22 URBAN MAGICATORINO <strong>LA</strong> CITTÀ DEI SATANISTI? Un luogo comune. Ma a Torino la magia è di casa lo stesso, con i suoi simboli e i suoi luoghi segreti. Viaggio spericolato tra gli elementi e gli angoli di una città che – bianca o nera – alla magia ci crede testo: Maurizio Marsico / foto: Cesare Cicardini URBAN 23
UNA <strong>CITTà</strong> IN CUI <strong>LA</strong> MAGIA STA DAPPERTUTTO... PERSINO AI GIARDINI REALI, PER UNA PRESENTAZIONE FIAT... Il tempo di un giro di tacco scaramantico sui “gioielli” del torello, in galleria Vittorio Emanuele a Milano, e veloce come un intercity sono già a Torino Porta Susa, destinazione piazza Statuto e poi via, in via San Donato, dove incontro Giuditta Dembech, classe 1937, autrice del best-seller Torino Magica (Edizioni l’Ariete, volume 1 e 2) a casa sua. Una casa luminosa e letteralmente piena di angeli, angeli e ancora angeli. Una bottiglietta a forma di Madonna (provenienza Lourdes) con (probabilmente) acqua santa inside è sulla scrivania, e qui e là c’è pure qualche Budda che, dall’alto del suo nirvana, protegge le stanze. Come dire: non ci credo, ma mi adeguo. Torino Magica è un libro che dagli anni ’70 a oggi continua a vendere, a essere ripubblicato di anno in anno e aggiornato con fatti, notizie e leggende che attestano la città come il vero capoluogo esoterico dello stivale. Perché Augusta Taurinorum è bella e drammatica, magica ed enigmatica, decadente e austera, ma anche vero e proprio laboratorio alchemico. Dove, in una dimensione parallela invisibile e occulta, le forze evolutive del “bene” convivono con quelle distruttive del “male” in straordinario equilibrismo. Una città di luce e tenebre, di benessere e di malessere. Di energie, di forze sottili, di forme-pensiero. Di fiumi e di monti. Bianca e nera. Oscura e solare. Angelica e demoniaca. O almeno, così la “vede” la Dembech. La tradizione esoterica più antica la vuole inserita sia nel triangolo della magia bianca con Praga e Lione, che in quello del satanismo con Londra e San Francisco. Qui si giocherebbe il derby apocalittico tra le creature celesti e gli esseri infernali. Botte da orbi. Sopra questo cielo opaco e giù nelle profondissime intimità del sottosuolo chissà quali battaglie, quali scontri… Ma camminando per le piazze e per le vie, a prima vista tutto questo non appare, non si vedono codoni e zampini e nemmeno battiti d’ali folgoranti. Sembra però più bella di Milano, quello sì, il che è tutto dire, vista la reputazione. Ma dov’è la magia? Dove la stregoneria? “Un’immagine simbolo, che rende bene l’identità della Torino di oggi, si trova adesso al Museo del Cinema sotto la Mole, dove forse a caso (ma il caso non esiste), hanno messo a fianco della statua in rame dell’angelo Tauriel (che un tempo svettava sulla Mole) un inquietante Moloch”, dice la Dembech. Bisogna finirla con il luogo comune che identifica la città come demoniaca, maligna e satanica soltanto. Torino per fortuna non è solo questo, è anche una città di luce. Una città che possiede i suoi talismani bianchi come la Sindone, o il tempio della Gran Madre. Una città dove gli opposti sono in straordinaria armonia”, così mi illumina la signora Dembech. “Il fulcro della zona bianca è l’area di piazza Castello. Qui le energie fluiscono attraverso i canali simbolici rappresentati dai quattro elementi. Il Duomo con la Sindone, centro protettivo che emana l’elemento ‘fuoco’. Il varco tra i Dioscuri, all’entrata dei Giardini Reali, dove si propaga l’energia rigenerante dell’elemento ‘aria’. La fontana dei Tritoni all’interno dei Giardini Reali, dove invece troviamo l’energia intuitiva dell’elemento ‘acqua’. E la grotta alchemica, presente nel sottosuolo e non visibile ai più, catalizzatrice delle energie telluriche rappresentate dall’elemento ‘terra’. Tutti questi luoghi magici si trovano a pochi metri di distanza l’uno dall’altro.” Perbacco. Si vabbè, ma a Torino non c’erano 40.000 satanisti, faccio io (ben sapendo che l’argomento non incontra proprio il suo massimo gradimento)? “Sciocchezze. Quelli veri sono pochi e stanno bene attenti a non farsi scoprire, sono persone di potere che evitano i luoghi ‘satanici’ da cartolina che qui ormai conoscono tutti, come il vecchio cimitero dei nobili o la Rella Rosin, dove sui ruderi di una chiesa sconsacrata si officiavano messe nere. Il centro diabolico della città è invece piazza Statuto, dove si trova un obelisco su cui a volte appaiono scritte sataniche, proprio lì sotto c’è la centrale fognaria cittadina, ed è una zona dove transitano tossicomani in pena. Sempre qui, una ventina d’anni fa, mentre da un’altra parte della città andava in scena un carnevale allegorico – che rappresentava in modo molto realistico un sabba (teste di caprone mozzate comprese) – il cinema Statuto andava a fuoco. Sessantaquattro le vittime. Trentuno uomini, trentuno donne. Un bambino e una bambina. Sulle ceneri del cinema hanno costruito poi un edificio, ma che per moltissimo tempo è rimasto disabitato… Ma così si entra nel regno dell’imponderabile…” Ma è proprio a due passi da qui!, penso a voce alta. “Sì, ma come può vedere, c’è un campanile da un lato e un campanile (con un bellissimo angelo) dall’altro”, mi conforta Giuditta Dembech. Ah, beh! Allora, via, andiamo a dare un’occhiata alla fontana “angelica” di piazza Solferino, con le due figure maschili che apparentemente rappresentano l’autunno e l’inverno, mentre esotericamente (Dembech docet) simboleggiano i due Giovanni: l’Evangelista e l’Annunciatore, il Giovanni che ride e il Giovanni che piange… e così mi torna in mente un altro Giovanni, che a Torino è figura imprescindibile… Speravo di trovare la mia guida impreparata? Macchè, la Dembech parte in quarta: “L’Avvocato si interessava agli aspetti esoterici della città e so per certo che ha letto alcuni dei miei libri. Era molto amato, persino dagli operai più umili, e ha avuto un funerale degno di un faraone. Mi ricordo anche una strana coincidenza: in occasione della presentazione di un nuovo modello di automobile (non mi ricordo se fosse una Punto o una Panda), si chiusero i Giardini Reali, allestiti e notevolmente abbelliti per l’occasione. Poi, durante la presentazione la nuova vettura compì tre giri completi. Tre giri rituali importantissimi dal punto di vista simbolico. Chissà…”. Affascinante ipotesi, anche se mi costringo a restare con i piedi per terra prima di cadere vittima della vertigine tra analogie, coincidenze, dietrologia… Mah. Angeli e angeli caduti. Ciò che sta in alto e ciò che sta in basso. Caso, sorpresa, fortuna, malasorte e caos. Incantesimi, miracoli e fatture. È già tutto scritto nel destino? Il presente è solo una delle tante realtà dell’immaginazione? Ma quale realtà? Quale immaginazione? Sogniamo o siamo sognati? Enigmi marzulliani mi affollano i pensieri mentre passeggio in una Torino come da copione grigia… Forse decriptare il presente sotto forma di presagi non è affatto sano. Però, osservando un po’ meglio inizio ad accorgermi di piccoli particolari a cui prima non avevo fatto caso: toh, una fioriera nel giardino con testa di diavolo… e guarda, guarda lì… c’è un bassorilievo con il muso da gargoyle … e là un battiporta a forma di caprone. Ma soprattutto: Cosa ci fa questa stella a cinque punte intarsiata nel pavè? Boh, meglio andare, comunque… URBAN 25