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n. 244 - Amici di Monte Mario

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Dalla Russia con ardore<br />

Margarita Muzychenko ha appena<br />

ventun’anni; lo scorso ottobre i<br />

suoi insegnanti <strong>di</strong> pianoforte le<br />

hanno consigliato <strong>di</strong> venire in Italia<br />

e tentare – con in mano già qualche<br />

buon attestato ma non ancora il<br />

<strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> conservatorio – il Concorso<br />

internazionale “Città <strong>di</strong> Sulmona”.<br />

Margarita ha spiazzato tutti<br />

e si è aggiu<strong>di</strong>cata il primo premio<br />

“Rodolfo Caporali”; poi è ritornata<br />

in Russia, il suo paese, a stu<strong>di</strong>are.<br />

Ma, come vincitrice del concorso,<br />

le spettava un altro premio: un vero<br />

e proprio concerto tutto suo.<br />

Eccola dunque a Roma, per i<br />

“Concerti del Mercoledì” all’au<strong>di</strong>torium<br />

dell’Università Cattolica,<br />

dove l’abbiamo ascoltata il 28 febbraio<br />

scorso, in un programma che<br />

comprendeva Beethoven (Sonata<br />

quasi una fantasia in mi bemolle<br />

maggiore, op. 27 n. 1), Schumann<br />

(Phantasiestücke op. 12) e<br />

Musorgskiy (Quadri <strong>di</strong> un’esposizione).<br />

Margarita si è guadagnata subito<br />

un applauso <strong>di</strong> ammirazione quando<br />

è apparsa nel suo splen<strong>di</strong>do<br />

abito <strong>di</strong> broccato che ne esaltava la<br />

bella figura e che durante l’esecuzione<br />

– lasciando ampiamente scoperte<br />

le spalle – permetteva <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />

l’impegno <strong>di</strong> una muscolatura<br />

potente. Tutto da indovinare,<br />

invece, l’uso del pedale rimasto<br />

sempre nascosto sotto l’ampia<br />

gonna, quasi a concentrare la vista<br />

soprattutto sull’eleganza con cui la<br />

giovane pianista, eretta ma mai<br />

rigida nella postura, alzava e<br />

abbassava le lunghe braccia sulla<br />

tastiera, a <strong>di</strong>mostrare la cura anche<br />

esteriore coltivata dai suoi maestri.<br />

Sia in Beethoven che in Schumann<br />

ha colpito, <strong>di</strong> Margarita Muzychenko,<br />

l’estrema duttilità del<br />

tocco, la naturalezza e l’abilità con<br />

cui sa affrontare i passaggi più<br />

<strong>di</strong>sparati. Già quando sfiora la<br />

tastiera nel pianissimo iniziale<br />

della sonata <strong>di</strong> Beethoven, viene da<br />

chiedersi: ma se i tasti li tocca<br />

appena, se “vaga così trasognata”,<br />

come <strong>di</strong>rebbe il celebre stu<strong>di</strong>oso<br />

beethoveniano Walter Riezler,<br />

come se la caverà nel turbinoso<br />

allegro, nell’impegnativo presto<br />

finale? Nella “sequenza” <strong>di</strong> Schumann,<br />

come farà – e sarà ancora<br />

più <strong>di</strong>fficile – a destreggiarsi già<br />

fra i due primi brani, fra il soave<br />

Eusebio della Sera e il turbinoso<br />

Florestano dello Slancio?<br />

Ma quando abbiamo ascoltato il<br />

famoso schumanniano Warum? (da<br />

tradursi, meglio che con Perché?,<br />

nel più accorato Ma perché?), c’era<br />

solo da stupirsi che un’interprete<br />

così giovane riuscisse ad esprimere<br />

tanto fedelmente sia l’angoscia che<br />

12<br />

la dolcezza, con quel finale che<br />

Schumann fa svanire in un soffio e<br />

che Margarita, le braccia a lungo<br />

sospese sopra la tastiera, prolunga,<br />

appunto, come un interrogativo<br />

che fatica a trovare una conclusione.<br />

Avevamo tuttavia notato come, a<br />

prima vista, fosse una sensazione<br />

<strong>di</strong> grande vigore a connotare l’immagine<br />

<strong>di</strong> questa pianista alla sua<br />

prima apparizione ufficiale nel<br />

nostro paese (ma che già nel suo si<br />

era esibita al Bolshoi, al Cremlino<br />

e in Ucraina, ottenendo premi e<br />

collezionando borse <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o).<br />

Quin<strong>di</strong> non poteva che affrontare<br />

senza timore l’intensità fantasiosa<br />

della lunga passeggiata fra i Quadri<br />

<strong>di</strong> un’esposizione del suo conterraneo<br />

e <strong>di</strong>mostrare ancora una<br />

volta con quanta levità e spigliatezza<br />

possano danzare I pulcini nei<br />

loro gusci, e poi però con quanta<br />

profonda cupezza si possa scendere<br />

nelle Catacombe e soprattutto<br />

quanto sia possente la vista – ultimo<br />

quadro – della Grande porta <strong>di</strong><br />

Kiev.<br />

Non poteva mancare, dopo uno<br />

scroscio <strong>di</strong> applausi, un bis. Corsa<br />

<strong>di</strong> cavalli <strong>di</strong> ˘S˘cedrin, ha annunciato<br />

Margarita, in italiano; e si è messa<br />

al pianoforte iniziando uno svagato<br />

an<strong>di</strong>rivieni <strong>di</strong> note, tutte giocate<br />

sulla sapienza del tocco. Ancora<br />

una domanda: avrà sbagliato il titolo<br />

del brano del suo conterraneo<br />

compositore e pianista? No, era<br />

soltanto il prelu<strong>di</strong>o spiazzante <strong>di</strong><br />

un crescendo, l’inizio e il progre<strong>di</strong>re<br />

frenetico <strong>di</strong> una corsa, il percussivo<br />

incedere degli zoccoli dei<br />

cavalli, l’arrivo trionfante al traguardo.<br />

Molti a complimentarsi con Margarita<br />

per tanto virtuosismo ma<br />

anche per tanta sensibilità, alla fine<br />

del concerto. Tuttavia qualche piccola<br />

domanda, con l’aiuto <strong>di</strong> un<br />

valido interprete (un pianista russo,<br />

quasi “naturalizzato” a <strong>Monte</strong><br />

<strong>Mario</strong>), sono riuscita a porgliela,<br />

soprattutto quella fondamentale e<br />

ovvia, che però ha avuto una risposta<br />

originale e <strong>di</strong>vertente. Da dove<br />

proviene, dunque la passione per la<br />

musica <strong>di</strong> Margarita Muzychenko?<br />

“Fin da piccolissima – ha raccontato<br />

– canterellavo sempre, ancora<br />

prima <strong>di</strong> parlare: mentre giocavo,<br />

mentre camminavo, mentre aspettavo<br />

<strong>di</strong> addormentarmi e i miei<br />

genitori sono stati bravi a capire. A<br />

quattro anni, quando ero in grado<br />

<strong>di</strong> comprendere <strong>di</strong> cosa si trattava,<br />

mi hanno chiesto se volevo stu<strong>di</strong>are,<br />

ad esempio, il pianoforte. Era<br />

quello che inconsciamente mi<br />

aspettavo da loro, ed eccomi qui”.<br />

Maria Rossaro<br />

Andante con …bus è una formula<br />

ideata dalla 2000 eventi s.r.l con lo<br />

scopo <strong>di</strong> andare a teatro comodamente.<br />

Infatti consiste in un sistema che<br />

prevede l’informazione circa gli spettacoli<br />

proposti, la prenotazione e<br />

acquisto dei biglietti con consegna a<br />

domicilio e infine il trasporto, andata e<br />

ritorno, con bus navetta da zone periferiche<br />

verso il teatro prescelto. Il<br />

prezzo del biglietto comprensivo del<br />

trasporto, quasi sempre è inferiore a<br />

quello ufficiale per lo sconto offerto<br />

dai teatri. Questo progetto, che ha<br />

ottenuto l’Oscar della Mobilità e un<br />

finanziamento triennale dal Comune,<br />

è già in funzione grazie alla collaborazione<br />

<strong>di</strong> vari Municipi, dell’Associazione<br />

Andante con…bus e, oseremmo<br />

<strong>di</strong>re, anche del nostro giornale che ha<br />

appoggiato l’iniziativa sin dal suo<br />

nascere.<br />

Martedì 3 aprile, all’Eliseo è in programma<br />

Enrico IV <strong>di</strong> W. Shakespeare<br />

con Paolo Bonacelli. Prezzo del<br />

biglietto <strong>di</strong> platea euro 24. Per saperne<br />

<strong>di</strong> più telefonare al numero 06<br />

35429683.<br />

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