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Det..tagli di carne - Crsa

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<strong>Det</strong>..<strong>tagli</strong> <strong>di</strong> <strong>carne</strong><br />

Tagli, ri-<strong>tagli</strong> e frat<strong>tagli</strong>e. Alimentazione e cultura<br />

Piatti tipici tra<strong>di</strong>zionali<br />

Autori<br />

Alunni <strong>di</strong> 3CC. Quello che noi alunni abbiamo svolto è un lavoro inter<strong>di</strong>sciplinare. Diversi sono i<br />

saperi alla base del nostro percorso, <strong>di</strong>versi i professori che ci hanno accompagnato:<br />

• alimenti e alimentazione, per i profili calorici-nutrizionali e gli aspetti merceologici (Prof.ssa<br />

Roberta Colomba);<br />

• pratica operativa <strong>di</strong> cucina, per le ricette e la preparazione dei piatti (Prof. Vito Laquintana),<br />

• italiano, per gli aspetti storico-culturali e la presentazione in Power Point (Prof.ssa Nicoletta<br />

Cippone),<br />

• storia, per le informazioni storiche contenute nella locan<strong>di</strong>na della presente iniziativa<br />

(Prof.ssa Paola D’Addosio).<br />

La storia dell’alimentazione: premessa sul metodo <strong>di</strong> ricerca<br />

Stu<strong>di</strong>are la storia dell’alimentazione significa occuparsi <strong>di</strong> uno degli elementi costitutivi<br />

della cultura materiale. In modo sempre più sistematico, le indagini storiografiche hanno<br />

abbandonato l’aneddotica e hanno inquadrato la tematica in specifici contesti economici e sociali.<br />

L’alimentazione, secondo recenti stu<strong>di</strong>, non è frutto <strong>di</strong> giustapposizione casuale <strong>di</strong> alimenti. Essa, si<br />

spiega in rapporto ai paesaggi agrari, ai settori produttivi, ai mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> produzione, ai meccanismi che<br />

regolano la <strong>di</strong>stribuzione (rapporti <strong>di</strong> produzione e mercato), ai modelli <strong>di</strong> civiltà agro-alimentare.<br />

Altresì si è passati ad indagare i comportamenti alimentari dei <strong>di</strong>versi ceti, quali comunicatori <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stinzione sociale.<br />

La <strong>carne</strong> e le silvae<br />

Nell’alto Me<strong>di</strong>oevo il territorio europeo era costituito in prevalenza da<br />

spazi incolti, le silvae. Nelle silvae si praticavano la caccia, l’allevamento<br />

e la pastorizia.<br />

La <strong>carne</strong> dei forti<br />

Nell’alto Me<strong>di</strong>oevo la caccia, l’allevamento e la pastorizia offrivano<br />

varietà e abbondanza <strong>di</strong> carni a<br />

tutti i ceti sociali, nessuno escluso;<br />

agli aristocratici <strong>carne</strong> fresca e<br />

<strong>carne</strong> conservata ai conta<strong>di</strong>ni.<br />

Per le aristocrazie cavalleresche<br />

mangiar <strong>carne</strong> in gran<strong>di</strong> quantità<br />

e avidamente era simbolo <strong>di</strong> forza, <strong>di</strong> potere e <strong>di</strong> ricchezza.<br />

Selvaggina e cacciagione arrosto era invece la <strong>carne</strong> preferita<br />

dai signori feudali che l’afferravano con le mani.<br />

I forti dalla <strong>carne</strong><br />

Astenersi dal consumo <strong>di</strong> <strong>carne</strong> era il comportamento alimentare monastico. Per i monaci astenersi<br />

dalla <strong>carne</strong> significava, in senso più ampio, astenersi dai piaceri della “<strong>carne</strong>”. Non mangiar <strong>carne</strong><br />

era, pertanto, simbolo <strong>di</strong> virtù, un elemento qualificante <strong>di</strong> santità. La cultura ecclesiastica dettò le<br />

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norme <strong>di</strong> consumo della <strong>carne</strong>: al popolo cristiano ne fu fatto<br />

<strong>di</strong>vieto in tempo <strong>di</strong> Quaresima e peccaminoso fu considerato<br />

il consumo <strong>di</strong> <strong>carne</strong> inquinata dal sangue, <strong>carne</strong> <strong>di</strong> animali<br />

soffocati o sacrificati a idoli.<br />

Trasformazioni del paesaggio e<br />

gerarchie alimentari<br />

A partire dal basso Me<strong>di</strong>oevo e per tutta l’Età moderna,<br />

l’aumento e la <strong>di</strong>ffusione della cerealicoltura, il restringimento<br />

e la privatizzazione delle silvae, contribuirono a fare del<br />

consumo <strong>di</strong> <strong>carne</strong> un privilegio per pochi, una sorta <strong>di</strong> statussymbol<br />

del privilegio sociale.<br />

<strong>Det</strong>..<strong>tagli</strong> <strong>di</strong> <strong>carne</strong><br />

Gerarchie sociali e consumi alimentari<br />

Salimbene da Parma, un cronista del Duecento, affermava: “nel<br />

mangiare, ai nobili si concede <strong>di</strong> più che alla gente semplice,<br />

poiché sono costituiti in<br />

uno stato superiore”. Nobili<br />

e borghesi avevano fatto del consumo <strong>di</strong> <strong>carne</strong> il principale<br />

segno <strong>di</strong>stintivo del loro regime alimentare.<br />

Carni per ricchi<br />

La trattatistica <strong>di</strong>etetica stabiliva che ognuno doveva mangiare<br />

secondo la propria “qualità”: allo stomaco dei gentiluomini si<br />

ad<strong>di</strong>cono carni preziose, elaborate e raffinate, allo stomaco dei<br />

conta<strong>di</strong>ni carni povere e scarti.<br />

Si affermava, in tal modo, una intrinseca corrispondenza tra “qualità del cibo” e “qualità della<br />

persona” e, con essa, l’immutabilità della <strong>di</strong>visione sociale.<br />

Frat<strong>tagli</strong>e per poveri<br />

Giacomo Albini, me<strong>di</strong>co dei Savoia, minacciava<br />

dolori e malattie a quanti si fossero cibati <strong>di</strong><br />

alimenti non destinati al loro rango: “i ricchi<br />

debbono astenersi da zuppe pesanti come quelle<br />

<strong>di</strong> legumi, o dalle frat<strong>tagli</strong>e, scarsamente nutrienti<br />

e <strong>di</strong> laboriosa <strong>di</strong>gestione, i poveri debbono<br />

evitare i cibi troppo scelti e raffinati, che il loro<br />

stomaco grossolano <strong>di</strong>fficilmente riuscirebbe ad<br />

assimilare”.<br />

La scelta <strong>di</strong> realismo pittorico <strong>di</strong> Annibale Carracci<br />

evidenzia la con<strong>di</strong>zione alimentare e la tavola<br />

conta<strong>di</strong>na. Un’alimentazione povera: una zuppa<br />

<strong>di</strong> fagioli, del pane, dei porri, un piatto <strong>di</strong> frat<strong>tagli</strong>e<br />

e un bicchiere <strong>di</strong> vino contrad<strong>di</strong>stinguono la <strong>di</strong>eta<br />

rurale.<br />

Annibale Carracci (1560-1609), Il mangiatore <strong>di</strong> fagioli,<br />

Allentown Art Museum<br />

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