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Det..tagli di carne - Crsa

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<strong>Det</strong>..<strong>tagli</strong> <strong>di</strong> <strong>carne</strong><br />

Carne per citta<strong>di</strong>ni e <strong>carne</strong> per campagnoli<br />

A partire dal basso Me<strong>di</strong>oevo e per tutta l’Età moderna si <strong>di</strong>fferenziò il consumo <strong>di</strong> carni tra città<br />

e campagne. Ai citta<strong>di</strong>ni agiati era riservata la <strong>carne</strong> <strong>di</strong> manzo e <strong>di</strong> vitello, la più cara sul mercato;<br />

gli altri, “dai gusti poco raffinati”, consumavano <strong>carne</strong> <strong>di</strong><br />

pecore e <strong>di</strong> castroni.<br />

La <strong>carne</strong> <strong>di</strong> porco salata era il simbolo <strong>di</strong> un’economia<br />

rurale familiare tendenzialmente autarchica,<br />

solo in occasioni <strong>di</strong> festa, nel XV secolo, “un piatto <strong>di</strong> bue<br />

o <strong>di</strong> pecora sostituiva i consueti pezzi <strong>di</strong> maiale”.<br />

In una novella <strong>di</strong> Gentile Sermini, un povero conta<strong>di</strong>no<br />

affermava: “la mia famigliuola non mangia mai <strong>carne</strong><br />

fresca, se non poche volte il mese un poco <strong>di</strong> castrone”.<br />

In una civiltà alimentare in cui la <strong>carne</strong> giocava un ruolo<br />

<strong>di</strong> fondamentale importanza, i macellai godevano <strong>di</strong><br />

prestigio sociale. Tutti i citta<strong>di</strong>ni si rivolgevano a loro se<br />

volevano acquistare non solo ogni tipo <strong>di</strong> <strong>carne</strong> ma anche<br />

il pesce. Solo con il passare del tempo si assistette ad una<br />

progressiva specializzazione che portò alla nascita dei mestieri del pescivendolo, del macellaio e<br />

del salumiere.<br />

La cucina: tecniche <strong>di</strong> cottura<br />

Gli storici, per il Me<strong>di</strong>oevo, parlano <strong>di</strong> “monopolio del bollito”: non solo la lingua, il cervello ma<br />

ogni sorta <strong>di</strong> <strong>tagli</strong>o veniva sottoposto a bollitura, tecnica <strong>di</strong> cottura adatta ad intenerire ogni tipo<br />

<strong>di</strong> <strong>carne</strong>. Era abitu<strong>di</strong>ne praticare cotture plurime: lessare prima <strong>di</strong> arrostire, brasare dopo aver<br />

arrostito. Si usava anche “affogare” le carni nelle spezie per meglio conservarle. In Età moderna<br />

non scomparve la pratica <strong>di</strong> far cuocere ripetutamente le carni, ma si assistette a una <strong>di</strong>minuzione<br />

dei tempi <strong>di</strong> cottura per conservarne consistenza e sapore. Si moltiplicarono i tipi <strong>di</strong> cottura che<br />

vennero adattati al <strong>tagli</strong>o <strong>di</strong> <strong>carne</strong>.<br />

I tipi <strong>di</strong> <strong>tagli</strong>o: strumenti e tecniche<br />

A partire dal XVI secolo si cominciò a <strong>di</strong>stinguere i<br />

vari <strong>tagli</strong>: dapprima le interiora dal resto dell’animale,<br />

poi le varie parti del corpo.<br />

Per gli animali <strong>di</strong> grossa <strong>tagli</strong>a venivano impiegati<br />

utensili pesanti, mannaie e accette. Una volta<br />

sud<strong>di</strong>vise le carcasse in grossi pezzi, si operavano <strong>tagli</strong><br />

ulteriori, corrispondenti all’apertura delle pentole,<br />

con strumenti più semplici che necessitavano una<br />

pressione manuale.<br />

Le ricette<br />

A lungo ritenuto cibo per poveri e per campagnoli, solo <strong>di</strong> recente la <strong>carne</strong> povera e le frat<strong>tagli</strong>e<br />

sono state valorizzate.<br />

Anche noi, della classe 3^CC, abbiamo voluto dare il nostro contributo alla valorizzazione <strong>di</strong> piatti<br />

locali frutto <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zioni alimentari popolari recuperate dalla memoria orale sia pugliese, sia <strong>di</strong><br />

alcuni territori me<strong>di</strong>terranei, come l’Albania.<br />

14<br />

Animelle al ra<strong>di</strong>cchio<br />

<strong>di</strong> Abbinante Michelangelo<br />

Lombata <strong>di</strong> coniglio ripiena<br />

<strong>di</strong> Didonna Angelo<br />

<strong>Det</strong>..<strong>tagli</strong> <strong>di</strong> <strong>carne</strong><br />

Ingre<strong>di</strong>enti:<br />

Coniglio g 700<br />

Patate g 300<br />

Pane raffermo g 200<br />

Uova n° 2<br />

Aglio q.b<br />

Prezzemolo q.b<br />

Rosmarino q.b<br />

Sale, pepe q.b<br />

Proce<strong>di</strong>mento:<br />

• Disossare la parte ventrale del coniglio.<br />

• Aromatizzare il coniglio da entrambe i lati con sale, pepe e rosmarino tritato.<br />

• Preparare il ripieno con pane raffermo, uova, aglio e prezzemolo.<br />

• Adagiare il ripieno all’interno del coniglio e avvolgerlo prima con la pellicola e poi con la<br />

stagnola per renderlo più compatto.<br />

• Infornare a 170° per circa 30 minuti.<br />

• Pelare le patate dando ad esse la forma desiderata utilizzando le formine.<br />

• Infornare con una noce <strong>di</strong> burro e un po’ <strong>di</strong> sale.<br />

• Una volta cotto il coniglio, <strong>tagli</strong>arlo a fette e porle nel piatto con le patate e un po’ <strong>di</strong> fondo<br />

bruno.<br />

Rappresentazioni grafiche<br />

Ingre<strong>di</strong>enti<br />

per n° 4<br />

persone<br />

Totale per una<br />

persona<br />

Peso<br />

lordo<br />

g<br />

Netto<br />

e<strong>di</strong>bile<br />

g<br />

Proti<strong>di</strong><br />

g<br />

Lipi<strong>di</strong><br />

g<br />

Gluci<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sponibili<br />

g<br />

Energia<br />

kcal<br />

Fibra<br />

alimentare<br />

g<br />

Colesterolo<br />

mg<br />

425 330 48 12 53 487 1,3 185<br />

15

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