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storia pittorica della italia dell'abate luigi lanzi antiquario della r ...

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collo stesso grado di chiaro e di oscuro. Conobbe Tiziano (se già non gliene avea mostrato<br />

Giorgione) che il rosso avvicina le cose, il giallo ritiene i raggi <strong>della</strong> [82] luce, l'azzurro è ombra, ed<br />

è a proposito pe' grandi oscuri; né men di ciò conobbe gli effetti de' colori succosi: così poté dare la<br />

stessa grazia, chiarezza di tuono e dignità di colore alle ombre e alle mezze tinte come alla luce; e<br />

distinguere con gran varietà di mezze tinte le varie carnagioni e le varie superficie de' corpi. Né altri<br />

meglio di lui conobbe l'equilibrio de' tre colori principali detti di sopra, dal quale dipende l'armonia<br />

de' quadri; equilibrio difficile in pratica, alla cui perfezione non giunse Rubens per quanto ben<br />

colorisse.<br />

Le invenzioni di Tiziano e le composizioni son del solito suo carattere: nulla operò mai senza<br />

consultar la natura. Nel numero delle figure è piuttosto sobrio, e nell'aggrupparle è pieno di un'arte<br />

disinvolta, ch'egli solea spiegare colla similitudine del grappol d'uva, ove i molti grani compongono<br />

un tutto tondeggiante per figura, leggiero pe' trafori, distinto di scuri, di mezze tinte e di chiari,<br />

secondoché la luce più o meno vi percuote sopra. Niun contrapposto si trova in quelle composizioni<br />

che abbia dello studiato, niuna mossa gagliarda che non sia necessaria alla <strong>storia</strong>; il comune degli<br />

attori serba una dignità e una compostezza che sembrano rispettare ciascuna il ceto di cui son parte.<br />

Chi ama il gusto de' bassirilievi greci, ove tutto è natura e decoro, preferirà sempre il comporre<br />

grave di Tiziano allo spiritoso di Paolo e del Tintoretto, di cui dovremo scrivere in altro luogo. Né<br />

già ignorò egli que' contrapposti di azioni e di membri, che poi tanto piacquero alla sua nazione; ma<br />

gli riserbò a' [83] baccanali, alle battaglie, a' temi in somma che gli richieggono.<br />

Si tiene per certo che in ritrarre i volti niuno lo pareggiasse; e a quest'abilità dovette in gran parte la<br />

sua fortuna, avendogli essa aperto l'adito a varie splendidissime corti; siccome a quella di Roma a<br />

tempo di Paolo III e a quelle di Vienna e di Madrid a tempo di Carlo V e de' figli. Il Vasari confessa<br />

che fu in questa parte eccellentissimo, e che ritrasse innumerabili persone del suo tempo, e le più<br />

celebri o per dignità o per lettere; e potea tacere per decoro di Cosimo I granduca di Toscana, che<br />

mostrò poca voglia di esser da lui ritratto. Ma non valse meno a ritrarre gli affetti dell'animo.<br />

L'Uccisione di S. Pier Martire in Venezia, e quella di una devota di S. Antonio alla scuola del Santo<br />

in Padova sono scene delle quali non so se in tutta la pittura si troverà altra o più orrida per la<br />

fierezza di chi percuote, o più compassionevole per l'atteggiamento di chi soccombe. Così il gran<br />

quadro <strong>della</strong> Coronazione di spine alle Grazie di Milano è animato da espressioni che incantano.<br />

Del costume ancora e dell'erudizione antica non pochi esempi ha lasciati degni d'imitazione;<br />

siccome nella Coronazione antidetta, volendone segnar la precisa epoca, inserì nel Pretorio un busto<br />

di Tiberio; cosa che Raffaello o Poussin non avria potuto idear meglio. Nelle architetture si valse<br />

talora dell'altrui opera, segnatamente de' Rosa bresciani; ma le sue prospettive altresì, come quella<br />

<strong>della</strong> Presentazione, sono bellissime. Niuno l'uguagliò in far paesi; e si guardò dall'usargli per mero<br />

ornato [84] come certuni che, conoscendosi forti in quest'arte, per poco non fan sorgere cipressi<br />

anco di mezzo al mare. Tiziano fa che il paese serva alla <strong>storia</strong>, come l'orrida selva che accresce il<br />

tetro <strong>della</strong> morte nel S. Pier Martire; o a far grandeggiar le figure, come in quelle tele ove lo finge in<br />

lontananza. I vari effetti <strong>della</strong> luce quanto al vivo gli rappresentasse poté vedersi nel Martirio di S.<br />

Lorenzo a' Gesuiti di Venezia, ove sì diversamente espresse lo splendor del fuoco, e quello delle<br />

fiaccole, e quello di una luce superna che scende sopra il Santo Martire; quadro mal condotto dal<br />

tempo, di cui è una quasi replica nell'Escuriale. Fu anco felicissimo in esprimere quella parte di<br />

giorno in cui avvenne il fatto; e spesso trascelse il cader del giorno, cavandone accidenti bellissimi<br />

per la pittura.<br />

Da tutto questo può raccorsi ch'egli non fu di que' veneti che scompagnarono la prestezza dalla<br />

riflessione e dalla diligenza; ancorché <strong>della</strong> sua prestezza ancora si deggia scrivere e parlar con<br />

riserva. Ebbe certamente franchezza di pennello; e senza scapito del disegno la usò nelle pitture a<br />

fresco che restano in Padova e che in qualche modo compensano la perdita fattane dalla capitale:<br />

qui nulla vi è in questo genere di conservato fuorché un S. Cristoforo in Palazzo Ducale, figura<br />

stupenda pel carattere e per l'espressione. Non è da cercarsi la stessa franchezza ne' quadri a olio.<br />

Egli non ne facea pompa, e molta fatica durava per giungere alla perfetta intelligenza: anzi sbozzate<br />

prima le opere con certa libertà e coraggio, lasciavale così da banda per qualche [85] tempo, e

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