foto Mauro Topini - Campo de'fiori
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<strong>Campo</strong> de’ fiori 23<br />
ampo de ’ fiori<br />
do etrusco qui sorgesse<br />
un Delubro<br />
dedicato a Plico<br />
Marzio. Ai<br />
“Dialoghi di<br />
Gregorio<br />
Magno”<br />
sono da far<br />
risalire le<br />
prime notizie<br />
relative<br />
alla chiesa,<br />
la cui storia<br />
si può<br />
ricostruire<br />
tramite<br />
varie bolle<br />
papali, fino<br />
a quella del<br />
1540 con la<br />
Santa Maria<br />
quale Papa Paolo<br />
ad Rupes<br />
III dona la Basilica al<br />
nipote Pier Luigi Farnese, dando in cambio<br />
ai Canonoci di San Pietro in Sassia, proprietari<br />
precedenti per volere del Papa<br />
Alessandro IV, la tenuta di Santa Marinella.<br />
Proprio con i Farnese furono riparati i<br />
numerosi danni provocati dal tempo,<br />
prima dell’abbandono, a causa dell’apertura<br />
della nuova chiesa parrocchiale di<br />
Sant’Antonio Abate e al passaggio della<br />
Basilica alla Camera Apostolica, durato<br />
fino alla seconda metà del XIX secolo. A<br />
seguito della caduta del campanile, nel<br />
1855, infatti, la popolazione stessa, fortemente<br />
dispiaciuta per lo stato in cui versava<br />
un così importante ed antico luogo<br />
sacro, incaricò l’Accademia Cristiana di<br />
Archeologia di provvedere ai lavori di<br />
restauro e ristrutturazione necessari, protrattisi<br />
per quasi tutto il ‘900, fino a farle<br />
raggiungere lo splendido stato attuale.<br />
Tra le altre chiese, la chiesetta di San<br />
Michele Arcangelo, edificata, con tutta<br />
probabilità, tra l’VIII e il IX secolo, dai<br />
monaci Benedettini, inglobata dal<br />
Santuario; la chiesetta della Madonna<br />
dell’Immagine, costruita fra il XIII e il<br />
XIV secolo, interamente affrescata, presenta<br />
oggi solo qualche dipinto meglio<br />
conservato, come una Madonna in trono<br />
che sorregge il Bambino sulle ginocchia, la<br />
figura del Padre eterno, il Salvatore e i SS.<br />
Pietro e Paolo, risalenti ai due secoli successivi<br />
alla sua edificazione; la chiesa<br />
parrocchiale di Sant’Antonio Abate,<br />
eretta nel 1700 sulle fondamenta di una<br />
precedente chiesa del XVI secolo, che conserva,<br />
al suo interno, la reliquia della<br />
Santa Croce, l’urna contenente i resti dei<br />
SS. Anastasio e Nonnoso, oltre che a un<br />
fonte battesimale del XVI secolo, il trittico<br />
del S. Salvatore del XV secolo, tre pulpiti<br />
di legno e affreschi del<br />
Settecento.<br />
TRADIZIONI E FESTE Festa<br />
di Sant’Antonio Abate<br />
Festeggiamenti in onore<br />
del Santo protettore<br />
degli armenti, con<br />
solenne processione e<br />
tradizionale benedizione<br />
degli animali, il 17 gennaio.<br />
Infiorata del Corpus<br />
Domini Un tappeto variopinto<br />
di fiori sarà percorso<br />
dal Corpo di Cristo, portato<br />
processionalmente per le vie del<br />
paese, seguendo il tragitto tracciato dai<br />
fiori.<br />
Festa di Sant’Anastasio e San<br />
Nonnoso Festeggiamenti in onore dei<br />
Santi Patroni del paese.<br />
Festa della Madonna ad Rupes Grandi<br />
festeggiamenti religiosi in onore della<br />
Madonna cui è dedicato il Santuario e che<br />
è la Protettrice della Diocesi di Civita<br />
Castellana, alla quale appartiene Castel<br />
Sant’Elia.<br />
Festa del borgo Stupenda rievocazione<br />
storica dell’incontro tra la Regina<br />
dei Longobardi Teodolinda e il Papa<br />
Gregorio Magno, contornata da un bellissimo<br />
corteo in costumi d’epoca e sfilata<br />
di cavalieri in abiti originali che si scontreranno<br />
nel Palio dei Longobardi.<br />
Scorcio del centro storico<br />
SAPORI TIPICI<br />
Castel Sant’Elia non ha conservato una<br />
particolare tradizione culinaria, ma si rifà<br />
ai piatti poveri della zona, di un tempo,<br />
come l’acquacotta, per citarne uno, o ai<br />
tipici dolcetti con le nocciole, tozzetti e<br />
cazzotti, del viterbese.<br />
CURIOSITA’: Ma lo sapevate che a<br />
Castel Sant’Elia…<br />
Il numero degli abitanti è di 1.418, distribuiti<br />
in 946 nuclei familiari.<br />
Ci sono due convivenze: presso il<br />
Santuario, gestito da Padri Polacchi alle<br />
porte del paese, e presso le suore locali.<br />
Caratteristico percorso<br />
per la grotta del<br />
Santuario<br />
Santa Maria ad Rupes