso<br />

la creatività<br />

umana è riuscita a<br />

produrre attraverso i<br />

secoli: sono questi i<br />

temi che l’artista rielabora<br />

nella sua pittura,<br />

trasfigurandoli<br />

attraverso la fantasia.<br />

Visioni fiabesche,<br />

che <strong>di</strong>ventano lo<br />

specchio delle sensazioni,<br />

delle memorie, delle speranze<br />

dell’artista. Immagini suggestive e<br />

vagamente surreali, dal sapore<br />

orientale; e<strong>di</strong>fici traballanti e come<br />

sospesi nell’aria; architetture essenziali<br />

arrampicate l’una sull’altra, che<br />

il segno delinea con brevi tratti<br />

scuri. Spuntano qua e là un campanile<br />

a cipolla, o un minareto. Porte,<br />

arcate, finestre. Oppure le forme si<br />

fanno aguzze, verticali, quasi astratte,<br />

e sembrano trascinate da un moto<br />

che le scompagina, scomponendole<br />

e poi ricomponendole secondo un<br />

gioco <strong>di</strong> geometrie e <strong>di</strong> elaborazioni<br />

fantastiche.<br />

Ma il vero protagonista <strong>di</strong> questa pittura<br />

è il colore, morbido e sfumato,<br />

che l’artista spruzza sulla superficie<br />

del <strong>di</strong>pinto, prima <strong>di</strong> intervenire con<br />

piccole pennellate per aggiungere<br />

qua e là dei tocchi vibranti e luminosi.<br />

Ed ecco i rossi, i ver<strong>di</strong>, i gialli, i<br />

blu intensi, ma anche i neri che <strong>di</strong>sseminano<br />

qua e là sulla superficie dei<br />

piccoli particolari dal sapore tecnologico,<br />

con una precisa funzione sim-<br />

Massimo Spizzichini Luci dell’Alba a Fez 2005.<br />

Cineforum ai Due Pini<br />

Prosegue il Cineforum ai Due Pini (via<br />

Zandonai 2) con il ciclo “Armiamoci e<br />

partite”: il 30 marzo è in programma<br />

Jahead <strong>di</strong> Sam Mendes (USA, 2005) nel<br />

quale un giovane marine, dopo una noiosa<br />

gavetta, nel prendere parte all’operazione<br />

Desert Storm, attraversa il deserto<br />

esposto al caldo e al nemico iracheno. Il<br />

13 aprile chiude il ciclo Para<strong>di</strong>se now <strong>di</strong><br />

Hany Abu-Assad (Germania, Francia,<br />

Olanda, 2005). Due giovani palestinesi,<br />

amici da bambini, scelti per un attentato<br />

kamikaze a Tel Aviv, dopo l’ultima sera-<br />

bolica. Quando siamo <strong>di</strong> fronte a<br />

queste immagini, tutto ci sembra<br />

plausibile, reale, e al tempo stesso ci<br />

sentiamo trasportati in una <strong>di</strong>mensione<br />

onirica.<br />

I riferimenti alla pittura <strong>di</strong> Mirò, <strong>di</strong><br />

Chagall o <strong>di</strong> Klee, ma anche <strong>di</strong> alcuni<br />

rappresentanti del Cubismo e del<br />

Futurismo – facilmente riscontrabili<br />

nelle opere <strong>di</strong> Massimo Spizzichini –<br />

sono il segno che questo artista auto<strong>di</strong>datta<br />

ha saputo guardarsi intorno<br />

ed orientarsi nel vasto panorama dell’arte,<br />

prima <strong>di</strong> costruire ed elaborare<br />

in maniera nuova ed originale il<br />

suo linguaggio pittorico.<br />

Più <strong>di</strong> settanta le opere – vernice ed<br />

olio su carta, legno o cartoncino –<br />

che l’artista ha esposto con successo<br />

dal 26 gennaio fino al 2 febbraio<br />

scorso nei suggestivi spazi della<br />

Torretta Vala<strong>di</strong>er.<br />

Annamaria Marchesini<br />

ta passata in famiglia, si preparano al<br />

momento decisivo ma non tutto va come<br />

previsto. Il 20 aprile, per il ciclo “Il gusto<br />

amaro della vendetta” sarà proiettato il<br />

film V per vendetta <strong>di</strong> James McTeigue<br />

(USA, Germania, 2006) nel quale si<br />

narra <strong>di</strong> una giovane donna la quale, salvata<br />

da un misterioso “V” che si ribella<br />

ferocemente all’oppressore, ne scopre il<br />

passato e ne <strong>di</strong>venta alleata per ristabilire<br />

la libertà e la giustizia.<br />

Per tutti i film sono previste due proiezioni,<br />

una alle 16 e una alle 21.<br />

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