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Dalla Russia con ardore<br />
Margarita Muzychenko ha appena<br />
ventun’anni; lo scorso ottobre i<br />
suoi insegnanti <strong>di</strong> pianoforte le<br />
hanno consigliato <strong>di</strong> venire in Italia<br />
e tentare – con in mano già qualche<br />
buon attestato ma non ancora il<br />
<strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> conservatorio – il Concorso<br />
internazionale “Città <strong>di</strong> Sulmona”.<br />
Margarita ha spiazzato tutti<br />
e si è aggiu<strong>di</strong>cata il primo premio<br />
“Rodolfo Caporali”; poi è ritornata<br />
in Russia, il suo paese, a stu<strong>di</strong>are.<br />
Ma, come vincitrice del concorso,<br />
le spettava un altro premio: un vero<br />
e proprio concerto tutto suo.<br />
Eccola dunque a Roma, per i<br />
“Concerti del Mercoledì” all’au<strong>di</strong>torium<br />
dell’Università Cattolica,<br />
dove l’abbiamo ascoltata il 28 febbraio<br />
scorso, in un programma che<br />
comprendeva Beethoven (Sonata<br />
quasi una fantasia in mi bemolle<br />
maggiore, op. 27 n. 1), Schumann<br />
(Phantasiestücke op. 12) e<br />
Musorgskiy (Quadri <strong>di</strong> un’esposizione).<br />
Margarita si è guadagnata subito<br />
un applauso <strong>di</strong> ammirazione quando<br />
è apparsa nel suo splen<strong>di</strong>do<br />
abito <strong>di</strong> broccato che ne esaltava la<br />
bella figura e che durante l’esecuzione<br />
– lasciando ampiamente scoperte<br />
le spalle – permetteva <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />
l’impegno <strong>di</strong> una muscolatura<br />
potente. Tutto da indovinare,<br />
invece, l’uso del pedale rimasto<br />
sempre nascosto sotto l’ampia<br />
gonna, quasi a concentrare la vista<br />
soprattutto sull’eleganza con cui la<br />
giovane pianista, eretta ma mai<br />
rigida nella postura, alzava e<br />
abbassava le lunghe braccia sulla<br />
tastiera, a <strong>di</strong>mostrare la cura anche<br />
esteriore coltivata dai suoi maestri.<br />
Sia in Beethoven che in Schumann<br />
ha colpito, <strong>di</strong> Margarita Muzychenko,<br />
l’estrema duttilità del<br />
tocco, la naturalezza e l’abilità con<br />
cui sa affrontare i passaggi più<br />
<strong>di</strong>sparati. Già quando sfiora la<br />
tastiera nel pianissimo iniziale<br />
della sonata <strong>di</strong> Beethoven, viene da<br />
chiedersi: ma se i tasti li tocca<br />
appena, se “vaga così trasognata”,<br />
come <strong>di</strong>rebbe il celebre stu<strong>di</strong>oso<br />
beethoveniano Walter Riezler,<br />
come se la caverà nel turbinoso<br />
allegro, nell’impegnativo presto<br />
finale? Nella “sequenza” <strong>di</strong> Schumann,<br />
come farà – e sarà ancora<br />
più <strong>di</strong>fficile – a destreggiarsi già<br />
fra i due primi brani, fra il soave<br />
Eusebio della Sera e il turbinoso<br />
Florestano dello Slancio?<br />
Ma quando abbiamo ascoltato il<br />
famoso schumanniano Warum? (da<br />
tradursi, meglio che con Perché?,<br />
nel più accorato Ma perché?), c’era<br />
solo da stupirsi che un’interprete<br />
così giovane riuscisse ad esprimere<br />
tanto fedelmente sia l’angoscia che<br />
12<br />
la dolcezza, con quel finale che<br />
Schumann fa svanire in un soffio e<br />
che Margarita, le braccia a lungo<br />
sospese sopra la tastiera, prolunga,<br />
appunto, come un interrogativo<br />
che fatica a trovare una conclusione.<br />
Avevamo tuttavia notato come, a<br />
prima vista, fosse una sensazione<br />
<strong>di</strong> grande vigore a connotare l’immagine<br />
<strong>di</strong> questa pianista alla sua<br />
prima apparizione ufficiale nel<br />
nostro paese (ma che già nel suo si<br />
era esibita al Bolshoi, al Cremlino<br />
e in Ucraina, ottenendo premi e<br />
collezionando borse <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o).<br />
Quin<strong>di</strong> non poteva che affrontare<br />
senza timore l’intensità fantasiosa<br />
della lunga passeggiata fra i Quadri<br />
<strong>di</strong> un’esposizione del suo conterraneo<br />
e <strong>di</strong>mostrare ancora una<br />
volta con quanta levità e spigliatezza<br />
possano danzare I pulcini nei<br />
loro gusci, e poi però con quanta<br />
profonda cupezza si possa scendere<br />
nelle Catacombe e soprattutto<br />
quanto sia possente la vista – ultimo<br />
quadro – della Grande porta <strong>di</strong><br />
Kiev.<br />
Non poteva mancare, dopo uno<br />
scroscio <strong>di</strong> applausi, un bis. Corsa<br />
<strong>di</strong> cavalli <strong>di</strong> ˘S˘cedrin, ha annunciato<br />
Margarita, in italiano; e si è messa<br />
al pianoforte iniziando uno svagato<br />
an<strong>di</strong>rivieni <strong>di</strong> note, tutte giocate<br />
sulla sapienza del tocco. Ancora<br />
una domanda: avrà sbagliato il titolo<br />
del brano del suo conterraneo<br />
compositore e pianista? No, era<br />
soltanto il prelu<strong>di</strong>o spiazzante <strong>di</strong><br />
un crescendo, l’inizio e il progre<strong>di</strong>re<br />
frenetico <strong>di</strong> una corsa, il percussivo<br />
incedere degli zoccoli dei<br />
cavalli, l’arrivo trionfante al traguardo.<br />
Molti a complimentarsi con Margarita<br />
per tanto virtuosismo ma<br />
anche per tanta sensibilità, alla fine<br />
del concerto. Tuttavia qualche piccola<br />
domanda, con l’aiuto <strong>di</strong> un<br />
valido interprete (un pianista russo,<br />
quasi “naturalizzato” a <strong>Monte</strong><br />
<strong>Mario</strong>), sono riuscita a porgliela,<br />
soprattutto quella fondamentale e<br />
ovvia, che però ha avuto una risposta<br />
originale e <strong>di</strong>vertente. Da dove<br />
proviene, dunque la passione per la<br />
musica <strong>di</strong> Margarita Muzychenko?<br />
“Fin da piccolissima – ha raccontato<br />
– canterellavo sempre, ancora<br />
prima <strong>di</strong> parlare: mentre giocavo,<br />
mentre camminavo, mentre aspettavo<br />
<strong>di</strong> addormentarmi e i miei<br />
genitori sono stati bravi a capire. A<br />
quattro anni, quando ero in grado<br />
<strong>di</strong> comprendere <strong>di</strong> cosa si trattava,<br />
mi hanno chiesto se volevo stu<strong>di</strong>are,<br />
ad esempio, il pianoforte. Era<br />
quello che inconsciamente mi<br />
aspettavo da loro, ed eccomi qui”.<br />
Maria Rossaro<br />
Andante con …bus è una formula<br />
ideata dalla 2000 eventi s.r.l con lo<br />
scopo <strong>di</strong> andare a teatro comodamente.<br />
Infatti consiste in un sistema che<br />
prevede l’informazione circa gli spettacoli<br />
proposti, la prenotazione e<br />
acquisto dei biglietti con consegna a<br />
domicilio e infine il trasporto, andata e<br />
ritorno, con bus navetta da zone periferiche<br />
verso il teatro prescelto. Il<br />
prezzo del biglietto comprensivo del<br />
trasporto, quasi sempre è inferiore a<br />
quello ufficiale per lo sconto offerto<br />
dai teatri. Questo progetto, che ha<br />
ottenuto l’Oscar della Mobilità e un<br />
finanziamento triennale dal Comune,<br />
è già in funzione grazie alla collaborazione<br />
<strong>di</strong> vari Municipi, dell’Associazione<br />
Andante con…bus e, oseremmo<br />
<strong>di</strong>re, anche del nostro giornale che ha<br />
appoggiato l’iniziativa sin dal suo<br />
nascere.<br />
Martedì 3 aprile, all’Eliseo è in programma<br />
Enrico IV <strong>di</strong> W. Shakespeare<br />
con Paolo Bonacelli. Prezzo del<br />
biglietto <strong>di</strong> platea euro 24. Per saperne<br />
<strong>di</strong> più telefonare al numero 06<br />
35429683.<br />
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