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Come eravamo - Campo de'fiori

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2<br />

SOMMARIO<br />

Editoriale:<br />

“Non ci indurre in tentazione”..................3<br />

Intervista:<br />

Paolo Villaggio - “Serata d’addio”..........4-5<br />

Collezionismo:<br />

Questa volta parliamo di maschere ......6-7<br />

Suonare Suonare:<br />

L’”orrore” a Roma ...............................8-9<br />

<strong>Come</strong> <strong>eravamo</strong>:<br />

Regazzino Pallonaro .............................10<br />

Roma che se n’è andata:<br />

Osti e Osterie ......................................12<br />

Cinema News:<br />

Wanted ...............................................13<br />

Eventi:<br />

Afmal e Aeronautica militare ................16<br />

Numero Unico:<br />

Dieci giorni di campeggio .....................17<br />

Una “Fabrica” di ricrdi:<br />

Lucia Francola, mani di fata .................18<br />

Arte:<br />

Eraldo Bigarelli ...................................20<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Antonio Panunzi .................................28<br />

Tradizioni:<br />

Il miracolo della Madonna di Uliano .....21<br />

Le guide di <strong>Campo</strong> de’ fiori:<br />

Selci .............................................22-23<br />

Ceral:<br />

Un’avventura chiamata adolescenza ....24<br />

Il diario dei Girasoli ........................25<br />

Storia di un sogno chiamato Tele<br />

Radio Punto Zero .......................26-27<br />

Il Fumetto:<br />

Claymore ...........................................29<br />

Vecchia storia di un carabiniere ....30<br />

Acqua di Nepi ..................................31<br />

L’angolo dell’avvocato:<br />

Strisce blu .........................................32<br />

Edoardo Vianello ............................33<br />

Le storie di Max:<br />

Rita Pavone .......................................34<br />

Civita Castellana - Ulderico<br />

Midossi.............................................35<br />

Occhio sulla città ............................36<br />

Oroscopo .........................................37<br />

Il mondo del Jazz:<br />

IL jazz di Chicago ...............................38<br />

Album dei ricordi.............40-41-44-45-<br />

...........................................48-49-58-59<br />

Messaggi ....................................42-43<br />

Giochi Antichi - Sosia .....................46<br />

Rubrica dei perchè:<br />

Perchè l’acqua spegne il fuoco ............47<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori dà i numeri ...........50<br />

Giochi ..............................................51<br />

Quella forza silenziosa chiamata ...52<br />

Ecologia e ambiente:<br />

L’acqua e le faraoniche opere ..............53<br />

L’angolo Cin Cin:<br />

Collezionare il vino .............................54<br />

Noel.............................................55-56<br />

Annunci Gratuiti ........................60-61<br />

Selezione Offerte Immobiliari .......62<br />

foto di copertina Sefano Santi<br />

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di Sandro Anselmi<br />

Se analizziamo questa frase del Padre nostro, possiamo cadere nell’errore<br />

di credere che preghiamo il Signore perché non ci induca in tentazione.<br />

Ho sempre avuto, comunque, la più profonda convinzione che il vero<br />

significato di queste parole fosse “non farci cadere in tentazione” e che,<br />

magari, quel passo fosse stato frutto di una errata traduzione.<br />

Tutto ciò genera comunque perplessità!<br />

Non vorrei aver commesso peccato nell’aver usato questo titolo e questo<br />

prologo, ma voglio dire che oggi, più che mai, andrebbe seguito l’insegnamento<br />

del Signore, e cioè quello di non cadere in tentazione. Di fatto<br />

tutti veniamo tentati ogni giorno da mille cose, ma la saldezza morale ci<br />

può sempre salvare da pericolosi fuorviamenti. I soggetti più deboli,<br />

però, sono i giovani: la loro inesperienza è la loro vulnerabilità! Essi debbono<br />

costruire e affinare le loro autodifese! Troppe morti, troppe stragi!<br />

Quale tributo deve pagare ancora questa generazione per gli errori dei<br />

padri? Hanno ereditato un mondo corrotto, ed aiutarli ad edificare ora il<br />

proprio carattere, vale più che dargli una lodevole laurea. Bisogna insegnare<br />

loro ad apprezzare le piccole cose e a non avere fretta, ad usare<br />

pazienza e a costruire, pian piano, il loro futuro.<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 3<br />

“Non ci indurre<br />

in tentazione”


4<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori


di Sandro Alessi<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Non è facile incontrare Paolo Villaggio,<br />

maestro di vita e di spettacolo, uno sempre<br />

restio alla vita mondana ed alla comunicazione.<br />

E per questo, come ci accorgiamo<br />

che il suo spettacolo “Serata<br />

d’Addio” fa tappa a Roma ci adoperiamo<br />

per avere un appuntamento con lui.<br />

Nel foyer del Teatro della <strong>Come</strong>ta ci<br />

accoglie disponibile come non mai.<br />

Maestro, attendavamo da molto<br />

tempo il suo ritorno a teatro!<br />

“Oggi il teatro è il mio mestiere, lo faccio<br />

per disperazione ed è la fine di tutti quelli<br />

che hanno avuto molto successo al cinema!<br />

Gassman mi minacciava da 50 anni:<br />

Paolo, devi fare il teatro! Ed io non l’ho<br />

mai fatto. Ora sono qui e questo è per me<br />

un inizio più che un ritorno!”.<br />

E’ già pronto per l’ennesima replica di questo<br />

spettacolo fatto di tre monologhi attinti<br />

dalla produzione di Cechov e<br />

Pirandello con quei suoi pantaloni patchword<br />

per metà arlecchino ed il sorriso di<br />

chi è forte della propria personalità. Tutto<br />

il contrario del suo mitico personaggio<br />

Fantozzi, ragioniere mediocre in un<br />

mondo di furbi.<br />

“Quando un attore comincia a zoppicare<br />

per via dell’età, che fa? Bara! Comincia a<br />

raccontare che questa è l’ultima serata<br />

della sua vita sperando di attirare il pubblico<br />

con nomi di autori quali Cechov e<br />

Pirandello ed il pubblico riempie il teatro<br />

con la speranza di veder morire il protagonista<br />

oppure viene consapevole del fatto<br />

che si ritira…Questo è il motivo del titolo!”<br />

Si narra che a scoprirlo come comico fu<br />

addirittura Maurizio Costanzo che nel<br />

1967 gli consiglia di esibirsi in un cabaret<br />

di Roma e di partecipare al programma<br />

televisivo Quelli della Domenica con i<br />

suoi personaggi aggressivi, vili e sottomessi<br />

quali il Professor Kranz,<br />

Giandomenico Fracchia e Fantocci<br />

che in seguito diventerà Fantozzi e di cui<br />

comincerà a narrarne le disavventure sulle<br />

pagine de L’Espresso e de L’Europeo.<br />

Nel 1971 la casa editrice Rizzoli pubblicherà<br />

il libro “Fantozzi” raccogliendo i racconti<br />

e le gesta del ragionier Ugo, uomo dal<br />

carattere debole, perseguitato dalla sfortuna<br />

e dal megadirettore. Il successo di<br />

questi scritti (ne usciranno tre) lo lancerà<br />

nel mondo del cinema.<br />

Per la verità, Villaggio aveva già lavorato in<br />

alcuni film tra cui Brancaleone alle<br />

Crociate, di Mario Monicelli, del 1970, ma<br />

si deve attendere il 1975 per la consacrazione<br />

con il celebre film diventato cult<br />

“Fantozzi” di Luciano Salce a cui ne<br />

seguiranno ben nove sul mitico ragioniere.<br />

Ma l’attore genovese non è solo Fantozzi,<br />

di lui ricordiamo interpretazioni mitiche<br />

accanto a maestri del cinema in La Voce<br />

della Luna di Fellini (1990), Io speriamo<br />

che me la cavo di Lina Wertmuller<br />

(1992), Il Segreto del Bosco Vecchio di<br />

Ermanno Olmi (1993), Cari fottutissimi<br />

amici di Mario Monicelli (1994). Ed altri<br />

meno impegnativi: Il Belpaese (1977),<br />

Dove vai in vacanza (1978), Fracchia<br />

la belva umana (1981), Pappa e Ciccia<br />

(1982), I Pompieri (1985), Rimini<br />

Rimini (1987), Le Comiche (1990),<br />

Camerieri (1995), Banzai (1997),<br />

Azzurro (2000), Hermano (2007),<br />

Torno a vivere da solo (2008). E questi<br />

sono solo alcuni titoli degli oltre 70 film<br />

interpretati in carriera. Dal punto di vista<br />

teatrale dobbiamo ricordare l’incontro con<br />

Giorgio Strehler che nel 1996 lo ha voluto<br />

Arpagone nell’Avaro di Moliere ed il grande<br />

successo del “Delirio di un povero vecchio”<br />

nella stagione 2000/2001. Dalla<br />

scorsa stagione porta in scena “Serata<br />

D’Addio”, monologo diviso in tre atti: Il<br />

fumo uccide, ispirato a “Il tabacco fa<br />

male” di Anton Cechov; Una vita all’asta,<br />

da Il canto del cigno di Anton Cechov e<br />

L’ultima fidanzata, da L’uomo dal fiore in<br />

bocca di Luigi Pirandello. Prima di lasciarci<br />

vogliamo chiedere perché nei suoi spettacoli<br />

e nei suoi pensieri esiste questo tema<br />

della fine?<br />

“Sicuramente per tutti, ad una certa età,<br />

arriva la paura della morte. L’uomo religioso<br />

si è inventato l’aldilà…. La preoccupazione,<br />

alla fine della vita, è capire se esiste<br />

o no una prosecuzione, ed io sono molto<br />

scettico, anzi non credo assolutamente<br />

che ci sia qualcosa dopo la vita. Pensate<br />

all’universo. E’ composto da miliardi di<br />

galassie e come possiamo credere che di<br />

fronte a tutto ciò esista un qualcosa chiamato<br />

aldilà ?”<br />

Lasciamo Paolo Villaggio con questo ennesimo<br />

dubbio e gli auguriamo una splendida<br />

estate di successi.<br />

5


6<br />

La maschera,<br />

dall’arabo MAS-<br />

KHARA: caricatura,<br />

beffa, ha<br />

origini lontanissime:<br />

si tratta,<br />

come è noto, di<br />

un viso finto, di<br />

cartone, di stoffa,<br />

di seta, di<br />

cuoio, di lattice,<br />

di cartapesta o<br />

di Alfonso Tozzi<br />

d’altro materiale,<br />

con cui ci si<br />

copre il volto<br />

per nascondere la propria identità o per<br />

simularne un’altra. Il suo uso risalirebbe<br />

alla consuetudine con cui gli abitanti del<br />

Paleolitico amavano dipingere i loro volti<br />

per riti tribali o di caccia. Con il passare del<br />

tempo ci si accorse che i colori sbiadivano<br />

e l’effetto scemava e fu allora che si ebbe<br />

l’intuizione che era possibile applicare sul<br />

volto un qualcosa di più duraturo e più<br />

valido: nacque la maschera, subito adottata<br />

dagli stregoni i quali se ne servivano per<br />

meglio invocare gli spiriti del bene e del<br />

male; ancora oggi, esistono in Africa come<br />

in Papua Nuova Guinea, tribù che utilizzano<br />

maschere propiziatorie enormi, destinate<br />

a non essere mai indossate, ma che<br />

vengono semplicemente tenute appese<br />

nelle capanne per tenere lontani gli spiriti<br />

maligni. I Dogon del Mali ritengono addirittura<br />

che, ogni volta che un uomo muore,<br />

il suo spirito vada a vivere in una maschera<br />

della sua famiglia o del suo villaggio.<br />

Il camuffamento ha quindi indubbie origini<br />

religiose e rituali: veniva usato generalmente<br />

dai sacerdoti del culto, stregoni,<br />

maghi, esorcisti, per rappresentare in<br />

modo antropomorfico l’essenza divina o<br />

demoniaca od anche per spersonalizzare<br />

l’officiante e distinguerlo dalla folla di coloro<br />

che assistevano al rito: l’uomo mascherato<br />

diventa l’essere che egli vuole rappresentare<br />

ossia divinità, spirito, antenato o<br />

demone e tale egli appare agli spettatori.<br />

La consuetudine di utilizzare travestimenti<br />

durante le cerimonie religiose esisteva<br />

anche presso i greci dove queste rappresentazioni<br />

si trasformarono gradatamente<br />

in spettacoli teatrali: infatti, grazie alle<br />

maschere, un attore poteva interpretare<br />

diverse parti e i maschi potevano sostenere<br />

ruoli femminili, dato che alle donne non<br />

era permesso recitare nei teatri: i lineamenti<br />

della maschera erano adattati al<br />

personaggio che l’attore doveva rappresentare<br />

aiutando in questo modo lo spet-<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Questa volta parli<br />

Fra coriandoli e stelle filanti, fiorisce un collezion<br />

tatore a distinguere gli interpreti e a capire<br />

meglio la trama. L’uso della maschera<br />

ebbe in Grecia la sua massima espressione<br />

nelle rappresentazioni teatrali: le tragedie<br />

di Eschilo ed Euripide diedero libero<br />

accesso ad ogni tipo di maschera, atta a<br />

rappresentare i vari personaggi, così come<br />

quando passò, senza sensibili variazioni,<br />

dalla Grecia a Roma. Nell’età classica la<br />

maschera viene adoperata quasi esclusivamente<br />

nel teatro e nelle cerimonie, ma nel<br />

medioevo si accentua il suo impiego tra la<br />

gente: le mascherate medievali sono testimoniate<br />

dai numerosi interventi dell’autorità<br />

che si sforza di limitarne l’abuso,<br />

essendo esse passibili di intrighi, scandali,<br />

violenze. Nel XIII secolo Venezia diventa il<br />

maggior centro di diffusione delle maschere<br />

tanto che queste vengono adottate<br />

anche come abbigliamento di certi magistrati<br />

nell’esercizio di pubbliche funzioni<br />

(esecutori di giustizia, consiglio dei dieci,<br />

inquisizioni) o utilizzate per festeggiare<br />

ogni occasione come l’elezione del doge,<br />

l’arrivo di un ambasciatore o una vittoria in<br />

battaglia. Nel Medioevo si diffuse in tutta<br />

l’Europa l’uso di fare grandi e festosi cortei<br />

mascherati che percorrevano le vie della<br />

città, cortei che raggiungevano il massimo<br />

del loro folklore durante il carnevale in cui<br />

era permesso, fra l’altro, di abbattere le<br />

barriere sociali della ricchezza e del rango,<br />

così che il ricco poteva mascherarsi da<br />

povero e questi poteva permettersi certi<br />

comportamenti a lui non concessi nella<br />

vita quotidiana, come accedere a luoghi di<br />

solito a loro proibiti. Verso la fine del XVI<br />

secolo in Italia si diffuse e si perfezionò la<br />

commedia dell’arte che utilizzava maschere<br />

italiane, cioè personaggi che ricomparivano<br />

in ogni commedia con lo stesso<br />

nome, lo stesso costume, lo stesso trucco,<br />

lo stesso linguaggio e soprattutto lo stesso<br />

carattere. Questi personaggi popolarono il<br />

teatro italiano e divennero icone immortali,<br />

regionali e nazionali come il lombardo<br />

ARLECCHINO, stravagante, eternamente<br />

pigro, scapestrato che impersonifica il<br />

servo vivace e scanzonato in continuo contrasto<br />

con il padrone o il vecchio veneziano<br />

PANTALONE, nervoso, rompiscatole,<br />

brontolone e testardo cui fa riscontro la<br />

corregionale COLOMBINA, allegra, maliziosa,<br />

civetta e pettegola e anche il dottor<br />

BALANZONE, emiliano, pedante, dotto o il<br />

napoletano per eccellenza PULCINELLA,<br />

indolente, malinconico, buono, egoista,<br />

grande mangiatore ed ubriacone o il linguacciuto<br />

romano RUGANTINO, protestatore<br />

di professione, protagonista indimen-<br />

ticato ed indimenticabile anche di commedie<br />

musicali. Il declino del teatro delle<br />

maschere iniziò nel XVIII secolo, quando,<br />

autori come Carlo Goldoni, abolirono le<br />

loro avventure grottesche e ne ridimensionarono<br />

il ruolo, riducendole a figure di<br />

contorno. Scomparse, col tempo, dalle<br />

scene dei teatri, le maschere sono sopravvissute<br />

soltanto nelle feste e nelle mascherate<br />

di carnevale ed ogni anno fanno la<br />

loro comparsa nuovi tipi nati dalla satira<br />

del momento: tutte insieme concorrono a<br />

garantire allegria! In merito alle mascherate<br />

di carnevale è appena il caso di ricordare<br />

quelle famose di Viareggio, di Ivrea, di<br />

Venezia e, perché no, anche le manifestazioni<br />

della Tuscia, come quelle di Civita<br />

Castellana diventata fra le più celebri e folcloristiche<br />

della regione con la sagra del<br />

frittellone, rassegna del piatto tipico a<br />

base di acqua e farina. Il collezionismo italiano<br />

si occupa essenzialmente delle<br />

maschere di cartone, quelle che, fino alla<br />

metà del secolo scorso, rappresentavano<br />

Zorro, la Fatina, il Pirata, la Ballerina, la<br />

Principessa, l’Indiano, il Pellerossa, lo<br />

Scimmione, il Clown ed altre che, ancora<br />

oggi, rivivono nei ricordi di coloro che<br />

hanno superato gli “anta” e che sono legati<br />

ai loro giochi infantili.<br />

Con il termine HUPOKRITES, i greci indicavano<br />

il mestiere di attore, di cui la maschera<br />

è parte integrante ed il collezionismo<br />

minore definisce ipocritofili coloro che si<br />

dedicano alla raccolta di maschere, particolarmente<br />

di quelle di cartoncino colorato<br />

che, con gli elastici laterali, si applicavano<br />

sul volto nel periodo del carnevale: fruitori<br />

massimamente i bambini, almeno fino<br />

agli anni Cinquanta.<br />

Molti sono gli appassionati di questo genere,<br />

ma la più grande collezionista italiana,<br />

con un numero impressionante di esemplari,<br />

è, senza dubbio, la giornalista romana<br />

Roberta Maresci, già nota al pubblico<br />

dei collezionisti, e non solo a questo, per<br />

aver pubblicato diversi volumi sull’argomento<br />

fra i quali “Il grande libro del collezionismo”<br />

(Newton), ed aver condotto su<br />

RAI DUE, per un lungo periodo di tempo,<br />

la fortunata trasmissione “La stanza delle<br />

meraviglie”, diventata poi anche un best<br />

seller di successo (RAI-ERI) di pubblico e<br />

di critica. Accanto alla numerosa schiera di<br />

ipocritofili di maschere è doveroso citare<br />

anche coloro che, avendo possibilità di<br />

spazio oltre che risorse economiche, collezionano<br />

maschere intere, nonché burattini<br />

e marionette, ma questo è un altro discorso.


<strong>Campo</strong> de’ fiori 7<br />

amo di maschere<br />

ismo esclusivo, seducente, policromo e divertente.<br />

La giornalista Roberta<br />

Maresci, collezionista di<br />

maschere<br />

Visita il nostro sito<br />

www.campodefiori.biz<br />

Scoprirai tante cose interessanti


8<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

L’ “ORRORE “ a Roma<br />

24-25 maggio 1968 :<br />

Jimi Hendrix “le suona a Roma “….le sue canzoni !<br />

(prima parte)<br />

Prologo<br />

<br />

(commento tratto da un cinegiornale del<br />

1968 in occasione dello sbarco all’aeroporto<br />

di Fiumicino di Jimi Hendrix ,venerdì,<br />

24 maggio 1968 ,che potrete trovare<br />

,insieme ad altri interessanti frammenti<br />

video di Hendrix , al seguente indirizzo :<br />

“www.youtube.com/comment_servlet?all_<br />

comments&v=9MHQyCfNr10&fromurl=/w<br />

atch%3Fv%3D9MHQyCfNr10”<br />

1 9 6 8 !<br />

Avessimo guardato il “mondo da un<br />

oblò” quell’anno lì……non ci saremmo<br />

di certo annoiati !<br />

I “moti terrestri” , intesi non come movimenti<br />

astronomici quanto riferimenti alle<br />

turbolente dinamiche politiche e sociali a<br />

livello planetario , tracciavano le traiettorie<br />

del dissenso e della protesta dei giovani<br />

dell’epoca ,in particolare e prevalentemente<br />

dei “corpi” studenteschi , “in<br />

rivoluzione” ,a varie latitudini .<br />

24 maggio 1 9 6 8 !<br />

Jimi Hendrix mette piede nella “Città<br />

Eterna” !<br />

Si avvia , con la discesa dalla scaletta di<br />

un aereo Alitalia , il breve soggiorno<br />

Romano di Jimi Hendrix , mitico chitarrista<br />

e compositore , Americano da Seattle,<br />

quasi 26enne * (era nato il 27/11/1942).<br />

Proveniva da Milano dove aveva suonato<br />

il giorno prima al Piper club ( nda:<br />

locale omonimo ma molto meno mitico di<br />

quello Romano); si esibì al Teatro<br />

Brancaccio di Roma il 24 e il 25 e concluse<br />

, a Bologna , quello che costituì il<br />

suo primo ed unico<br />

tour (“de force”)<br />

Italiano : 6<br />

MEMORABILI<br />

concerti su 8 programmati<br />

, con<br />

annullamento<br />

della prima esibizionepomeridiana<br />

di Milano del<br />

23 maggio , a<br />

causa di alcuni<br />

ritardi delle procedure<br />

di sdoganamento<br />

della strumentazione<br />

e<br />

disdetta dell’ultima<br />

, serale, al<br />

palasport di<br />

Bologna ,del 26 maggio , cancellata per la<br />

scarsa prevendita . Pochi frammenti di pellicola,<br />

diverse immagini fotografiche , alcune<br />

registrazioni audio amatoriali gelosamente<br />

detenute da una strettissima cerchia<br />

di collezionisti, molteplici testimonianze<br />

scritte e verbali, hanno consegnato<br />

ai posteri “i passi di Hendrix“ sul suolo<br />

Italico : tanto rapidi quanto profondi e<br />

persistenti nella memoria del manipolo di<br />

quei ragazzi che nel maggio ’68 , disimpegnatisi<br />

per qualche ora da “affanni<br />

sociali” del periodo , assistetterò alle<br />

furiose esibizioni dell’ “ORRORE” ….di<br />

Jimi Hendrix ! Una parte della stampa<br />

Inglese (…ma da noi qualcuno non fu da<br />

meno quanto a disprezzo ) aveva affibbiato<br />

ad Hendrix l’appellativo dispregiativo<br />

di “The Orror” per via delle sue movenze<br />

sul palco e per il suo aspetto :capelli<br />

“cespugliosi” , vestiti “ultracolor” e<br />

sfrangiati , atteggiamenti scenici e volumi<br />

delle sue emissioni musicali…. decisamente<br />

NUOVI rispetto a quanto fino a<br />

quel momento erano stati abituati i ragazzi<br />

al di là della “Manica” ,dove le faville<br />

del talento di Hendrix si erano innescate<br />

dilagando in successivi “roghi“di consenso<br />

nel resto del Mondo . Quando arriva in<br />

Italia , Hendrix o meglio la “The Jimi<br />

Hendrix Experience” , trio di eterogenea<br />

estrazione musicale e diversa cifra<br />

tecnica, costituito da Hendrix<br />

(chitarra,ovviamente) ,Noel Redding (al<br />

basso) , Mitch Mitchell (alla batteria) ,<br />

cavalcava l’onda del successo riconosciuto<br />

, da critica e pubblico, ai primi due lp ,<br />

”Are you experienced ? ” e “Axis :<br />

bold as love” ,usciti nel ’67 , a pochi<br />

mesi l’un dall’altro e ad alcuni singoli “apripista”,<br />

su tutti “HEY JOE “ ; in verità,questo<br />

brano non era stato scritto da Hendrix<br />

ma la sua versione oscurò l’originale ; si<br />

dice che , nel ’66, quando Jimi “sfuriava”<br />

nei “bassi club” di New York, proprio<br />

la sua esecuzione di “HEY JOE” fu fatale<br />

per Chas Chandler , bassista degli<br />

Animals e aspirante manager ,che ne<br />

rimase a tal punto colpito da proporre al<br />

ventenne Jimi , qualche settimana dopo<br />

,di lasciar tutto e trasferirsi a Londra con<br />

lui , divenendone,così, il “deus ex machina”<br />

per alcuni anni ……era il 23 settembre<br />

del 1966 ….iniziò così ,in terra d’Albione,la<br />

davvero intesissima ma breve stagione<br />

artistica ….in vita , di “Johnny Allen”<br />

Hendrix, ri-denominato “James Marshall”<br />

Hendrix …..per la storia della musica :<br />

“JIMI” HENDRIX ! 2 ,le giornate di esibizione<br />

Romane , 4,i concerti previsti<br />

,2000 , i posti del Teatro Brancaccio ,<br />

2.500…..le Lire necessarie per il biglietto<br />

d’ingresso (oggi , circa 40 € ) , diverse<br />

centinaia ,i watt erogati dalle valvole<br />

delle diverse testate “in cascata” Marshall<br />

, molteplici, gli effetti personalizzati presenti<br />

sul palco per i diversi “make up<br />

sonori” delle chitarre di Jimi , 3 i musicisti<br />

sulle assi del Brancaccio …… 1 il “guitar<br />

hero” per antonomasia della storia<br />

della musica pop-rock : JIMI HENDRIX !<br />

Il 1968 è ritenuto l’anno del consolidamento<br />

artistico di Jimi Hendrix che ,in<br />

apparenza instancabile , si divideva ,in


quei pochi anni di attività , tra i palchi di<br />

mezzo pianeta (arrivando a realizzare fino<br />

200 concerti all’anno) e sedute in studi di<br />

registrazione , riuscendo ad incidere ore<br />

ed ore di nastri con materiale, per qualità,<br />

composito , che costituirà , dopo la sua<br />

morte, avvenuta il 18 settembre del 1970<br />

,in circostanze “chiarite a metà” ,in una<br />

stanza del Samarkand Hotel di Notting<br />

Hill a Londra , un “giacimento sonoro” da<br />

sfruttare per innumerevoli pubblicazioni .<br />

Molti “sciacalli” si sono radunati nel corso<br />

degli anni intorno alla “polpa musicale<br />

Hendrixiana” e non lasceranno<br />

“R.I.P.osare “ per un paio di decenni il<br />

nostro Jimi , fino a quando , nei ’90 ,la<br />

famiglia Hendrix , il padre Al e la sorellastra<br />

Janie in testa , fonda la società<br />

“Experience Hendrix” , che ,contando<br />

anche sulle collaborazioni del fedelissimo<br />

tecnico del suono di Jimi , Eddie Kramer, e<br />

di un giornalista e storico della musica<br />

pop/rock , John McDermott , inizia un’opera<br />

puntuale di difesa , catalogazione ,<br />

restauro,acquisizione di documenti, intentando<br />

non poche controversie legali per<br />

la tutela del patrimonio artistico ed economico<br />

del proprio congiunto. Le diverse<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 9<br />

centinaia di ragazzi che accorsero al teatro<br />

Brancaccio per assistere alle 4 esibizioni<br />

della “The Jimi Hendrix Experience” , distribuite<br />

tra pomeriggio e sera di venerdi<br />

24 e sabato 25 maggio ,ebbero modo di<br />

conoscere molto di ciò che il “vento anticipatore<br />

“dei resoconti della stampa aveva<br />

“ soffiato” quanto a tenuta musicale e<br />

scenica di Hendrix ,come ad esempio il<br />

suo repertorio di “trucchi” con la sue<br />

diverse chitarre , ora suonate con i denti<br />

o al di sopra della testa , battute sul palcoscenico<br />

a “concludernel’esistenza”<br />

, sfregate contro<br />

l’asta del microfono<br />

ad ottenerne<br />

stridori lancinanti<br />

,con emissioni<br />

ritoccate dalle circuitazioni<br />

dei tanti<br />

effetti “sottomessi”<br />

ai suoi<br />

piedi ; e , non<br />

ultime , le espressioni<br />

facciali di Jimi<br />

,solidali,per intensità<br />

, con le pressioni<br />

canalizzate<br />

giù per le sue dita<br />

sulla tastiera ad<br />

architettare<br />

armonie-melodie …rumore per la realizzazione<br />

di quell’ alchimia musicale di blues<br />

, rhythm’n’blues ,psichedelia messa a<br />

punto in anni e anni di dura gavetta nei<br />

club del “chitlin circuit”: locali sparsi negli<br />

States ,frequentati in prevalenza da gente<br />

di colore,con ribalta offerta alla musica e a<br />

piatti di “raffinata gastronomia” a base<br />

di ….. frattaglie di porco ! Due giorni<br />

intensissimi per Hendrix e soci che , tra un<br />

concerto e l’altro ebbero modo di visitare il<br />

Colosseo e far tardi al …proprio concerto<br />

(!) , partecipare ad una jam session “all<br />

night long “ memorabile coinvolgendo<br />

diversi musicisti del “giro Romano e non “<br />

, al Titan ,il club Romano che con il suo<br />

promoter , Massimo Bernardi , aveva<br />

organizzato , fondamentalmente con (e<br />

per) grande passione , il tour Italiano del<br />

“Chitarrista” ; la platea si tentò di “preriscaldata”<br />

con esibizioni di artisti nostrani<br />

che ,per la verità, furono mal sopportate<br />

dal pubblico già ampiamente “fuori giri”<br />

per l’ aspettativa della materializzazione<br />

di Hendrix: Jimi stesso ,nel corso di uno<br />

dei suoi show ,dovette fermarsi e chiedere<br />

al pubblico di…tacere , tanto era sovrastante<br />

sulla musica l’eccitazione della pla-<br />

di Carlo Cattani<br />

tea !<br />

< Che emozione quella volta che ballai<br />

al Brancaccio di Roma prima di un<br />

concerto di Jimi Hendrix e lui mi<br />

passò a due millimetri di distanza: se<br />

uno non è stato fan, figurarsi se può<br />

capire i bisogni dei suoi fans ! ><br />

…..Sono affermazioni di un Renato Zero<br />

, all’epoca quasi diciottenne e ai “primi<br />

metri ” della sua “long way to the top”,<br />

che figurava , come ballerino, nel cast di<br />

quegli artisti ingaggiati dall’organiz-<br />

zazione del Titan a far da “antipasto” alla<br />

platea rumoreggiante . Sotto il palco del<br />

teatro Brancaccio , un luogo dimostratosi<br />

poco adatto alla “fame di energia” di<br />

Hendrix ,tanto da dover spegnere luci e<br />

lucette, finanche quelle dei bagni , per<br />

“far fare merenda e cena“ ai suoi amplificatori<br />

, tra i ragazzi ,arrivati anche da<br />

fuori Roma con viaggi “traversi” pur di non<br />

mancare all’evento,c’era un allora quattordicenne<br />

Roberto Ciotti ,il “NOSTRO”<br />

ChitarrAutore in Blues , che ,come si<br />

apprende dalla sua recente autobiografia<br />

; ”UNPLUGGED-una vita senza fili”<br />

(Castelvecchi editore ) : . Ritroveremo Hendrix e<br />

Roberto Ciotti ,di cui nel frattempo sarà<br />

uscito in edicola il primo DVD+ CD “Live<br />

in Rome “ , sul n° 52 . < Jimi era<br />

capace di frantumare una chitarra<br />

nuovissima senza nessun indugio.Ma<br />

Jimi amava le sue chitarre,e quelle<br />

più vecchie non le rompeva mai >(Eric<br />

Barret ,tecnico di palco di Hendrix) .


10<br />

Voglio chiudere questo<br />

mio excursus sul<br />

calcio, mia grande<br />

passione, con una<br />

analisi sul movimento<br />

giovanile in genere,<br />

e sui valori che lo<br />

sport in particolare,<br />

riesce ancora a tra-<br />

di Alessandro Soli smettere ai nostri<br />

ragazzi. Oggi tutto è<br />

organizzato, preparato minuziosamente<br />

dagli addetti ai lavori. Chi si avvicina allo<br />

sport trova un mondo pronto ad accogliere<br />

tutto e tutti, perché è un mondo che<br />

vede già il suo tornaconto, sia in termini<br />

economici, che nell’immagine mediatica<br />

che potrebbe derivare dal futuro campione.<br />

Quanti sogni, quante speranze, ho<br />

visto sfumare su quei campetti di calcio,<br />

dove ragazzini vocianti rincorrono ammucchiati<br />

un pallone, che in quel momento<br />

rappresenta lo scopo principale della loro<br />

giovane vita. Quante volte ho visto sui loro<br />

occhi la delusione derivante dal non giocare<br />

tra gli undici, lo stare in panchina, e<br />

magari non capire la difficile e ingrata scelta<br />

fatta dall’allenatore, che mai ti dirà, a<br />

quell’età, che sei più scarso di chi sta in<br />

campo. Quante volte ho sentito le critiche<br />

inopportune dei genitori,sempre pronti a<br />

difendere a spada tratta il proprio figlio,<br />

che è sempre e comunque il più bravo di<br />

tutti.<br />

I genitori appunto, quelli che spinti dalla<br />

morbosità di un bene genetico, riescono<br />

quasi sempre a rovinare, prima il ragazzo,<br />

poi l’intero ambiente, rendendo vani tutti<br />

gli sforzi di chi cerca di inculcare in quei<br />

ragazzini, i valori primari dello sport, che<br />

poi rimarranno viatico da seguire per la<br />

loro vita. Valori importantissimi quali: l’educazione,<br />

il rispetto verso gli altri, soprattutto<br />

se avversari, il saper perdere, riconoscendo<br />

il merito di chi è più bravo, e la<br />

consapevolezza che per diventare un campione<br />

occorre serietà, tenacia, dedizione e<br />

… tanta, tanta fortuna. Quando scrissi la<br />

poesia qui riportata e dedicata appunto a<br />

tutti i “ragazzini pallonari”, nell’ambito del<br />

Torneo Giovanile Romani Stradonico, qui a<br />

Civita Castellana, ricordo che un allenatore<br />

di una squadra romana mi disse testualmente:<br />

“Appena torno, sta poesia la attacco<br />

negli spogliatoi, anzi, a sti ‘mpuniti, je<br />

la faccio ‘mparà a memoria.”<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

<strong>Come</strong> <strong>eravamo</strong><br />

Regazzino pallonaro<br />

REGAZZINO PALLONARO<br />

Quanno felice cori dietro a ‘n pallone,<br />

quanno te disperi e piagni doppo un’espurzione,<br />

quanno t’alleni e sudi co’ la speranza de gioca’,<br />

penza a quanti nun lo ponno fa’.<br />

Tu sî fortunato, l’occasione tocca spettalla,<br />

gioca a testa arta, e passa sempre la palla.<br />

Hai da esse’ leale, grintoso, ma coretto,<br />

nun te scorda’ der core che ci hai ‘n petto.<br />

Abbraccia sempre tutti, quanno vinci e quanno perdi;<br />

tiette stretti ‘sti momenti, perché so’ li più verdi.<br />

Solo allora t’ariconosco, regazzino pallonaro;<br />

ma se lassi li libbri da scolaro<br />

e te credi d’esse’ bravo, senti a mme:<br />

nun penza’ de diventa’ come Pelè.<br />

Aprili ‘sti libbri; anzi, nun li chiude’ mai,<br />

tanto a pallone, sai quanto ancor ce giocherai<br />

Alessandro Soli<br />

Civita Castellana anni ‘90 gli esordienti dell’A.S. Roma<br />

al decimo torneo giovanile Romani Stradonico


<strong>Campo</strong> de’ fiori 11


12<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi.<br />

... continua dal n. 51<br />

I romani hanno la<br />

lodevole abitudine<br />

di mangiare spesso,<br />

specialmente la<br />

sera, fuori casa e,<br />

in compagnia di<br />

di Riccardo Consoli<br />

donne e bambini,<br />

affollano le Osterie di Trastevere o di<br />

Testaccio perpetuando così quella vecchia<br />

tradizione già appartenuta alle “ottobrate<br />

romane”; qui si mangia si beve, si cantano<br />

stornelli, si declamano le poesie di<br />

Giuseppe Gioachino Belli, di Trilussa o<br />

quelle di Cesare Pascarella, tutto ciò per<br />

rendere spensierati quei pochi momenti,<br />

quei pochi ritagli di tempo, che la vita<br />

moderna ci concede.<br />

Può anche verificarsi che all’Osteria si<br />

ritrovino amici che si rivedono dopo tanti<br />

anni, altri che tendono a conservare la<br />

vecchia stima e la consueta cordialità nei<br />

confronti dell’Oste e di quell’ambiente, altri<br />

ancora li si ritrovano per festeggiare qualcosa;<br />

in buona sostanza per i romani esiste<br />

il piacere dello stare insieme e, del<br />

resto, ben sappiamo, come il senso della<br />

compagnia e quello della sincera amicizia<br />

sono cose che più facilmente si esaltano<br />

se si sta seduti attorno alla tavola tra le<br />

specialità preparate con impegno dall’Oste<br />

medesimo.<br />

Scrive Giorgio Roberti:<br />

“… perché parlà de cucina romana e come<br />

raccontà na favola…”<br />

“…tutti conosceno er fatto, tutti ciancichino<br />

la concrusione, ma in fonno, a risentilla,<br />

nun c’è morale più nova che possa tinticatte<br />

la conchija dell’orecchia o, magara…<br />

l’anfiteatro der palato…”<br />

“…puro qua se parla d’un regno (quello de<br />

li fornelli), d’un principe (er popolo), d’una<br />

cenerentola (la cucina), e d’un sacco d’antri<br />

elementi primari…”<br />

“…ar dunque, puro sta favola porta er<br />

distintivo de la semplicità e cià la conclusione<br />

che se merita…”<br />

“…pe sapella… abbasta ruzzà un tantinello<br />

cor tempo, riportasse indietro di qualche<br />

annetto, e appizzà l’occhi sur pranzo de li<br />

muratori…”<br />

“…poi, imprigionato sto ricordo, bisogna<br />

rifionnasse ner presente fra li tavolini d’un<br />

locale de moda… pe sperà in d’una mezza<br />

porzione de facioli, in un piattino de trippa,<br />

in un rocchio de coda a la vaccinara…”<br />

“…solo allora se po’ capì che la cucina<br />

OSTI E OSTERIE<br />

romana, cenerentola de<br />

la favola nostra, è diventata<br />

regina…”<br />

In epoca più lontana,<br />

siamo alla fine dell’ottocento,<br />

era nota la frequentazione<br />

delle<br />

Osterie romane da parte<br />

degli artisti e, alcuni di<br />

questi, erano soliti ritrovarsi<br />

presso la “Osteria<br />

di Zio” nella strada<br />

Tomacelli; tre cameroni<br />

al piano terra, il primo<br />

serviva quale sala convegno<br />

per i negozianti<br />

della zona che qui discutevano<br />

dei loro affari, il<br />

secondo e il terzo costituivano<br />

il “refettorio”<br />

degli artisti.<br />

Saloni affumicati e<br />

malamente illuminati,<br />

pareti perennemente<br />

imbrattate da disegni,<br />

alcune panche, biancheria<br />

di bucato; ma quanta<br />

vita tra quelle pareti e<br />

che copiosi piatti!<br />

L’Oste, che tutti chiamavano “Zio” era personaggio<br />

bonario coi suoi giovani clienti ai<br />

quali faceva anche credito, né senza<br />

rischio, atteso che quei clienti appartenevano<br />

alla classe più numerosa ma provvista<br />

di poco denaro, quella dei cultori dell’arte.<br />

Osteria romana<br />

rileggiamo Hans Barth:<br />

“…la corpulenta Ostessa al banco, l’Oste<br />

con la sua pancia dignitosa, ai tavolini i<br />

soliti frequentatori…”<br />

“…riguardo i camerieri, lo stesso Oste consigliava<br />

di non chiamarli col fischio, né col<br />

rumore dei bicchieri, vi sono camerieri,<br />

avvertiva serio, che portano nomi principeschi<br />

e discendono direttamente da famiglie<br />

di Papi, a cui tu, modesto plebeo, puoi<br />

dare tutt’al più la mancia…”<br />

“…quanto all’Oste, poi, trattalo sempre<br />

con grande rispetto!”<br />

Mi ritorna alla memoria una sera di parecchi<br />

anni or sono trascorsa in una tipica<br />

affollata Osteria di Trastevere, era luglio<br />

inoltrato e nel Rione si festeggiava la<br />

“Festa de’ Noantri”, diradatasi la clientela,<br />

alcuni avventori, già serviti e comodi seduti<br />

attorno alla lunga tavolata, estraggono<br />

dagli astucci i loro strumenti musicali<br />

dando vita ad un improvvisato gradevolis-<br />

simo concerto.<br />

Le finestre protette da inferriate danno<br />

direttamente sulla via e sono aperte, la<br />

gente, sentiti i suoni e intravisti i musicisti,<br />

si ferma a curiosare, si formano capannelli,<br />

dalle vicine Osterie escono altri avventori,<br />

codazzi di persone si avvicinano, la<br />

strada è ormai piena e tutti partecipano<br />

all’improvvisato concerto, dentro e fuori si<br />

ride e si applaude; vino, cucina e musica,<br />

a cui si aggiunge la presenza del gioioso,<br />

rubicondo Oste, una serata indimenticabile<br />

che si protrae fino a notte tarda .<br />

Altra Osteria di Trastevere usava richiamare<br />

l’attenzione del passante con alcuni<br />

versi messi giù alla buona:<br />

“ … Viemme a trovà, fratello, se sei fatto<br />

per magnà nostro e che te piace er vino …<br />

“, qui trovi:<br />

“…lunedì, la coda… na bontà …”<br />

“…er martedì, pe sta proprio ar listino, li<br />

facioli co’ le cotiche …”<br />

“…mercoledì, co’ un signor stufatino …”<br />

“…giovedì, li gnocchi da leccatte er piatto<br />

…”<br />

“…er venerdì, la zuppa de pesce… come<br />

s’aggusta in Paradiso …”<br />

“…sabbito, la trippa fatta come s’usa …”<br />

“…la domenica poi, ar coco je va da scapricciasse,<br />

… supplì ar riso da magnattene<br />

cento … e dico poco … ”


WANTED<br />

Wanted, Usa, 2008. Genere: azione;<br />

regia: Timur Bekmambetov; soggetto:<br />

Mark Millar, J. G. Jones, Michael<br />

Brandt, Derek Haas; sceneggiatura:<br />

Derek Haas, Michael Brandt, Chris<br />

Morgan; montaggio: David Brenner,<br />

Dallas Puett; interpreti: Angelina Jolie,<br />

James McAvoy, Morgan Freeman,<br />

Thomas Kretschmann, Terence<br />

Stamp; musica: Danny Elfman; distribuzione:<br />

UIP; durata: 110 minuti.<br />

Immagina. Immagina acrobazie mozzafiato,<br />

funamboliche corse sui tetti dei vagoni<br />

ferroviari, inseguimenti automobilistici con<br />

il piede inchiodato sull’acceleratore e<br />

proiettili sparati ad effetto, che nessuna<br />

perizia balistica riuscirebbe mai ad identificare.<br />

Elucubrazioni mentali di qualcuno<br />

psicologicamente represso ed insoddisfatto<br />

dalla vita? Sì e no. Almeno per l’inetto<br />

contabile Wesley Gibson (James McAvoy).<br />

Dopo esser stato cornificato su un tavolo<br />

Ikea dalla ragazza petulante con il suo<br />

miglior amico, strigliato a dovere dall’obesa<br />

capoufficio e schernito perfino dallo<br />

sportello del bancomat, altrochè se Wesley<br />

è depresso. Rassegnato ad una vita difficile,<br />

l’impiegato si aggrappa ad un tubetto di<br />

barbiturici, tirando avanti. È già tanto<br />

sopravvivere per lui, figuriamoci vivere!<br />

Eppure, un ciclone di letale sensualità sta<br />

per travolgere l’esistenza di questo perdente<br />

nato. Il suo nome è Fox (Angelina<br />

Jolie), la sua missione uccidere. Ma no,<br />

cosa avete capito? Non è il nostro scribacchino<br />

il suo bersaglio, tutt’altro. A mano a<br />

mano che la pellicola scorre, sappiamo<br />

tutto- o almeno così crediamo- di cosa le<br />

ronza nella testa. La donna dichiara di far<br />

parte di una confraternita di killer, un’organizzazione<br />

massonica nata con il fine di<br />

equilibrare il bene e il male sulla Terra; chi<br />

entra a farne parte deve operare da giustiziere<br />

ovvero eliminare futuri assassini.<br />

Attenzione: teniamo bene a mente che le<br />

vittime nel mirino di Fox e della sua banda<br />

non si sono ancora macchiati del sangue<br />

d’innocenti, ma il responso infallibile dell’oracolo<br />

(il cosiddetto “Telaio del fato”) lo<br />

ha già previsto in anticipo. Pertanto, non<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 13<br />

rimane altro che evitare l’irreparabile,<br />

decretando la<br />

morte di un malvagio per<br />

salvare altre 10, 100, 1000<br />

vite. Bisogna agire preventivamente<br />

e subito, così la<br />

pensano i sicari della confraternità<br />

e mai un dubbio o un<br />

attimo d’esitazione ha impedito<br />

a qualcuno di loro di<br />

premere il grilletto. Tuttavia,<br />

Gibson non può far a meno<br />

di chiedersi cosa c’entri uno<br />

smidollato come lui con questi<br />

“castigamatti”. La risposta è semplice: il<br />

nostro piccolo eroe si scopre l’eletto, l’unico<br />

in grado di freddare una “monade<br />

impazzita” che, uscita fuori dal gruppo, si<br />

è messa in proprio ed ora cerca di eliminare<br />

uno ad uno tutti i suoi ex compagni.<br />

Per Wesley, smanioso di dimostrare quanto<br />

valga veramente, l’offerta di aderire a<br />

questa spietata comunità rappresenta<br />

un’occasione da prendere al volo per<br />

tagliare tutti i ponti con la grigia realtà<br />

precedente. A questo punto, inizia il suo<br />

duro addestramento a base di pugni in<br />

faccia, mosse repentine per schivare<br />

pugnali affilati e bagni rigeneranti…<br />

Nel dicembre del 2003, lo scozzese Mark<br />

Millar iniziò ad ideare per la casa editrice<br />

Top Cow la graphic novel Wanted, che si<br />

protrasse per altre cinque puntate fino al<br />

febbraio 2005. Nel fumetto diversi gruppi<br />

di cattivi, dopo aver avuto la meglio sui<br />

vari Superman, Batman, Spiderman e<br />

Captain America, si spartiscono il pianeta<br />

in zone d’influenza. Il mondo è nelle loro<br />

mani e, per ottenere la resa incondizionata<br />

dei popoli che vi abitano, procedono ad<br />

una sorta di collettivo lavaggio del cervello.<br />

Tutto questo non trova riscontro nel<br />

film diretto dal regista russo Timur<br />

Bekmambetov, notissimo in patria- meno<br />

in Occidente- per I guardiani del giorno e<br />

I guardiani della notte (prossimamente<br />

uscirà in sala il terzo atto di questa trilogia<br />

ossia I guardiani del crepuscolo).<br />

Similmente, d’alcuni personaggi-cardine<br />

delle tavole di Millar come Succhione,<br />

Testa di merda o Atropa Belladonna se ne<br />

sono perse le tracce nella pellicola omonima.<br />

Peccato. Infine, seppure Fox e Wesley<br />

erano stati disegnati sulla<br />

carta strizzando l’occhio alle<br />

sinuose forme di Halle Berry<br />

e al volto noto del rapper<br />

bianco Eminem,<br />

Bekmambetov si è concesso<br />

una “licenza poetica”, scegliendo<br />

per quei ruoli una<br />

tatuatissima Angelina Jolie e<br />

il minidivo in ascesa James<br />

McAvoy, la cui rassomiglianza<br />

fisica con il nostro Silvio<br />

Muccino è a dir poco strabi-<br />

di Maria Cristina Caponi<br />

liante. La scelta degli interpreti si è dimostrata<br />

a dir poco azzeccata, soprattutto<br />

per quanto riguarda il protagonista<br />

maschile, già apprezzato in precedenza in<br />

opere come Espiazione e The last king of<br />

Scotland. Alla coppia micidiale si aggiungono,<br />

oltre ad un ritrovato Terence Stamp,<br />

un Morgan Freeman le cui ultime interpretazioni<br />

sembrano ricalcate sulla carta velina,<br />

per quanto affatto identiche fra loro.<br />

In questa estate all’insegna delle mega<br />

produzioni foraggiate dalla Marvel e Dc<br />

Company (basti guardare la trepidazione<br />

per l’attesissimo Il cavaliere oscuro),<br />

anche Wanted cattura il suo pubblico.<br />

Difatti, discostandosi abbondantemente<br />

dall’originale, può essere apprezzato altresì<br />

da chi neanche era a conoscenza delle<br />

trame e sottotrame tratte dalla dark graphic<br />

novel di Millar. Bekmambetov si<br />

destreggia con impareggiabile abilità e<br />

una dose massiccia di humour nero in un<br />

blockbuster dal montaggio adrenalinico, in<br />

grado di far sprizzare energia da tutti i<br />

pori: tanto che inquadrature da posizioni<br />

impossibili sono tagliate così velocemente<br />

da risultare a volte abbastanza caotiche,<br />

nonostante rimangano sempre spazialmente<br />

coerenti. Invero, anche l’orecchiabile<br />

colonna sonora dai toni incalzanti contribuisce<br />

alla giusta atmosfera. L’unica<br />

spina nel fianco di questo gioiellino della<br />

cultura pop, a metà strada tra un videoclip<br />

musicale ed uno spot pubblicitario, è una<br />

certa monotonia delle scene d’azione, visibile<br />

non tanto nelle spumeggianti trovate<br />

visive, quanto per il fatto che si susseguono<br />

in un continuum davvero ripetitivo.<br />

Qualcosa di simile negli intenti era stato<br />

tentato altresì nel recentissimo Shoot’em<br />

up, oggi ricordato solo per via della bollente<br />

scena di sesso aventi come protagonista<br />

Monica Bellucci e Clive Owen. Per<br />

quanto riguarda Wanted, sicuramente una<br />

trama meno esile e passaggi narrativi<br />

meglio articolati avrebbero potuto davvero<br />

fare la differenza ma, dagli sceneggiatori<br />

Derek Haas, Michael Brandt e Chris<br />

Morgan autori di Fast and Furios, in fondo<br />

non si può chiedere più di tanto.<br />

Accontentiamoci, sperando- una volta<br />

tanto- in un sequel.


14<br />

di Massimiliano Pacelli<br />

Fabrica di Roma (Vt) -<br />

Str. Falerina km 9,00<br />

Tel. 0761 568622 Fax 0761 567951<br />

www.verdeflora.it<br />

verdeflora@tiscali.it<br />

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Esemplari di cycas<br />

Palmizi e Piante<br />

mediterranee<br />

Comune di Fabrica<br />

di Roma - Ass alla<br />

Cultura e Pro-<br />

Loco mettono il loro<br />

logo sulla piu’ vecchia rassegna<br />

cinematografica della<br />

Provincia “ Cinemaestate 2008” , giunta<br />

alla XXVI edizione partita il 10 luglio.<br />

La sede è la solita del piazzale antistante la<br />

palestra comunale ( P.le Dante Alighieri). Con<br />

due proiezioni settimanali come nel calendario<br />

allegato dal 10 Luglio al 21 Agosto per un totale<br />

di 13 films un po’ per tutti i gusti , un timbro<br />

non eccessivamente impegnato e rivolto<br />

comunque a tutti, con titoli tra i piu’ gettonati<br />

del momento. Il costo del biglietto d’ ingresso<br />

è di Euro 3,50 . Il phieghevole con il programma<br />

è esposto in diversi esercizi pubblici<br />

e commerciali della provincia e del luogo ed<br />

annuncia anche la decima edizione della<br />

Festa della Birra - Rassegna di musica giovanile-<br />

che come ogni anno si svolge a fine agosto.<br />

Le date di quest’anno sono per il fine settimana<br />

29-30-31 Agosto con formazioni musicali<br />

di ottima levatura e con una partecipazione,<br />

al concerto piu’ importante, di un artista<br />

di grande richiamo nazionale. Tra pochi giorni<br />

il programma anche di questa manifestazione,<br />

che gode tra l’altro del patrocinio della<br />

Provincia di Viterbo.<br />

Fabrica di Roma<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Insegnamento da una pianta<br />

Mi chiamo “pianta”, sono un essere vivente,<br />

non ho molte pretese, ma una semplice ambizione,<br />

che poi è la sola, come per te, che ti dici intelligente:<br />

voglio crescere e progredire in nome dell’evoluzione.<br />

E’ un processo molto lento, che iniziò con il creato,<br />

un sistema assai perfetto, che modella la natura.<br />

Ero seme, ora son pianta. Le stagioni ho trovato;<br />

per regalarti il mio splendore ho resistito. E’ stata dura!<br />

Ora la mano prepotente agisce in conto del progresso.<br />

Taglia, brucia, spiana e inquina, come fossi suo nemico.<br />

I miei doni non apprezza e non capisce, povero fesso,<br />

che le risorse che elargisco sono il tesoro più antico.<br />

Non ho orecchie per sentire, né la voce per parlare,<br />

non ho reazioni alle ferite, io cado senza lamentarmi.<br />

Uso altri sensi. “Le emozioni”, per poter comunicare,<br />

sa percepirle il cuor gentile, basta già solo guardarmi.<br />

Con le essenze dei miei fiori posso farti innamorare;<br />

nelle torride giornate la mia ombra ti rilassa;<br />

puoi scaldarti col mio legno e le tue case edificare.<br />

Quando ascolti i miei fruscii ogni angoscia, poi, ti passa.<br />

In autunno i miei colori, fonte di malinconia;<br />

fiori sgargianti in primavera arricchiscono i paesaggi;<br />

in inverno vesti bianche sanno infonderti armonia<br />

e l’ossigeno d’estate? Il più prezioso dei vantaggi!<br />

Certo è enorme il tuo potere, il tuo impatto sull’ambiente!<br />

Sei un essere capace, anche se, ti dico, in fondo,<br />

credi di essere il più forte, ma fra te e me chi è più imponente?<br />

Vorrei tanto insegnarti come si fa ad amare il mondo!<br />

Riccardo Pacelli<br />

Aperto la domenica<br />

mattina


16<br />

L’ AFMAL- associazione con i FBF per i<br />

malati lontani, il 10 luglio ha organizzato<br />

un evento a sostegno del progetto RIDA-<br />

RE LA LUCE.<br />

La location sono stati i giardini della Curia<br />

dell’Ospedale San Pietro, dove ha suonato<br />

per i numerosi ospiti la banda musicale<br />

dell’Arma dei Carabinieri composta da 85<br />

elementi, diretta dal Maestro Massimo<br />

Martinelli. Con loro ha cantato il Soprano<br />

Anna Maria Albano accompagnata dalla<br />

Pianista Flavia Bolognesi.<br />

Gli ospiti hanno continuato la serata fra<br />

sapori e musiche romanesche in una<br />

atmosfera di ricercata semplicità e armonia,<br />

insieme per sostenere il progetto<br />

RIDARE LA LUCE. Portato avanti dal 2003<br />

nell’Africa Sub Sahariana, con lo scopo di<br />

combattere il problema della cecità provocato<br />

da malattie degli occhi non curate.<br />

La cecità colpisce circa 2 milioni di persone.<br />

In molti casi a causa di patologie semplici<br />

come appunto la cataratta. Nell’ultima<br />

missione, partita lo scorso 29 maggio,<br />

l’AFMAL in collaborazione con l’Aeronautica<br />

Militare, ha potuto realizzare quasi 400<br />

interventi di cataratta e oltre 1.000 visite<br />

ambulatoriali.<br />

Le due delegazioni,una coordinata da Fra<br />

Benedetto Possemato, Consigliere Nazionale<br />

AFMAL, l’altra dal Generale dell’Aeronautica<br />

Militare Manfroni, hanno avuto<br />

come basi operative l’ospedale San Giovanni<br />

di Dio fondato dai Fate bene fratelli<br />

nel 1956 nella città di Asafo in Ghana, e<br />

l’Ospedale del Buon Samaritano nella città<br />

di N’ojamanen in Ciad.<br />

Le due equipe composte da medici e infermieri<br />

volontari degli ospedali Fate bene<br />

fratelli di Roma, Napoli e Genzano nonché<br />

Ufficiali medici del Corpo Sanitario<br />

dell’Aeronautica Militare, sono rimaste in<br />

Africa fino all’11 giugno per effettuare il<br />

AFMAL<br />

Associazione con i Fatebenefratelli<br />

per i Malati Lontani<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

numero prefissato di<br />

interventi e visite,<br />

impegnandosi anche<br />

nella formazione di<br />

medici e infermieri<br />

africani per dare loro<br />

la possibilità di curare<br />

autonomamente, in<br />

futuro, le malattie<br />

degli occhi.<br />

Il progetto “Ridare la<br />

luce” ha anche una<br />

finalità sociale: in queste<br />

regioni africane il<br />

cieco non può lavorare<br />

e ad esso viene affiancato<br />

un “bambinoguida”<br />

che deve<br />

seguirlo fino alla maggiore<br />

età, sacrificando<br />

la propria infanzia e<br />

giovinezza.<br />

Grazie a questi interventi<br />

umanitari, molti<br />

bambini hanno l’opportunità<br />

di riacquistare<br />

la libertà di correre,<br />

giocare, andare a<br />

scuola.<br />

Finora sono state realizzate<br />

17 missioni<br />

umanitarie per un<br />

totale di circa 2.200<br />

interventi chirurgici e<br />

quasi 9.000 visite<br />

ambulatoriali.<br />

Nell’ambito del progetto,<br />

si colloca l’iniziativa<br />

“Occhiali per il mondo” che<br />

prevede in varie parti di<br />

Italia la raccolta di occhiali<br />

da vista in disuso.<br />

Dopo essere stati monitorati<br />

e catalogati, vengono<br />

spediti presso<br />

le missioni di<br />

“Ridare la luce” in<br />

Africa; qui, a seguito<br />

delle visite oculistiche,<br />

gli occhiali vengono<br />

dati alle persone<br />

che hanno bisogno<br />

di correzioni,<br />

che per la maggior<br />

parte sono bambini.<br />

Simona Carloni<br />

AERONAUTICA MILITARE<br />

Ufficio Pubblica Informazione<br />

AFMAL E AERONAUTICA MILITARE DI NUOVO INSIEME PER<br />

“RIDARE LA LUCE” IN AFRICA<br />

Fra Benedetto e Fra Gerardo per la missione in Africa<br />

Banda Musicale dell’Arma dei Carabinieri<br />

Ospiti alla serata per l’Africa<br />

Fra Pietro e Fra Gerardo alla serata per l’Africa


A 4 km da Civitavecchia, sorge, palpitante<br />

di vita, la Repubblica dei Ragazzi, incorniciata<br />

a levare da leggiadre colline, e accarezzata<br />

a ponente dal Mar Tirreno.<br />

In questa singolare città, la vita dei giovani<br />

cittadini, trascorre in un clima dei libertà<br />

serena, opportunamente equilibrata dal<br />

progressivo senso di responsabilità, risultante<br />

dal personale esercizio dei molteplici<br />

incarichi, con cui essi stessi provvedono ad<br />

organizzare la loro attività comunitaria.<br />

In questa Repubblica vi sono linde casette,<br />

divise da vie, piazze e aiuole fiorite, vi<br />

sono scuole, officine, il bar, i negozi, la<br />

banca per la moneta interna, le aule delle<br />

assemblee popolari, la palestra e i campi<br />

sportivi, la Chiesetta.<br />

Il Sindaco, i consiglieri, il questore, vengono<br />

tutti eletti fra i ragazzi, che nelle<br />

assemblee discutono i loro problemi e,<br />

quando occorra, emanano le loro sanzioni.<br />

E’ stato un vero piacere, per i giovani di<br />

Civita Castellana, trascorre 10 giorni in un<br />

ambiente così accogliente e vario. Si è<br />

subito stabilito uno schietto cameratismo,<br />

si sono create amicizie, si è partecipato<br />

alla vita intensa e varia della piccola<br />

Repubblica.<br />

Dopo un arrivo alquanto movimentato, a<br />

causa del cambio dei mezzi di trasporto,<br />

l’arrivo del superciclista Macario, che ha<br />

percorso il tragitto di 100 km tutti di un<br />

fiato, ha suscitato un certo fermento nel<br />

campo, a causa dei soliti piccoli scherzi,<br />

concertati dalla Ditta Mario & C. Il pranzetto<br />

alla trattoria Rino, anche se salato,<br />

ha messo l’euforia in Di Lorenzi, definito<br />

immediatamente il Signoretto del campo.<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 17<br />

10 Giorni di campeggio nella<br />

Repubblica dei Ragazzi<br />

La prima visita mattiniera a Civitavecchia,<br />

mette l’Assistente Don Giacomo nella<br />

necessità di richiamare all’ordine l’intraprendente<br />

rubacuori Nelli Aldo, asso<br />

imperterrito dell’auto-stop. Gli inseparabili<br />

Fidaleo e Quirini pescano all’amo sul vecchio<br />

molo; al tipografo e al signoretto<br />

piace fare i lucertoloni sugli scogli, mentre<br />

qualcuno troppo spendaccione, risparmia<br />

facendo giretti intorno alla tenda….<br />

Bruno Fontana, in alto terzo da sinistra, con<br />

una comitiva di amici<br />

Sono rimaste famose due serate, quella<br />

dello scoppio dei fuochi artificiali a<br />

Civitavecchia, in cui per fortuna non c’era<br />

nessuno dei nostri…mentre c’era pure<br />

gnaccheretta…<br />

E quella dell’incontro di Caprari, visto nel<br />

Salone della Repubblica; il simpatico<br />

Direttore del Villaggio, rimase entusiasmato<br />

dal tifo dei civitonici.


18<br />

di<br />

Sandro Anselmi<br />

E’ una storia d’altri<br />

tempi quella che vi<br />

voglio raccontare, una<br />

di quelle storie che<br />

spesso vengono pubblicate<br />

sulle pagine di<br />

questa rivista, sempre<br />

attenta ai ricordi del<br />

passato, che possono<br />

essere di grande insegnamento<br />

per questo<br />

nostro misero presente. La protagonista è<br />

una anziana signora di ottant’anni, di<br />

Fabrica di Roma, conosciuta da tutti per il<br />

suo mestiere di sarta, un mestiere oggi<br />

quasi completamente scomparso perchè<br />

affidato ai macchinari della tecnologia<br />

moderna. Lucia Francola aveva appreso<br />

l’arte del taglio e cucito a Roma, dove<br />

aveva vissuto per qualche anno insieme<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Una “Fabrica” di ricordi<br />

Personaggi, storie e immagini di Fabrica di Roma<br />

Lucia Francola, mani di fata<br />

1961 - In alto da sx: Maria Pia Pulcinelli, Rosanna Pulcinelli, Marilena Narduzzi, Laura Fortuna, Lucia Francola, Angela Alessi.<br />

In basso da sx: Silvana Pulcinelli, Nadia Ricci, Anna Grandi, Lucia Beccaccioli, Rina Tabacchini, Ione.<br />

alla sua famiglia, prima di trasferirsi a<br />

Fabrica di Roma. Una volta stabiltasi qui, si<br />

crea intorno a lei una cerchia di giovani<br />

apprendiste, desiderose di imparare il<br />

mestiere per crearsi un proprio futuro.<br />

Lucia era ricercata in tutta la provincia e la<br />

sua specialità erano gli abiti da sposa.<br />

Accoglie le sue allieve nella propria casa e<br />

arriva ad averne addirittura una venticinquina,<br />

tutte munite di quella particolare<br />

borsetta legata in vita, che le caratterizzava,<br />

contenente tanti fili colorati e utilissima<br />

per appuntare gli immancabili spilli da<br />

sarta. Si inizia quasi per gioco, per passatempo.<br />

Prima una, poi due, poi tre, fino a<br />

che non si diffonde completamente la voce<br />

e si viene a formare una vera e propria<br />

scolaresca casalinga! C’è tanta allegria.<br />

Chiacchiere e risa per alleggerire quei<br />

momenti comunque impegnativi, dove<br />

bisogna mettere a frutto le proprie capacità<br />

mentali di apprendimento e stare molto<br />

attente a non tagliar male le stoffe, prendere<br />

bene le misure, non pungersi con<br />

l’ago...... ricorda con simpatia e nostalgia<br />

il nipote di Lucia, Giovanni, nostro fedele<br />

collaboratore, come, ancora bambino, di<br />

tanto in tanto, gironzolava tra le ragazze,<br />

in cerca di quelle piccole calamite nere,<br />

utilizzate per raccogliere gli spilli a fine<br />

giornata, che tanto lo attraevano. Già da<br />

allora si faceva avanti in lui la curiosità per<br />

questi fenomeni naturali, tutti da studiare!<br />

Quello di Lucia è stato un servizio veramente<br />

utile! Molte di quelle ragazze, cresciute<br />

sotto i suoi occhi, ancora oggi possono<br />

ringraziarla per aver messo a loro<br />

disposizione tutte le sue conoscenze, la<br />

sua maestria, la sua passione!


20<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

LO STUDIO DELLA LUCE NELLA PITTURA<br />

DI ERALDO BIGARELLI DAGLI OCCHI<br />

DELLO STORICO DELL’ARTE DOTT. ANDREA ALESSI<br />

Pittore dal temperamento impetuoso, ma<br />

sereno nell’intuizione del reale, estrae<br />

alcuni angoli oscuri con il gioco della luce,<br />

che non è un mero tentativo di illuminare<br />

l’oggetto, il corpo, il volto, le figure o gli<br />

occhi del soggetto trattato, bensì “identificare<br />

e far luce sulla cerniera di una posta<br />

in gioco” rilevante e profonda. “Il solo atto<br />

di illuminare è già intervenire sulla realtà”<br />

in modo veramente vigoroso e gagliardo.<br />

Per Alessi, Eraldo Bigarelli si caratterizza<br />

fondamentalmente per la brillantezza e la<br />

calda luce dei siti, dei volti e delle immagini<br />

paesaggistiche africane cariche di remoti<br />

e profondi avvenimenti storici custoditi<br />

nei deserti sabbiosi, fortificati in quelli rocciosi<br />

e inumati nelle vaste e possenti foreste<br />

tropicali, nei misteriosi percorsi geo-<br />

grafici, nelle enigmatiche<br />

tradizioni<br />

etniche diversificate<br />

sul vasto territorio<br />

esotico, nei<br />

bagliori luminosi e<br />

negli acuti echi<br />

che si svelano e si<br />

nascondono nei<br />

volti dei suoi abitanti<br />

come attraversati<br />

dal silenzioso<br />

passaggio<br />

della sabbia su di<br />

essi o come l’intenso<br />

impasto del<br />

verde cupo delle<br />

foreste , il cui frusciare<br />

culla e risveglia<br />

la vita. La luce, che avvolge e illumina,<br />

sprigiona l’energia, la stessa che<br />

Bigarelli assorbe negli anni delle campagne<br />

africane, che non potrà mai più<br />

dimenticare e che<br />

illuminano il suo<br />

cuore, creando sintonia<br />

e complicità<br />

con questi ambienti.<br />

Dalla oscurità<br />

della notte nasce il<br />

giorno dei deserti<br />

sterminati del<br />

Sahara, con le sue<br />

dune le cui cime si<br />

modellano per la<br />

presenza di vento e<br />

assumono tonalità<br />

più o meno intense<br />

di colore, dipendenti<br />

dalla luminosa<br />

energia delle albe e<br />

dei tramonti. Non meno significativo<br />

lo studio della luce nel<br />

periodo che Alessi identifica<br />

come post caravaggista<br />

in una pittura<br />

alla maniera<br />

di George De La<br />

Tour che propone<br />

la luce in<br />

formule particolari,<br />

palesata<br />

dalla presenza<br />

di una candela<br />

che illumina,<br />

che plasma i<br />

corpi in modo vero<br />

perché i suoi modelli<br />

sono reali. Secondo<br />

recenti ed approfonditi<br />

della Prof.ssa M. Cristina Bigarelli<br />

studi su alcuni documenti, il prof. J.T.<br />

Spike ci informa sul fatto che nel periodo a<br />

cavallo tra il 1500 e il 1600, i pittori dipingono<br />

dal vero, studiando l’anatomia e<br />

tutto quello che concerne la figura nei suoi<br />

dettagli più esteriori o più intimi. Infatti<br />

Bigarelli studia le sue figure in modo minuzioso<br />

e anche l’ambiente in cui vivono<br />

viene riproposto come un vero e proprio<br />

spaccato della realtà.” “Si può intuire” dice<br />

il dott. Alessi, “quali saranno le novità di<br />

Bigarelli, un pittore che ama chiaramente<br />

l’arte figurativa con il vezzo di immortalare<br />

nei suoi volti, nelle sue nature morte esotiche,nei<br />

suoi reperti archeologici, nei suoi<br />

scorci e nei suoi ritratti e nei suoi paesaggi,<br />

un momento, un pensiero, un’emozione<br />

che invito ad osservare e, quindi a percepire<br />

nel profondo, nelle prossime proposte<br />

pittoriche di Bigarelli”.


Tratto da un antico manoscritto.<br />

“Nell’anno 1242 viveva in Magliano Sabino<br />

un nobile Signore per nome Giuliano<br />

Uliani. Egli erasi disposto ad una colta<br />

Dorotea, pia ed affezionata consorte.<br />

Dopo vari anni di matrimonio infecondo,<br />

come piacque a Dio, si ebbe un vezzoso<br />

bambino.<br />

Quando ne godesse l’animo dei fortunati<br />

genitori non è a dire. Si trovano allora per<br />

caso in campagna in una deliziosa casina<br />

che è tra Colledoro e Chiorano in quel di<br />

Magliano. A ben meglio solennizzare si<br />

avventuroso, Giuliano invita nella casina<br />

anzidetta a splendido convito i parenti e gli<br />

amici, che numerosi aveva in Magliano. Al<br />

dì posto andarono gli invitati. Si era nel<br />

meglio del convito, quando Dorotea, pregatane<br />

dai convitati, va a prendere il suo<br />

bambino e loro mostrarlo per appagarli.<br />

Miratela! <strong>Come</strong> si affretta!… E’ già presso<br />

la culla… Ahimè si arresta! Mette un grido<br />

straziante… Cade in terra svenuta!… Cosa<br />

era avvenuto?… La fantesca, sossopra<br />

dalla festa aveva gettato sul neonato bambino<br />

dei mantelli che i convitati messisi<br />

avevano su di una cassa alla culla vicina.<br />

Al grido straziante della povera Dorotea<br />

accorre subito Giuliano. Quale ne sarà<br />

stato lo schianto dell’anima sua in rimirar<br />

disteso morto in sul letto il suo caro figliolo?<br />

Tuttavia per non contristare la gioia dei<br />

convitati alle replicate incessanti istanze<br />

dei medesimi di voler vedere il bambino,<br />

risponde: “Non è bene destarlo, non<br />

avranno certo a mancare occasioni”.<br />

Usciti che furono i convitati, Giuliano,<br />

preso da un forte e cieco furore, che tolto<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 21<br />

Il miracolo della Madonna di Uliano<br />

l’aveva di sé, stringe nella destra un ferro,<br />

e forsennato si scaglia sull’innocente<br />

Dorotea. Supplichevole la dolente gli si<br />

getta ai piedi. Egli afferra i capelli, glie li<br />

lacera, le cava, misera, gli occhi, le taglia<br />

di un sol colpo ambedue le mani e, ciò<br />

fosse poco, le recide, ahi strazio…,<br />

l’una e l’altra mammella! Cadde stramazzoni<br />

a terra la poverina, tutta<br />

lorda e brattata del proprio sangue.<br />

Ella però non è ancor morta. La<br />

Vergine della quale Dorotea era<br />

devotissima, voleva in essa far<br />

mostra della sua pietà, della potenza<br />

sua. Giuliano, così come ella è tra<br />

viva e morta, appeso che le ebbe al<br />

collo il morto bambino, la fa trascinare<br />

da un servo in fondo alla selva colà<br />

presso, perché vi finisse miseramente la<br />

vita. Dorotea colaggiù ridotta, raccolse<br />

le poche forze che rimaste le erano, e<br />

dolorosa e fidente rivolge a Maria la<br />

consueta preghiera: “AVE MARIA!”…<br />

La Vergine accorse pietosa, e dalla chioma<br />

di una quercia antica così prese a<br />

dire: “DOROTEA, TUFFA LE MONCHE<br />

BRACCIA NELL’ACQUA CHE VICINA TI<br />

CORRE.” Dorotea ubbidisce, oh prodigi!<br />

Ve le ritrae con ambedue le mani. Con<br />

esse lava le fosse degli occhi e del seno<br />

e gli occhi e le mammelle tornano in<br />

men che non è detto. Non rimaneva che<br />

l’esanime corpicino del figliol suo. Ella<br />

senz’altro lo tuffa nell’acqua miracolosa,<br />

e vivo le torna a sorridere. Rapita in<br />

estasi rimase la buona Dorotea. Il dì<br />

seguente, Giuliano quasi a soffocare i<br />

rimorsi che gli trambasciavano in anima,<br />

se ne va a cacciare nella selva. Ode per<br />

entro di essa un fruscio… Tende l’arco…<br />

Va leggero sui passi, vede, oh vista bellissima!<br />

Vede la sua Dorotea interamente<br />

sanata e vivo pure il suo defunto<br />

figliolo. Si getta Giuliano ai piedi di<br />

Dorotea, glie li bagna di lacrime, le<br />

domanda perdono, bacia per più volte il<br />

bambino e risaputo poi da essa il prodigio<br />

volle che a perenne testimonianza del<br />

fatto si erigesse una chiesa, ove lì appunto<br />

era apparsa la SS.ma Vergine.”<br />

Targa posta sul luogo della polla miracolosa<br />

Magliano Sabina (Ri) - Cecilia in visita al Santuario della Madonna di Uliano


22<br />

Selci<br />

Torniamo nuovamente<br />

nelle<br />

bellissime campagne<br />

della sabina,<br />

dove abbiamo<br />

già avuto<br />

modo di “visitare”<br />

il comune di<br />

Magliano Sabina.<br />

Ci fermiamo,<br />

stavolta, in<br />

un piccolo paese<br />

di Ermelinda Benedetti della provincia<br />

di Rieti, arroccato<br />

sulla cima di un’altura, a 204 metri sul<br />

livello del mare, nel cuore della bassa sabina:<br />

Selci, che conta poco più di mille abitanti.<br />

E’ raggiungibile tramite l’A1, uscita<br />

Ponzano Romano – Soratte, e tramite la<br />

S.S. Salaria, uscendo a Passo Corese.<br />

STORIA Sin dall’epoca romana Selci fu un<br />

centro di grande importanza strategica,<br />

grazie alla sua posizione, che gli permetteva<br />

di controllare il tratto viario che dalla<br />

Salaria conduceva a Forum Novum, il centro<br />

burocratico e religioso più attivo ed<br />

importante del circondario. Ma la nascita<br />

vera e propria del paese è da far risalire<br />

alle invasioni barbariche e saracene dei<br />

secoli VII-IX, che spinsero la popolazione<br />

del Castrum di <strong>Campo</strong>lungo a trasferirsi<br />

nel vicino territorio che ha dato origine<br />

all’attuale Selci. Il particolare nome<br />

dovrebbe derivare da una strada romana<br />

che percorreva il territorio, lastricata con<br />

grossi basoli di selce nera.<br />

A poco a poco l’abitato fu fortificato con<br />

mura e l’agglomerato urbano divenne<br />

castrum, castello. In seguito a mutamenti<br />

Selci divenne comune. Quando la Chiesa<br />

di Roma si impossessò di tutti i castelli<br />

della sabina, anche gli abitanti di Selci gli<br />

giurarono sudditanza. In seguito allo spostamento<br />

della curia papale de Roma ad<br />

Avignone, Selci approfittò della confusione<br />

creatasi ribellandosi alla Santa sede, istigata<br />

dai Savelli, dagli Orsini e dai Colonna.<br />

Ma nel 1364, con l’aiuto di Giordano<br />

Orsini, il Pontefice ristabilì la sovranità<br />

papale e Selci fu nuovamente sottomessa<br />

alla Santa Sede. Tra il XIII e XIV secolo la<br />

gestione di vari castelli di questo territorio<br />

venne affidata ai Sant’Eustachio e a<br />

Ricardo di Pietro Iaquinti. Nel 1510 quest’ultimo<br />

si contese la podestà di Selci, con<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Le guide di C<br />

Tebaldo della famiglia dei Sant’Eustachio,<br />

fino a che non intervenne il Vicario del<br />

Rettore a porre fine alla disputa.<br />

Terminato il regime comunale si insediarono<br />

gli Orsini, che iniziarono<br />

un periodo di infeudazione,<br />

fino al 1596, quando morto<br />

Virginio Orsini, la Reverenda<br />

Camera Apostolica vendette<br />

il castello ai Cesi. Della loro<br />

presenza rimane una importante<br />

testimonianza: lo<br />

Statuto del 1455.<br />

Importanti innovazioni assicurò<br />

la famiglia dei Cesi alla<br />

sua popolazione: ristrutturarono<br />

il grandioso gruppo di<br />

fabbricati che circonda l’antica<br />

torre di Selci; emanarono<br />

i “Bandi generali”, un<br />

codice civile in favore del<br />

ben vivere civile; fondarono<br />

una “Cappellania” nella<br />

Chiesa di Santo Stefano,<br />

dove gli abitanti del contado<br />

potevano adempire gli<br />

obblighi della religione cristiana<br />

senza doversi recare<br />

in paese. Nel 1697 Angelo<br />

Federico Perdonato Cesi,<br />

pressato dai debiti,<br />

fu costretto<br />

a vendere<br />

il<br />

Antica porta d’ingresso<br />

castello di Selci, per quattromila scudi, a<br />

Guido Vaini. Nel 1722, dopo tre secoli e<br />

mezzo di gestione feudale, Selci tornò<br />

sotto il controllo della Chiesa di Roma, la<br />

Il borgo<br />

cui dominazione era stata interrotta<br />

temporaneamente dalla dominazione<br />

napoleonica e venne<br />

ristabilita nel 1815, al termine<br />

di essa. Selci tornò ad essere<br />

comune autonomo nel 1818.<br />

Con la proclamazione del<br />

Regno d’Italia la provincia<br />

sabina fu aggregata a quella<br />

umbra di Perugia, fino a che<br />

il governo fascista non elevò<br />

Rieti a capoluogo di provincia.<br />

ITINERARIO TURISTICO<br />

Con il passare del tempo il<br />

paese, soprattutto nell’ultimo<br />

secolo, ha subito profonde trasformazioni,<br />

che rendono difficile individuare<br />

l’originaria forma del tessuto<br />

urbano. Tuttavia è possibile notare che il<br />

centro storico ha mantenuto quella parti


ampo de’ fiori<br />

Chiesa di San Salvatore<br />

colare forma ovoidale, con un unico<br />

ingresso. Oltrepassato tale accesso, troviamo,<br />

a destra, la chiesa parrocchiale,<br />

dedicata al Santo Salvatore, nella quale si<br />

conserva una Pala del XVII secolo, raffigurante<br />

il San Salvatore tra nuvole ed angeli,<br />

che poggia il braccio sinistro sul globo,<br />

in adorazione i Santi Eleuterio Papa, Rocco<br />

con il cane, entrambi comprotettori di<br />

Selci, Santo Stefano diacono, principale<br />

protettore del paese e San Bernardino da<br />

Siena; un’altra pala del XVII-XVIII secolo,<br />

raffigurante la Madonna Immacolata,<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 23<br />

sopra l’altare di sinistra; dello<br />

stesso periodo, il quadro raffigurante<br />

la Conversione di San<br />

Paolo e la Fonte battesimale in<br />

legno dipinto, di artigianato<br />

locale. A sinistra una piazzetta<br />

con torre, un tempo rispettivamente<br />

“platea palatii Comunis<br />

e rocca castri”. L’abitato è delimitato<br />

tutto all’interno da<br />

mura, le quali verso est, sono<br />

divenute un tutt’unico con<br />

alcune abitazione di costruzione<br />

tardiva. Al circuito murario<br />

appartiene un torrione circolare<br />

che si trova ai margini<br />

dell’abitato, dove anticamente<br />

si apriva una<br />

porta minore.<br />

Numerose chiesette rurali<br />

sono sparse nella campagne,<br />

come quella di<br />

Santo Stefano e quella di<br />

Sant’Eleuterio, quella di<br />

San Vincenzo di jus,<br />

patronato della famiglia<br />

Savini, di San Domenico<br />

e San Bonaventura della<br />

famiglia Quintiliani, di<br />

San Lucia della famiglia<br />

Benedetti, dalla quale è<br />

stata ricavata la fontana della Piazza<br />

del Popolo.<br />

Nella Villa di Tulliano, sull’omonima<br />

collina, sono stati rinvenuti due cippi<br />

funerari, del periodo traianeo-adrianeo,<br />

dei coniugi Tullio Epafra e Tullia<br />

Simferusa.<br />

TRADIZIONI E FESTE Festa di<br />

Santo Stefano Festeggiamenti in<br />

onore del Patrono di Selci il 3 agosto.<br />

SS. Nome di Maria La seconda<br />

domenica di settembre di ogni anno.<br />

La mostra del pane Fine di giugno.<br />

La sagra della porchetta<br />

Festeggiamenti per uno dei prodotti tipici<br />

locali, la seconda domenica di agosto.<br />

SAPORI TIPICI La porchetta selciana è<br />

diventato il prodotto più caratteristico del<br />

paese ed è il risultato di una esperienza<br />

che si è tramandata di generazione in<br />

generazione.<br />

LE CURIOSITA’: Ma lo sapevate che…<br />

I cinque cognomi più diffusi a Selci sono:<br />

Antonini, Mattei, Giorgini, Urbani,<br />

Stefanini.<br />

Palazzo comunale


24<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

UN’AVVENTURA CHIAMATA ADOLESCENZA<br />

a cura della<br />

Dott.ssa Francesca<br />

Celeste Psicologa<br />

... continua dal n. 51<br />

La famiglia: I cambiamenti<br />

che interessano l’adolescente<br />

si ripercuotono<br />

all’interno del contesto<br />

familiare. Il ragazzo<br />

in questo periodo ha due<br />

esigenze tra loro contrastanti:<br />

da un lato sente il<br />

bisogno di essere protet-<br />

to dalla famiglia di origine e vorrebbe restare<br />

bambino, dall’altro vuole differenziarsi e<br />

acquisire autonomia. La famiglia deve<br />

affrontare l’arduo compito di trovare un<br />

nuovo equilibrio, di rinegoziare le distanze<br />

interpersonali per venire incontro alle esigenze,<br />

si sente a disagio, si domanda quale<br />

sia la cosa giusta da fare. I genitori, in<br />

fondo, hanno la consapevolezza che il loro<br />

figlio sta diventando grande, ma possono<br />

essere riluttanti ad ammetterlo, possono<br />

essere preoccupati di fronte alle richieste di<br />

autonomia e spaventati dal fatto di dover<br />

riassettare un equilibrio che ha funzionato<br />

bene per molto tempo. Il genitore adeguato<br />

dovrebbe essere sufficientemente flessibile<br />

da accogliere sia le richieste di protezione,<br />

che di autonomia del figlio, per aiutarlo nella<br />

ricerca della propria individualità senza farlo<br />

sentire solo. I coniugi si ritrovano a fare un<br />

bilancio di sé stessi come genitori, marito e<br />

moglie. L’adolescenza del figlio rimanda ai<br />

genitori l’idea del tempo che passa e fa riaffiorare<br />

in loro i ricordi della propria adolescenza<br />

che si erano con il tempo assopiti,<br />

intensificando le emozioni nei confronti dei<br />

propri genitori. Alcune ricerche hanno dimostrato<br />

che i genitori di un figlio adolescente<br />

presentano grande stress e il matrimonio è<br />

soggetto a molte crisi, maggiormente accentuate<br />

all’interno di quelle coppie i cui coniugi<br />

si erano soprattutto identificati nel ruolo di<br />

genitori. In quest’ultimo caso, essi possono<br />

rischiare di sentirsi inutili o inadeguati di<br />

fronte al figlio che diventa indipendente, può<br />

venire meno la capacità di investire in termi-<br />

ni di sostegno reciproco e di creare obiettivi<br />

condivisi. D’altronde l’adolescente fa ben<br />

poco per agevolare l’armonia famigliare, è<br />

sempre alla ricerca del conflitto, mette in<br />

discussione idee e valori genitoriali. Questi<br />

contrasti permettono al ragazzo di conoscersi<br />

meglio, di confrontare le sue idee e di definirsi<br />

rispetto al punto di vista altrui. Inoltre,<br />

attraverso il conflitto l’adolescente impara<br />

alcune abilità sociali quali la capacità di<br />

ascolto, comunicazione, negoziazione, che<br />

saranno indispensabili per la futura vita relazionale.<br />

L’identità: L’adolescenza, oltre alla<br />

crescita corporea, è contrassegnata dalla<br />

definizione dell’identità. Il ragazzo abbandona<br />

lentamente il concetto di sé costruito sull’opinione<br />

dei genitori per sostituirlo ad una<br />

considerazione di sé derivata dai giudizi dei<br />

coetanei, ove è di fondamentale importanza<br />

l’aspetto fisico, l’attrazione sessuale e l’intelligenza.<br />

L’adolescente può sentirsi valutato<br />

negativamente in alcuni di questi settori e<br />

ciò comporta inevitabilmente ansia, frustrazione<br />

o l’atteggiarsi in modo compensativo,<br />

nel tentativo di primeggiare in ambiti in cui<br />

si è considerati poco abili. I genitori possono<br />

essere tentati di diventare iperprotettivi, con<br />

il rischio che il figlio si opponga eccessivamente<br />

al mondo degli adulti. L’acquisizione<br />

di una propria identità è un processo che<br />

dura anni e si costruisce attraverso la sperimentazione<br />

e l’identificazione. La sperimentazione<br />

consente di provare a recitare una<br />

molteplicità di parti, immedesimarsi in differenti<br />

ruoli. Contemporaneamente, avendo la<br />

possibilità di conoscere tante persone, l’adolescente<br />

ha la possibilità di osservarle, esserne<br />

affascinato, provare a imitarle. La sperimentazione<br />

e l’identificazione fanno sì che<br />

l’adolescente riveli una molteplicità di volti a<br />

seconda dell’ambiente in cui è. Ad esempio,<br />

un ragazzo può essere educato e riservato a<br />

casa ma indisciplinato a scuola, con grande<br />

stupore dei genitori. Attraverso le sperimentazioni<br />

e le identificazioni l’adolescente si<br />

riconosce come separato dagli altri e, con-<br />

L’angolo Misterioso<br />

Nella foto accanto, nascosta fra i muri, è riportata una via di Civita Castellana. Sapresti dirci il nome della Via? I primi tre<br />

che, telefonando in redazione, daranno la risposta esatta, riceveranno un simpatico omaggio offerto da: Civita Bevande.<br />

CENTRO DI CONSULENZA<br />

Neuropsichiatrica, Psicologica, Logopedica,<br />

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frontandosi con l’immagine che gli altri gli<br />

rimandano, si confronta con le proprie abilità<br />

ed i propri limiti. L’identità finale è frutto<br />

della scelta e della sintesi di alcuni dei ruoli<br />

sperimentati e inevitabilmente comporta il<br />

lutto per la perdita delle altre possibilità. La<br />

cognizione: L’ingresso nell’adolescenza<br />

comporta anche il perfezionare la capacità di<br />

ragionare in astratto, sapere valutare differenti<br />

ipotesi, valutare le conseguenze di una<br />

scelta. Queste abilità sono presenti anche<br />

prima dei dieci anni, ma dopo i dodici anni la<br />

persona acquisisce la consapevolezza delle<br />

potenzialità del proprio pensiero, lo valorizza,<br />

vi riflette. Il raggiungere la capacità di<br />

riflettere sul proprio pensiero e su quello<br />

degli altri permette al giovane di prendere in<br />

considerazione idee differenti dalle proprie e<br />

la qualità delle relazioni muta, venendo<br />

meno il carattere egocentrico dell’epoca<br />

infantile. Eventuali successi in ambito cognitivo,<br />

quali buoni risultati scolastici, aiutano<br />

l’adolescente a rafforzare la propria autostima.<br />

La capacità di pensare a differenti possibilità<br />

rispetto alla situazione presente fa sì<br />

che l’adolescente possa diventare piuttosto<br />

critico nei confronti della sua realtà, immaginando<br />

soluzioni di vita ideali. Spesso queste<br />

possibilità non coincidono con i progetti delle<br />

figure di riferimento del giovane, ma è attraverso<br />

queste capacità di pensiero che si inizia<br />

a sviluppare la propria individualità. La<br />

possibilità di pensare in astratto permette al<br />

giovane di fare i primi progetti per il futuro,<br />

immaginarsi “da grande” e prendere le prime<br />

decisioni importanti, quali la scelta della<br />

scuola o del lavoro. La maturazione dell’individuo<br />

è un processo molto lungo che dura<br />

l’interezza della vita e non si esaurisce con il<br />

termine dell’adolescenza. Sono le esperienza<br />

quotidiane e quelle straordinarie che facciamo<br />

nel corso di un’esistenza, a contribuire al<br />

nostro sviluppo cognitivo e affettivo. Si tratta<br />

di un processo molto lento, di cui ci possiamo<br />

accorgere solo se abbiamo tempo per<br />

soffermarci a riflettere, a differenza dell’adolescenza,<br />

in cui i cambiamenti sono molti ed<br />

avvengono velocemente.


<strong>Campo</strong> de’ fiori 25<br />

il diario dei<br />

Giras li<br />

Giras li<br />

questa pagina è dei ragazzi speciali


26<br />

di Secondiano Zeroli<br />

...continua dal numero 51<br />

Ben presto il mio coinvolgimento all’interno<br />

dell’emittente divenne più assiduo, poiché<br />

oltre alla già citata trasmissione<br />

Teverina 2000, avevo un gioco chiamato<br />

Le rouge e le noir che conducevo insieme<br />

a Vincenzo, una rubrica cinematografica<br />

denominata Cinema news ma soprattutto<br />

le dirette d’una partita di calcio, la domenica<br />

pomeriggio. Allora si poteva usare<br />

soltanto il baracchino ed occorreva trovarsi<br />

non a grande distanza dalla sede della<br />

radio. Ricordo di aver fatto le radiocronache<br />

sui campi di Soriano, Civita Castellana,<br />

Corchiano, Ronciglione, Capranica. Poi alla<br />

sera, in via sperimentale, si metteva in<br />

funzione una telecamera e la domenica<br />

Sportiva era servita, anche se soltanto per<br />

un pubblico molto limitato di telespettatori<br />

del solo ambito sorianese. Fu in quel<br />

periodo di tempo che ebbi modo di intervistare<br />

il pugile di Tarquinia Angelo<br />

Jacopucci, morto poi nel luglio del ’78 a<br />

Bellaria, dopo un terrificante K.O. subito<br />

ad opera dell’inglese Alan Minter. C’era<br />

comunque all’interno dell’emittente un<br />

clima di grande cordialità. I ragazzi e le<br />

ragazze perlopiù sorianesi, si avvicendavano<br />

alla consolle con crescenti consensi da<br />

parte d’un pubblico che cominciava anche<br />

a far sentire le proprie critiche. Vi furono<br />

perciò diverse riunioni in cui si cercava di<br />

migliorare e di modificare il palinsesto con<br />

nuove entrate di figure professionalmente<br />

più qualificate. Lely Corsi cominciò così a<br />

proporre favolosi viaggi esotici, Massimo<br />

Formicoli parlò prima di bande musicali cittadine<br />

e poi di problematiche legate alla<br />

psicologia, Emilio intrattenne i radioascoltatori<br />

su fatti di cuore, Catello varò la<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Storia di un sogno chia<br />

Da Maurizio<br />

rubrica giornalistica La Voce dei Cimini,<br />

sulla falsariga della collaudata Teverina<br />

2000.<br />

Un giorno, nel piazzale antistante l’emittente,<br />

parcheggiò una vecchia Alfa<br />

Romeo, da cui discese un bel giovane<br />

moro il cui nome echeggiava vecchi ricordi<br />

scolastici. Si trattava di Omero. Omero<br />

Giulivi da Monte Calvello, frazioncina vicino<br />

a Grotte S. Stefano, dove per anni soggiornò<br />

il pittore-poeta Balthus. Omero<br />

chiedeva un ricovero e un piccolo posto in<br />

Radio. Maurizio, dopo qualche comprensibile<br />

riluttanza, lo accontentò e con quell’atto,<br />

certamente in maniera inconsapevole,<br />

passò il testimone ad un ragazzo che<br />

poi diventerà, superando indenne bufere<br />

varie e rocamboleschi cambi di gestione, il<br />

custode geloso di una storia che non è<br />

ancora conclusa. Omero, attraversando<br />

anni perigliosi e difficili, rappresenta ora la<br />

continuità tra la colonna sorianese che<br />

aiutò Maurizio agli inizi dell’avventura e<br />

quelli che poi sarebbero stati i lunghi anni<br />

di vita civitonica che videro per protagonisti<br />

Stefano Principalli, Raffaele Miozzi e la<br />

Curia di Civita Castellana.<br />

L’emittente, con l’arrivo di Omero, sembrò<br />

trovare nuovi impulsi, primo perché le sue<br />

competenze in fatto di cultura musicale<br />

non erano insignificanti e secondo perché<br />

Maurizio sollevato da qualche incombenza<br />

di troppo poté rivolgersi con maggiore<br />

attenzione al problema più importante a<br />

cui si trovava di fronte una emittente<br />

radiotelevisiva: quella cioè di procacciarsi<br />

la pubblicità, e cioè i soldi, indispensabili<br />

per andare avanti nel migliore dei modi. In<br />

questa ottica arrivarono denari freschi per<br />

la realizzazione della mia rubrica Bonjour<br />

Tour de France. Collegamenti con la<br />

Grande Boucle e diretta dei<br />

passaggi e degli arrivi delle<br />

varie tappe.<br />

Era il ’77, l’anno della seconda<br />

vittoria di Bernard<br />

Thevenet e del crollo del<br />

belga Eddy Merckx. Per<br />

ottenere una buona ricezione<br />

<strong>eravamo</strong> costretti talvolta<br />

a trasferirci sulla sommità<br />

della faggeta, a 1111<br />

metri d’altitudine! Ma non si<br />

viveva solamente di piccoli<br />

atti d’eroismo, era per<br />

esempio divertente giocare<br />

nel piazzale con la bellissima<br />

cagna Rosa e con il fili-<br />

1977<br />

Secondiano Zeroli<br />

registra per la<br />

radio<br />

“Teverina<br />

2000”<br />

bustiere bastardino Laky. Rosa, una terranova<br />

venerata da Maurizio, aveva nobili<br />

abitudini e si arrabbiava molto quando il<br />

ruspante ma furbissimo bastardino le portava<br />

via qualche bocconcino prelibato.<br />

Rosa non mostrava nemmeno molta simpatia<br />

per uno stupendo terranova maschio<br />

del regista Ettore Scola di nome Sansone,<br />

a Soriano convocato per accoppiarsi con la<br />

nobile campagnola. Non ci fu nulla da fare.<br />

Rosa non gradiva le pesanti effusioni del<br />

dolcissimo pachiderma e così la nostra<br />

rimase per sempre illibata.<br />

Ma come è buona consuetudine, anche<br />

nelle migliori famiglie, sorsero delle piccole<br />

incomprensioni tra me e Maurizio, giacché<br />

io avrei voluto (probabilmente sbagliando)<br />

che l’emittente diventasse un po’<br />

più aristocratica, che si desse meno spazio<br />

alle dediche e più agli approfondimenti.<br />

Risultato: per tutto l’anno ’79 me ne andai<br />

a Terni a Tele Radio Centro Italia . Tornai<br />

l’anno successivo, dopo che ebbi un serio<br />

incidente automobilistico, giusto in tempo<br />

per assistere all’evento che cambierà radicalmente<br />

la vita dell’emittente, sostanzialmente<br />

radiofonica, di Soriano nel Cimino.<br />

Nel 1980, infatti, Maurizio Tocchi siglò una<br />

intesa con l’imprenditore civitonico, nel<br />

settore elettrico, Stefano Principalli e così i<br />

macchinari, le attrezzature e quant’altro,<br />

vennero trasferiti nella nuova sede di<br />

Piazza Guglielmo Marconi, a Civita<br />

Castellana, ovviamente. L’avventura continuava<br />

e questa volta su due binari diversi,<br />

perché ben presto sarà la televisione a<br />

prendere quota e a recitare un ruolo sempre<br />

più predominante nei confronti della<br />

sorella Radio. La nuova sede del centro<br />

falisco iniziò a funzionare anche al disopra<br />

delle migliori aspettative. La notizia del


<strong>Campo</strong> de’ fiori 27<br />

mato “Tele Radio Punto Zero”<br />

Tocchi al Vescovo Rosina<br />

l’avvenuto trasferimento si diffuse in un<br />

battibaleno e furono soprattutto i giovani<br />

che cominciarono ad affluire sempre più<br />

numerosi e motivati a far bene. Giulia<br />

Conti, Rita Petrelli, Lorella Neri , Ulisse<br />

Frezza furono tra i primi ad alternarsi alla<br />

consolle mentre della vecchia colonna<br />

sorianese rimasero soltanto Augusto Tordi<br />

e Maurizietto Milioni. Ci fu anche una reazione,<br />

in fondo motivata, al trasferimento<br />

dell’emittente, quando Giuliano Franchi<br />

installò nell’antico nucleo di Soriano, nel<br />

quartiere della Rocca , una nuova postazione<br />

radio, che in onore della nonna,<br />

munifica sostenitrice, chiamò Radio Lea.<br />

Ma chi era il nuovo partner al 50% di<br />

Maurizio Tocchi? Stefano Principalli era un<br />

piccolo imprenditore che si era, come suol<br />

dirsi, fatto da solo. Aveva cominciato con<br />

una botteguccia di materiale elettrico poi<br />

era pian piano diventato il custode di<br />

quasi tutte le industrie ceramiche del comprensorio<br />

faleritano. Quando si verificava<br />

un guasto , interveniva Stefano con la sua<br />

squadra. Si trattava dunque d’un uomo di<br />

sicura esperienza nel settore meccanico ed<br />

elettrico e che si avviava ad esserlo anche<br />

in quello delle telecomunicazioni. Maurizio,<br />

insomma, non avrebbe potuto scegliersi,<br />

per la nuova avventura, un socio migliore.<br />

La sede di Piazza Marconi era oltretutto<br />

più spaziosa, rispetto alla precedente di<br />

Soriano ma era soprattutto il bacino d’utenza<br />

che si era dilatato e questo, in prospettiva,<br />

non prometteva che risultati<br />

sempre più rilevanti. L’amalgama della<br />

nuova squadra si consolidò nella stagione<br />

estiva, quando furono definitivamente e<br />

felicemente risolti tutti i problemi tecnici<br />

legati al riposizionamento delle antenne<br />

che servivano alla più corretta ricezione<br />

dei programmi trasmessi e quando fu<br />

varata una prima bozza di programmazione<br />

che andava a stabilizzare e migliorare<br />

l’intero palinsesto. Il simpatico Peppe<br />

Rossi curava la rubrica giornalistica E’ successo<br />

solo ieri , Franco Meli modulava il<br />

suo programma miscelando sapientemente<br />

vecchi motivi e recenti uscite, sempre<br />

restando in un ambito melodioso.<br />

Robertino D’Aquanno avvicendava sul piatto<br />

motivi giovanili di cantanti emergenti<br />

secondo un suo particolare gusto musicale.<br />

Gustavino saliva sull’inesauribile filone<br />

del liscio e rendeva meno opache le serate<br />

delle persone… in età matura. Omero<br />

coordinava il tutto, fungendo un po’ da<br />

capitano in<br />

campo, sempre<br />

presente e<br />

dunque sempre<br />

il primo a<br />

conoscere i<br />

problemi dell’emittente.<br />

A<br />

me spettò il<br />

compito di<br />

seguire il Tour<br />

de France, un<br />

Tour che si<br />

rivelò imprevedibile<br />

e combattuto,dunqueappassio-<br />

nante e molto seguito dal pubblico dei<br />

radioascoltatori. Il francese Hinault si ritirò<br />

quando vestiva la maglia gialla per un<br />

insopportabile dolore al ginocchio (e<br />

fummo, modestamente, i primi in Italia a<br />

darne notizia!) e così l’olandese<br />

Zoemetelk, eternamente secondo, ebbe la,<br />

peraltro meritata, opportunità d’arrivare in<br />

maglia gialla fino ai Champs Elysées di<br />

Parigi. Il settore della pubblicità stava mettendosi<br />

in moto piuttosto bene giacché<br />

Civita Castellana rispetto a Soriano, era un<br />

centro molto più grande e con insediamenti<br />

industriali, commerciali e artigianali<br />

di tutto rispetto. Le condizioni insomma di<br />

un lungo cammino insieme per la coppia<br />

Maurizio-Stefano c’erano tutte e a darne,<br />

almeno apparentemente, maggiore slancio,<br />

ci fu la stupenda partecipazione del<br />

popolo di Civita Castellana a seguito del<br />

terremoto in Irpinia del 23 novembre.<br />

Radio Punto Zero lanciò infatti un accorato<br />

S.O.S. per aiutare quelle popolazioni e la<br />

risposta fu immediata. Fu riempito un<br />

camion articolato con indumenti di vestiario,<br />

generi alimentari non deteriorabili,<br />

perfino giocattoli per bambini. Una solidarietà<br />

commovente che dimostrò come la<br />

nuova Radio fosse già, nell’immaginario<br />

collettivo della città, un punto centrale, un<br />

operatore su cui contare e di cui fidarsi.<br />

Una nuova realtà operativa che aveva da<br />

subito mostrato serietà e capacità organizzativa.<br />

Ma nonostante tale stato di sostanziale<br />

situazione idilliaca, sotto la cenere<br />

dell’apparenza stava covando un qualcosa<br />

che avrebbe presto avuto un effetto tsunami<br />

sull’intera struttura, ancora essenzialmente<br />

radiofonica.<br />

continua sul prossimo numero...


28<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Associazione Artistica Ivna<br />

Artisti di Vignanello, Vallerano, Corchiano, Civita Castellana<br />

condividono l’arte<br />

IL PENSIERO LIBERO NELL’ARTE SCULTOREA DI<br />

ANTONIO PANUNZI<br />

TRA IMMAGINI DEL SUO INCONSCIO E QUELLE<br />

DEI POPOLI DI ANTICHE CIVILTÀ<br />

Nasce a<br />

Caracas il 30<br />

dicembre<br />

1 9 6 1 ,<br />

città dove<br />

vive fino alla<br />

prima metà<br />

degli anni<br />

settanta.<br />

L’influenza<br />

dell’arte precolombiana<br />

s e g n a<br />

la sua prima gioventù, caratterizzata<br />

da una cultura latino americana.<br />

Che dire dell’ Artista Antonio Panunzi ?<br />

Tony , questo è il nome con il quale è più<br />

conosciuto. Ha cominciato negli anni settanta<br />

a Riva dei Tarquini osservando le<br />

grandi scorze di pino, che gli infondono la<br />

voglia di incidere… così incisione su incisione<br />

la creatività prende forma in variegate<br />

figure, immagini, volti, che liberano<br />

l’anima artistica di Tony.<br />

La sua vita è un viavai tra l’Italia e il<br />

Venezuela, nazione dove vive ancora suo<br />

fratello, artista anche lui, che incarna per<br />

Tony un punto di riferimento nel periodo<br />

dell’adolescenza, “invogliando” la sua<br />

peculiarità artistica. Affascinato dal mondo<br />

etrusco e precolombiano, incuriosito e<br />

attratto dalle forme prismatiche, dalle conchiglie<br />

fossili e dalle miniature, viaggia in<br />

molte parti del mondo: in questo modo la<br />

sua sensibilità<br />

creativa<br />

e impetuosapermette<br />

di farg<br />

l i<br />

amare<br />

ed interiorizzare<br />

l’arte<br />

scultorea<br />

di<br />

differentiorigini.<br />

La<br />

precolombia-<br />

na è la privilegiata considerando i luoghi in<br />

cui vive, unitamente alla conoscenza di<br />

quella atzeca, romana e greca, sviluppando<br />

un quadrilatero che sarà sempre presente<br />

nelle sue sculture dalle facce più<br />

misteriose emergenti dall’interpretazione<br />

personale del ghiribizzo geometrico originale.<br />

In questo senso Tony assume l’identità<br />

di scultore autodidatta di eccellenza<br />

nell’espansione e nella fusione della cultura<br />

di quel passato concentrandola in una<br />

tecnica nuova scultorea con materiale<br />

anch’esso echeggiante l’ambito etrusco, il<br />

tufo. In questi volti scolpiti non risalta la<br />

staticità, ma il dinamismo della storia dei<br />

popoli antichi e della sua storia personale.<br />

La sua è una vita movimentata come quella<br />

del Nomade Aristocratico. Nomade perché<br />

continuamente a caccia di scoperte e<br />

di ritrovamenti, prede che solo possono<br />

sostentare la sua arte, agendo con forza e<br />

tenacia; Aristocratico in quanto abile a<br />

sublimare questa “caccia” con il proprio<br />

talento, le proprie strategie, le tecniche<br />

raffinate, gli strumenti fatti di ingegno,<br />

lavorando la “preda” con il fine utensile del<br />

suo animo. La sua vita di uomo è vissuta<br />

senza sottrarsi alla sofferenza, la sua vita<br />

d’artista è travagliata, a causa del vibrante<br />

desiderio di plasmare delle forme, liberando<br />

da quei massi tufacei volti e immagini<br />

che attendono di parlare al cuore e alla<br />

mente degli osservatori. Vita dinamica e<br />

segreta come le facce delle sue opere.<br />

“Forse” ci rivela Tony” l’Arte la interpreto in<br />

varie forme, su questi materiali perché<br />

nell’atto creativo impiego slancio vitale ed<br />

energia”: le opere più belle sono nei giardini,<br />

nelle case, nelle grotte in tufo, intrise<br />

con energia vitale in continuo evolversi in<br />

un continuo trasformismo delle espressioni<br />

scolpite. “Appagante è la scultura” per<br />

Tony, che assapora la bellezza dello studio<br />

approfondito delle tecniche per migliorare<br />

la caccia alla “preda” dell’arte, che si identifica<br />

con il Pensiero Libero, la Bellezza<br />

Prima dell’Essere Vivente. Questa spinta<br />

arriva da due forze che alimentano come<br />

nettare la sua esistenza: l’amore e l’amicizia.<br />

La materia nella sua plasticità imprime<br />

nella sua coscienza una caratteristica che<br />

rasenta l’informale. “La conoscenza delle<br />

miscele chimiche e la capacità di interpretare<br />

la realtà al fine di riprodurla creano<br />

della Prof.ssa<br />

M.Cristina Bigarelli<br />

un’ottica diversa dalla prima, visualizzando<br />

cose non sempre percepite con la stessa<br />

intensità da tutti, pur vedendole” ci dice<br />

Tony. Si tratta dei punti di vista della vita<br />

di ciascun essere pensante.<br />

Lo scopo di Tony è di dare massimo agio<br />

all’ immaginazione. E’ per questo che a<br />

volte dal peperino, dal tufo o da altre pietre<br />

prendono forma immagini sfocate, dai<br />

contorni e dalle incisioni non nette, dando<br />

l’opportunità di riflettere sul mondo nel<br />

quale viviamo: il significato della contemporaneità,<br />

non sazio, ma desideroso, non<br />

tragico, ma struggente, non nostalgico,<br />

ma evocativo, non lontano, ma prossimo.<br />

Una sorta di processo della surrealtà atto<br />

ad esprimere con molteplici modi, tecniche<br />

e materiali “il funzionamento reale del<br />

pensiero scaturito dallo stesso in un atto<br />

psichico inizialmente puro senza passare<br />

attraverso i condizionamenti della ragione”<br />

Attualmente Tony vive e lavora a<br />

Vignanello<br />

in provincia<br />

di Viterbo<br />

immerso<br />

nella realtà<br />

della sua<br />

arte che<br />

abbellisce,<br />

donando<br />

atmosfera di<br />

mistero, di<br />

incanto e di<br />

suggestione<br />

agli ambienti<br />

nei quali<br />

pone le sue<br />

grandi opere<br />

scultoree !


Per la vostra<br />

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su <strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Tel. 0761.513117<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 29<br />

“Il Fumetto”<br />

LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA<br />

CLAYMORE di Norihiro Yagi - edito da Starcomics<br />

di<br />

Daniele Vessella<br />

Chi associa questo<br />

manga come la brutta<br />

copia di BERSERK di<br />

Kentaro Miura, disprezzandolo<br />

con l’appellativo<br />

di “Berserk in gonnella”,<br />

non capisce niente di<br />

fumetti.<br />

È vero, nel manga di<br />

Yagi vengono usati spadoni<br />

enormi e l’ambien-<br />

tazione è medioevale come in BERSERK,<br />

ma se ci basiamo solo su questi due aspetti…<br />

anche tutti i Dylan Dog sono mere<br />

copie del primo numero, visto che di base<br />

sfruttano lo stesso tema. Non è così, perché<br />

partendo da un’identica idea di sfondo<br />

possono svilupparsi decine di storie diverse<br />

e CLAYMORE ne è la prova. L’opera di<br />

Yagi mette in scena protagoniste femminili:<br />

le Claymore, definite dagli abitanti dei<br />

villaggi “streghe dagli occhi d’argento” per<br />

la loro natura metà umana e metà Yoma<br />

(demoniaca).<br />

Ma il titolo trae ispirazione anche da un’altra<br />

fonte interessante: le claymore, infatti,<br />

erano le grosse spade a due mani utilizzate<br />

dai guerrieri scozzesi fino al 1700 circa<br />

(l’ultima battaglia in cui si pensa siano<br />

state usate spade claymore originali è<br />

quella di Killiecrankie, nel 1689) e utilizzate<br />

anche dagli immortali di Highlander nel<br />

lungometraggio di culto del 1985. E pro-<br />

prio queste spade sono le uniche armi con<br />

cui le Claymore (create da<br />

un’Organizzazione) combattono gli Yoma,<br />

esseri demoniaci che si cibano delle interiora<br />

degli umani. Durante i duri combattimenti,<br />

le Claymore rilasciano gradualmente<br />

la loro metà “oscura”, correndo il rischio<br />

di non poter tornare più indietro e diventare<br />

dei “Risvegliati”… ovvero, dei demoni<br />

veri e propri. Le guerriere devono lottare<br />

sia contro sé stesse che contro gli Yoma…<br />

fino a quando il demonio che è sopito in<br />

loro non prende il sopravvento; dopo aver<br />

superato il limite, le guerriere perdono il<br />

briciolo di umanità che era loro rimasto e<br />

vagano per sempre, cibandosi di carne<br />

umana e uccidendo le ex compagne inviate<br />

a giustiziarle.<br />

Così, se una Claymore capisce che si sta<br />

trasformando in Yoma e non riesce ad<br />

invertire il processo, manda una cartella<br />

nera con inciso il proprio simbolo di riconoscimento<br />

alla compagna dalla quale<br />

vuole essere uccisa, così da morire da<br />

umana. L’uccisione di una compagna viene<br />

considerato un gesto nobile, perché le<br />

guerriere vorrebbero avere una morte<br />

umana prima di diventare demoni. Senso<br />

dell’onore, amicizia… sono temi che escono<br />

potentemente dalle pagine del manga,<br />

grazie anche a un’ottima caratterizzazione<br />

dei personaggi e al loro background, spesso<br />

doloroso.<br />

Tutti i personaggi, con l’avanzare della<br />

trama, dimostrano di avere una spiccata<br />

personalità… cosa che non si era vista all’inizio<br />

del manga. Il fumetto, infatti, parte<br />

in sordina per poi decollare col proseguimento<br />

della trama che si intreccia sapientemente<br />

alla vita dei personaggi.<br />

Anche il disegno, dapprima acerbo e privo<br />

di carattere, ha una strabiliante evoluzione:<br />

con l’avanzare dei numeri, diventa<br />

ricco e particolareggiato, tutti gli elementi<br />

grafici formano un mosaico curatissimo nei<br />

dettagli.<br />

Spero solo che l’enorme successo di<br />

CLAYMORE non lo trasformi in una serie<br />

infinita che lo snaturerà, facendolo diventare<br />

sciatto e senza un filo conduttore che<br />

unisce il tutto. Per ora, è un gran bel<br />

fumetto… per ora.


30<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Vecchia storia di un Carabiniere<br />

di Ermelinda Benedetti<br />

In ogni paese c’è sempre qualcuno che si<br />

distingue per aver fatto qualcosa di diverso,<br />

particolare, o semplicemente per le<br />

sue alte qualità etiche, e che verrà ricordato<br />

e, magari, preso d’esempio.<br />

A riguardo, voglio fare un breve accenno a<br />

tale Enrico Marini, uomo di grande senso<br />

morale e carabiniere modello. Nacque a<br />

Palestrina, in provincia di Roma, il 17 aprile<br />

del 1912, da Giuseppe Marini e<br />

Clementina Ranieri, presa in seconde<br />

nozze e soprannominata “la rossa”, per il<br />

colore dei suoi capelli, o anche “la bersagliera”,<br />

perché alta circa due metri. Di<br />

buona famiglia, viene educato secondo i<br />

principi della religione cattolica. Terminati<br />

gli studi svolge per qualche tempo il lavoro<br />

di sarto, ma capisce ben presto che non<br />

fa per lui e decide di arruolarsi nel corpo<br />

dei carabinieri, dove entra senza problemi,<br />

grazie alle qualità fisiche e al buon curriculum<br />

di famiglia. Viene mandato a far<br />

servizio a Corchiano, dove si innamora di<br />

Colomba Crescenzi, detta Alida, figlia di<br />

Giovanni Crescenzi e Maria Pastori.<br />

L’amore è corrisposto, ma Enrico deve<br />

stare attento a non farsi scoprire se non<br />

vuol essere trasferito. Qualche tempo<br />

dopo, preso coraggio, decide di chiedere<br />

ufficialmente al padre di Alida, la mano<br />

della figlia. Il contadino,<br />

fiero,<br />

accetta, ma il giovane<br />

carabiniere,<br />

secondo il regolamento<br />

dell’arma,<br />

viene trasferito<br />

per qualche<br />

anno. Non appena<br />

ritorna sposa<br />

Alida, che lo<br />

aveva aspettato<br />

ansiosamente.<br />

Dalla loro unione<br />

nascono due<br />

figlie Giovanna e<br />

Anna Maria, che<br />

eredita il soprannome<br />

della nonna<br />

paterna, “la<br />

rossa”. Enrico<br />

viene di tanto in<br />

tanto trasferito,<br />

probabilmente<br />

anche perché<br />

scomodo a qualcuno<br />

invidioso<br />

della sua condotta<br />

morale, e porta con sé l’amata famiglia.<br />

Ma la morte lo coglie ancora giovane, nel<br />

pieno delle sue<br />

forze. Il 23 giugno<br />

1952, in occasione<br />

dell’arrivo di<br />

Eisenhower dagli<br />

Stati Uniti, era stato<br />

chiamato per prestare<br />

servizio all’aeroporto<br />

di Campino.<br />

Viene colto da un<br />

improvviso malore e<br />

muore in circostanze<br />

misteriose. Fu<br />

una vera tragedia<br />

per la famiglia e per<br />

il paese. Dai piani<br />

alti dell’arma qualcuno,<br />

forse pentito<br />

per averlo contrastato<br />

in passato,<br />

riesce a far percepire<br />

la pensione, per<br />

causa di servizio,<br />

alla giovane vedova.<br />

Nel paese viene<br />

ricordato per i suoi<br />

modi educati, gentili<br />

e rispettosi e per il suo animo sensibile<br />

ed altruista.<br />

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di Simona<br />

Municchi<br />

A tre km da Nepi – in<br />

località Graciolo - si<br />

trovano gli attuali stabilimenti<br />

di una delle<br />

altre risorse lavorative<br />

di Nepi, quelli della<br />

famosa Acqua di Nepi,<br />

i quali offrono una<br />

realtà lavorativa per<br />

più di cinquanta persone<br />

tra impiegati ed<br />

operai con un indotto<br />

sempre più importante. Il suddetto territorio<br />

è costituito da terreni di natura vulcanica<br />

e sedimentaria ed interessa larghe<br />

falde orientali dei gruppi vulcanici Cimino e<br />

Sabatino, in un regolare declivio verso la<br />

Valle del Tevere. Lungo la valle del fosso di<br />

Cerreto sgorgano diverse sorgenti, le quali<br />

vanno viste come le manifestazioni esterne<br />

del bacino idrico; esse sono mineralizzate<br />

e costituiscono l’oggetto della coltivazione<br />

mineraria che qui viene portata<br />

avanti da “Acqua di Nepi S.p.A.”.<br />

Di queste diverse sorgenti, almeno tre<br />

godono di importanza primaria, infatti due<br />

di esse (una solforosa e l’altra bicarbonata),<br />

si trovano a poche centinaia di metri<br />

l’una dall’altra e sgorgano dalla base dei<br />

tufi stratificati sottostanti al tufo lapideo<br />

giallastro; mentre la terza sorgente, -<br />

bicarbonata anche essa - sgorga sulle<br />

basse quote del versante sinistro del Fosso<br />

Ronci. La mineralizzazione che interessa<br />

queste acque è di tipo “secondario”, in<br />

quanto fluidi aeriformi (CO2 e H2S) ascendono<br />

dal suolo e vanno a mescolarsi<br />

–mineralizzandole – con le acque delle<br />

falde idriche d’infiltrazione superficiale.<br />

Già duemila anni fa, ai tempi della<br />

Repubblica Romana, esistevano le Terme<br />

dei Gracchi, appartenenti ad un’importante<br />

famiglia patrizia che utilizzava ed<br />

apprezzava queste acque; ed ancor oggi<br />

viene usata quella stessa falda romana.<br />

Questa acqua, da analisi effettuate presso<br />

centri appositi, viene considerata come<br />

acqua minerale effervescente naturale,<br />

fluorata. Da una sperimentazione clinica<br />

del 1997, effettuata dal Dottor Ghiazza,<br />

Primario della divisione di Medicina<br />

Interna del Presidio Ospedaliero di Ovada,<br />

risultò che l’Acqua di Nepi offre risultati<br />

positivi per i suoi effetti terapeutici e per la<br />

sua tollerabilità biologica. Ci offre quindi<br />

un’azione eupeptica importante, con una<br />

maggiore velocità di svuotamento gastrico,<br />

una diminuzione della sensazione postprandiale<br />

ed una digestione più pronta e<br />

veloce, data dalla naturale presenza di<br />

acido carbonico che dona un’effervescenza<br />

naturale a questa acqua e permette l’e-<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 31<br />

“ACQUA DI NEPI”:<br />

FRA TRADIZIONE ED INNOVAZIONE<br />

liminazione dell’acido urico. Inoltre, è stata<br />

rilevata anche l’efficacia della stessa acqua<br />

per la prevenzione delle carie dentarie,<br />

poiché il contenuto in fluoro è corrispondente<br />

al fabbisogno giornaliero.<br />

La qualità dell’acqua è assicurata ai consumatori<br />

in tanti modi diversi, che vanno<br />

dalla purezza del bacino idro-geologico<br />

sino alla massima serietà delle procedure<br />

d’imbottigliamento. La qualità è ancor più<br />

assicurata dall’estrema professionalità dell’equipe<br />

che lavora alle sue spalle. L’acqua<br />

prima di passare alla fase dell’imbottigliamento<br />

- dopo avere viaggiato sempre in<br />

ambienti sterili - non entra mai in contatto<br />

con l’aria esterna, ma transita in serbatoi<br />

di stoccaggio ed arriva all’imbottigliamento<br />

in maniera ermetica. Si tratta di un’area<br />

di circa 240 ettari che tiene lontana ogni<br />

eventuale fonte di inquinamento, sia naturale<br />

che artificiale. Le sorgenti e le opere<br />

di adduzione sono monitorate microbiologicamente<br />

24 ore su 24. Inoltre l’acqua<br />

viene sottoposta a più di 100 analisi microbiologiche,<br />

100 organolettiche e 5 chimiche,<br />

il tutto nell’arco giornaliero; e nella<br />

zona di protezione igenico-sanitaria<br />

ambientale, quotidianamente si effettuano<br />

almeno due sopralluoghi. Vanno inoltre<br />

presi in considerazione i controlli mensili<br />

dell’Arpa di Viterbo e quelli occasionali dei<br />

NAS. Il laboratorio analisi dello stabilimento<br />

effettua analisi chimiche e batteriologiche<br />

su campioni di prodotto finito prelevati<br />

ogni due ore in uscita dalle linee di produzione.<br />

Lo scopo delle analisi è quello di<br />

verificare che l’acqua sia imbottigliata con<br />

le stesse caratteristiche di qualità presenti<br />

alla sorgente; quest’insieme di controlli è<br />

poi registrato e sottoposto a statistiche.<br />

Il primo stabilimento industriale dell’Acqua<br />

di Nepi risale agli anni Trenta del<br />

Novecento, verrà sostituito nel 1959,<br />

momento in cui avrà inizio il vero sfruttamento<br />

industriale della miniera. Questo<br />

nuovo stabile risultò essere più moderno<br />

ed innovativo, interessato anche dalla presenza<br />

di due piccole linee di imbottigliamento,<br />

mentre sino a quel momento si era<br />

abituati a sistemi di imbottigliamento di<br />

tipo artigianale. Questa nuova realtà permise<br />

di far conoscere il prodotto inizialmente<br />

a Roma – il bacino di utenza più<br />

importante - poi la diffusione si allargò<br />

all’Italia centrale. Il 2 Maggio 1959, il<br />

Comune di Nepi con rogito di atto notarile<br />

diede in sub-concessione alla società di<br />

nuova costituzione “Terme di Nepi”, lo<br />

sfruttamento della miniera e l’autorizzazione<br />

all’imbottigliamento delle acque minerali<br />

per una durata quarantennale. Tutto<br />

questo avveniva appena dieci anni dopo il<br />

rilascio da parte del Ministero<br />

dell’Industria di una concessione al<br />

Comune di Nepi per l’autorizzazione all’imbottigliamento<br />

novantennale. Ma sin dagli<br />

inizi il Comune da parte sua optò per una<br />

produzione industriale sempre tramite<br />

terzi, mantenendo una partecipazione<br />

azionaria. Infatti nel corso degli anni si<br />

sono susseguiti importanti azionisti di<br />

maggioranza al vertice di quella che è poi<br />

divenuta la Società “Acqua di Nepi S.p.A.”.<br />

Nel 1959 troviamo l’avvocato Michetti, al<br />

quale farà seguito nel ’76 la “S.p.A. Acqua<br />

minerali di San Gemini”, mentre nell’ 87 fu<br />

la volta della “Danone S.p.A.” ed infine nel<br />

2001 l’attuale azionista “San Benedetto<br />

S.p.A.”.<br />

Foto d’epoca presso le fontane dell’Acqua di Nepi<br />

continua sul prossimo numero ...


32<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

L’angolo dell’avvocato<br />

a cura della Dott.ssa<br />

Ilaria Becchetti<br />

Abbiamo pagato per anni i parcheggi blu<br />

e, senza saperlo, subivamo una violazione<br />

del Codice della Strada. Ci hanno pensato<br />

dapprima la Cassazione e poi il Tar del<br />

Lazio a fare ordine. E giustizia.<br />

Sollevati da qualche bravo avvocato e da<br />

cittadini inviperiti, i giudici amministrativi e<br />

la Suprema Corte a Sezioni Unite (sentenza<br />

116/07) hanno chiarito una volta e per<br />

tutte che, “qualora il Comune assuma l’esercizio<br />

diretto del parcheggio con<br />

custodia o lo dia in concessione, ovvero<br />

disponga l’installazione dei dispositivi di<br />

controllo di durata della sosta, su parte<br />

della stessa area o su altra parte nelle<br />

immediate vicinanze, deve riservare<br />

una adeguata area destinata a parcheggio<br />

rispettivamente senza<br />

custodia, o senza dispositivi di controllo<br />

di durata della sosta”. Attenzione. Questa<br />

non è una ricostruzione giurisprudenziale<br />

e nemmeno una novità nel panorama<br />

legislativo. Al contrario è proprio ciò che<br />

statuisce il Codice della Strada all’art. 7<br />

comma 8. Cassazione e Tar, dunque, non<br />

hanno fatto altro che dare voce ed applicazione<br />

ad una disposizione già esistente<br />

ma evidentemente sempre (o quasi)<br />

disapplicata. Dunque, stando al Codice<br />

della Strada, i Comuni che dotano le loro<br />

strade di strisce blu a pagamento, debbono<br />

riservare una parte dei parcheggi alla<br />

sosta libera. Facile osservare che a Roma,<br />

ma anche in molti altri comuni, questo<br />

principio non è mai stato rispettato.<br />

La recente pronuncia del Tar del<br />

Lazio (30.05.2008 n. 5218) ha immediatamente<br />

sortito l’effetto di<br />

sospendere il pagamento dei par-<br />

cheggi blu.<br />

Nella Capitale, in attesa dell’attuazione di<br />

un piano volto a ridisegnare l’intero sistema<br />

dei parcheggi a tariffa, si vedono macchinette<br />

incappucciate, a ricordare, a chi<br />

ancora non lo sapesse, che i parcheggi<br />

blu non si pagano. Ma solo per il momento.<br />

Entro il 31 luglio, infatti, una commissione,<br />

composta da tecnici del<br />

Dipartimento Mobilità e da esperti esterni<br />

(ingegneri e architetti), è incaricata di ridisegnare<br />

l’intero sistema del parcheggio a<br />

tariffa in tutta Roma e di redigere il nuovo<br />

piano parcometri in base alle linee programmatiche<br />

dettate dalla Giunta capitolina.<br />

La Commissione dovrà preoccuparsi di<br />

garantire l’equilibrio tra strisce blu e strisce<br />

bianche (sosta libera), creare adeguate<br />

aree di parcheggio gratuito nei pressi degli<br />

ospedali, aumentare i parcheggi per i<br />

motocicli e differenziare la tariffazione a<br />

seconda delle zone.<br />

Il piano diverrà operativo da settembre e<br />

lo scenario a cui si andrà incontro sarà un<br />

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taglio di 15.000-20.000 posti blu, su circa<br />

90.000, che verranno trasformati in parcheggi<br />

bianchi, soprattutto in periferia.<br />

Insomma quello che va delineandosi è un<br />

regime dei parcheggi meno vessatorio, più<br />

sostenibile ed in linea con i nostri diritti di<br />

cittadini.<br />

Discorso a parte per il centro storico della<br />

capitale, dove i parcheggi restano attivi<br />

per ovvie ragioni logistiche, urbanistiche,<br />

ambientali ed artistiche. Il sistema di parcheggi<br />

blu, infatti, oltre a permettere al<br />

Comune di incassare risorse fondamentali<br />

per mantenere in vita servizi essenziali per<br />

la città, frena le auto e dunque costituisce<br />

un efficace sistema di prevenzione dell’inquinamento<br />

e quindi di tutela del patrimonio<br />

artistico e ambientale.<br />

A parte il regime immutato per tutto il<br />

primo municipio, a settembre saremo in<br />

grado di vedere in tutta la città i mutamenti<br />

effetto del piano della Giunta. Sin<br />

d’ora con una certezza: Roma sarà un po’<br />

meno blu.


Edoardo Vianello lo scorso 24 giugno ha compiuto 70<br />

anni ma ha sempre lo spirito di un ragazzo. Oltre<br />

mezzo secolo di carriera e una lunga schiera di tormentoni<br />

estivi al top delle classifiche della musica leggera<br />

italiana. Ma non gli bastava, così ha pensato di<br />

mettersi in gioco ancora una volta, regalandoci un<br />

disco dal titolo “REPLAY …l’altra mia estate…” che raccoglie alcuni fra i più grandi<br />

successi degli anni ‘60 e ’70 suoi e di altri autori. Edoardo ha reinterpretato queste<br />

canzoni alla sua maniera, con nuovissimi arrangiamenti e, ha tenuto a precisare il<br />

cantante, avvalendosi dell’aiuto del caro amico Lilli Greco.<br />

Vianello ha voluto per questo disco una copertina d’eccezione. Si è avvalso infatti<br />

della prestigiosa collaborazione di Pablo Echaurren, artista dall’esperienza trentennale,<br />

che, grazie al suo speciale talento, ha sintetizzato tutta la carriera di Edoardo<br />

in un disegno.<br />

Il 31 luglio alle 21.00 il “Beach boy”, come ama definirlo Pablo, sarà all’Auditorium<br />

Parco della Musica con i sei elementi del suo gruppo per un concerto che si preannuncia<br />

essere una grande festa anni ’60. Il prezzo è volutamente popolare – 5 euro<br />

per consentire a quanti più amanti del grande Eodardo di partecipare alla serata.<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 33<br />

Per la prossima cena da amici, allestisci un tavolo all’insegna del viaggio…<br />

del mare e tutti i suoi frutti.<br />

Sistema con cura un set di runner in bianco lino con finitura a giorno, semplice,<br />

un’ottima base per poter apporre posate scintillanti e sottopiatti in<br />

vetro perlinato, e piatti bianchi che ricordano il sapore dei tempi antichi e del mare del sud.<br />

Disponi una delicata orchidea sui tovaglioli, e il tocco finale è assicurato.<br />

Niente di più facile, per far correre la fantasia, decorare con conchiglie di varie misure, miscelate con orchidee bianche e mele verdi,<br />

sparse intorno ad un suggestivo candeliere centro tavola.<br />

Crea sempre un ambiente raffinato, che sappia esprimerti, e, vedrai, conquisterai i tuoi ospiti.<br />

Una rosa bianca, nel suo piccolo vaso, come le acqua magiche della Sia, può diventare un delizioso segnaposto in dono agli ospiti.<br />

Non esitare ad accostare oggetti tradizionali, come l’oliera e il portapane, ad eleganti legatovaglioli. Non dimenticare di completare<br />

con coralli bianchi…ed il viaggio per i tuoi ospiti inizierà.<br />

di Barbara Vissani<br />

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L’arte del ricevere<br />

EDOARDO VIANELLO…<br />

SETTANT’ANNI E UN NUOVO DISCO<br />

Ilaria Becchetti


34<br />

Le storie<br />

di<br />

Max<br />

...continua dal numero 51<br />

L’esperienza con la Ricordi dura solamente<br />

due anni, dal 1968 al 1970. La casa discografica,<br />

proprio prima della rottura, però,<br />

le fa incidere Notte nera, un 45 giri a bassa<br />

tiratura, destinato alla finale di<br />

Canzonissima ‘70, alla quale non riuscirà<br />

mai ad arrivare. Troppe delusioni e troppo<br />

poco successo per un’artista che aveva<br />

raggiunto grandi ed immediate soddisfazioni<br />

e che aveva tutte le carte in regola<br />

per poterne guadagnare altre! E’ così che<br />

Rita decide di far ritorno alla RCA, la prima<br />

etichetta che si era interessata a lei. Dopo<br />

aver vinto il concorso canoro Festival degli<br />

sconosciuti di Ariccia, nel 1962, infatti, la<br />

RCA, che aveva avuto modo di apprezzare<br />

il talento della giovanissima<br />

cantante, le propone un provino<br />

presso i propri studi di registrazione.<br />

Rita si presenta interpretando<br />

Le mille bolle blu e<br />

Coriandoli, di Mina e Tango del<br />

mare, un vecchio brano riportato<br />

al successo da Betty Curtis.<br />

Arriva subito il contratto da<br />

parte della casa discografica e<br />

la giovane cantante inizia ad<br />

incidere già alla fine dell’estate<br />

di quello stesso anno.<br />

Mina, indirettamente, le porta<br />

fortuna per una seconda volta.<br />

La pantera di Cremona, infatti,<br />

era stata scelta dagli autori per<br />

far parte del cast del programma<br />

televisivo Studio Uno di<br />

quell’anno, ma la diva annuncia<br />

di essere incinta e non può<br />

accettare la proposta. Bisogna,<br />

dunque, trovare una sostituta e<br />

l’obbiettivo si sposta sulla in<br />

erbe Rita, ammirata, qualche<br />

mese prima, in una puntata<br />

della trasmissione televisiva di<br />

Enzo Trapani, Alta pressione, al<br />

fianco di Gianni Morandi, anche<br />

lui agli esordi. Alla Pavone viene<br />

affidato uno spazio di pochi<br />

minuti, dove deve esibirsi insie-<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Rita Pavone<br />

di Sandro Anselmi<br />

me ad un gruppo di ragazzini e<br />

ragazzine, tra i quali c’era un<br />

ancora sconosciuto Renato<br />

Zero, che indossano delle particolari<br />

camice con il collo alto ed<br />

inamidato, dal quale deriva,<br />

appunto, il nomignolo di<br />

Collettoni. Hanno il compito di<br />

aprire lo show, ballando sulle<br />

note di un twist, intitolato<br />

Abbiamo sedici anni, cantato da<br />

Gianni Morandi e Roby Ferrante,<br />

un’altra giovane promessa, il cui<br />

futuro, però, sarà tragicamente<br />

stroncato da un incidente stradale.<br />

Prima che la morte lo<br />

cogliesse prematuramente,<br />

riesce a scrivere, per Rita, il<br />

brano Alla mia età, che insieme<br />

a <strong>Come</strong> te non c’è nessuno e<br />

Cuore, versione italiana di<br />

Heart, interpretata da Wayne<br />

Newton, portano Rita ad essere<br />

una stella internazionale e<br />

diventano il suo lasciapassare<br />

nel mondo, nonostante la difficoltà<br />

ad affermare la musica italiana<br />

negli altri Paesi, dove si<br />

prediligono la musica e i cantanti<br />

nazionali.


L’Avvocato Ulderico Midossi nel 1934, anno<br />

della sua morte, lascia a Civita Castellana<br />

un patrimonio ed una eredità storica non<br />

soltanto morale e civile, ma anche materiale<br />

dall’alto valore simbolico e culturale,<br />

a diretta conferma della sua lungimiranza<br />

e ampiezza di vedute: una fiorente scuola<br />

d’arte ceramica, tuttora attiva e funzionante,<br />

la chiesa romanica di Sant’Antonio in<br />

via dello Scasato, la celebre e conosciuta<br />

abitazione-studio in Piazza Matteotti, una<br />

mirabile collezione e galleria di dipinti ad<br />

olio opere autografe del pittore Sante<br />

Ciani, raffiguranti personaggi celebri di<br />

Civita Castellana esposti tuttora nelle maestose<br />

sale di Palazzo Montalto - Belei in via<br />

di Corte e in particolare la raccolta di<br />

opere in ceramica cinese, tuttora conservate<br />

nell’archivio storico dell’Istituto d’Arte<br />

e di cui sono visibili alcuni pezzi di rara bellezza<br />

nel Museo della Ceramica attiguo alla<br />

scuola d’arte collocato nell’ex chiesa di<br />

San Giorgio.<br />

Si tratta di una raccolta di porcellane cinesi<br />

del secolo XIX e XVIII che non ha eguali<br />

nel nostro territorio, nonchè a livello<br />

regionale e nazionale, sistematicamente<br />

collezionate dall’avvocato Midossi in anni<br />

di attenti studi e grazie al fattivo apporto<br />

del concittadino Erminio Mariani, negli<br />

anni ’30 addetto commerciale<br />

dell’Ambasciata Italiana in Cina.<br />

La raccolta comprende vasi, piatti, servizi<br />

da tè e sculture raffiguranti animali, in particolare<br />

cani, descritti ed analizzati in<br />

maniera attenta e minuziosa, con l’ausilio<br />

di smalti dai toni accesi e brillanti, secondo<br />

una consuetudine tecnica e compositiva<br />

tipica della ceramica cinese.<br />

Forme e fogge tipicamente orientali, collezionate<br />

dall’avvocato in anni di lungo lavoro<br />

con l’intento, poi sfumato, di costituire<br />

nel nostro centro un museo della porcellana<br />

e della ceramica orientale ed occidentale.<br />

La mirabile raccolta fu donata alla scuola<br />

d’arte nel 1935 dove viene conservata e<br />

attualmente in fase di analisi e studio in<br />

vista di una sua adeguata collocazione<br />

espositiva nel Museo della Ceramica<br />

“Casimiro Marcantoni”, valore aggiunto di<br />

grande spessore culturale della scuola e<br />

grazie anche alla recente assegnazione<br />

alla dirigenza scolastica da parte della<br />

Regione Lazio della direzione scientifica<br />

del Museo stesso.<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 35<br />

CIVITA CASTELLANA E IL LASCITO<br />

DI OPERE IN CERAMICA CINESE<br />

DELL’AVVOCATO ULDERICO MIDOSSI<br />

di Enea Cisbani


36<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Tarquinia<br />

Non manca qualcosa?<br />

Sarà stato un colpo di<br />

vento,<br />

sarà stato un colpo di sole,<br />

sarà stato un colpo..........<br />

di sonno, fatto sta che in<br />

questo striscione, posto in<br />

bella vista,<br />

manca l’apostrofo!<br />

Civita Castellana - Borghetto - S.S. Flaminia<br />

Sarà che viste le alte temperature desidereremmo<br />

un po’ di fresco, ma gli adetti ai lavori non si sono<br />

proprio regolati perchè prevedono neve e ghiaccio<br />

nel mese di Agosto.<br />

Civita Castellana-<br />

Località Quartaccio<br />

I rilevatori non rivelati<br />

Sarà pur sempre bello il<br />

verde, ma in questo caso<br />

impedisce all’autista<br />

di individuare<br />

la presenza<br />

dell’apparecchio.<br />

Civita Castellana<br />

Forte Sangallo<br />

Sarà uno dei simboli di Civita<br />

Castellana,<br />

sarà il luogo prescelto per<br />

importanti manifestazioni ...<br />

Ma almeno un po’ più di cura e<br />

decoro ...<br />

Per tanto poco!<br />

Non sarebbe ora di togliere<br />

quel cartello che è lì dall’inverno scorso?<br />

Civita Castellana<br />

Via Corchiano<br />

Sarà un albero,<br />

sarà un fiore,<br />

sarà un fungo,<br />

sarà ....<br />

è il cartello dell’INPS


<strong>Campo</strong> de’ fiori 37<br />

Inchiesta di <strong>Campo</strong> de’ fiori e del C.I.S.P.R.A. Centro Italiano Pranoterapeuti<br />

UOMINI E SPIRITUALITA’<br />

Una ricerca tra verità e leggenda - sacralità millenaria di Gaetano Grasso<br />

pranoterapeuta - parapsicologo<br />

... continua dal numero 51<br />

Per il pranoterapeuta la “malattia” è il<br />

segno esteriore di un disagio interiore, o<br />

un messaggio che l’interiorità vuol dare,<br />

per cui capire il segno e dare le giuste<br />

risposte anche energetiche significa intervenire<br />

sull’affetto (malattia) partendo dall’interiorità<br />

fino ad arrivare all’armonia<br />

(guarigione).<br />

Questo comporta un lavoro globale, cioè<br />

oltre a dare immediato sollievo alla parte<br />

sofferente, si deve giungere alla presa di<br />

coscienza di quei principi interiori che la<br />

vita stressante – egoistica e consumistica<br />

ci hanno fatto dimenticare: diventa quindi<br />

un prestare attenzione all’interiorità, alla<br />

consapevolezza, alla coscienza di sé ed<br />

alla scelta di un modo di vivere e di essere<br />

più equilibrato e giusto. Il prana non è<br />

rilevabile né tanto meno misurabile da<br />

nessuno strumento sinora costruito; le<br />

varie foto kirlian evidenziano (come disse<br />

lo stesso ingegnere che ha costruito lo<br />

strumento) una sorta di costellazione elementare<br />

– campo magnetico – che non è<br />

il prana. Esistono varie associazioni e<br />

“scuole”, ma pranoterapeuti si nasce.<br />

Questa “predisposizione” può essere perfezionata,<br />

ma essa “nasce con l’essere”.<br />

Poi il maestro insegna come usarla e come<br />

farla crescere.<br />

Esistono dei sintomi che denunciano la<br />

carenza di prana, alcuni dei quali sono:<br />

oppressione al petto e alla nuca, cerchio<br />

alla testa, difficoltà a gonfiare il torace<br />

nella respirazione, dolori alle spalle e stanchezza<br />

generale, scarsa capacità di programmare<br />

il futuro, perdita dell’ottimismo,<br />

calo della vista, depressione, e così via.Su<br />

questo c’è da dire che, essere scarichi di<br />

prana, porta alla depressione, è altrettanto<br />

vero che la depressione disperde una<br />

grande quantità di prana. Si ha, quindi, la<br />

tendenza a chiudersi in se stessi, a non<br />

riuscire a vedere vie d’uscita, aggravando<br />

così la situazione. Insomma, tutto ciò<br />

porta ad una disarmonia interiore veramente<br />

deleteria in ogni senso.<br />

Il pranoterapeuta, con la sua opera, determina<br />

il ripristino di questa energia ai livelli<br />

ottimali, favorendo così la ripresa di tutte<br />

le attività interiori, riaccendendo nel sofferente<br />

la voglia di vivere.<br />

Chi ha domande da fare, chiedere chiarimenti o consigli, può scrivere in redazione… risponderemo a tutti.<br />

Chi vuole può anche raccontare il suo problema o l’esperienza vissuta.<br />

Previsioni astrologiche generali per il mese di Agosto 2008<br />

Ariete lasciati consigliare da chi ha più esperienza, ma anche dal tuo istinto, e potrai trasformare la noia in vera vacanza. La famiglia<br />

richiede molta attenzione.<br />

Toro le vacanze si preannunciano ottime, vai alla grande. Se sei in cerca, l’amore è alle porte, se l’hai trovato rafforzalo, ne vale la<br />

pena…<br />

Gemelli non vedi l’ora di dare il via alle vacanze, ma gli influssi del mese non sono proprio adatti. Il fine mese allenta la tensione e ti<br />

avvia ad incontri promettenti.<br />

Cancro non smettere di progettare, anche se si concretizzeranno situazioni soddisfacenti. Guardati intorno, cercheranno di ostacolarti.<br />

Un incontro romantico ha la possibilità di diventare molto interessante.<br />

Leone vacanze sì… ma cerca di essere concreto e pratico. Il lavoro richiede la tua devozione e l’amore… certo fra vari incontri, c’è sicuramente.<br />

Lui/Lei non lasciarlo scappare anche stavolta.<br />

Vergine vacanze, vacanze, vacanze… certo ne avete bisogno, ma voi siete persone d’azione, non dimenticatelo, ci sono dei traguardi<br />

da raggiungere e lo farete con successo.<br />

Bilancia un mondo in cui devi uniformarti alle convenzioni non è certo il tuo ideale, ma oramai il via è dato, dovrai trovare la tua dimensione.<br />

In amore è il caso di porre dei capisaldi…<br />

Scorpione gli ultimi mesi sono solo un ricordo, adesso pensa a ricaricarti ed a gustare nuove esaltanti esperienze… Liberati da chi ti<br />

crea solo problemi, i nuovi incontri sono più che interessanti.<br />

Sagittario sarebbe utile mettere da parte l’orgoglio e saper chiedere aiuto al momento giusto… Il lavoro necessita di tutta l’attenzione<br />

e continuità, ma anche l’amore.<br />

Capricorno la vacanza giunge a fagiolo. Tuttavia il tuo sia un ozio costruttivo. Le sfide che dovrai affrontare sono piuttosto impegnative.<br />

Acquario le vacanze saranno un po’ deludenti, per cui è meglio chiarire tutto con tutti se vuoi veramente rilassarti. Improvvisamente<br />

alcune cose cambieranno e spirerà aria nuova, di nuovo brillante della tua luce.<br />

Pesci se non hai saputo far tesoro dei consigli, il futuro è duro. Tuttavia nuovi lavori ed opportunità di guadagno ti risolleveranno dall’indigenza.<br />

In amore c’è un grosso problema da affrontare. Sii sincero e leale.


... continua dal numero 51<br />

Ma Chicago in quella pur triste stagione<br />

non è solo quella ricca di locali lussuosi<br />

frequentati da gangsters, giocatori d’azzardo<br />

e prostitute; nello stesso periodo la<br />

città è diventata una metropoli in piena<br />

espansione industriale dove acciaierie,<br />

fabbriche di materiale rotabile, commercio<br />

del grano e fabbriche per la lavorazione<br />

delle carni, offrono lavoro in abbondanza a<br />

migliaia di lavoratori in gran parte provenienti<br />

dal sud e, in gran parte costituiti da<br />

neri. E’ in tale contesto che si deve valutare<br />

il Jazz di Chicago, sia quello che grazie<br />

alle incisioni consentì di non far dimenticare<br />

la classica tradizione di New<br />

Orleans, ricordiamo infatti che nessuna<br />

incisione aveva prima documentato il Jazz<br />

della città del Delta, sia quello discendente<br />

dalla vicinanza e dalla simbiosi fra neri<br />

e bianchi.<br />

<strong>Come</strong> abbiamo visto, nei primi anni del<br />

secolo erano arrivati a Chicago non pochi<br />

musicisti da New Orleans i quali avevano<br />

riscosso un certo successo con la loro<br />

musica e, con loro, era arrivato anche<br />

King Oliver che, nella sua Creole Jazz<br />

Band aveva inserito un giovanissimo Louis<br />

Armstrong come seconda cornetta, ma<br />

non mancarono di giungere, sempre da<br />

New Orleans, anche molti musicisti bianchi<br />

come Tom Brown e Johnny Stein<br />

nonchè il cornettista Paul Mares, il trombettista<br />

George Brunies, il clarinettista<br />

Leon Rappolo e il bassista Alfred<br />

Loyacono.<br />

Questi musicisti, a differenza dei neri che<br />

costituirono le loro formazioni soltanto con<br />

elementi provenienti da New Orleans, si<br />

ritrovarono ben presto con strumentisti<br />

locali che, tra l’altro, usano nelle loro<br />

orchestre il saxofono, uno strumento<br />

nuovo per la tradizione della città del<br />

Delta e grazie al quale il Jazz di Chicago<br />

assume in breve tempo caratteristiche<br />

assai diverse rispetto a quelle originarie; si<br />

affermano così nuovi motivi ispirati alla<br />

Chicago della Wabash Avenue dove si<br />

trova il ristorante di Big Colosimo il<br />

primo a scritturare musicisti Jazz, oppure<br />

della Armour Avenue, una strada dove si<br />

affacciano soltanto case di piacere ben<br />

diverse, ovviamente, di quelle di New<br />

Orleans.<br />

Il trombettista Marty Marsala racconta: “<br />

… in un locale dove suonavamo,<br />

arrivò una sera<br />

Al Capone accompagnato<br />

da sei o sette suoi<br />

compagni, vennero fatte<br />

chiudere tutte le porte in<br />

modo che nessuno<br />

potesse uscire o entrare;<br />

Al Capone tirò fuori due<br />

biglietti da cento dollari,<br />

li fece cambiare in tanti<br />

biglietti da cinque dollari<br />

e ce li fece consegnare,<br />

dopo di che, si sedette<br />

tranquillo ad ascoltare le<br />

sue canzoni preferite e<br />

poiché egli amava, non<br />

pezzi Jazz, ma soltanto<br />

il melodramma italiano,<br />

quelle che eseguimmo<br />

furono soltanto canzoni<br />

classiche napoletane …<br />

”.<br />

Il batterista George<br />

Wettling ricorda: “ …<br />

una volta al Triangle<br />

Club, entrarono alcuni<br />

gangsters, spararono<br />

allo stomaco del padrone…ma<br />

noi continuammo<br />

a suonare … ”.<br />

La musica di quel periodo è inevitabilmente<br />

costretta a procedere con lo stesso<br />

slancio e lo stesso incontrollato furore di<br />

una automobile di gangsters, per far ballare<br />

nervosamente come nervosamente<br />

scorre la vita in città; così avviene che in<br />

ogni locale, dal Royal Garden a tutti gli<br />

altri come ad esempio il Friar’s Inn, che<br />

prende il suo nome dal complesso Friar’s<br />

Society Orchestra che li suona e che più<br />

tardi diverrà la New Orleans Rhythm Kings<br />

anche questo frequentato da Al Capone e<br />

da Dion O’ Bannion, rimane nella Storia<br />

del Jazz come l’ideale punto di congiunzione<br />

fra il Jazz nero e quello bianco.<br />

La New Orleans Rhythm Kings è costituita<br />

da Leon Rappolo al clarinetto, Jack<br />

Pettis al saxofono, Elmer Schoebel<br />

arrangiamenti e pianoforte, Arnold<br />

Loyacono al basso, Paul Mares alla<br />

tromba, Frank Snyder alla batteria e<br />

George Brunies al trombone; sono proprio<br />

i NORK a influenzare i primi giovani<br />

che nel Jazz vedono una musica nuova da<br />

adottare in alternativa a quegli sdolcinati<br />

di Riccardo Consoli<br />

motivi che vanno per la maggiore; giovani<br />

simboleggiati da un pallido giovinetto proveniente<br />

da Davenport nello Iowa dove<br />

è nato nel 1903, che suona la cornetta,<br />

che risponde al nome di Bix Beiderbecke<br />

e che, sarebbe divenuto il leader del Jazz<br />

bianco.<br />

Bix Beiderbecke fu il massimo rappresentante<br />

dello Stile di Chicago che costituì il<br />

primo tentativo dei bianchi di suonare<br />

Jazz in modo personale; componente di<br />

una famiglia originaria della Germania da<br />

giovanissimo fa parte del coro della locale<br />

chiesa protestante e mostra subito una<br />

notevole predisposizione per la musica,<br />

suona il pianoforte ma all’età di sedici anni<br />

ha modo di ascoltare un disco della<br />

Original Dixieland Jazz Band di Nick<br />

LaRocca e si innamora della cornetta; ad<br />

appena diciotto anni è già musicista professionista<br />

ed ottiene notevoli ingaggi che<br />

lo portano a lavorare sui battelli in servizio<br />

sul Lago Michigan e nei locali di<br />

Chicago.<br />

continua sul prossimo numero...


Estate Corchianese<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 39<br />

Multietnica 2008<br />

2 Agosto<br />

ore 18.00 Apertura sito e visite guidate<br />

ore 20.00 Cena a tema su prenotazione (info tel. 0761.514082 – 328.6248061)<br />

ore 21.00 Teatro: Novecento “La leggenda del pianista sull’Oceano” (ingresso gratuito)<br />

9 agosto<br />

ore 18.00 Apertura sito e visite guidate<br />

ore 20.00 Cena a tema su prenotazione (info tel. 0761.514082 – 328.6248061)<br />

ore 21.30 Teatro Danza Musica Foly Du Burkina Faso “La notte delle percussioni africane” (ingresso gratito)<br />

Direttore artistico Gianluca Terenzi<br />

Parte del ricavato sarà devoluto all’Associazione “Ivan Rossi”<br />

Presso “Il Castellaccio”, Via Terrano - Civita Castellana (Vt)<br />

Non abbandonare<br />

il tuo cane e<br />

neanche la<br />

sua “cacca”<br />

AVVISI PER L’ESTATE<br />

Non gettare le<br />

cicche accese<br />

Si sono conclusi sabato 26 luglio<br />

i giochi popolari<br />

dell’estate corchianese.<br />

Ecco la formazione della contrada<br />

che per la quinta volta consecutiva<br />

si è aggiudicata il titolo di<br />

Campione:<br />

la Contrada Selvotta!<br />

In piedi da sx: Alessio Romano, Mirko Pilera,<br />

Carlo Bonamin, Alessandra De Angelis, Mirella<br />

Pilera, Anna, Floriana Cingolani,<br />

Arianna Precetti, Carla Santini<br />

In Basso da sx: Tonino Troncarelli, Valentina<br />

Stefanelli,Martina Pilera, Lorenzo Stefanelli,<br />

Stefano Precetti, Sonia Bonamin, Feliciano<br />

Menicocci, Massimo De Carolis, Giuseppe<br />

Stefanelli, Mauro Stefanelli, Francesco Precetti.<br />

Non lasciare<br />

la casa<br />

incustodita...<br />

nè la moglie...


40 <strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

11.05.1963 Viterbo - Campionati provinciali studenteschi. Taglia il traguardo Alessandro Soli<br />

Album d<br />

19.03.1957 Ceramisti civitonici in udienza<br />

da Papa Pio XII-<br />

foto della signora Rita Fontana (la bambina<br />

nella foto)<br />

Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere


ei ricordi<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Gallese nel primo ‘900 - Processione<br />

foto del signor Luigi De Angelis<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 41<br />

pubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di <strong>Campo</strong> de’ fiori, esse vi verranno subito restituite.<br />

1948 civitonici in gita a<br />

Roma - foto della signora<br />

Doriana Gai<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori


42<br />

Con la vostra gioia, continui… e che<br />

siano tanti anniversari come questo.<br />

Vi siamo vicini nel ricordo del vostro<br />

giorno più bello, dalla sorella<br />

Michela e la figlia Beatrice.<br />

Ancora tanti auguri a Carlo e Elisa<br />

che hanno festeggiato il primo<br />

anniversario di matrimonio<br />

il 14 Luglio.<br />

Tanti auguri<br />

a Pitagora per i<br />

sui 23 anni,<br />

dai suoi amici.<br />

Tantissimi<br />

auguri a<br />

Lorenzo<br />

Fabrizi<br />

che ha<br />

compiuto 1<br />

anno il 5<br />

Luglio dalla sorellina Lucrezia, la<br />

mamma, il papà, i nonni e gli zii.<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Tanti auguri a<br />

Barbara e Daniele<br />

che si sono uniti in<br />

matrimonio il 12 luglio.<br />

Tanti auguri a Lucy<br />

Gloria Ricci di Fabrica<br />

di Roma che il 10<br />

Agosto compie gli anni<br />

da parte del marito<br />

Alessandro e dei figli<br />

Attilio e Jessica.<br />

Tanti auguri per una vita<br />

felice e piena di gioie a<br />

Silvia Capone compie 18<br />

anni l’11 Settembre, da<br />

mamma, papà, il fratello<br />

Simone, i perenti<br />

e gli amici.<br />

Tanti Auguri a Aurora<br />

Antonelli che<br />

l’8 Settembre compie 2<br />

anni, da: mamma Gabriela,<br />

papà Claudio, la sorella<br />

Viola, i nonni, gli zii<br />

ed i cugini.<br />

Tanti auguri alla nostra<br />

piccola Eva per aver<br />

ricevuto il Sacramento del<br />

Battesimo il 6 Luglio, da<br />

mamma Sara e papà Luigi.


Tantissimi auguri a<br />

Adriano e Michela<br />

Maggio che compiono<br />

33 anni il 3 Agosto e 16 anni l’11<br />

Agosto, dalla mamma, il papà, Sandro e<br />

Maddalena, Gianluca, Francesca, Marta e<br />

il piccolo Andrea.<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 43<br />

Un augurio<br />

particolare a<br />

Marsia e<br />

Mirko per<br />

essersi uniti<br />

in matrimonio<br />

il 19 Luglio,<br />

dalle loro<br />

nipotine<br />

Matilde,<br />

Irene<br />

e la piccola<br />

Eva.<br />

Sorpresa!<br />

Bellissimi e<br />

Vivacissimi<br />

auguri al<br />

mio piccolo<br />

topo per il<br />

suo quarto<br />

anno d’età<br />

che compirà<br />

il 10<br />

agosto! Da<br />

lella Maila,<br />

papà Joseph Gun, mamma Anna, zia Marghe e<br />

tutti i tuoi nonni.<br />

Tantissimi auguri a Rodolfo e<br />

Letizia che il 21 Luglio hanno<br />

festeggiato il loro primo anniversario<br />

di matrimonio. Vi auguriamo<br />

tanta felicità per sempre!<br />

Con tanto affetto, i genitori, la<br />

sorella Jenny con il fidanzato<br />

Giantobia, i fratelli Eugenio con<br />

Michela, e Giulio.<br />

L’anzianità ti rende un<br />

po’ incapace di fare ma<br />

non di desiderare. Ti<br />

auguriamo di desiderare<br />

di fare ancora<br />

tutto (speriamo che<br />

sia possibile). Auguri<br />

da Maria Luisa e<br />

Randy, Rita e Corrado.<br />

Tanti Auguri alla nostra principessa Irene<br />

che il 24 Luglio ha compiuto 1 anno,<br />

da mamma Chiara e papà Sergio.


44<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Album d<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Anno ‘69-’70 Classe 1963 - 1° Elementare Via Petrarca, Civita Castellana<br />

Da sx: Maestra Raffaella Gorini, Paola Baldoffei, Antonella Abballe,..., ..., Fernando Carabelli,<br />

Nestore Belardi, ..., ..., Marco Carabelli, ..., Lorella Baldi,Elena delleChiaie, Stefania Barbacci,<br />

Gabriella Scarcia, Rosa ..., Maura Molinari, ..., Anna Maria Sambuci, Antonella Mancini, Gloria ...,<br />

Antonella Natili,..., Giogio Gomiero, Francesco Manoni, Fabio Ceccani<br />

Civita Castellana - giochi della gioventù - anno scolastico 1986/87 - classe IIB<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere


<strong>Campo</strong> de’ fiori 45<br />

ei ricordi<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Primavera 1978<br />

3° media di<br />

Fabrica di Roma.<br />

Foto del Prof.<br />

Vinicio Testa<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori Civita Castellana 1971 - la classe 1921 festeggia 50 anni<br />

pubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di <strong>Campo</strong> de’ fiori, esse vi verranno subito restituite.


46<br />

Giochi Antichi<br />

La Morra<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Quante volte da bambini abbiamo sentito parlare di questo gioco, con<br />

il quale i nostri nonni avevano trascorso interi pomeriggi e serate, in<br />

mancanza di meglio, ma che forse era molto meglio di come li si trascorre<br />

oggi. Abbiamo cercato di farcelo spiegare, facendo le prime<br />

prove proprio con loro e poi sfidando gli amici di scuola, magari durante<br />

la ricreazione. Ma la morra è uno dei giochi più antichi e semplici<br />

del mondo, come testimoniano anche le raffigurazioni ritrovate in una<br />

tomba egizia, dove il defunto stende il braccio con un numero, contrapposto<br />

ad un altro giocatore, o una pittura vascolare greca, dove a<br />

giocare sono Paride ed Elena. Nel mondo latino è Cicerone a dare per<br />

iscritto la testimonianza dell’esistenza di questo gioco, indicandolo con<br />

il nome di “micatio”, dal verbo “micare”, ossia protendere e più precisamente<br />

“micare digites”, quindi stendere le dita. Successivamente fu<br />

molto praticato dai soldati nelle trincee durante la Grande Guerra, e poi dagli anziani e dai giovani di tutti i paesi, tanto da assumere<br />

un nome diverso da luogo a luogo e da dialetto a dialetto.Il gioco consiste nell’indovinare la somma dei numeri che vengono mostrati<br />

con le dita dai giocatori, che simultaneamente tendono il braccio, mostrando il pugno o stendendo un numero di dita a scelta.<br />

Solitamente i giocatori gridano, quasi a voler intimorire l’avversario, un numero da 2 a 10, la morra, usando spesso forme dialettali,<br />

storpiandoli o modificandoli, fino a ridurli ad un monosillabo. Il giocatore che indovina il numero conquista il punto, e vince chi arriva<br />

prima al punteggio deciso a priori. Se entrambi i partecipanti indovinano la somma, il gioco continua e nessuno guadagna il punto. Si<br />

può giocare uno contro uno o a squadre, dove il fattore fortuna viene messo da parte per far posto ad abilità e strategie.<br />

Forse sarebbe meglio abbandonare per un po’ la play station e farsi una bella partita a morra!<br />

Questo è il Miguel<br />

Bosè nostrano, alias<br />

Carlo Casaluce che<br />

emulo dell’originale<br />

ne segue le orme di<br />

cantante (vedi locandina<br />

accanto).<br />

Il sosia<br />

Miguel Bosè<br />

Se assomigliate a un personaggio famoso, portate le vostre foto in<br />

redazione ed esse verranno pubblicate .


<strong>Campo</strong> de’ fiori 47<br />

La rubrica dei perchè?<br />

Perchè l’acqua spegne il fuoco?<br />

L’acqua ha la caratteristica di assorbire molto calore per riscaldarsi. Si dice<br />

che ha un calore specifico alto.<br />

Altre sostanze l’hanno più alto, ma dobbiamo tenere presente che l’acqua e<br />

facile da maneggiare, ad esempio entra in un tubo a pressione e si può lanciare<br />

a grandi distanze.<br />

Ma un effetto altrettanto decisivo nell’aggressione dell’acqua al fuoco è costituito<br />

dal vapore che si genera quando il calore fa evaporare il liquido. Il<br />

vapore è un gas che si sviluppa violentemente, si dilata e occupa spazio.<br />

Dilatandosi prende il posto dell’ossigeno che alimenterebbe il fuoco.<br />

Fare i Salamelecchi<br />

Modi di dire<br />

In arabo Salam Aleik significa “pace a te” ed è una bella forma di saluto.<br />

Ma siccome è accompagnata da gesti ossequiosi, gli italiani hanno tradotto la parola<br />

in salamelecco (usata quasi sempre al plurale) e gli inchini in smorfie ridicole.


48<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Fabrica di Roma negli anni ‘50<br />

Da sx: Iannoni Mario - Vera - Ersilia, ..., Anselmi Rosa<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Album d<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

1957 famiglia Corteselli di Civita Castellanafoto<br />

del signor Carlo Corteselli<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Fabrica di Roma 1933<br />

foto del signor Sandro Di Pietro<br />

Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere


ei ricordi<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Civita Castellana anni ‘50<br />

Assistenti delle colonie estive - foto della signora Loretta Manoni<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 49<br />

Giovani civitonici degli anni ‘60<br />

foto della signora Lidia Farina<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

pubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di <strong>Campo</strong> de’ fiori, esse vi verranno subito restituite.


52<br />

di Erminio<br />

Quadraroli<br />

Protegge i tuoi valori<br />

Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25<br />

01033 Civita Castellana (VT)<br />

Tel.0761.599444 Fax 0761.599369<br />

silviamalatesta@libero.it<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Quella forza silenziosa chiamata …<br />

Era una serata<br />

di fine maggio.<br />

Un flebile spicchio<br />

di luna,<br />

facendo capolino<br />

tra le folte<br />

chiome degli<br />

alberi che ornano<br />

il Lago di<br />

Vico, dall’alto<br />

spiava silenzioso<br />

alcuni momenti<br />

di vita conviviale che si stavano<br />

consumando presso il Ristorante<br />

Fiorò.<br />

Un addobbo floreale in cui l’occhio<br />

scorgeva un armonioso danzare di<br />

colori rossi e bianchi ha fatto da<br />

elegante cornice alla Serata di Gala<br />

organizzata dalla CRI lo scorso 31<br />

maggio.<br />

Alla presenza di numerose autorità<br />

civili, tra cui hanno spiccato i nomi<br />

del Sindaco di Ronciglione,<br />

Massimo Sangiorgi, del Sindaco di<br />

Sutri, Guido Cianti, e dell’ex<br />

Commissario della Croce Rossa On.<br />

Maurizio Scelli, l’Ispettrice della CRI Olympia D’Onofrio Bucossi e il Sindaco di Ronciglione Massimo Sangiorgi<br />

Oympia D’Onofrio Bucossi ha<br />

ampliamente esaminato l’operato del 2007<br />

della Sez. Femminile del ridente paese<br />

cimino.<br />

Vista l’importanza di questo evento non<br />

potevano mancare le sorelle infermiere<br />

della Sez. di Viterbo, il Presidente provin-<br />

ciale della CRI, Egidio<br />

Manzoni, e l’Ispettrice<br />

di Rieti, Luisella Di<br />

Marco, che spinti dal<br />

loro innato spirito di<br />

fratellanza hanno partecipato<br />

molto volentieri<br />

a una lotteria di<br />

beneficienza, organizzata<br />

con lo scopo di<br />

raccogliere fondi per<br />

completare i progetti<br />

umanitari programmati<br />

per il 2008.<br />

Questo appuntamento,<br />

che apre le porte alla<br />

stagione estiva, si è<br />

svolto nella speranza<br />

che anche quest’anno<br />

la Sezione di<br />

Ronciglione della CRI<br />

possa raggiungere<br />

obiettivi sempre maggiori,<br />

grazie alle volontarie<br />

e ai volontari che<br />

operano spinti da una<br />

forza silenziosa chiamata..solidarietà.


di Giovanni Francola<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 53<br />

Ecologia e Ambiente<br />

L’acqua e le faraoniche opere<br />

Non c’è dubbio che l’acqua sia legata alle<br />

grandi opere che l’uomo ha costruito nel<br />

corso della storia. Infatti, nel XX secolo, di<br />

opere “gigantesche” come le dighe ne<br />

sono state costruite ben quarantamila, ai<br />

fini dell’irrigazione, o per l’approvvigionamento<br />

di acqua potabile, o per la produzione<br />

di energia elettrica.<br />

Queste opere faraoniche, spesso, sono<br />

simbolo di duri scontri tra autorità e semplici<br />

cittadini, che si vedono espropriare le<br />

proprie case e i luoghi a loro cari, per la<br />

costruzione di queste enormi dighe.<br />

Inoltre, con la costruzione di queste gigantesche<br />

opere, si corre il rischio di calpestare<br />

il diritto dell’acqua a tutte le popolazioni<br />

della terra, che è stabilito dal trattato<br />

169 dell’Organizzazione Internazionale del<br />

Lavoro.<br />

Per non parlare di tutte le sciagure legate<br />

ad esse, che, quando qualcosa non va per<br />

il verso giusto, si trasformano in spavento-<br />

se minacce per interi villaggi e popolazioni,<br />

seminando fango e morte.<br />

Modificare i corsi naturali d’acqua non solo<br />

è ingiusto, ma è, anzi, un’insignificante<br />

sfida con chi prima di noi ha disegnato il<br />

creato.<br />

Certo l’uomo con la sua astuzia crede di<br />

fare quello che più gli conviene, ma poi<br />

dovrà fare i conti con i problemi ben più<br />

grandi che ne derivano. La minaccia dell’a-<br />

gricoltura industriale, ad esempio, non ha<br />

fatto altro che impoverire i terreni, o, peggio<br />

ancora, arricchirli di sostanze improprie.<br />

Le deviazioni dei grandi fiumi, o di<br />

altri corsi d’acqua, favorisce i fenomeni di<br />

desertificazione, salinizzazione o ristagno<br />

di intere aree, che non sono certo un caso,<br />

ma sempre conseguenze di azioni antropiche<br />

insensate e irresponsabili, che si ripetono<br />

ormai da troppo tempo.


54<br />

di Letizia Chilelli<br />

Occupandomi del vino e del suo mondo ho<br />

potuto constatare come l’antiquariato del<br />

“buon bere” sia molto praticato in<br />

Inghilterra e Francia, a differenza di Paesi<br />

come l’Italia e la Germania.<br />

A Londra, per citare un esempio, Christie’s<br />

e Sotheby, sostengono almeno venti aste<br />

all’anno di vini da collezione.<br />

Questo amore per il vino “di una certa età”<br />

non viene tradotto però in pagamenti<br />

esorbitanti: accanto ai più pregiati pezzi da<br />

museo, acquistati per lo più da Case<br />

Regnanti, o potenti del mondo, vengono<br />

venduti anche vini invecchiati delle migliori<br />

annate e che meritano certamente<br />

attenzione, a prezzi “accessibili”per soddisfare<br />

il collezionista e non certo per ridurlo<br />

sul lastrico!<br />

Sono ormai lontani i tempi in cui il<br />

Granduca Costantino di Russia, fratello<br />

dello Zar, pagò il prezzo sorprendente di<br />

20.000 franchi d’oro per quattro barili della<br />

vendemmia del 1847 del Chateau<br />

D’Yquem, un nobile vino bianco Bordolese<br />

da dessert!<br />

Comunque anche il nostro Paese non è<br />

privo di esempi di aste di vini leggendari,<br />

anche se in tutta onestà si tratta di casi<br />

molto rari.<br />

Non bisogna però credere che possedere<br />

una bottiglia antica offra la possibilità di<br />

realizzare una certa vantaggiosa cifra:<br />

bisogna infatti prima di tutto trovare l’occasione<br />

giusta di vendita e poi l’estimatore<br />

di quel determinato tipo di vino, cosa<br />

che, credetemi, è piuttosto difficile.<br />

Resta poi innegabile il fatto che le bottiglie<br />

di “antiquariato” vengano collegate a fatti<br />

storici e incancellabili.<br />

Qui in Italia, per esempio, nel 1959 il<br />

Generale De Grulle fu ospitato per una<br />

storica visita dall’allora Presidente della<br />

Repubblica Italiana Gronchi e portò con<br />

se, dalla Francia, una magnifica bottiglia di<br />

Bordeaux del 1859 (bottiglia che simboleggiava<br />

il centenario della battaglia di S.<br />

Martino, a Solferino, battaglia che concluse<br />

la Guerra d’Indipendenza).<br />

La “storica” bottiglia fu stappata durante il<br />

pranzo d’onore e chi ha bevuto quel vino<br />

assicura che era ancora validissimo e gra-<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

L’ ANGOLO ... CIN CIN<br />

COLLEZIONARE IL VINO<br />

devolissimo al palato.<br />

(Con questo piccolo aneddoto, spero di<br />

soddisfare, almeno in parte, la curiosità di<br />

coloro che spesso mi chiedono se un vino<br />

centenario è ancora bevibile!).<br />

Comunque, è bene ricordare che molto<br />

dipende dalla struttura del vino stesso e<br />

da come è stato conservato.<br />

Ciò, come sappiamo, vale anche per i vini<br />

di meno “onorata” età, ma che abbiano al<br />

loro attivo più di 20 anni, anche perché<br />

fino a questa età, una bottiglia da lungo<br />

invecchiamento tiene, di norma, abbastanza<br />

bene.<br />

Il vino per quanto prezioso e raro sia, ha<br />

comunque i suoi limiti di sopportazione:<br />

non può restare per così tanto tempo<br />

ingabbiato in una bottiglia.<br />

Col passare del tempo all’inizio, quasi in<br />

maniera microscopica e poi sempre in<br />

modo più osservabile, comincia a decrescere<br />

di volume: le sue strutture si smembrano,mentre<br />

una parte evapora, ecco<br />

spiegato il motivo del ritrovamento di<br />

“vecchie”bottiglie in cantina ridotte di contenuto.<br />

Per far si che il vino superi decenni in<br />

buona salute, occorrono particolari accorgimenti<br />

che possono essere effettuati solo<br />

da cantinieri delle cantine più famose.<br />

Uno dei più conosciuti è quello messo in<br />

pratica dai cantinieri della famiglia dei<br />

Baroni Rothschild: per le bottiglie che<br />

hanno passato l’età media e di cui interessa<br />

tenerne una partita, gli “addetti ai lavori”(spesso<br />

enologi) provvedono ogni 5/6<br />

anni ad aggiungere alle bottiglie stesse,<br />

stappandole, una piccola quantità di vino<br />

giovane, ritappando poi la bottiglia con<br />

molta cura con un tappo nuovo e rigorosamente<br />

di sughero. È grazie a questo<br />

sistema che funge da “trapianto” che sono<br />

state portate fino ai giorni nostri bottiglie<br />

di vino Bordolese che risalgono pensate al<br />

1870. Vero è, che credere che un collezionista<br />

privato possa arrivare a questi livelli<br />

risulta un po’ impossibile, comunque per<br />

regalarsi e regalare alla nostra cantina<br />

qualche gioiello si può fare, di tanto in<br />

tanto, rifornimento presso produttori che<br />

si occupano di vino come tradizione di<br />

famiglia ad alti livelli.<br />

Consiglio importante: prima di acquistare<br />

qualunque bottiglia “da collezione”: sarà<br />

bene munirsi delle tabelle che certifichino<br />

la validità delle annate (reperibili nei negozi<br />

specializzati e sui siti internet che trattano<br />

di enologia).<br />

Anche perché, il vino, o meglio tutti i vini,<br />

nelle annate, vengono classificati con le<br />

“stellette”:<br />

- Annata Pessima *<br />

- Annata Mediocre **<br />

- Annata Buona ***<br />

- Annata Ottima ****<br />

- Annata Eccezionale *****<br />

questo sistema ci aiuta a regolarci: infatti i<br />

vini da portare ad un lungo invecchiamento<br />

sono quelli da Annata Buona in su.<br />

I vini Italiani da collezione sono da ricercarsi<br />

nelle grandi DOCG che abbiamo,<br />

esempi eccellenti sono il Barolo e il<br />

Brunello (solo per citare i più importanti<br />

che farebbero la gioia di tutti i collezionisti).<br />

Da ricordare, poi, che le bottiglie da collezione<br />

non devono essere necessariamente<br />

“vecchie”. La collezione è soprattutto un<br />

assortimento di bottiglie che non si trovano<br />

facilmente sul mercato: cioè case e voci<br />

vinicole poco usate, che appunto per questo<br />

possono diventare in futuro, veri e propri<br />

gioielli.<br />

Ultimo suggerimento: se vi dovesse capitare<br />

di parteciparvi, in un asta non fatevi<br />

mai trascinare dal gioco. Fate attenzione,<br />

anche perché ciò che non avete oggi in<br />

cantina lo potete “scovare” domani, magari<br />

attraverso qualche “scambio” con collezionisti<br />

che sono alla ricerca proprio di<br />

quella bottiglia che potete “vendere” voi,<br />

avendone nella vostra cantina più di qualche<br />

unità.<br />

(Bibliografia “Vini d’Italia” di L. Imbriani)


continua.........


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<strong>Campo</strong> de’ fiori 57<br />

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10/24 Agosto - Farmacia Filizzola Corso Bruno Buozzi<br />

17/31 Agosto Farmacia Municipalizzata Via Ferretti<br />

Farmacie Corchiano e Fabrica aperte nei giorni festivi di Agosto 2008<br />

03/31 Agosto - Farmacia Liberati di Fabrica di Roma<br />

15/17 Agosto - Farmacia Sangiorgi di Corchiano<br />

Benzinai Civita Castellana aperti nei giorni festivi di Agosto 2008<br />

03/10/15 Agosto - Tamoil Via Falisca - Tamoil Via Flaminia - IP Variante Nepesina<br />

17/24/31 Agosto - Agip Via Terni - API Borghetto - Enerpetroli S.P. 311 Nepesina<br />

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58<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Anno 1954 - Val Fiscalina Sesto in Pusteria<br />

foto della signora Ione Parroccini, prima a sinistra in basso<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Album d<br />

1952 concorso nazionale di canto, Prof. Domenico Del Priore.<br />

Foto della signora Maria Del Priore<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere


ei ricordi<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 59<br />

Maggio 1963 - Civitoniche in gita a Nepi - foto del signor Francesco Barboni<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Roma Anno Santo 1950<br />

da sx Bianca, Ileana, Anna Rosa e Maria Bruna<br />

di Civita Castellana<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Anni ‘40 Civita Castellana - Delia e Natia De Angelis<br />

pubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di <strong>Campo</strong> de’ fiori, esse vi verranno subito restituite.


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