storia pittorica della italia dell'abate luigi lanzi antiquario della r ...
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Nella vicina Padova ebbe lo stile belliniano men seguito; com'era natural cosa in un luogo ove<br />
dominava lo Squarcione, nemico aperto di Gian Bellini. Nondimeno vi ha quivi non poche pitture di<br />
questa [38] età che hanno del veneto, e il Vasari nella vita del Carpaccio ha notato che in Padova<br />
lavorò molte cose Niccolò Moreto 8 , e molti altri ch'ebbon dipendenza da' Bellini. Merita special<br />
menzione un Cristo risorto ch'è in Vescovado, e quivi pure i ritratti di tutt'i Vescovi di Padova,<br />
opera del 1494, ove il pittore soscrivesi: Iacobus Montagnana; non Montagna, come leggesi nel<br />
Vasari e nel Ridolfi. E'di lui una copiosa tavola al Santo: lo stile piega quanto altri al moderno, e<br />
quantunque abbia pur del veneto nel sapor delle tinte, ritien però nel disegno non so che di più<br />
preciso e più svelto, sul far <strong>della</strong> scuola dello Squarcione.<br />
Parlai di questo maestro e del suo metodo, riserbando a miglior luogo la considerazione de' suoi<br />
scolari, e specialmente di Andrea Mantegna. Egli però comparirà in questo ruolo come scolare;<br />
giacché di lui, come di maestro <strong>della</strong> Lombardia, dee parlarsi in altro libro più degnamente. Ma de'<br />
grand'uomini anche le prime mosse son ragguardevoli; e il Vasari non lascia di lodare come opera<br />
da vecchio la prima tavola che Andrea fece e pose in Santa Sofia, dov'è scritto: Andreas Mantinea<br />
Patavinus annos VII et X natus sua manu pinxit 1448. Lo Squarcione tanto si era compiaciuto di<br />
questo ingegno che lo avea [39] adottato per figlio. Si pentì poi del suo benefizio quando il giovane<br />
prese in moglie una figliuola di Jacopo Bellini, suo competitore; talché cominciò a biasimarlo, e con<br />
ciò medesimo a istruirlo meglio. Andrea, educato in un'accademia che facea studio ne' marmi,<br />
stimava singolarmente certi bassirilievi greci di antico stile, qual è in un'ara capitolina quel de'<br />
primari Dei. Adunque tutto era in ricercare la castigatezza de' contorni, la beltà delle idee e de'<br />
corpi; né solo adottava quella strettezza di vesti, quelle pieghe parallele e quella diligenza di parti<br />
che degenera facilmente in secchezza, ma trascurava quella parte che anima le morte immagini, a<br />
cui diciamo espressione. Peccò in questa singolarmente dipingendo agli Eremitani il Martirio di S.<br />
Jacopo; e lo Squarcione non lasciò di motteggiarnelo acremente. Tali mormorazioni lo misero per<br />
altra via: onde facendo dirimpetto al S. Jacopo una <strong>storia</strong> di S. Cristoforo, avvivò assai meglio le<br />
sue figure; e lavorando circa quel tempo per Santa Giustina il S. Marco in atto di scrivere<br />
l'Evangelio, gli espresse in volto l'attenzione di un filosofo e l'entusiasmo di un ispirato. Che se lo<br />
Squarcione lo aiutò co' biasimi a divenir grande, i Bellini vi cooperarono forse colla parentela e<br />
coll'amicizia. Poco egli fu in Venezia, ma in quel tempo non omise certo d'imparare il buono di<br />
quella scuola; e in qualche sua tavola si notan paesi e verzure sul lor carattere, e vi si vede un sapor<br />
di tinte che non invidia i migliori veneti <strong>della</strong> sua età. Non so se egli o altri insegnasse a' Bellini la<br />
prospettiva tanto commendata dal Bar[40]baro; so che il Lomazzo nel suo Tempio <strong>della</strong> pittura, a<br />
pag. 53, ha lasciato scritto che il Mantegna è stato il primo che in tal arte ci abbia aperti gli occhi;<br />
e so che i più grandi uomini di quei tempi erano ugualmente pronti a farsi o scolari in ciò che loro<br />
mancava, o maestri in ciò che mancava ad altrui.<br />
Saputo lo stile del Mantegna non è difficile immaginare quello de' suoi condiscepoli, educati colle<br />
stesse massime e istruiti da' suoi esempi. La cappella poc'anzi detta ne fa conoscer tre, il primo de'<br />
quali, Niccolò Pizzolo, è indicato dal Vasari. Di sua mano è l'Assunzione di Nostra Signora nella<br />
tavola dell'altare, ed altre figure nella parete. Se ne vede anco un fresco in una facciata col motto<br />
Opus Nicoletti; e in ambi i luoghi comparisce non solamente simile, ma vicino al far del Mantegna.<br />
Altri due vi dipinsero certe istorie di San Cristoforo; sotto l'una leggesi: Opus Boni; sotto l'altra:<br />
Opus Ansuine, pittor forlivese. L'uno e l'altro sarebbe ammirato altrove, ma qui paion discepoli a<br />
lato al maestro. Più al Mantegna avvicinasi, e in moltissime figure si terrebbe per Mantegna stesso,<br />
Bernardo Parentino, che in un chiostro di Santa Giustina dipinse dieci fatti <strong>della</strong> vita di S.<br />
Benedetto, cingendogli di bellissimi fregi e di picciole istorie a chiaroscuro, e soprapponendo a<br />
ciascuno il ritratto di un Pontefice Benedettino. Non vidi pittura di chiostro religioso così bene<br />
ideata in ogni sua parte; e si sa che fu diretta da un insigne letterato di quel dotto Ordine, e fu l'abate<br />
Gaspero da Pavia. Vi si legge il nome del Paren[41]tino e gli anni 1489 e 1494. L'opera fu<br />
8 Negli Statuti de' Pittori è scritto Mireti, e vi si trovan memorie di lui nel 1423 e nel 1441; anni che non si accordano<br />
con la dipendenza dai tre Bellini. Deggio questa notizia alla erudizione e alla gentilezza del sig. conte cav. Giovanni de<br />
Lazara, e inoltre moltissime altre che ho sparse per l’opera e nell’indice cronologico.