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Det..tagli di carne - Crsa

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<strong>Det</strong>..<strong>tagli</strong> <strong>di</strong> <strong>carne</strong><br />

Gli allevamenti ovini maggiormente <strong>di</strong>ffusi sul territorio Italiano, soprattutto al Nord, hanno una<br />

consistenza <strong>di</strong> capi inferiore a cento. Mentre nelle isole circa il 50% degli allevamenti ha una consistenza<br />

<strong>di</strong> 100-300 capi.<br />

In Puglia, in base ai dati ricavati dall’anagrafe nazionale zootecnica risulta che nel 2008, gli allevamenti<br />

ovini sono passati da 3620 (marzo 2008) a 3659 (<strong>di</strong>cembre 2008). Prevalgono gli allevamenti<br />

misti, seguono quelli specializzati per la produzione <strong>di</strong> <strong>carne</strong>, quelli da latte e poi quelli per l’autoconsumo.<br />

Un tempo quest’ultimo tipo <strong>di</strong> allevamento era molto <strong>di</strong>ffuso nella nostra zona (Grumo<br />

e comuni limitrofi). Infatti, i nonni e le persone anziane raccontano che ogni famiglia conta<strong>di</strong>na<br />

allevava pecore e capre, oltre ad altri animali da cortile, per produrre il latte e suoi derivati (ricotta,<br />

formaggio, ricotta piccante), la lana e la <strong>carne</strong> che si otteneva dalla macellazione delle pecore e/o<br />

capre a fine carriera.<br />

Indagini sulle produzioni <strong>di</strong> carni<br />

Nel 2000 l’Italia ha prodotto circa 70.000 t. <strong>di</strong> <strong>carne</strong> ovina, mentre la Gran Bretagna è stata la maggiore<br />

produttrice <strong>di</strong> <strong>carne</strong> ovina con circa 356.000 t.<br />

Evoluzione dei consumi<br />

<strong>di</strong> <strong>carne</strong><br />

Le carni ovine e caprine rappresentavano<br />

una piccola parte del consumo <strong>di</strong> carni<br />

in Italia (4% nel 1961 e 3 % nel 1970).<br />

Dal grafico si nota come, <strong>di</strong> fronte ad un<br />

consumo <strong>di</strong> carni crescente (+ 46%), si è<br />

avuta ad<strong>di</strong>rittura una <strong>di</strong>minuzione della<br />

produzione, pari al 4%, con un relativo<br />

fortissimo incremento delle importazioni.<br />

Questo fatto, insieme alla quasi totale<br />

assenza <strong>di</strong> esportazioni, ha provocato un<br />

peggioramento del saldo commerciale.<br />

Bilancio alimentare delle carni ovine e<br />

caprine dal 1961 al 1970 (in migliaia <strong>di</strong><br />

quintali)<br />

58<br />

600<br />

550<br />

500<br />

450<br />

400<br />

350<br />

300<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

0<br />

1961 1962 1963 1964 1965 1966 1967 1968 1969 1970<br />

Produzione Importazione<br />

Consumi alimentari Esportazioni<br />

Evoluzione del peso vivo me<strong>di</strong>o degli ovini<br />

macellati in Italia (Kg) e consumo annuo<br />

pro-capite (Kg).<br />

Dal 1975 al 1995 il consumo pro-capite<br />

all’anno <strong>di</strong> <strong>carne</strong> ovina è aumentata così<br />

come il peso vivo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> macellazione. I<br />

consumi <strong>di</strong> <strong>carne</strong> ovina in Italia sono molto<br />

contenuti rispetto al consumo <strong>di</strong> <strong>carne</strong> bovina<br />

e suina (rispettivamente intorno a 25 e 10<br />

Kg pro-capite).<br />

Il consumatore Italiano pre<strong>di</strong>lige la <strong>carne</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Det</strong>..<strong>tagli</strong> <strong>di</strong> <strong>carne</strong><br />

agnello da latte (55%) macellato ad un peso vivo inferiore a 15 Kg, seguono: l’agnello da <strong>carne</strong><br />

(15%), macellato con peso vivo <strong>di</strong> 20-30 Kg, l’agnellone (10%), pecora e castrato (15%), capretto<br />

(4%), capre e becchi (1%). Il consumo <strong>di</strong> agnelloni pesanti è in leggero aumento grazie ai flussi<br />

migratori <strong>di</strong> popolazioni provenienti da paesi mussulmani.<br />

Influenza delle religioni sul consumo <strong>di</strong> <strong>carne</strong><br />

La macellazione e il conseguente consumo <strong>di</strong> <strong>carne</strong> <strong>di</strong> agnello e agnellone è storicamente collegata<br />

a festività religiose e pertanto nel nostro paese tra<strong>di</strong>zionalmente si intensifica nel periodo<br />

Pasquale (agnello da latte) e, dato il <strong>di</strong>ffondersi <strong>di</strong> Comunità <strong>di</strong> religione musulmana negli ultimi<br />

tempi anche in concomitanza con la Festa del Sacrificio (agnellone pesante).<br />

Nel giorno della Eid ul-Adha, i musulmani sacrificano come Abramo un animale che, secondo la<br />

sharīa, deve essere fisicamente integro e adulto e può essere soltanto un ovino.<br />

L’animale viene ucciso me<strong>di</strong>ante sgozzamento, con la recisione della giugulare che permetta al<br />

sangue <strong>di</strong> defluire, visto che per la legislazione biblica e coranica il sangue è impuro ed è quin<strong>di</strong><br />

proibito mangiarlo. La <strong>carne</strong> viene <strong>di</strong>visa preferibilmente in tre parti uguali, una delle quali va consumata<br />

subito tra i famigliari, mentre la seconda va conservata e consumata in seguito e la terza<br />

viene destinata ai poveri della comunità, che non hanno i mezzi economici per acquistarlo.<br />

Obiettivi da raggiungere con il consumo <strong>di</strong> <strong>carne</strong> <strong>di</strong> agnellone<br />

pesante, ovini adulti e frat<strong>tagli</strong>e<br />

L’incremento del peso vivo <strong>di</strong> macellazione degli agnelli può facilitare il raggiungimento dei se-<br />

guenti obiettivi:<br />

• aumentare la quota <strong>di</strong> <strong>carne</strong> prodotta internamente;<br />

• ridurre le importazioni incentivando il mercato della <strong>carne</strong> <strong>di</strong> ovino adulto, quali agnelloni pesanti,<br />

maschi castrati e ovini a fine carriera, tenuto conto dell’aumento della domanda <strong>di</strong> <strong>carne</strong><br />

ovina proveniente da animali pesanti legata alla presenza nel nostro Paese <strong>di</strong> popolazioni<br />

extracomunitarie con abitu<strong>di</strong>ni alimentari <strong>di</strong>fferenti. Tale accresciuta domanda è sod<strong>di</strong>sfatta<br />

soprattutto con importazioni da Nuova Zelanda, Nord Africa e Paesi balcanici;<br />

• La valorizzazione e la commercializzazione delle frat<strong>tagli</strong>e e degli animali adulti a fine carriera<br />

consentirà <strong>di</strong> salvaguardare l’ambiente, riducendo la produzione <strong>di</strong> rifiuti speciali e <strong>di</strong> riscoprire<br />

piatti tipici locali che un tempo erano consumati nella nostra regione.<br />

9<br />

20<br />

10<br />

1,4<br />

23<br />

1,5<br />

11<br />

25<br />

1975 1985 1995<br />

1,7<br />

A GNELLI<br />

A GNELLONI E<br />

CA STRA TI<br />

CONSUM O P RO-<br />

CAPITE (Kg)<br />

59

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