Come eravamo - Campo de'fiori
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2<br />
SOMMARIO<br />
Editoriale:<br />
“Non ci indurre in tentazione”..................3<br />
Intervista:<br />
Paolo Villaggio - “Serata d’addio”..........4-5<br />
Collezionismo:<br />
Questa volta parliamo di maschere ......6-7<br />
Suonare Suonare:<br />
L’”orrore” a Roma ...............................8-9<br />
<strong>Come</strong> <strong>eravamo</strong>:<br />
Regazzino Pallonaro .............................10<br />
Roma che se n’è andata:<br />
Osti e Osterie ......................................12<br />
Cinema News:<br />
Wanted ...............................................13<br />
Eventi:<br />
Afmal e Aeronautica militare ................16<br />
Numero Unico:<br />
Dieci giorni di campeggio .....................17<br />
Una “Fabrica” di ricrdi:<br />
Lucia Francola, mani di fata .................18<br />
Arte:<br />
Eraldo Bigarelli ...................................20<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Antonio Panunzi .................................28<br />
Tradizioni:<br />
Il miracolo della Madonna di Uliano .....21<br />
Le guide di <strong>Campo</strong> de’ fiori:<br />
Selci .............................................22-23<br />
Ceral:<br />
Un’avventura chiamata adolescenza ....24<br />
Il diario dei Girasoli ........................25<br />
Storia di un sogno chiamato Tele<br />
Radio Punto Zero .......................26-27<br />
Il Fumetto:<br />
Claymore ...........................................29<br />
Vecchia storia di un carabiniere ....30<br />
Acqua di Nepi ..................................31<br />
L’angolo dell’avvocato:<br />
Strisce blu .........................................32<br />
Edoardo Vianello ............................33<br />
Le storie di Max:<br />
Rita Pavone .......................................34<br />
Civita Castellana - Ulderico<br />
Midossi.............................................35<br />
Occhio sulla città ............................36<br />
Oroscopo .........................................37<br />
Il mondo del Jazz:<br />
IL jazz di Chicago ...............................38<br />
Album dei ricordi.............40-41-44-45-<br />
...........................................48-49-58-59<br />
Messaggi ....................................42-43<br />
Giochi Antichi - Sosia .....................46<br />
Rubrica dei perchè:<br />
Perchè l’acqua spegne il fuoco ............47<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori dà i numeri ...........50<br />
Giochi ..............................................51<br />
Quella forza silenziosa chiamata ...52<br />
Ecologia e ambiente:<br />
L’acqua e le faraoniche opere ..............53<br />
L’angolo Cin Cin:<br />
Collezionare il vino .............................54<br />
Noel.............................................55-56<br />
Annunci Gratuiti ........................60-61<br />
Selezione Offerte Immobiliari .......62<br />
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di Sandro Anselmi<br />
Se analizziamo questa frase del Padre nostro, possiamo cadere nell’errore<br />
di credere che preghiamo il Signore perché non ci induca in tentazione.<br />
Ho sempre avuto, comunque, la più profonda convinzione che il vero<br />
significato di queste parole fosse “non farci cadere in tentazione” e che,<br />
magari, quel passo fosse stato frutto di una errata traduzione.<br />
Tutto ciò genera comunque perplessità!<br />
Non vorrei aver commesso peccato nell’aver usato questo titolo e questo<br />
prologo, ma voglio dire che oggi, più che mai, andrebbe seguito l’insegnamento<br />
del Signore, e cioè quello di non cadere in tentazione. Di fatto<br />
tutti veniamo tentati ogni giorno da mille cose, ma la saldezza morale ci<br />
può sempre salvare da pericolosi fuorviamenti. I soggetti più deboli,<br />
però, sono i giovani: la loro inesperienza è la loro vulnerabilità! Essi debbono<br />
costruire e affinare le loro autodifese! Troppe morti, troppe stragi!<br />
Quale tributo deve pagare ancora questa generazione per gli errori dei<br />
padri? Hanno ereditato un mondo corrotto, ed aiutarli ad edificare ora il<br />
proprio carattere, vale più che dargli una lodevole laurea. Bisogna insegnare<br />
loro ad apprezzare le piccole cose e a non avere fretta, ad usare<br />
pazienza e a costruire, pian piano, il loro futuro.<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 3<br />
“Non ci indurre<br />
in tentazione”
4<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori
di Sandro Alessi<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Non è facile incontrare Paolo Villaggio,<br />
maestro di vita e di spettacolo, uno sempre<br />
restio alla vita mondana ed alla comunicazione.<br />
E per questo, come ci accorgiamo<br />
che il suo spettacolo “Serata<br />
d’Addio” fa tappa a Roma ci adoperiamo<br />
per avere un appuntamento con lui.<br />
Nel foyer del Teatro della <strong>Come</strong>ta ci<br />
accoglie disponibile come non mai.<br />
Maestro, attendavamo da molto<br />
tempo il suo ritorno a teatro!<br />
“Oggi il teatro è il mio mestiere, lo faccio<br />
per disperazione ed è la fine di tutti quelli<br />
che hanno avuto molto successo al cinema!<br />
Gassman mi minacciava da 50 anni:<br />
Paolo, devi fare il teatro! Ed io non l’ho<br />
mai fatto. Ora sono qui e questo è per me<br />
un inizio più che un ritorno!”.<br />
E’ già pronto per l’ennesima replica di questo<br />
spettacolo fatto di tre monologhi attinti<br />
dalla produzione di Cechov e<br />
Pirandello con quei suoi pantaloni patchword<br />
per metà arlecchino ed il sorriso di<br />
chi è forte della propria personalità. Tutto<br />
il contrario del suo mitico personaggio<br />
Fantozzi, ragioniere mediocre in un<br />
mondo di furbi.<br />
“Quando un attore comincia a zoppicare<br />
per via dell’età, che fa? Bara! Comincia a<br />
raccontare che questa è l’ultima serata<br />
della sua vita sperando di attirare il pubblico<br />
con nomi di autori quali Cechov e<br />
Pirandello ed il pubblico riempie il teatro<br />
con la speranza di veder morire il protagonista<br />
oppure viene consapevole del fatto<br />
che si ritira…Questo è il motivo del titolo!”<br />
Si narra che a scoprirlo come comico fu<br />
addirittura Maurizio Costanzo che nel<br />
1967 gli consiglia di esibirsi in un cabaret<br />
di Roma e di partecipare al programma<br />
televisivo Quelli della Domenica con i<br />
suoi personaggi aggressivi, vili e sottomessi<br />
quali il Professor Kranz,<br />
Giandomenico Fracchia e Fantocci<br />
che in seguito diventerà Fantozzi e di cui<br />
comincerà a narrarne le disavventure sulle<br />
pagine de L’Espresso e de L’Europeo.<br />
Nel 1971 la casa editrice Rizzoli pubblicherà<br />
il libro “Fantozzi” raccogliendo i racconti<br />
e le gesta del ragionier Ugo, uomo dal<br />
carattere debole, perseguitato dalla sfortuna<br />
e dal megadirettore. Il successo di<br />
questi scritti (ne usciranno tre) lo lancerà<br />
nel mondo del cinema.<br />
Per la verità, Villaggio aveva già lavorato in<br />
alcuni film tra cui Brancaleone alle<br />
Crociate, di Mario Monicelli, del 1970, ma<br />
si deve attendere il 1975 per la consacrazione<br />
con il celebre film diventato cult<br />
“Fantozzi” di Luciano Salce a cui ne<br />
seguiranno ben nove sul mitico ragioniere.<br />
Ma l’attore genovese non è solo Fantozzi,<br />
di lui ricordiamo interpretazioni mitiche<br />
accanto a maestri del cinema in La Voce<br />
della Luna di Fellini (1990), Io speriamo<br />
che me la cavo di Lina Wertmuller<br />
(1992), Il Segreto del Bosco Vecchio di<br />
Ermanno Olmi (1993), Cari fottutissimi<br />
amici di Mario Monicelli (1994). Ed altri<br />
meno impegnativi: Il Belpaese (1977),<br />
Dove vai in vacanza (1978), Fracchia<br />
la belva umana (1981), Pappa e Ciccia<br />
(1982), I Pompieri (1985), Rimini<br />
Rimini (1987), Le Comiche (1990),<br />
Camerieri (1995), Banzai (1997),<br />
Azzurro (2000), Hermano (2007),<br />
Torno a vivere da solo (2008). E questi<br />
sono solo alcuni titoli degli oltre 70 film<br />
interpretati in carriera. Dal punto di vista<br />
teatrale dobbiamo ricordare l’incontro con<br />
Giorgio Strehler che nel 1996 lo ha voluto<br />
Arpagone nell’Avaro di Moliere ed il grande<br />
successo del “Delirio di un povero vecchio”<br />
nella stagione 2000/2001. Dalla<br />
scorsa stagione porta in scena “Serata<br />
D’Addio”, monologo diviso in tre atti: Il<br />
fumo uccide, ispirato a “Il tabacco fa<br />
male” di Anton Cechov; Una vita all’asta,<br />
da Il canto del cigno di Anton Cechov e<br />
L’ultima fidanzata, da L’uomo dal fiore in<br />
bocca di Luigi Pirandello. Prima di lasciarci<br />
vogliamo chiedere perché nei suoi spettacoli<br />
e nei suoi pensieri esiste questo tema<br />
della fine?<br />
“Sicuramente per tutti, ad una certa età,<br />
arriva la paura della morte. L’uomo religioso<br />
si è inventato l’aldilà…. La preoccupazione,<br />
alla fine della vita, è capire se esiste<br />
o no una prosecuzione, ed io sono molto<br />
scettico, anzi non credo assolutamente<br />
che ci sia qualcosa dopo la vita. Pensate<br />
all’universo. E’ composto da miliardi di<br />
galassie e come possiamo credere che di<br />
fronte a tutto ciò esista un qualcosa chiamato<br />
aldilà ?”<br />
Lasciamo Paolo Villaggio con questo ennesimo<br />
dubbio e gli auguriamo una splendida<br />
estate di successi.<br />
5
6<br />
La maschera,<br />
dall’arabo MAS-<br />
KHARA: caricatura,<br />
beffa, ha<br />
origini lontanissime:<br />
si tratta,<br />
come è noto, di<br />
un viso finto, di<br />
cartone, di stoffa,<br />
di seta, di<br />
cuoio, di lattice,<br />
di cartapesta o<br />
di Alfonso Tozzi<br />
d’altro materiale,<br />
con cui ci si<br />
copre il volto<br />
per nascondere la propria identità o per<br />
simularne un’altra. Il suo uso risalirebbe<br />
alla consuetudine con cui gli abitanti del<br />
Paleolitico amavano dipingere i loro volti<br />
per riti tribali o di caccia. Con il passare del<br />
tempo ci si accorse che i colori sbiadivano<br />
e l’effetto scemava e fu allora che si ebbe<br />
l’intuizione che era possibile applicare sul<br />
volto un qualcosa di più duraturo e più<br />
valido: nacque la maschera, subito adottata<br />
dagli stregoni i quali se ne servivano per<br />
meglio invocare gli spiriti del bene e del<br />
male; ancora oggi, esistono in Africa come<br />
in Papua Nuova Guinea, tribù che utilizzano<br />
maschere propiziatorie enormi, destinate<br />
a non essere mai indossate, ma che<br />
vengono semplicemente tenute appese<br />
nelle capanne per tenere lontani gli spiriti<br />
maligni. I Dogon del Mali ritengono addirittura<br />
che, ogni volta che un uomo muore,<br />
il suo spirito vada a vivere in una maschera<br />
della sua famiglia o del suo villaggio.<br />
Il camuffamento ha quindi indubbie origini<br />
religiose e rituali: veniva usato generalmente<br />
dai sacerdoti del culto, stregoni,<br />
maghi, esorcisti, per rappresentare in<br />
modo antropomorfico l’essenza divina o<br />
demoniaca od anche per spersonalizzare<br />
l’officiante e distinguerlo dalla folla di coloro<br />
che assistevano al rito: l’uomo mascherato<br />
diventa l’essere che egli vuole rappresentare<br />
ossia divinità, spirito, antenato o<br />
demone e tale egli appare agli spettatori.<br />
La consuetudine di utilizzare travestimenti<br />
durante le cerimonie religiose esisteva<br />
anche presso i greci dove queste rappresentazioni<br />
si trasformarono gradatamente<br />
in spettacoli teatrali: infatti, grazie alle<br />
maschere, un attore poteva interpretare<br />
diverse parti e i maschi potevano sostenere<br />
ruoli femminili, dato che alle donne non<br />
era permesso recitare nei teatri: i lineamenti<br />
della maschera erano adattati al<br />
personaggio che l’attore doveva rappresentare<br />
aiutando in questo modo lo spet-<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Questa volta parli<br />
Fra coriandoli e stelle filanti, fiorisce un collezion<br />
tatore a distinguere gli interpreti e a capire<br />
meglio la trama. L’uso della maschera<br />
ebbe in Grecia la sua massima espressione<br />
nelle rappresentazioni teatrali: le tragedie<br />
di Eschilo ed Euripide diedero libero<br />
accesso ad ogni tipo di maschera, atta a<br />
rappresentare i vari personaggi, così come<br />
quando passò, senza sensibili variazioni,<br />
dalla Grecia a Roma. Nell’età classica la<br />
maschera viene adoperata quasi esclusivamente<br />
nel teatro e nelle cerimonie, ma nel<br />
medioevo si accentua il suo impiego tra la<br />
gente: le mascherate medievali sono testimoniate<br />
dai numerosi interventi dell’autorità<br />
che si sforza di limitarne l’abuso,<br />
essendo esse passibili di intrighi, scandali,<br />
violenze. Nel XIII secolo Venezia diventa il<br />
maggior centro di diffusione delle maschere<br />
tanto che queste vengono adottate<br />
anche come abbigliamento di certi magistrati<br />
nell’esercizio di pubbliche funzioni<br />
(esecutori di giustizia, consiglio dei dieci,<br />
inquisizioni) o utilizzate per festeggiare<br />
ogni occasione come l’elezione del doge,<br />
l’arrivo di un ambasciatore o una vittoria in<br />
battaglia. Nel Medioevo si diffuse in tutta<br />
l’Europa l’uso di fare grandi e festosi cortei<br />
mascherati che percorrevano le vie della<br />
città, cortei che raggiungevano il massimo<br />
del loro folklore durante il carnevale in cui<br />
era permesso, fra l’altro, di abbattere le<br />
barriere sociali della ricchezza e del rango,<br />
così che il ricco poteva mascherarsi da<br />
povero e questi poteva permettersi certi<br />
comportamenti a lui non concessi nella<br />
vita quotidiana, come accedere a luoghi di<br />
solito a loro proibiti. Verso la fine del XVI<br />
secolo in Italia si diffuse e si perfezionò la<br />
commedia dell’arte che utilizzava maschere<br />
italiane, cioè personaggi che ricomparivano<br />
in ogni commedia con lo stesso<br />
nome, lo stesso costume, lo stesso trucco,<br />
lo stesso linguaggio e soprattutto lo stesso<br />
carattere. Questi personaggi popolarono il<br />
teatro italiano e divennero icone immortali,<br />
regionali e nazionali come il lombardo<br />
ARLECCHINO, stravagante, eternamente<br />
pigro, scapestrato che impersonifica il<br />
servo vivace e scanzonato in continuo contrasto<br />
con il padrone o il vecchio veneziano<br />
PANTALONE, nervoso, rompiscatole,<br />
brontolone e testardo cui fa riscontro la<br />
corregionale COLOMBINA, allegra, maliziosa,<br />
civetta e pettegola e anche il dottor<br />
BALANZONE, emiliano, pedante, dotto o il<br />
napoletano per eccellenza PULCINELLA,<br />
indolente, malinconico, buono, egoista,<br />
grande mangiatore ed ubriacone o il linguacciuto<br />
romano RUGANTINO, protestatore<br />
di professione, protagonista indimen-<br />
ticato ed indimenticabile anche di commedie<br />
musicali. Il declino del teatro delle<br />
maschere iniziò nel XVIII secolo, quando,<br />
autori come Carlo Goldoni, abolirono le<br />
loro avventure grottesche e ne ridimensionarono<br />
il ruolo, riducendole a figure di<br />
contorno. Scomparse, col tempo, dalle<br />
scene dei teatri, le maschere sono sopravvissute<br />
soltanto nelle feste e nelle mascherate<br />
di carnevale ed ogni anno fanno la<br />
loro comparsa nuovi tipi nati dalla satira<br />
del momento: tutte insieme concorrono a<br />
garantire allegria! In merito alle mascherate<br />
di carnevale è appena il caso di ricordare<br />
quelle famose di Viareggio, di Ivrea, di<br />
Venezia e, perché no, anche le manifestazioni<br />
della Tuscia, come quelle di Civita<br />
Castellana diventata fra le più celebri e folcloristiche<br />
della regione con la sagra del<br />
frittellone, rassegna del piatto tipico a<br />
base di acqua e farina. Il collezionismo italiano<br />
si occupa essenzialmente delle<br />
maschere di cartone, quelle che, fino alla<br />
metà del secolo scorso, rappresentavano<br />
Zorro, la Fatina, il Pirata, la Ballerina, la<br />
Principessa, l’Indiano, il Pellerossa, lo<br />
Scimmione, il Clown ed altre che, ancora<br />
oggi, rivivono nei ricordi di coloro che<br />
hanno superato gli “anta” e che sono legati<br />
ai loro giochi infantili.<br />
Con il termine HUPOKRITES, i greci indicavano<br />
il mestiere di attore, di cui la maschera<br />
è parte integrante ed il collezionismo<br />
minore definisce ipocritofili coloro che si<br />
dedicano alla raccolta di maschere, particolarmente<br />
di quelle di cartoncino colorato<br />
che, con gli elastici laterali, si applicavano<br />
sul volto nel periodo del carnevale: fruitori<br />
massimamente i bambini, almeno fino<br />
agli anni Cinquanta.<br />
Molti sono gli appassionati di questo genere,<br />
ma la più grande collezionista italiana,<br />
con un numero impressionante di esemplari,<br />
è, senza dubbio, la giornalista romana<br />
Roberta Maresci, già nota al pubblico<br />
dei collezionisti, e non solo a questo, per<br />
aver pubblicato diversi volumi sull’argomento<br />
fra i quali “Il grande libro del collezionismo”<br />
(Newton), ed aver condotto su<br />
RAI DUE, per un lungo periodo di tempo,<br />
la fortunata trasmissione “La stanza delle<br />
meraviglie”, diventata poi anche un best<br />
seller di successo (RAI-ERI) di pubblico e<br />
di critica. Accanto alla numerosa schiera di<br />
ipocritofili di maschere è doveroso citare<br />
anche coloro che, avendo possibilità di<br />
spazio oltre che risorse economiche, collezionano<br />
maschere intere, nonché burattini<br />
e marionette, ma questo è un altro discorso.
<strong>Campo</strong> de’ fiori 7<br />
amo di maschere<br />
ismo esclusivo, seducente, policromo e divertente.<br />
La giornalista Roberta<br />
Maresci, collezionista di<br />
maschere<br />
Visita il nostro sito<br />
www.campodefiori.biz<br />
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8<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
L’ “ORRORE “ a Roma<br />
24-25 maggio 1968 :<br />
Jimi Hendrix “le suona a Roma “….le sue canzoni !<br />
(prima parte)<br />
Prologo<br />
<br />
(commento tratto da un cinegiornale del<br />
1968 in occasione dello sbarco all’aeroporto<br />
di Fiumicino di Jimi Hendrix ,venerdì,<br />
24 maggio 1968 ,che potrete trovare<br />
,insieme ad altri interessanti frammenti<br />
video di Hendrix , al seguente indirizzo :<br />
“www.youtube.com/comment_servlet?all_<br />
comments&v=9MHQyCfNr10&fromurl=/w<br />
atch%3Fv%3D9MHQyCfNr10”<br />
1 9 6 8 !<br />
Avessimo guardato il “mondo da un<br />
oblò” quell’anno lì……non ci saremmo<br />
di certo annoiati !<br />
I “moti terrestri” , intesi non come movimenti<br />
astronomici quanto riferimenti alle<br />
turbolente dinamiche politiche e sociali a<br />
livello planetario , tracciavano le traiettorie<br />
del dissenso e della protesta dei giovani<br />
dell’epoca ,in particolare e prevalentemente<br />
dei “corpi” studenteschi , “in<br />
rivoluzione” ,a varie latitudini .<br />
24 maggio 1 9 6 8 !<br />
Jimi Hendrix mette piede nella “Città<br />
Eterna” !<br />
Si avvia , con la discesa dalla scaletta di<br />
un aereo Alitalia , il breve soggiorno<br />
Romano di Jimi Hendrix , mitico chitarrista<br />
e compositore , Americano da Seattle,<br />
quasi 26enne * (era nato il 27/11/1942).<br />
Proveniva da Milano dove aveva suonato<br />
il giorno prima al Piper club ( nda:<br />
locale omonimo ma molto meno mitico di<br />
quello Romano); si esibì al Teatro<br />
Brancaccio di Roma il 24 e il 25 e concluse<br />
, a Bologna , quello che costituì il<br />
suo primo ed unico<br />
tour (“de force”)<br />
Italiano : 6<br />
MEMORABILI<br />
concerti su 8 programmati<br />
, con<br />
annullamento<br />
della prima esibizionepomeridiana<br />
di Milano del<br />
23 maggio , a<br />
causa di alcuni<br />
ritardi delle procedure<br />
di sdoganamento<br />
della strumentazione<br />
e<br />
disdetta dell’ultima<br />
, serale, al<br />
palasport di<br />
Bologna ,del 26 maggio , cancellata per la<br />
scarsa prevendita . Pochi frammenti di pellicola,<br />
diverse immagini fotografiche , alcune<br />
registrazioni audio amatoriali gelosamente<br />
detenute da una strettissima cerchia<br />
di collezionisti, molteplici testimonianze<br />
scritte e verbali, hanno consegnato<br />
ai posteri “i passi di Hendrix“ sul suolo<br />
Italico : tanto rapidi quanto profondi e<br />
persistenti nella memoria del manipolo di<br />
quei ragazzi che nel maggio ’68 , disimpegnatisi<br />
per qualche ora da “affanni<br />
sociali” del periodo , assistetterò alle<br />
furiose esibizioni dell’ “ORRORE” ….di<br />
Jimi Hendrix ! Una parte della stampa<br />
Inglese (…ma da noi qualcuno non fu da<br />
meno quanto a disprezzo ) aveva affibbiato<br />
ad Hendrix l’appellativo dispregiativo<br />
di “The Orror” per via delle sue movenze<br />
sul palco e per il suo aspetto :capelli<br />
“cespugliosi” , vestiti “ultracolor” e<br />
sfrangiati , atteggiamenti scenici e volumi<br />
delle sue emissioni musicali…. decisamente<br />
NUOVI rispetto a quanto fino a<br />
quel momento erano stati abituati i ragazzi<br />
al di là della “Manica” ,dove le faville<br />
del talento di Hendrix si erano innescate<br />
dilagando in successivi “roghi“di consenso<br />
nel resto del Mondo . Quando arriva in<br />
Italia , Hendrix o meglio la “The Jimi<br />
Hendrix Experience” , trio di eterogenea<br />
estrazione musicale e diversa cifra<br />
tecnica, costituito da Hendrix<br />
(chitarra,ovviamente) ,Noel Redding (al<br />
basso) , Mitch Mitchell (alla batteria) ,<br />
cavalcava l’onda del successo riconosciuto<br />
, da critica e pubblico, ai primi due lp ,<br />
”Are you experienced ? ” e “Axis :<br />
bold as love” ,usciti nel ’67 , a pochi<br />
mesi l’un dall’altro e ad alcuni singoli “apripista”,<br />
su tutti “HEY JOE “ ; in verità,questo<br />
brano non era stato scritto da Hendrix<br />
ma la sua versione oscurò l’originale ; si<br />
dice che , nel ’66, quando Jimi “sfuriava”<br />
nei “bassi club” di New York, proprio<br />
la sua esecuzione di “HEY JOE” fu fatale<br />
per Chas Chandler , bassista degli<br />
Animals e aspirante manager ,che ne<br />
rimase a tal punto colpito da proporre al<br />
ventenne Jimi , qualche settimana dopo<br />
,di lasciar tutto e trasferirsi a Londra con<br />
lui , divenendone,così, il “deus ex machina”<br />
per alcuni anni ……era il 23 settembre<br />
del 1966 ….iniziò così ,in terra d’Albione,la<br />
davvero intesissima ma breve stagione<br />
artistica ….in vita , di “Johnny Allen”<br />
Hendrix, ri-denominato “James Marshall”<br />
Hendrix …..per la storia della musica :<br />
“JIMI” HENDRIX ! 2 ,le giornate di esibizione<br />
Romane , 4,i concerti previsti<br />
,2000 , i posti del Teatro Brancaccio ,<br />
2.500…..le Lire necessarie per il biglietto<br />
d’ingresso (oggi , circa 40 € ) , diverse<br />
centinaia ,i watt erogati dalle valvole<br />
delle diverse testate “in cascata” Marshall<br />
, molteplici, gli effetti personalizzati presenti<br />
sul palco per i diversi “make up<br />
sonori” delle chitarre di Jimi , 3 i musicisti<br />
sulle assi del Brancaccio …… 1 il “guitar<br />
hero” per antonomasia della storia<br />
della musica pop-rock : JIMI HENDRIX !<br />
Il 1968 è ritenuto l’anno del consolidamento<br />
artistico di Jimi Hendrix che ,in<br />
apparenza instancabile , si divideva ,in
quei pochi anni di attività , tra i palchi di<br />
mezzo pianeta (arrivando a realizzare fino<br />
200 concerti all’anno) e sedute in studi di<br />
registrazione , riuscendo ad incidere ore<br />
ed ore di nastri con materiale, per qualità,<br />
composito , che costituirà , dopo la sua<br />
morte, avvenuta il 18 settembre del 1970<br />
,in circostanze “chiarite a metà” ,in una<br />
stanza del Samarkand Hotel di Notting<br />
Hill a Londra , un “giacimento sonoro” da<br />
sfruttare per innumerevoli pubblicazioni .<br />
Molti “sciacalli” si sono radunati nel corso<br />
degli anni intorno alla “polpa musicale<br />
Hendrixiana” e non lasceranno<br />
“R.I.P.osare “ per un paio di decenni il<br />
nostro Jimi , fino a quando , nei ’90 ,la<br />
famiglia Hendrix , il padre Al e la sorellastra<br />
Janie in testa , fonda la società<br />
“Experience Hendrix” , che ,contando<br />
anche sulle collaborazioni del fedelissimo<br />
tecnico del suono di Jimi , Eddie Kramer, e<br />
di un giornalista e storico della musica<br />
pop/rock , John McDermott , inizia un’opera<br />
puntuale di difesa , catalogazione ,<br />
restauro,acquisizione di documenti, intentando<br />
non poche controversie legali per<br />
la tutela del patrimonio artistico ed economico<br />
del proprio congiunto. Le diverse<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 9<br />
centinaia di ragazzi che accorsero al teatro<br />
Brancaccio per assistere alle 4 esibizioni<br />
della “The Jimi Hendrix Experience” , distribuite<br />
tra pomeriggio e sera di venerdi<br />
24 e sabato 25 maggio ,ebbero modo di<br />
conoscere molto di ciò che il “vento anticipatore<br />
“dei resoconti della stampa aveva<br />
“ soffiato” quanto a tenuta musicale e<br />
scenica di Hendrix ,come ad esempio il<br />
suo repertorio di “trucchi” con la sue<br />
diverse chitarre , ora suonate con i denti<br />
o al di sopra della testa , battute sul palcoscenico<br />
a “concludernel’esistenza”<br />
, sfregate contro<br />
l’asta del microfono<br />
ad ottenerne<br />
stridori lancinanti<br />
,con emissioni<br />
ritoccate dalle circuitazioni<br />
dei tanti<br />
effetti “sottomessi”<br />
ai suoi<br />
piedi ; e , non<br />
ultime , le espressioni<br />
facciali di Jimi<br />
,solidali,per intensità<br />
, con le pressioni<br />
canalizzate<br />
giù per le sue dita<br />
sulla tastiera ad<br />
architettare<br />
armonie-melodie …rumore per la realizzazione<br />
di quell’ alchimia musicale di blues<br />
, rhythm’n’blues ,psichedelia messa a<br />
punto in anni e anni di dura gavetta nei<br />
club del “chitlin circuit”: locali sparsi negli<br />
States ,frequentati in prevalenza da gente<br />
di colore,con ribalta offerta alla musica e a<br />
piatti di “raffinata gastronomia” a base<br />
di ….. frattaglie di porco ! Due giorni<br />
intensissimi per Hendrix e soci che , tra un<br />
concerto e l’altro ebbero modo di visitare il<br />
Colosseo e far tardi al …proprio concerto<br />
(!) , partecipare ad una jam session “all<br />
night long “ memorabile coinvolgendo<br />
diversi musicisti del “giro Romano e non “<br />
, al Titan ,il club Romano che con il suo<br />
promoter , Massimo Bernardi , aveva<br />
organizzato , fondamentalmente con (e<br />
per) grande passione , il tour Italiano del<br />
“Chitarrista” ; la platea si tentò di “preriscaldata”<br />
con esibizioni di artisti nostrani<br />
che ,per la verità, furono mal sopportate<br />
dal pubblico già ampiamente “fuori giri”<br />
per l’ aspettativa della materializzazione<br />
di Hendrix: Jimi stesso ,nel corso di uno<br />
dei suoi show ,dovette fermarsi e chiedere<br />
al pubblico di…tacere , tanto era sovrastante<br />
sulla musica l’eccitazione della pla-<br />
di Carlo Cattani<br />
tea !<br />
< Che emozione quella volta che ballai<br />
al Brancaccio di Roma prima di un<br />
concerto di Jimi Hendrix e lui mi<br />
passò a due millimetri di distanza: se<br />
uno non è stato fan, figurarsi se può<br />
capire i bisogni dei suoi fans ! ><br />
…..Sono affermazioni di un Renato Zero<br />
, all’epoca quasi diciottenne e ai “primi<br />
metri ” della sua “long way to the top”,<br />
che figurava , come ballerino, nel cast di<br />
quegli artisti ingaggiati dall’organiz-<br />
zazione del Titan a far da “antipasto” alla<br />
platea rumoreggiante . Sotto il palco del<br />
teatro Brancaccio , un luogo dimostratosi<br />
poco adatto alla “fame di energia” di<br />
Hendrix ,tanto da dover spegnere luci e<br />
lucette, finanche quelle dei bagni , per<br />
“far fare merenda e cena“ ai suoi amplificatori<br />
, tra i ragazzi ,arrivati anche da<br />
fuori Roma con viaggi “traversi” pur di non<br />
mancare all’evento,c’era un allora quattordicenne<br />
Roberto Ciotti ,il “NOSTRO”<br />
ChitarrAutore in Blues , che ,come si<br />
apprende dalla sua recente autobiografia<br />
; ”UNPLUGGED-una vita senza fili”<br />
(Castelvecchi editore ) : . Ritroveremo Hendrix e<br />
Roberto Ciotti ,di cui nel frattempo sarà<br />
uscito in edicola il primo DVD+ CD “Live<br />
in Rome “ , sul n° 52 . < Jimi era<br />
capace di frantumare una chitarra<br />
nuovissima senza nessun indugio.Ma<br />
Jimi amava le sue chitarre,e quelle<br />
più vecchie non le rompeva mai >(Eric<br />
Barret ,tecnico di palco di Hendrix) .
10<br />
Voglio chiudere questo<br />
mio excursus sul<br />
calcio, mia grande<br />
passione, con una<br />
analisi sul movimento<br />
giovanile in genere,<br />
e sui valori che lo<br />
sport in particolare,<br />
riesce ancora a tra-<br />
di Alessandro Soli smettere ai nostri<br />
ragazzi. Oggi tutto è<br />
organizzato, preparato minuziosamente<br />
dagli addetti ai lavori. Chi si avvicina allo<br />
sport trova un mondo pronto ad accogliere<br />
tutto e tutti, perché è un mondo che<br />
vede già il suo tornaconto, sia in termini<br />
economici, che nell’immagine mediatica<br />
che potrebbe derivare dal futuro campione.<br />
Quanti sogni, quante speranze, ho<br />
visto sfumare su quei campetti di calcio,<br />
dove ragazzini vocianti rincorrono ammucchiati<br />
un pallone, che in quel momento<br />
rappresenta lo scopo principale della loro<br />
giovane vita. Quante volte ho visto sui loro<br />
occhi la delusione derivante dal non giocare<br />
tra gli undici, lo stare in panchina, e<br />
magari non capire la difficile e ingrata scelta<br />
fatta dall’allenatore, che mai ti dirà, a<br />
quell’età, che sei più scarso di chi sta in<br />
campo. Quante volte ho sentito le critiche<br />
inopportune dei genitori,sempre pronti a<br />
difendere a spada tratta il proprio figlio,<br />
che è sempre e comunque il più bravo di<br />
tutti.<br />
I genitori appunto, quelli che spinti dalla<br />
morbosità di un bene genetico, riescono<br />
quasi sempre a rovinare, prima il ragazzo,<br />
poi l’intero ambiente, rendendo vani tutti<br />
gli sforzi di chi cerca di inculcare in quei<br />
ragazzini, i valori primari dello sport, che<br />
poi rimarranno viatico da seguire per la<br />
loro vita. Valori importantissimi quali: l’educazione,<br />
il rispetto verso gli altri, soprattutto<br />
se avversari, il saper perdere, riconoscendo<br />
il merito di chi è più bravo, e la<br />
consapevolezza che per diventare un campione<br />
occorre serietà, tenacia, dedizione e<br />
… tanta, tanta fortuna. Quando scrissi la<br />
poesia qui riportata e dedicata appunto a<br />
tutti i “ragazzini pallonari”, nell’ambito del<br />
Torneo Giovanile Romani Stradonico, qui a<br />
Civita Castellana, ricordo che un allenatore<br />
di una squadra romana mi disse testualmente:<br />
“Appena torno, sta poesia la attacco<br />
negli spogliatoi, anzi, a sti ‘mpuniti, je<br />
la faccio ‘mparà a memoria.”<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
<strong>Come</strong> <strong>eravamo</strong><br />
Regazzino pallonaro<br />
REGAZZINO PALLONARO<br />
Quanno felice cori dietro a ‘n pallone,<br />
quanno te disperi e piagni doppo un’espurzione,<br />
quanno t’alleni e sudi co’ la speranza de gioca’,<br />
penza a quanti nun lo ponno fa’.<br />
Tu sî fortunato, l’occasione tocca spettalla,<br />
gioca a testa arta, e passa sempre la palla.<br />
Hai da esse’ leale, grintoso, ma coretto,<br />
nun te scorda’ der core che ci hai ‘n petto.<br />
Abbraccia sempre tutti, quanno vinci e quanno perdi;<br />
tiette stretti ‘sti momenti, perché so’ li più verdi.<br />
Solo allora t’ariconosco, regazzino pallonaro;<br />
ma se lassi li libbri da scolaro<br />
e te credi d’esse’ bravo, senti a mme:<br />
nun penza’ de diventa’ come Pelè.<br />
Aprili ‘sti libbri; anzi, nun li chiude’ mai,<br />
tanto a pallone, sai quanto ancor ce giocherai<br />
Alessandro Soli<br />
Civita Castellana anni ‘90 gli esordienti dell’A.S. Roma<br />
al decimo torneo giovanile Romani Stradonico
<strong>Campo</strong> de’ fiori 11
12<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi.<br />
... continua dal n. 51<br />
I romani hanno la<br />
lodevole abitudine<br />
di mangiare spesso,<br />
specialmente la<br />
sera, fuori casa e,<br />
in compagnia di<br />
di Riccardo Consoli<br />
donne e bambini,<br />
affollano le Osterie di Trastevere o di<br />
Testaccio perpetuando così quella vecchia<br />
tradizione già appartenuta alle “ottobrate<br />
romane”; qui si mangia si beve, si cantano<br />
stornelli, si declamano le poesie di<br />
Giuseppe Gioachino Belli, di Trilussa o<br />
quelle di Cesare Pascarella, tutto ciò per<br />
rendere spensierati quei pochi momenti,<br />
quei pochi ritagli di tempo, che la vita<br />
moderna ci concede.<br />
Può anche verificarsi che all’Osteria si<br />
ritrovino amici che si rivedono dopo tanti<br />
anni, altri che tendono a conservare la<br />
vecchia stima e la consueta cordialità nei<br />
confronti dell’Oste e di quell’ambiente, altri<br />
ancora li si ritrovano per festeggiare qualcosa;<br />
in buona sostanza per i romani esiste<br />
il piacere dello stare insieme e, del<br />
resto, ben sappiamo, come il senso della<br />
compagnia e quello della sincera amicizia<br />
sono cose che più facilmente si esaltano<br />
se si sta seduti attorno alla tavola tra le<br />
specialità preparate con impegno dall’Oste<br />
medesimo.<br />
Scrive Giorgio Roberti:<br />
“… perché parlà de cucina romana e come<br />
raccontà na favola…”<br />
“…tutti conosceno er fatto, tutti ciancichino<br />
la concrusione, ma in fonno, a risentilla,<br />
nun c’è morale più nova che possa tinticatte<br />
la conchija dell’orecchia o, magara…<br />
l’anfiteatro der palato…”<br />
“…puro qua se parla d’un regno (quello de<br />
li fornelli), d’un principe (er popolo), d’una<br />
cenerentola (la cucina), e d’un sacco d’antri<br />
elementi primari…”<br />
“…ar dunque, puro sta favola porta er<br />
distintivo de la semplicità e cià la conclusione<br />
che se merita…”<br />
“…pe sapella… abbasta ruzzà un tantinello<br />
cor tempo, riportasse indietro di qualche<br />
annetto, e appizzà l’occhi sur pranzo de li<br />
muratori…”<br />
“…poi, imprigionato sto ricordo, bisogna<br />
rifionnasse ner presente fra li tavolini d’un<br />
locale de moda… pe sperà in d’una mezza<br />
porzione de facioli, in un piattino de trippa,<br />
in un rocchio de coda a la vaccinara…”<br />
“…solo allora se po’ capì che la cucina<br />
OSTI E OSTERIE<br />
romana, cenerentola de<br />
la favola nostra, è diventata<br />
regina…”<br />
In epoca più lontana,<br />
siamo alla fine dell’ottocento,<br />
era nota la frequentazione<br />
delle<br />
Osterie romane da parte<br />
degli artisti e, alcuni di<br />
questi, erano soliti ritrovarsi<br />
presso la “Osteria<br />
di Zio” nella strada<br />
Tomacelli; tre cameroni<br />
al piano terra, il primo<br />
serviva quale sala convegno<br />
per i negozianti<br />
della zona che qui discutevano<br />
dei loro affari, il<br />
secondo e il terzo costituivano<br />
il “refettorio”<br />
degli artisti.<br />
Saloni affumicati e<br />
malamente illuminati,<br />
pareti perennemente<br />
imbrattate da disegni,<br />
alcune panche, biancheria<br />
di bucato; ma quanta<br />
vita tra quelle pareti e<br />
che copiosi piatti!<br />
L’Oste, che tutti chiamavano “Zio” era personaggio<br />
bonario coi suoi giovani clienti ai<br />
quali faceva anche credito, né senza<br />
rischio, atteso che quei clienti appartenevano<br />
alla classe più numerosa ma provvista<br />
di poco denaro, quella dei cultori dell’arte.<br />
Osteria romana<br />
rileggiamo Hans Barth:<br />
“…la corpulenta Ostessa al banco, l’Oste<br />
con la sua pancia dignitosa, ai tavolini i<br />
soliti frequentatori…”<br />
“…riguardo i camerieri, lo stesso Oste consigliava<br />
di non chiamarli col fischio, né col<br />
rumore dei bicchieri, vi sono camerieri,<br />
avvertiva serio, che portano nomi principeschi<br />
e discendono direttamente da famiglie<br />
di Papi, a cui tu, modesto plebeo, puoi<br />
dare tutt’al più la mancia…”<br />
“…quanto all’Oste, poi, trattalo sempre<br />
con grande rispetto!”<br />
Mi ritorna alla memoria una sera di parecchi<br />
anni or sono trascorsa in una tipica<br />
affollata Osteria di Trastevere, era luglio<br />
inoltrato e nel Rione si festeggiava la<br />
“Festa de’ Noantri”, diradatasi la clientela,<br />
alcuni avventori, già serviti e comodi seduti<br />
attorno alla lunga tavolata, estraggono<br />
dagli astucci i loro strumenti musicali<br />
dando vita ad un improvvisato gradevolis-<br />
simo concerto.<br />
Le finestre protette da inferriate danno<br />
direttamente sulla via e sono aperte, la<br />
gente, sentiti i suoni e intravisti i musicisti,<br />
si ferma a curiosare, si formano capannelli,<br />
dalle vicine Osterie escono altri avventori,<br />
codazzi di persone si avvicinano, la<br />
strada è ormai piena e tutti partecipano<br />
all’improvvisato concerto, dentro e fuori si<br />
ride e si applaude; vino, cucina e musica,<br />
a cui si aggiunge la presenza del gioioso,<br />
rubicondo Oste, una serata indimenticabile<br />
che si protrae fino a notte tarda .<br />
Altra Osteria di Trastevere usava richiamare<br />
l’attenzione del passante con alcuni<br />
versi messi giù alla buona:<br />
“ … Viemme a trovà, fratello, se sei fatto<br />
per magnà nostro e che te piace er vino …<br />
“, qui trovi:<br />
“…lunedì, la coda… na bontà …”<br />
“…er martedì, pe sta proprio ar listino, li<br />
facioli co’ le cotiche …”<br />
“…mercoledì, co’ un signor stufatino …”<br />
“…giovedì, li gnocchi da leccatte er piatto<br />
…”<br />
“…er venerdì, la zuppa de pesce… come<br />
s’aggusta in Paradiso …”<br />
“…sabbito, la trippa fatta come s’usa …”<br />
“…la domenica poi, ar coco je va da scapricciasse,<br />
… supplì ar riso da magnattene<br />
cento … e dico poco … ”
WANTED<br />
Wanted, Usa, 2008. Genere: azione;<br />
regia: Timur Bekmambetov; soggetto:<br />
Mark Millar, J. G. Jones, Michael<br />
Brandt, Derek Haas; sceneggiatura:<br />
Derek Haas, Michael Brandt, Chris<br />
Morgan; montaggio: David Brenner,<br />
Dallas Puett; interpreti: Angelina Jolie,<br />
James McAvoy, Morgan Freeman,<br />
Thomas Kretschmann, Terence<br />
Stamp; musica: Danny Elfman; distribuzione:<br />
UIP; durata: 110 minuti.<br />
Immagina. Immagina acrobazie mozzafiato,<br />
funamboliche corse sui tetti dei vagoni<br />
ferroviari, inseguimenti automobilistici con<br />
il piede inchiodato sull’acceleratore e<br />
proiettili sparati ad effetto, che nessuna<br />
perizia balistica riuscirebbe mai ad identificare.<br />
Elucubrazioni mentali di qualcuno<br />
psicologicamente represso ed insoddisfatto<br />
dalla vita? Sì e no. Almeno per l’inetto<br />
contabile Wesley Gibson (James McAvoy).<br />
Dopo esser stato cornificato su un tavolo<br />
Ikea dalla ragazza petulante con il suo<br />
miglior amico, strigliato a dovere dall’obesa<br />
capoufficio e schernito perfino dallo<br />
sportello del bancomat, altrochè se Wesley<br />
è depresso. Rassegnato ad una vita difficile,<br />
l’impiegato si aggrappa ad un tubetto di<br />
barbiturici, tirando avanti. È già tanto<br />
sopravvivere per lui, figuriamoci vivere!<br />
Eppure, un ciclone di letale sensualità sta<br />
per travolgere l’esistenza di questo perdente<br />
nato. Il suo nome è Fox (Angelina<br />
Jolie), la sua missione uccidere. Ma no,<br />
cosa avete capito? Non è il nostro scribacchino<br />
il suo bersaglio, tutt’altro. A mano a<br />
mano che la pellicola scorre, sappiamo<br />
tutto- o almeno così crediamo- di cosa le<br />
ronza nella testa. La donna dichiara di far<br />
parte di una confraternita di killer, un’organizzazione<br />
massonica nata con il fine di<br />
equilibrare il bene e il male sulla Terra; chi<br />
entra a farne parte deve operare da giustiziere<br />
ovvero eliminare futuri assassini.<br />
Attenzione: teniamo bene a mente che le<br />
vittime nel mirino di Fox e della sua banda<br />
non si sono ancora macchiati del sangue<br />
d’innocenti, ma il responso infallibile dell’oracolo<br />
(il cosiddetto “Telaio del fato”) lo<br />
ha già previsto in anticipo. Pertanto, non<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 13<br />
rimane altro che evitare l’irreparabile,<br />
decretando la<br />
morte di un malvagio per<br />
salvare altre 10, 100, 1000<br />
vite. Bisogna agire preventivamente<br />
e subito, così la<br />
pensano i sicari della confraternità<br />
e mai un dubbio o un<br />
attimo d’esitazione ha impedito<br />
a qualcuno di loro di<br />
premere il grilletto. Tuttavia,<br />
Gibson non può far a meno<br />
di chiedersi cosa c’entri uno<br />
smidollato come lui con questi<br />
“castigamatti”. La risposta è semplice: il<br />
nostro piccolo eroe si scopre l’eletto, l’unico<br />
in grado di freddare una “monade<br />
impazzita” che, uscita fuori dal gruppo, si<br />
è messa in proprio ed ora cerca di eliminare<br />
uno ad uno tutti i suoi ex compagni.<br />
Per Wesley, smanioso di dimostrare quanto<br />
valga veramente, l’offerta di aderire a<br />
questa spietata comunità rappresenta<br />
un’occasione da prendere al volo per<br />
tagliare tutti i ponti con la grigia realtà<br />
precedente. A questo punto, inizia il suo<br />
duro addestramento a base di pugni in<br />
faccia, mosse repentine per schivare<br />
pugnali affilati e bagni rigeneranti…<br />
Nel dicembre del 2003, lo scozzese Mark<br />
Millar iniziò ad ideare per la casa editrice<br />
Top Cow la graphic novel Wanted, che si<br />
protrasse per altre cinque puntate fino al<br />
febbraio 2005. Nel fumetto diversi gruppi<br />
di cattivi, dopo aver avuto la meglio sui<br />
vari Superman, Batman, Spiderman e<br />
Captain America, si spartiscono il pianeta<br />
in zone d’influenza. Il mondo è nelle loro<br />
mani e, per ottenere la resa incondizionata<br />
dei popoli che vi abitano, procedono ad<br />
una sorta di collettivo lavaggio del cervello.<br />
Tutto questo non trova riscontro nel<br />
film diretto dal regista russo Timur<br />
Bekmambetov, notissimo in patria- meno<br />
in Occidente- per I guardiani del giorno e<br />
I guardiani della notte (prossimamente<br />
uscirà in sala il terzo atto di questa trilogia<br />
ossia I guardiani del crepuscolo).<br />
Similmente, d’alcuni personaggi-cardine<br />
delle tavole di Millar come Succhione,<br />
Testa di merda o Atropa Belladonna se ne<br />
sono perse le tracce nella pellicola omonima.<br />
Peccato. Infine, seppure Fox e Wesley<br />
erano stati disegnati sulla<br />
carta strizzando l’occhio alle<br />
sinuose forme di Halle Berry<br />
e al volto noto del rapper<br />
bianco Eminem,<br />
Bekmambetov si è concesso<br />
una “licenza poetica”, scegliendo<br />
per quei ruoli una<br />
tatuatissima Angelina Jolie e<br />
il minidivo in ascesa James<br />
McAvoy, la cui rassomiglianza<br />
fisica con il nostro Silvio<br />
Muccino è a dir poco strabi-<br />
di Maria Cristina Caponi<br />
liante. La scelta degli interpreti si è dimostrata<br />
a dir poco azzeccata, soprattutto<br />
per quanto riguarda il protagonista<br />
maschile, già apprezzato in precedenza in<br />
opere come Espiazione e The last king of<br />
Scotland. Alla coppia micidiale si aggiungono,<br />
oltre ad un ritrovato Terence Stamp,<br />
un Morgan Freeman le cui ultime interpretazioni<br />
sembrano ricalcate sulla carta velina,<br />
per quanto affatto identiche fra loro.<br />
In questa estate all’insegna delle mega<br />
produzioni foraggiate dalla Marvel e Dc<br />
Company (basti guardare la trepidazione<br />
per l’attesissimo Il cavaliere oscuro),<br />
anche Wanted cattura il suo pubblico.<br />
Difatti, discostandosi abbondantemente<br />
dall’originale, può essere apprezzato altresì<br />
da chi neanche era a conoscenza delle<br />
trame e sottotrame tratte dalla dark graphic<br />
novel di Millar. Bekmambetov si<br />
destreggia con impareggiabile abilità e<br />
una dose massiccia di humour nero in un<br />
blockbuster dal montaggio adrenalinico, in<br />
grado di far sprizzare energia da tutti i<br />
pori: tanto che inquadrature da posizioni<br />
impossibili sono tagliate così velocemente<br />
da risultare a volte abbastanza caotiche,<br />
nonostante rimangano sempre spazialmente<br />
coerenti. Invero, anche l’orecchiabile<br />
colonna sonora dai toni incalzanti contribuisce<br />
alla giusta atmosfera. L’unica<br />
spina nel fianco di questo gioiellino della<br />
cultura pop, a metà strada tra un videoclip<br />
musicale ed uno spot pubblicitario, è una<br />
certa monotonia delle scene d’azione, visibile<br />
non tanto nelle spumeggianti trovate<br />
visive, quanto per il fatto che si susseguono<br />
in un continuum davvero ripetitivo.<br />
Qualcosa di simile negli intenti era stato<br />
tentato altresì nel recentissimo Shoot’em<br />
up, oggi ricordato solo per via della bollente<br />
scena di sesso aventi come protagonista<br />
Monica Bellucci e Clive Owen. Per<br />
quanto riguarda Wanted, sicuramente una<br />
trama meno esile e passaggi narrativi<br />
meglio articolati avrebbero potuto davvero<br />
fare la differenza ma, dagli sceneggiatori<br />
Derek Haas, Michael Brandt e Chris<br />
Morgan autori di Fast and Furios, in fondo<br />
non si può chiedere più di tanto.<br />
Accontentiamoci, sperando- una volta<br />
tanto- in un sequel.
14<br />
di Massimiliano Pacelli<br />
Fabrica di Roma (Vt) -<br />
Str. Falerina km 9,00<br />
Tel. 0761 568622 Fax 0761 567951<br />
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Esemplari di cycas<br />
Palmizi e Piante<br />
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Comune di Fabrica<br />
di Roma - Ass alla<br />
Cultura e Pro-<br />
Loco mettono il loro<br />
logo sulla piu’ vecchia rassegna<br />
cinematografica della<br />
Provincia “ Cinemaestate 2008” , giunta<br />
alla XXVI edizione partita il 10 luglio.<br />
La sede è la solita del piazzale antistante la<br />
palestra comunale ( P.le Dante Alighieri). Con<br />
due proiezioni settimanali come nel calendario<br />
allegato dal 10 Luglio al 21 Agosto per un totale<br />
di 13 films un po’ per tutti i gusti , un timbro<br />
non eccessivamente impegnato e rivolto<br />
comunque a tutti, con titoli tra i piu’ gettonati<br />
del momento. Il costo del biglietto d’ ingresso<br />
è di Euro 3,50 . Il phieghevole con il programma<br />
è esposto in diversi esercizi pubblici<br />
e commerciali della provincia e del luogo ed<br />
annuncia anche la decima edizione della<br />
Festa della Birra - Rassegna di musica giovanile-<br />
che come ogni anno si svolge a fine agosto.<br />
Le date di quest’anno sono per il fine settimana<br />
29-30-31 Agosto con formazioni musicali<br />
di ottima levatura e con una partecipazione,<br />
al concerto piu’ importante, di un artista<br />
di grande richiamo nazionale. Tra pochi giorni<br />
il programma anche di questa manifestazione,<br />
che gode tra l’altro del patrocinio della<br />
Provincia di Viterbo.<br />
Fabrica di Roma<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Insegnamento da una pianta<br />
Mi chiamo “pianta”, sono un essere vivente,<br />
non ho molte pretese, ma una semplice ambizione,<br />
che poi è la sola, come per te, che ti dici intelligente:<br />
voglio crescere e progredire in nome dell’evoluzione.<br />
E’ un processo molto lento, che iniziò con il creato,<br />
un sistema assai perfetto, che modella la natura.<br />
Ero seme, ora son pianta. Le stagioni ho trovato;<br />
per regalarti il mio splendore ho resistito. E’ stata dura!<br />
Ora la mano prepotente agisce in conto del progresso.<br />
Taglia, brucia, spiana e inquina, come fossi suo nemico.<br />
I miei doni non apprezza e non capisce, povero fesso,<br />
che le risorse che elargisco sono il tesoro più antico.<br />
Non ho orecchie per sentire, né la voce per parlare,<br />
non ho reazioni alle ferite, io cado senza lamentarmi.<br />
Uso altri sensi. “Le emozioni”, per poter comunicare,<br />
sa percepirle il cuor gentile, basta già solo guardarmi.<br />
Con le essenze dei miei fiori posso farti innamorare;<br />
nelle torride giornate la mia ombra ti rilassa;<br />
puoi scaldarti col mio legno e le tue case edificare.<br />
Quando ascolti i miei fruscii ogni angoscia, poi, ti passa.<br />
In autunno i miei colori, fonte di malinconia;<br />
fiori sgargianti in primavera arricchiscono i paesaggi;<br />
in inverno vesti bianche sanno infonderti armonia<br />
e l’ossigeno d’estate? Il più prezioso dei vantaggi!<br />
Certo è enorme il tuo potere, il tuo impatto sull’ambiente!<br />
Sei un essere capace, anche se, ti dico, in fondo,<br />
credi di essere il più forte, ma fra te e me chi è più imponente?<br />
Vorrei tanto insegnarti come si fa ad amare il mondo!<br />
Riccardo Pacelli<br />
Aperto la domenica<br />
mattina
16<br />
L’ AFMAL- associazione con i FBF per i<br />
malati lontani, il 10 luglio ha organizzato<br />
un evento a sostegno del progetto RIDA-<br />
RE LA LUCE.<br />
La location sono stati i giardini della Curia<br />
dell’Ospedale San Pietro, dove ha suonato<br />
per i numerosi ospiti la banda musicale<br />
dell’Arma dei Carabinieri composta da 85<br />
elementi, diretta dal Maestro Massimo<br />
Martinelli. Con loro ha cantato il Soprano<br />
Anna Maria Albano accompagnata dalla<br />
Pianista Flavia Bolognesi.<br />
Gli ospiti hanno continuato la serata fra<br />
sapori e musiche romanesche in una<br />
atmosfera di ricercata semplicità e armonia,<br />
insieme per sostenere il progetto<br />
RIDARE LA LUCE. Portato avanti dal 2003<br />
nell’Africa Sub Sahariana, con lo scopo di<br />
combattere il problema della cecità provocato<br />
da malattie degli occhi non curate.<br />
La cecità colpisce circa 2 milioni di persone.<br />
In molti casi a causa di patologie semplici<br />
come appunto la cataratta. Nell’ultima<br />
missione, partita lo scorso 29 maggio,<br />
l’AFMAL in collaborazione con l’Aeronautica<br />
Militare, ha potuto realizzare quasi 400<br />
interventi di cataratta e oltre 1.000 visite<br />
ambulatoriali.<br />
Le due delegazioni,una coordinata da Fra<br />
Benedetto Possemato, Consigliere Nazionale<br />
AFMAL, l’altra dal Generale dell’Aeronautica<br />
Militare Manfroni, hanno avuto<br />
come basi operative l’ospedale San Giovanni<br />
di Dio fondato dai Fate bene fratelli<br />
nel 1956 nella città di Asafo in Ghana, e<br />
l’Ospedale del Buon Samaritano nella città<br />
di N’ojamanen in Ciad.<br />
Le due equipe composte da medici e infermieri<br />
volontari degli ospedali Fate bene<br />
fratelli di Roma, Napoli e Genzano nonché<br />
Ufficiali medici del Corpo Sanitario<br />
dell’Aeronautica Militare, sono rimaste in<br />
Africa fino all’11 giugno per effettuare il<br />
AFMAL<br />
Associazione con i Fatebenefratelli<br />
per i Malati Lontani<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
numero prefissato di<br />
interventi e visite,<br />
impegnandosi anche<br />
nella formazione di<br />
medici e infermieri<br />
africani per dare loro<br />
la possibilità di curare<br />
autonomamente, in<br />
futuro, le malattie<br />
degli occhi.<br />
Il progetto “Ridare la<br />
luce” ha anche una<br />
finalità sociale: in queste<br />
regioni africane il<br />
cieco non può lavorare<br />
e ad esso viene affiancato<br />
un “bambinoguida”<br />
che deve<br />
seguirlo fino alla maggiore<br />
età, sacrificando<br />
la propria infanzia e<br />
giovinezza.<br />
Grazie a questi interventi<br />
umanitari, molti<br />
bambini hanno l’opportunità<br />
di riacquistare<br />
la libertà di correre,<br />
giocare, andare a<br />
scuola.<br />
Finora sono state realizzate<br />
17 missioni<br />
umanitarie per un<br />
totale di circa 2.200<br />
interventi chirurgici e<br />
quasi 9.000 visite<br />
ambulatoriali.<br />
Nell’ambito del progetto,<br />
si colloca l’iniziativa<br />
“Occhiali per il mondo” che<br />
prevede in varie parti di<br />
Italia la raccolta di occhiali<br />
da vista in disuso.<br />
Dopo essere stati monitorati<br />
e catalogati, vengono<br />
spediti presso<br />
le missioni di<br />
“Ridare la luce” in<br />
Africa; qui, a seguito<br />
delle visite oculistiche,<br />
gli occhiali vengono<br />
dati alle persone<br />
che hanno bisogno<br />
di correzioni,<br />
che per la maggior<br />
parte sono bambini.<br />
Simona Carloni<br />
AERONAUTICA MILITARE<br />
Ufficio Pubblica Informazione<br />
AFMAL E AERONAUTICA MILITARE DI NUOVO INSIEME PER<br />
“RIDARE LA LUCE” IN AFRICA<br />
Fra Benedetto e Fra Gerardo per la missione in Africa<br />
Banda Musicale dell’Arma dei Carabinieri<br />
Ospiti alla serata per l’Africa<br />
Fra Pietro e Fra Gerardo alla serata per l’Africa
A 4 km da Civitavecchia, sorge, palpitante<br />
di vita, la Repubblica dei Ragazzi, incorniciata<br />
a levare da leggiadre colline, e accarezzata<br />
a ponente dal Mar Tirreno.<br />
In questa singolare città, la vita dei giovani<br />
cittadini, trascorre in un clima dei libertà<br />
serena, opportunamente equilibrata dal<br />
progressivo senso di responsabilità, risultante<br />
dal personale esercizio dei molteplici<br />
incarichi, con cui essi stessi provvedono ad<br />
organizzare la loro attività comunitaria.<br />
In questa Repubblica vi sono linde casette,<br />
divise da vie, piazze e aiuole fiorite, vi<br />
sono scuole, officine, il bar, i negozi, la<br />
banca per la moneta interna, le aule delle<br />
assemblee popolari, la palestra e i campi<br />
sportivi, la Chiesetta.<br />
Il Sindaco, i consiglieri, il questore, vengono<br />
tutti eletti fra i ragazzi, che nelle<br />
assemblee discutono i loro problemi e,<br />
quando occorra, emanano le loro sanzioni.<br />
E’ stato un vero piacere, per i giovani di<br />
Civita Castellana, trascorre 10 giorni in un<br />
ambiente così accogliente e vario. Si è<br />
subito stabilito uno schietto cameratismo,<br />
si sono create amicizie, si è partecipato<br />
alla vita intensa e varia della piccola<br />
Repubblica.<br />
Dopo un arrivo alquanto movimentato, a<br />
causa del cambio dei mezzi di trasporto,<br />
l’arrivo del superciclista Macario, che ha<br />
percorso il tragitto di 100 km tutti di un<br />
fiato, ha suscitato un certo fermento nel<br />
campo, a causa dei soliti piccoli scherzi,<br />
concertati dalla Ditta Mario & C. Il pranzetto<br />
alla trattoria Rino, anche se salato,<br />
ha messo l’euforia in Di Lorenzi, definito<br />
immediatamente il Signoretto del campo.<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 17<br />
10 Giorni di campeggio nella<br />
Repubblica dei Ragazzi<br />
La prima visita mattiniera a Civitavecchia,<br />
mette l’Assistente Don Giacomo nella<br />
necessità di richiamare all’ordine l’intraprendente<br />
rubacuori Nelli Aldo, asso<br />
imperterrito dell’auto-stop. Gli inseparabili<br />
Fidaleo e Quirini pescano all’amo sul vecchio<br />
molo; al tipografo e al signoretto<br />
piace fare i lucertoloni sugli scogli, mentre<br />
qualcuno troppo spendaccione, risparmia<br />
facendo giretti intorno alla tenda….<br />
Bruno Fontana, in alto terzo da sinistra, con<br />
una comitiva di amici<br />
Sono rimaste famose due serate, quella<br />
dello scoppio dei fuochi artificiali a<br />
Civitavecchia, in cui per fortuna non c’era<br />
nessuno dei nostri…mentre c’era pure<br />
gnaccheretta…<br />
E quella dell’incontro di Caprari, visto nel<br />
Salone della Repubblica; il simpatico<br />
Direttore del Villaggio, rimase entusiasmato<br />
dal tifo dei civitonici.
18<br />
di<br />
Sandro Anselmi<br />
E’ una storia d’altri<br />
tempi quella che vi<br />
voglio raccontare, una<br />
di quelle storie che<br />
spesso vengono pubblicate<br />
sulle pagine di<br />
questa rivista, sempre<br />
attenta ai ricordi del<br />
passato, che possono<br />
essere di grande insegnamento<br />
per questo<br />
nostro misero presente. La protagonista è<br />
una anziana signora di ottant’anni, di<br />
Fabrica di Roma, conosciuta da tutti per il<br />
suo mestiere di sarta, un mestiere oggi<br />
quasi completamente scomparso perchè<br />
affidato ai macchinari della tecnologia<br />
moderna. Lucia Francola aveva appreso<br />
l’arte del taglio e cucito a Roma, dove<br />
aveva vissuto per qualche anno insieme<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Una “Fabrica” di ricordi<br />
Personaggi, storie e immagini di Fabrica di Roma<br />
Lucia Francola, mani di fata<br />
1961 - In alto da sx: Maria Pia Pulcinelli, Rosanna Pulcinelli, Marilena Narduzzi, Laura Fortuna, Lucia Francola, Angela Alessi.<br />
In basso da sx: Silvana Pulcinelli, Nadia Ricci, Anna Grandi, Lucia Beccaccioli, Rina Tabacchini, Ione.<br />
alla sua famiglia, prima di trasferirsi a<br />
Fabrica di Roma. Una volta stabiltasi qui, si<br />
crea intorno a lei una cerchia di giovani<br />
apprendiste, desiderose di imparare il<br />
mestiere per crearsi un proprio futuro.<br />
Lucia era ricercata in tutta la provincia e la<br />
sua specialità erano gli abiti da sposa.<br />
Accoglie le sue allieve nella propria casa e<br />
arriva ad averne addirittura una venticinquina,<br />
tutte munite di quella particolare<br />
borsetta legata in vita, che le caratterizzava,<br />
contenente tanti fili colorati e utilissima<br />
per appuntare gli immancabili spilli da<br />
sarta. Si inizia quasi per gioco, per passatempo.<br />
Prima una, poi due, poi tre, fino a<br />
che non si diffonde completamente la voce<br />
e si viene a formare una vera e propria<br />
scolaresca casalinga! C’è tanta allegria.<br />
Chiacchiere e risa per alleggerire quei<br />
momenti comunque impegnativi, dove<br />
bisogna mettere a frutto le proprie capacità<br />
mentali di apprendimento e stare molto<br />
attente a non tagliar male le stoffe, prendere<br />
bene le misure, non pungersi con<br />
l’ago...... ricorda con simpatia e nostalgia<br />
il nipote di Lucia, Giovanni, nostro fedele<br />
collaboratore, come, ancora bambino, di<br />
tanto in tanto, gironzolava tra le ragazze,<br />
in cerca di quelle piccole calamite nere,<br />
utilizzate per raccogliere gli spilli a fine<br />
giornata, che tanto lo attraevano. Già da<br />
allora si faceva avanti in lui la curiosità per<br />
questi fenomeni naturali, tutti da studiare!<br />
Quello di Lucia è stato un servizio veramente<br />
utile! Molte di quelle ragazze, cresciute<br />
sotto i suoi occhi, ancora oggi possono<br />
ringraziarla per aver messo a loro<br />
disposizione tutte le sue conoscenze, la<br />
sua maestria, la sua passione!
20<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
LO STUDIO DELLA LUCE NELLA PITTURA<br />
DI ERALDO BIGARELLI DAGLI OCCHI<br />
DELLO STORICO DELL’ARTE DOTT. ANDREA ALESSI<br />
Pittore dal temperamento impetuoso, ma<br />
sereno nell’intuizione del reale, estrae<br />
alcuni angoli oscuri con il gioco della luce,<br />
che non è un mero tentativo di illuminare<br />
l’oggetto, il corpo, il volto, le figure o gli<br />
occhi del soggetto trattato, bensì “identificare<br />
e far luce sulla cerniera di una posta<br />
in gioco” rilevante e profonda. “Il solo atto<br />
di illuminare è già intervenire sulla realtà”<br />
in modo veramente vigoroso e gagliardo.<br />
Per Alessi, Eraldo Bigarelli si caratterizza<br />
fondamentalmente per la brillantezza e la<br />
calda luce dei siti, dei volti e delle immagini<br />
paesaggistiche africane cariche di remoti<br />
e profondi avvenimenti storici custoditi<br />
nei deserti sabbiosi, fortificati in quelli rocciosi<br />
e inumati nelle vaste e possenti foreste<br />
tropicali, nei misteriosi percorsi geo-<br />
grafici, nelle enigmatiche<br />
tradizioni<br />
etniche diversificate<br />
sul vasto territorio<br />
esotico, nei<br />
bagliori luminosi e<br />
negli acuti echi<br />
che si svelano e si<br />
nascondono nei<br />
volti dei suoi abitanti<br />
come attraversati<br />
dal silenzioso<br />
passaggio<br />
della sabbia su di<br />
essi o come l’intenso<br />
impasto del<br />
verde cupo delle<br />
foreste , il cui frusciare<br />
culla e risveglia<br />
la vita. La luce, che avvolge e illumina,<br />
sprigiona l’energia, la stessa che<br />
Bigarelli assorbe negli anni delle campagne<br />
africane, che non potrà mai più<br />
dimenticare e che<br />
illuminano il suo<br />
cuore, creando sintonia<br />
e complicità<br />
con questi ambienti.<br />
Dalla oscurità<br />
della notte nasce il<br />
giorno dei deserti<br />
sterminati del<br />
Sahara, con le sue<br />
dune le cui cime si<br />
modellano per la<br />
presenza di vento e<br />
assumono tonalità<br />
più o meno intense<br />
di colore, dipendenti<br />
dalla luminosa<br />
energia delle albe e<br />
dei tramonti. Non meno significativo<br />
lo studio della luce nel<br />
periodo che Alessi identifica<br />
come post caravaggista<br />
in una pittura<br />
alla maniera<br />
di George De La<br />
Tour che propone<br />
la luce in<br />
formule particolari,<br />
palesata<br />
dalla presenza<br />
di una candela<br />
che illumina,<br />
che plasma i<br />
corpi in modo vero<br />
perché i suoi modelli<br />
sono reali. Secondo<br />
recenti ed approfonditi<br />
della Prof.ssa M. Cristina Bigarelli<br />
studi su alcuni documenti, il prof. J.T.<br />
Spike ci informa sul fatto che nel periodo a<br />
cavallo tra il 1500 e il 1600, i pittori dipingono<br />
dal vero, studiando l’anatomia e<br />
tutto quello che concerne la figura nei suoi<br />
dettagli più esteriori o più intimi. Infatti<br />
Bigarelli studia le sue figure in modo minuzioso<br />
e anche l’ambiente in cui vivono<br />
viene riproposto come un vero e proprio<br />
spaccato della realtà.” “Si può intuire” dice<br />
il dott. Alessi, “quali saranno le novità di<br />
Bigarelli, un pittore che ama chiaramente<br />
l’arte figurativa con il vezzo di immortalare<br />
nei suoi volti, nelle sue nature morte esotiche,nei<br />
suoi reperti archeologici, nei suoi<br />
scorci e nei suoi ritratti e nei suoi paesaggi,<br />
un momento, un pensiero, un’emozione<br />
che invito ad osservare e, quindi a percepire<br />
nel profondo, nelle prossime proposte<br />
pittoriche di Bigarelli”.
Tratto da un antico manoscritto.<br />
“Nell’anno 1242 viveva in Magliano Sabino<br />
un nobile Signore per nome Giuliano<br />
Uliani. Egli erasi disposto ad una colta<br />
Dorotea, pia ed affezionata consorte.<br />
Dopo vari anni di matrimonio infecondo,<br />
come piacque a Dio, si ebbe un vezzoso<br />
bambino.<br />
Quando ne godesse l’animo dei fortunati<br />
genitori non è a dire. Si trovano allora per<br />
caso in campagna in una deliziosa casina<br />
che è tra Colledoro e Chiorano in quel di<br />
Magliano. A ben meglio solennizzare si<br />
avventuroso, Giuliano invita nella casina<br />
anzidetta a splendido convito i parenti e gli<br />
amici, che numerosi aveva in Magliano. Al<br />
dì posto andarono gli invitati. Si era nel<br />
meglio del convito, quando Dorotea, pregatane<br />
dai convitati, va a prendere il suo<br />
bambino e loro mostrarlo per appagarli.<br />
Miratela! <strong>Come</strong> si affretta!… E’ già presso<br />
la culla… Ahimè si arresta! Mette un grido<br />
straziante… Cade in terra svenuta!… Cosa<br />
era avvenuto?… La fantesca, sossopra<br />
dalla festa aveva gettato sul neonato bambino<br />
dei mantelli che i convitati messisi<br />
avevano su di una cassa alla culla vicina.<br />
Al grido straziante della povera Dorotea<br />
accorre subito Giuliano. Quale ne sarà<br />
stato lo schianto dell’anima sua in rimirar<br />
disteso morto in sul letto il suo caro figliolo?<br />
Tuttavia per non contristare la gioia dei<br />
convitati alle replicate incessanti istanze<br />
dei medesimi di voler vedere il bambino,<br />
risponde: “Non è bene destarlo, non<br />
avranno certo a mancare occasioni”.<br />
Usciti che furono i convitati, Giuliano,<br />
preso da un forte e cieco furore, che tolto<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 21<br />
Il miracolo della Madonna di Uliano<br />
l’aveva di sé, stringe nella destra un ferro,<br />
e forsennato si scaglia sull’innocente<br />
Dorotea. Supplichevole la dolente gli si<br />
getta ai piedi. Egli afferra i capelli, glie li<br />
lacera, le cava, misera, gli occhi, le taglia<br />
di un sol colpo ambedue le mani e, ciò<br />
fosse poco, le recide, ahi strazio…,<br />
l’una e l’altra mammella! Cadde stramazzoni<br />
a terra la poverina, tutta<br />
lorda e brattata del proprio sangue.<br />
Ella però non è ancor morta. La<br />
Vergine della quale Dorotea era<br />
devotissima, voleva in essa far<br />
mostra della sua pietà, della potenza<br />
sua. Giuliano, così come ella è tra<br />
viva e morta, appeso che le ebbe al<br />
collo il morto bambino, la fa trascinare<br />
da un servo in fondo alla selva colà<br />
presso, perché vi finisse miseramente la<br />
vita. Dorotea colaggiù ridotta, raccolse<br />
le poche forze che rimaste le erano, e<br />
dolorosa e fidente rivolge a Maria la<br />
consueta preghiera: “AVE MARIA!”…<br />
La Vergine accorse pietosa, e dalla chioma<br />
di una quercia antica così prese a<br />
dire: “DOROTEA, TUFFA LE MONCHE<br />
BRACCIA NELL’ACQUA CHE VICINA TI<br />
CORRE.” Dorotea ubbidisce, oh prodigi!<br />
Ve le ritrae con ambedue le mani. Con<br />
esse lava le fosse degli occhi e del seno<br />
e gli occhi e le mammelle tornano in<br />
men che non è detto. Non rimaneva che<br />
l’esanime corpicino del figliol suo. Ella<br />
senz’altro lo tuffa nell’acqua miracolosa,<br />
e vivo le torna a sorridere. Rapita in<br />
estasi rimase la buona Dorotea. Il dì<br />
seguente, Giuliano quasi a soffocare i<br />
rimorsi che gli trambasciavano in anima,<br />
se ne va a cacciare nella selva. Ode per<br />
entro di essa un fruscio… Tende l’arco…<br />
Va leggero sui passi, vede, oh vista bellissima!<br />
Vede la sua Dorotea interamente<br />
sanata e vivo pure il suo defunto<br />
figliolo. Si getta Giuliano ai piedi di<br />
Dorotea, glie li bagna di lacrime, le<br />
domanda perdono, bacia per più volte il<br />
bambino e risaputo poi da essa il prodigio<br />
volle che a perenne testimonianza del<br />
fatto si erigesse una chiesa, ove lì appunto<br />
era apparsa la SS.ma Vergine.”<br />
Targa posta sul luogo della polla miracolosa<br />
Magliano Sabina (Ri) - Cecilia in visita al Santuario della Madonna di Uliano
22<br />
Selci<br />
Torniamo nuovamente<br />
nelle<br />
bellissime campagne<br />
della sabina,<br />
dove abbiamo<br />
già avuto<br />
modo di “visitare”<br />
il comune di<br />
Magliano Sabina.<br />
Ci fermiamo,<br />
stavolta, in<br />
un piccolo paese<br />
di Ermelinda Benedetti della provincia<br />
di Rieti, arroccato<br />
sulla cima di un’altura, a 204 metri sul<br />
livello del mare, nel cuore della bassa sabina:<br />
Selci, che conta poco più di mille abitanti.<br />
E’ raggiungibile tramite l’A1, uscita<br />
Ponzano Romano – Soratte, e tramite la<br />
S.S. Salaria, uscendo a Passo Corese.<br />
STORIA Sin dall’epoca romana Selci fu un<br />
centro di grande importanza strategica,<br />
grazie alla sua posizione, che gli permetteva<br />
di controllare il tratto viario che dalla<br />
Salaria conduceva a Forum Novum, il centro<br />
burocratico e religioso più attivo ed<br />
importante del circondario. Ma la nascita<br />
vera e propria del paese è da far risalire<br />
alle invasioni barbariche e saracene dei<br />
secoli VII-IX, che spinsero la popolazione<br />
del Castrum di <strong>Campo</strong>lungo a trasferirsi<br />
nel vicino territorio che ha dato origine<br />
all’attuale Selci. Il particolare nome<br />
dovrebbe derivare da una strada romana<br />
che percorreva il territorio, lastricata con<br />
grossi basoli di selce nera.<br />
A poco a poco l’abitato fu fortificato con<br />
mura e l’agglomerato urbano divenne<br />
castrum, castello. In seguito a mutamenti<br />
Selci divenne comune. Quando la Chiesa<br />
di Roma si impossessò di tutti i castelli<br />
della sabina, anche gli abitanti di Selci gli<br />
giurarono sudditanza. In seguito allo spostamento<br />
della curia papale de Roma ad<br />
Avignone, Selci approfittò della confusione<br />
creatasi ribellandosi alla Santa sede, istigata<br />
dai Savelli, dagli Orsini e dai Colonna.<br />
Ma nel 1364, con l’aiuto di Giordano<br />
Orsini, il Pontefice ristabilì la sovranità<br />
papale e Selci fu nuovamente sottomessa<br />
alla Santa Sede. Tra il XIII e XIV secolo la<br />
gestione di vari castelli di questo territorio<br />
venne affidata ai Sant’Eustachio e a<br />
Ricardo di Pietro Iaquinti. Nel 1510 quest’ultimo<br />
si contese la podestà di Selci, con<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Le guide di C<br />
Tebaldo della famiglia dei Sant’Eustachio,<br />
fino a che non intervenne il Vicario del<br />
Rettore a porre fine alla disputa.<br />
Terminato il regime comunale si insediarono<br />
gli Orsini, che iniziarono<br />
un periodo di infeudazione,<br />
fino al 1596, quando morto<br />
Virginio Orsini, la Reverenda<br />
Camera Apostolica vendette<br />
il castello ai Cesi. Della loro<br />
presenza rimane una importante<br />
testimonianza: lo<br />
Statuto del 1455.<br />
Importanti innovazioni assicurò<br />
la famiglia dei Cesi alla<br />
sua popolazione: ristrutturarono<br />
il grandioso gruppo di<br />
fabbricati che circonda l’antica<br />
torre di Selci; emanarono<br />
i “Bandi generali”, un<br />
codice civile in favore del<br />
ben vivere civile; fondarono<br />
una “Cappellania” nella<br />
Chiesa di Santo Stefano,<br />
dove gli abitanti del contado<br />
potevano adempire gli<br />
obblighi della religione cristiana<br />
senza doversi recare<br />
in paese. Nel 1697 Angelo<br />
Federico Perdonato Cesi,<br />
pressato dai debiti,<br />
fu costretto<br />
a vendere<br />
il<br />
Antica porta d’ingresso<br />
castello di Selci, per quattromila scudi, a<br />
Guido Vaini. Nel 1722, dopo tre secoli e<br />
mezzo di gestione feudale, Selci tornò<br />
sotto il controllo della Chiesa di Roma, la<br />
Il borgo<br />
cui dominazione era stata interrotta<br />
temporaneamente dalla dominazione<br />
napoleonica e venne<br />
ristabilita nel 1815, al termine<br />
di essa. Selci tornò ad essere<br />
comune autonomo nel 1818.<br />
Con la proclamazione del<br />
Regno d’Italia la provincia<br />
sabina fu aggregata a quella<br />
umbra di Perugia, fino a che<br />
il governo fascista non elevò<br />
Rieti a capoluogo di provincia.<br />
ITINERARIO TURISTICO<br />
Con il passare del tempo il<br />
paese, soprattutto nell’ultimo<br />
secolo, ha subito profonde trasformazioni,<br />
che rendono difficile individuare<br />
l’originaria forma del tessuto<br />
urbano. Tuttavia è possibile notare che il<br />
centro storico ha mantenuto quella parti
ampo de’ fiori<br />
Chiesa di San Salvatore<br />
colare forma ovoidale, con un unico<br />
ingresso. Oltrepassato tale accesso, troviamo,<br />
a destra, la chiesa parrocchiale,<br />
dedicata al Santo Salvatore, nella quale si<br />
conserva una Pala del XVII secolo, raffigurante<br />
il San Salvatore tra nuvole ed angeli,<br />
che poggia il braccio sinistro sul globo,<br />
in adorazione i Santi Eleuterio Papa, Rocco<br />
con il cane, entrambi comprotettori di<br />
Selci, Santo Stefano diacono, principale<br />
protettore del paese e San Bernardino da<br />
Siena; un’altra pala del XVII-XVIII secolo,<br />
raffigurante la Madonna Immacolata,<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 23<br />
sopra l’altare di sinistra; dello<br />
stesso periodo, il quadro raffigurante<br />
la Conversione di San<br />
Paolo e la Fonte battesimale in<br />
legno dipinto, di artigianato<br />
locale. A sinistra una piazzetta<br />
con torre, un tempo rispettivamente<br />
“platea palatii Comunis<br />
e rocca castri”. L’abitato è delimitato<br />
tutto all’interno da<br />
mura, le quali verso est, sono<br />
divenute un tutt’unico con<br />
alcune abitazione di costruzione<br />
tardiva. Al circuito murario<br />
appartiene un torrione circolare<br />
che si trova ai margini<br />
dell’abitato, dove anticamente<br />
si apriva una<br />
porta minore.<br />
Numerose chiesette rurali<br />
sono sparse nella campagne,<br />
come quella di<br />
Santo Stefano e quella di<br />
Sant’Eleuterio, quella di<br />
San Vincenzo di jus,<br />
patronato della famiglia<br />
Savini, di San Domenico<br />
e San Bonaventura della<br />
famiglia Quintiliani, di<br />
San Lucia della famiglia<br />
Benedetti, dalla quale è<br />
stata ricavata la fontana della Piazza<br />
del Popolo.<br />
Nella Villa di Tulliano, sull’omonima<br />
collina, sono stati rinvenuti due cippi<br />
funerari, del periodo traianeo-adrianeo,<br />
dei coniugi Tullio Epafra e Tullia<br />
Simferusa.<br />
TRADIZIONI E FESTE Festa di<br />
Santo Stefano Festeggiamenti in<br />
onore del Patrono di Selci il 3 agosto.<br />
SS. Nome di Maria La seconda<br />
domenica di settembre di ogni anno.<br />
La mostra del pane Fine di giugno.<br />
La sagra della porchetta<br />
Festeggiamenti per uno dei prodotti tipici<br />
locali, la seconda domenica di agosto.<br />
SAPORI TIPICI La porchetta selciana è<br />
diventato il prodotto più caratteristico del<br />
paese ed è il risultato di una esperienza<br />
che si è tramandata di generazione in<br />
generazione.<br />
LE CURIOSITA’: Ma lo sapevate che…<br />
I cinque cognomi più diffusi a Selci sono:<br />
Antonini, Mattei, Giorgini, Urbani,<br />
Stefanini.<br />
Palazzo comunale
24<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
UN’AVVENTURA CHIAMATA ADOLESCENZA<br />
a cura della<br />
Dott.ssa Francesca<br />
Celeste Psicologa<br />
... continua dal n. 51<br />
La famiglia: I cambiamenti<br />
che interessano l’adolescente<br />
si ripercuotono<br />
all’interno del contesto<br />
familiare. Il ragazzo<br />
in questo periodo ha due<br />
esigenze tra loro contrastanti:<br />
da un lato sente il<br />
bisogno di essere protet-<br />
to dalla famiglia di origine e vorrebbe restare<br />
bambino, dall’altro vuole differenziarsi e<br />
acquisire autonomia. La famiglia deve<br />
affrontare l’arduo compito di trovare un<br />
nuovo equilibrio, di rinegoziare le distanze<br />
interpersonali per venire incontro alle esigenze,<br />
si sente a disagio, si domanda quale<br />
sia la cosa giusta da fare. I genitori, in<br />
fondo, hanno la consapevolezza che il loro<br />
figlio sta diventando grande, ma possono<br />
essere riluttanti ad ammetterlo, possono<br />
essere preoccupati di fronte alle richieste di<br />
autonomia e spaventati dal fatto di dover<br />
riassettare un equilibrio che ha funzionato<br />
bene per molto tempo. Il genitore adeguato<br />
dovrebbe essere sufficientemente flessibile<br />
da accogliere sia le richieste di protezione,<br />
che di autonomia del figlio, per aiutarlo nella<br />
ricerca della propria individualità senza farlo<br />
sentire solo. I coniugi si ritrovano a fare un<br />
bilancio di sé stessi come genitori, marito e<br />
moglie. L’adolescenza del figlio rimanda ai<br />
genitori l’idea del tempo che passa e fa riaffiorare<br />
in loro i ricordi della propria adolescenza<br />
che si erano con il tempo assopiti,<br />
intensificando le emozioni nei confronti dei<br />
propri genitori. Alcune ricerche hanno dimostrato<br />
che i genitori di un figlio adolescente<br />
presentano grande stress e il matrimonio è<br />
soggetto a molte crisi, maggiormente accentuate<br />
all’interno di quelle coppie i cui coniugi<br />
si erano soprattutto identificati nel ruolo di<br />
genitori. In quest’ultimo caso, essi possono<br />
rischiare di sentirsi inutili o inadeguati di<br />
fronte al figlio che diventa indipendente, può<br />
venire meno la capacità di investire in termi-<br />
ni di sostegno reciproco e di creare obiettivi<br />
condivisi. D’altronde l’adolescente fa ben<br />
poco per agevolare l’armonia famigliare, è<br />
sempre alla ricerca del conflitto, mette in<br />
discussione idee e valori genitoriali. Questi<br />
contrasti permettono al ragazzo di conoscersi<br />
meglio, di confrontare le sue idee e di definirsi<br />
rispetto al punto di vista altrui. Inoltre,<br />
attraverso il conflitto l’adolescente impara<br />
alcune abilità sociali quali la capacità di<br />
ascolto, comunicazione, negoziazione, che<br />
saranno indispensabili per la futura vita relazionale.<br />
L’identità: L’adolescenza, oltre alla<br />
crescita corporea, è contrassegnata dalla<br />
definizione dell’identità. Il ragazzo abbandona<br />
lentamente il concetto di sé costruito sull’opinione<br />
dei genitori per sostituirlo ad una<br />
considerazione di sé derivata dai giudizi dei<br />
coetanei, ove è di fondamentale importanza<br />
l’aspetto fisico, l’attrazione sessuale e l’intelligenza.<br />
L’adolescente può sentirsi valutato<br />
negativamente in alcuni di questi settori e<br />
ciò comporta inevitabilmente ansia, frustrazione<br />
o l’atteggiarsi in modo compensativo,<br />
nel tentativo di primeggiare in ambiti in cui<br />
si è considerati poco abili. I genitori possono<br />
essere tentati di diventare iperprotettivi, con<br />
il rischio che il figlio si opponga eccessivamente<br />
al mondo degli adulti. L’acquisizione<br />
di una propria identità è un processo che<br />
dura anni e si costruisce attraverso la sperimentazione<br />
e l’identificazione. La sperimentazione<br />
consente di provare a recitare una<br />
molteplicità di parti, immedesimarsi in differenti<br />
ruoli. Contemporaneamente, avendo la<br />
possibilità di conoscere tante persone, l’adolescente<br />
ha la possibilità di osservarle, esserne<br />
affascinato, provare a imitarle. La sperimentazione<br />
e l’identificazione fanno sì che<br />
l’adolescente riveli una molteplicità di volti a<br />
seconda dell’ambiente in cui è. Ad esempio,<br />
un ragazzo può essere educato e riservato a<br />
casa ma indisciplinato a scuola, con grande<br />
stupore dei genitori. Attraverso le sperimentazioni<br />
e le identificazioni l’adolescente si<br />
riconosce come separato dagli altri e, con-<br />
L’angolo Misterioso<br />
Nella foto accanto, nascosta fra i muri, è riportata una via di Civita Castellana. Sapresti dirci il nome della Via? I primi tre<br />
che, telefonando in redazione, daranno la risposta esatta, riceveranno un simpatico omaggio offerto da: Civita Bevande.<br />
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frontandosi con l’immagine che gli altri gli<br />
rimandano, si confronta con le proprie abilità<br />
ed i propri limiti. L’identità finale è frutto<br />
della scelta e della sintesi di alcuni dei ruoli<br />
sperimentati e inevitabilmente comporta il<br />
lutto per la perdita delle altre possibilità. La<br />
cognizione: L’ingresso nell’adolescenza<br />
comporta anche il perfezionare la capacità di<br />
ragionare in astratto, sapere valutare differenti<br />
ipotesi, valutare le conseguenze di una<br />
scelta. Queste abilità sono presenti anche<br />
prima dei dieci anni, ma dopo i dodici anni la<br />
persona acquisisce la consapevolezza delle<br />
potenzialità del proprio pensiero, lo valorizza,<br />
vi riflette. Il raggiungere la capacità di<br />
riflettere sul proprio pensiero e su quello<br />
degli altri permette al giovane di prendere in<br />
considerazione idee differenti dalle proprie e<br />
la qualità delle relazioni muta, venendo<br />
meno il carattere egocentrico dell’epoca<br />
infantile. Eventuali successi in ambito cognitivo,<br />
quali buoni risultati scolastici, aiutano<br />
l’adolescente a rafforzare la propria autostima.<br />
La capacità di pensare a differenti possibilità<br />
rispetto alla situazione presente fa sì<br />
che l’adolescente possa diventare piuttosto<br />
critico nei confronti della sua realtà, immaginando<br />
soluzioni di vita ideali. Spesso queste<br />
possibilità non coincidono con i progetti delle<br />
figure di riferimento del giovane, ma è attraverso<br />
queste capacità di pensiero che si inizia<br />
a sviluppare la propria individualità. La<br />
possibilità di pensare in astratto permette al<br />
giovane di fare i primi progetti per il futuro,<br />
immaginarsi “da grande” e prendere le prime<br />
decisioni importanti, quali la scelta della<br />
scuola o del lavoro. La maturazione dell’individuo<br />
è un processo molto lungo che dura<br />
l’interezza della vita e non si esaurisce con il<br />
termine dell’adolescenza. Sono le esperienza<br />
quotidiane e quelle straordinarie che facciamo<br />
nel corso di un’esistenza, a contribuire al<br />
nostro sviluppo cognitivo e affettivo. Si tratta<br />
di un processo molto lento, di cui ci possiamo<br />
accorgere solo se abbiamo tempo per<br />
soffermarci a riflettere, a differenza dell’adolescenza,<br />
in cui i cambiamenti sono molti ed<br />
avvengono velocemente.
<strong>Campo</strong> de’ fiori 25<br />
il diario dei<br />
Giras li<br />
Giras li<br />
questa pagina è dei ragazzi speciali
26<br />
di Secondiano Zeroli<br />
...continua dal numero 51<br />
Ben presto il mio coinvolgimento all’interno<br />
dell’emittente divenne più assiduo, poiché<br />
oltre alla già citata trasmissione<br />
Teverina 2000, avevo un gioco chiamato<br />
Le rouge e le noir che conducevo insieme<br />
a Vincenzo, una rubrica cinematografica<br />
denominata Cinema news ma soprattutto<br />
le dirette d’una partita di calcio, la domenica<br />
pomeriggio. Allora si poteva usare<br />
soltanto il baracchino ed occorreva trovarsi<br />
non a grande distanza dalla sede della<br />
radio. Ricordo di aver fatto le radiocronache<br />
sui campi di Soriano, Civita Castellana,<br />
Corchiano, Ronciglione, Capranica. Poi alla<br />
sera, in via sperimentale, si metteva in<br />
funzione una telecamera e la domenica<br />
Sportiva era servita, anche se soltanto per<br />
un pubblico molto limitato di telespettatori<br />
del solo ambito sorianese. Fu in quel<br />
periodo di tempo che ebbi modo di intervistare<br />
il pugile di Tarquinia Angelo<br />
Jacopucci, morto poi nel luglio del ’78 a<br />
Bellaria, dopo un terrificante K.O. subito<br />
ad opera dell’inglese Alan Minter. C’era<br />
comunque all’interno dell’emittente un<br />
clima di grande cordialità. I ragazzi e le<br />
ragazze perlopiù sorianesi, si avvicendavano<br />
alla consolle con crescenti consensi da<br />
parte d’un pubblico che cominciava anche<br />
a far sentire le proprie critiche. Vi furono<br />
perciò diverse riunioni in cui si cercava di<br />
migliorare e di modificare il palinsesto con<br />
nuove entrate di figure professionalmente<br />
più qualificate. Lely Corsi cominciò così a<br />
proporre favolosi viaggi esotici, Massimo<br />
Formicoli parlò prima di bande musicali cittadine<br />
e poi di problematiche legate alla<br />
psicologia, Emilio intrattenne i radioascoltatori<br />
su fatti di cuore, Catello varò la<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Storia di un sogno chia<br />
Da Maurizio<br />
rubrica giornalistica La Voce dei Cimini,<br />
sulla falsariga della collaudata Teverina<br />
2000.<br />
Un giorno, nel piazzale antistante l’emittente,<br />
parcheggiò una vecchia Alfa<br />
Romeo, da cui discese un bel giovane<br />
moro il cui nome echeggiava vecchi ricordi<br />
scolastici. Si trattava di Omero. Omero<br />
Giulivi da Monte Calvello, frazioncina vicino<br />
a Grotte S. Stefano, dove per anni soggiornò<br />
il pittore-poeta Balthus. Omero<br />
chiedeva un ricovero e un piccolo posto in<br />
Radio. Maurizio, dopo qualche comprensibile<br />
riluttanza, lo accontentò e con quell’atto,<br />
certamente in maniera inconsapevole,<br />
passò il testimone ad un ragazzo che<br />
poi diventerà, superando indenne bufere<br />
varie e rocamboleschi cambi di gestione, il<br />
custode geloso di una storia che non è<br />
ancora conclusa. Omero, attraversando<br />
anni perigliosi e difficili, rappresenta ora la<br />
continuità tra la colonna sorianese che<br />
aiutò Maurizio agli inizi dell’avventura e<br />
quelli che poi sarebbero stati i lunghi anni<br />
di vita civitonica che videro per protagonisti<br />
Stefano Principalli, Raffaele Miozzi e la<br />
Curia di Civita Castellana.<br />
L’emittente, con l’arrivo di Omero, sembrò<br />
trovare nuovi impulsi, primo perché le sue<br />
competenze in fatto di cultura musicale<br />
non erano insignificanti e secondo perché<br />
Maurizio sollevato da qualche incombenza<br />
di troppo poté rivolgersi con maggiore<br />
attenzione al problema più importante a<br />
cui si trovava di fronte una emittente<br />
radiotelevisiva: quella cioè di procacciarsi<br />
la pubblicità, e cioè i soldi, indispensabili<br />
per andare avanti nel migliore dei modi. In<br />
questa ottica arrivarono denari freschi per<br />
la realizzazione della mia rubrica Bonjour<br />
Tour de France. Collegamenti con la<br />
Grande Boucle e diretta dei<br />
passaggi e degli arrivi delle<br />
varie tappe.<br />
Era il ’77, l’anno della seconda<br />
vittoria di Bernard<br />
Thevenet e del crollo del<br />
belga Eddy Merckx. Per<br />
ottenere una buona ricezione<br />
<strong>eravamo</strong> costretti talvolta<br />
a trasferirci sulla sommità<br />
della faggeta, a 1111<br />
metri d’altitudine! Ma non si<br />
viveva solamente di piccoli<br />
atti d’eroismo, era per<br />
esempio divertente giocare<br />
nel piazzale con la bellissima<br />
cagna Rosa e con il fili-<br />
1977<br />
Secondiano Zeroli<br />
registra per la<br />
radio<br />
“Teverina<br />
2000”<br />
bustiere bastardino Laky. Rosa, una terranova<br />
venerata da Maurizio, aveva nobili<br />
abitudini e si arrabbiava molto quando il<br />
ruspante ma furbissimo bastardino le portava<br />
via qualche bocconcino prelibato.<br />
Rosa non mostrava nemmeno molta simpatia<br />
per uno stupendo terranova maschio<br />
del regista Ettore Scola di nome Sansone,<br />
a Soriano convocato per accoppiarsi con la<br />
nobile campagnola. Non ci fu nulla da fare.<br />
Rosa non gradiva le pesanti effusioni del<br />
dolcissimo pachiderma e così la nostra<br />
rimase per sempre illibata.<br />
Ma come è buona consuetudine, anche<br />
nelle migliori famiglie, sorsero delle piccole<br />
incomprensioni tra me e Maurizio, giacché<br />
io avrei voluto (probabilmente sbagliando)<br />
che l’emittente diventasse un po’<br />
più aristocratica, che si desse meno spazio<br />
alle dediche e più agli approfondimenti.<br />
Risultato: per tutto l’anno ’79 me ne andai<br />
a Terni a Tele Radio Centro Italia . Tornai<br />
l’anno successivo, dopo che ebbi un serio<br />
incidente automobilistico, giusto in tempo<br />
per assistere all’evento che cambierà radicalmente<br />
la vita dell’emittente, sostanzialmente<br />
radiofonica, di Soriano nel Cimino.<br />
Nel 1980, infatti, Maurizio Tocchi siglò una<br />
intesa con l’imprenditore civitonico, nel<br />
settore elettrico, Stefano Principalli e così i<br />
macchinari, le attrezzature e quant’altro,<br />
vennero trasferiti nella nuova sede di<br />
Piazza Guglielmo Marconi, a Civita<br />
Castellana, ovviamente. L’avventura continuava<br />
e questa volta su due binari diversi,<br />
perché ben presto sarà la televisione a<br />
prendere quota e a recitare un ruolo sempre<br />
più predominante nei confronti della<br />
sorella Radio. La nuova sede del centro<br />
falisco iniziò a funzionare anche al disopra<br />
delle migliori aspettative. La notizia del
<strong>Campo</strong> de’ fiori 27<br />
mato “Tele Radio Punto Zero”<br />
Tocchi al Vescovo Rosina<br />
l’avvenuto trasferimento si diffuse in un<br />
battibaleno e furono soprattutto i giovani<br />
che cominciarono ad affluire sempre più<br />
numerosi e motivati a far bene. Giulia<br />
Conti, Rita Petrelli, Lorella Neri , Ulisse<br />
Frezza furono tra i primi ad alternarsi alla<br />
consolle mentre della vecchia colonna<br />
sorianese rimasero soltanto Augusto Tordi<br />
e Maurizietto Milioni. Ci fu anche una reazione,<br />
in fondo motivata, al trasferimento<br />
dell’emittente, quando Giuliano Franchi<br />
installò nell’antico nucleo di Soriano, nel<br />
quartiere della Rocca , una nuova postazione<br />
radio, che in onore della nonna,<br />
munifica sostenitrice, chiamò Radio Lea.<br />
Ma chi era il nuovo partner al 50% di<br />
Maurizio Tocchi? Stefano Principalli era un<br />
piccolo imprenditore che si era, come suol<br />
dirsi, fatto da solo. Aveva cominciato con<br />
una botteguccia di materiale elettrico poi<br />
era pian piano diventato il custode di<br />
quasi tutte le industrie ceramiche del comprensorio<br />
faleritano. Quando si verificava<br />
un guasto , interveniva Stefano con la sua<br />
squadra. Si trattava dunque d’un uomo di<br />
sicura esperienza nel settore meccanico ed<br />
elettrico e che si avviava ad esserlo anche<br />
in quello delle telecomunicazioni. Maurizio,<br />
insomma, non avrebbe potuto scegliersi,<br />
per la nuova avventura, un socio migliore.<br />
La sede di Piazza Marconi era oltretutto<br />
più spaziosa, rispetto alla precedente di<br />
Soriano ma era soprattutto il bacino d’utenza<br />
che si era dilatato e questo, in prospettiva,<br />
non prometteva che risultati<br />
sempre più rilevanti. L’amalgama della<br />
nuova squadra si consolidò nella stagione<br />
estiva, quando furono definitivamente e<br />
felicemente risolti tutti i problemi tecnici<br />
legati al riposizionamento delle antenne<br />
che servivano alla più corretta ricezione<br />
dei programmi trasmessi e quando fu<br />
varata una prima bozza di programmazione<br />
che andava a stabilizzare e migliorare<br />
l’intero palinsesto. Il simpatico Peppe<br />
Rossi curava la rubrica giornalistica E’ successo<br />
solo ieri , Franco Meli modulava il<br />
suo programma miscelando sapientemente<br />
vecchi motivi e recenti uscite, sempre<br />
restando in un ambito melodioso.<br />
Robertino D’Aquanno avvicendava sul piatto<br />
motivi giovanili di cantanti emergenti<br />
secondo un suo particolare gusto musicale.<br />
Gustavino saliva sull’inesauribile filone<br />
del liscio e rendeva meno opache le serate<br />
delle persone… in età matura. Omero<br />
coordinava il tutto, fungendo un po’ da<br />
capitano in<br />
campo, sempre<br />
presente e<br />
dunque sempre<br />
il primo a<br />
conoscere i<br />
problemi dell’emittente.<br />
A<br />
me spettò il<br />
compito di<br />
seguire il Tour<br />
de France, un<br />
Tour che si<br />
rivelò imprevedibile<br />
e combattuto,dunqueappassio-<br />
nante e molto seguito dal pubblico dei<br />
radioascoltatori. Il francese Hinault si ritirò<br />
quando vestiva la maglia gialla per un<br />
insopportabile dolore al ginocchio (e<br />
fummo, modestamente, i primi in Italia a<br />
darne notizia!) e così l’olandese<br />
Zoemetelk, eternamente secondo, ebbe la,<br />
peraltro meritata, opportunità d’arrivare in<br />
maglia gialla fino ai Champs Elysées di<br />
Parigi. Il settore della pubblicità stava mettendosi<br />
in moto piuttosto bene giacché<br />
Civita Castellana rispetto a Soriano, era un<br />
centro molto più grande e con insediamenti<br />
industriali, commerciali e artigianali<br />
di tutto rispetto. Le condizioni insomma di<br />
un lungo cammino insieme per la coppia<br />
Maurizio-Stefano c’erano tutte e a darne,<br />
almeno apparentemente, maggiore slancio,<br />
ci fu la stupenda partecipazione del<br />
popolo di Civita Castellana a seguito del<br />
terremoto in Irpinia del 23 novembre.<br />
Radio Punto Zero lanciò infatti un accorato<br />
S.O.S. per aiutare quelle popolazioni e la<br />
risposta fu immediata. Fu riempito un<br />
camion articolato con indumenti di vestiario,<br />
generi alimentari non deteriorabili,<br />
perfino giocattoli per bambini. Una solidarietà<br />
commovente che dimostrò come la<br />
nuova Radio fosse già, nell’immaginario<br />
collettivo della città, un punto centrale, un<br />
operatore su cui contare e di cui fidarsi.<br />
Una nuova realtà operativa che aveva da<br />
subito mostrato serietà e capacità organizzativa.<br />
Ma nonostante tale stato di sostanziale<br />
situazione idilliaca, sotto la cenere<br />
dell’apparenza stava covando un qualcosa<br />
che avrebbe presto avuto un effetto tsunami<br />
sull’intera struttura, ancora essenzialmente<br />
radiofonica.<br />
continua sul prossimo numero...
28<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Associazione Artistica Ivna<br />
Artisti di Vignanello, Vallerano, Corchiano, Civita Castellana<br />
condividono l’arte<br />
IL PENSIERO LIBERO NELL’ARTE SCULTOREA DI<br />
ANTONIO PANUNZI<br />
TRA IMMAGINI DEL SUO INCONSCIO E QUELLE<br />
DEI POPOLI DI ANTICHE CIVILTÀ<br />
Nasce a<br />
Caracas il 30<br />
dicembre<br />
1 9 6 1 ,<br />
città dove<br />
vive fino alla<br />
prima metà<br />
degli anni<br />
settanta.<br />
L’influenza<br />
dell’arte precolombiana<br />
s e g n a<br />
la sua prima gioventù, caratterizzata<br />
da una cultura latino americana.<br />
Che dire dell’ Artista Antonio Panunzi ?<br />
Tony , questo è il nome con il quale è più<br />
conosciuto. Ha cominciato negli anni settanta<br />
a Riva dei Tarquini osservando le<br />
grandi scorze di pino, che gli infondono la<br />
voglia di incidere… così incisione su incisione<br />
la creatività prende forma in variegate<br />
figure, immagini, volti, che liberano<br />
l’anima artistica di Tony.<br />
La sua vita è un viavai tra l’Italia e il<br />
Venezuela, nazione dove vive ancora suo<br />
fratello, artista anche lui, che incarna per<br />
Tony un punto di riferimento nel periodo<br />
dell’adolescenza, “invogliando” la sua<br />
peculiarità artistica. Affascinato dal mondo<br />
etrusco e precolombiano, incuriosito e<br />
attratto dalle forme prismatiche, dalle conchiglie<br />
fossili e dalle miniature, viaggia in<br />
molte parti del mondo: in questo modo la<br />
sua sensibilità<br />
creativa<br />
e impetuosapermette<br />
di farg<br />
l i<br />
amare<br />
ed interiorizzare<br />
l’arte<br />
scultorea<br />
di<br />
differentiorigini.<br />
La<br />
precolombia-<br />
na è la privilegiata considerando i luoghi in<br />
cui vive, unitamente alla conoscenza di<br />
quella atzeca, romana e greca, sviluppando<br />
un quadrilatero che sarà sempre presente<br />
nelle sue sculture dalle facce più<br />
misteriose emergenti dall’interpretazione<br />
personale del ghiribizzo geometrico originale.<br />
In questo senso Tony assume l’identità<br />
di scultore autodidatta di eccellenza<br />
nell’espansione e nella fusione della cultura<br />
di quel passato concentrandola in una<br />
tecnica nuova scultorea con materiale<br />
anch’esso echeggiante l’ambito etrusco, il<br />
tufo. In questi volti scolpiti non risalta la<br />
staticità, ma il dinamismo della storia dei<br />
popoli antichi e della sua storia personale.<br />
La sua è una vita movimentata come quella<br />
del Nomade Aristocratico. Nomade perché<br />
continuamente a caccia di scoperte e<br />
di ritrovamenti, prede che solo possono<br />
sostentare la sua arte, agendo con forza e<br />
tenacia; Aristocratico in quanto abile a<br />
sublimare questa “caccia” con il proprio<br />
talento, le proprie strategie, le tecniche<br />
raffinate, gli strumenti fatti di ingegno,<br />
lavorando la “preda” con il fine utensile del<br />
suo animo. La sua vita di uomo è vissuta<br />
senza sottrarsi alla sofferenza, la sua vita<br />
d’artista è travagliata, a causa del vibrante<br />
desiderio di plasmare delle forme, liberando<br />
da quei massi tufacei volti e immagini<br />
che attendono di parlare al cuore e alla<br />
mente degli osservatori. Vita dinamica e<br />
segreta come le facce delle sue opere.<br />
“Forse” ci rivela Tony” l’Arte la interpreto in<br />
varie forme, su questi materiali perché<br />
nell’atto creativo impiego slancio vitale ed<br />
energia”: le opere più belle sono nei giardini,<br />
nelle case, nelle grotte in tufo, intrise<br />
con energia vitale in continuo evolversi in<br />
un continuo trasformismo delle espressioni<br />
scolpite. “Appagante è la scultura” per<br />
Tony, che assapora la bellezza dello studio<br />
approfondito delle tecniche per migliorare<br />
la caccia alla “preda” dell’arte, che si identifica<br />
con il Pensiero Libero, la Bellezza<br />
Prima dell’Essere Vivente. Questa spinta<br />
arriva da due forze che alimentano come<br />
nettare la sua esistenza: l’amore e l’amicizia.<br />
La materia nella sua plasticità imprime<br />
nella sua coscienza una caratteristica che<br />
rasenta l’informale. “La conoscenza delle<br />
miscele chimiche e la capacità di interpretare<br />
la realtà al fine di riprodurla creano<br />
della Prof.ssa<br />
M.Cristina Bigarelli<br />
un’ottica diversa dalla prima, visualizzando<br />
cose non sempre percepite con la stessa<br />
intensità da tutti, pur vedendole” ci dice<br />
Tony. Si tratta dei punti di vista della vita<br />
di ciascun essere pensante.<br />
Lo scopo di Tony è di dare massimo agio<br />
all’ immaginazione. E’ per questo che a<br />
volte dal peperino, dal tufo o da altre pietre<br />
prendono forma immagini sfocate, dai<br />
contorni e dalle incisioni non nette, dando<br />
l’opportunità di riflettere sul mondo nel<br />
quale viviamo: il significato della contemporaneità,<br />
non sazio, ma desideroso, non<br />
tragico, ma struggente, non nostalgico,<br />
ma evocativo, non lontano, ma prossimo.<br />
Una sorta di processo della surrealtà atto<br />
ad esprimere con molteplici modi, tecniche<br />
e materiali “il funzionamento reale del<br />
pensiero scaturito dallo stesso in un atto<br />
psichico inizialmente puro senza passare<br />
attraverso i condizionamenti della ragione”<br />
Attualmente Tony vive e lavora a<br />
Vignanello<br />
in provincia<br />
di Viterbo<br />
immerso<br />
nella realtà<br />
della sua<br />
arte che<br />
abbellisce,<br />
donando<br />
atmosfera di<br />
mistero, di<br />
incanto e di<br />
suggestione<br />
agli ambienti<br />
nei quali<br />
pone le sue<br />
grandi opere<br />
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<strong>Campo</strong> de’ fiori 29<br />
“Il Fumetto”<br />
LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA<br />
CLAYMORE di Norihiro Yagi - edito da Starcomics<br />
di<br />
Daniele Vessella<br />
Chi associa questo<br />
manga come la brutta<br />
copia di BERSERK di<br />
Kentaro Miura, disprezzandolo<br />
con l’appellativo<br />
di “Berserk in gonnella”,<br />
non capisce niente di<br />
fumetti.<br />
È vero, nel manga di<br />
Yagi vengono usati spadoni<br />
enormi e l’ambien-<br />
tazione è medioevale come in BERSERK,<br />
ma se ci basiamo solo su questi due aspetti…<br />
anche tutti i Dylan Dog sono mere<br />
copie del primo numero, visto che di base<br />
sfruttano lo stesso tema. Non è così, perché<br />
partendo da un’identica idea di sfondo<br />
possono svilupparsi decine di storie diverse<br />
e CLAYMORE ne è la prova. L’opera di<br />
Yagi mette in scena protagoniste femminili:<br />
le Claymore, definite dagli abitanti dei<br />
villaggi “streghe dagli occhi d’argento” per<br />
la loro natura metà umana e metà Yoma<br />
(demoniaca).<br />
Ma il titolo trae ispirazione anche da un’altra<br />
fonte interessante: le claymore, infatti,<br />
erano le grosse spade a due mani utilizzate<br />
dai guerrieri scozzesi fino al 1700 circa<br />
(l’ultima battaglia in cui si pensa siano<br />
state usate spade claymore originali è<br />
quella di Killiecrankie, nel 1689) e utilizzate<br />
anche dagli immortali di Highlander nel<br />
lungometraggio di culto del 1985. E pro-<br />
prio queste spade sono le uniche armi con<br />
cui le Claymore (create da<br />
un’Organizzazione) combattono gli Yoma,<br />
esseri demoniaci che si cibano delle interiora<br />
degli umani. Durante i duri combattimenti,<br />
le Claymore rilasciano gradualmente<br />
la loro metà “oscura”, correndo il rischio<br />
di non poter tornare più indietro e diventare<br />
dei “Risvegliati”… ovvero, dei demoni<br />
veri e propri. Le guerriere devono lottare<br />
sia contro sé stesse che contro gli Yoma…<br />
fino a quando il demonio che è sopito in<br />
loro non prende il sopravvento; dopo aver<br />
superato il limite, le guerriere perdono il<br />
briciolo di umanità che era loro rimasto e<br />
vagano per sempre, cibandosi di carne<br />
umana e uccidendo le ex compagne inviate<br />
a giustiziarle.<br />
Così, se una Claymore capisce che si sta<br />
trasformando in Yoma e non riesce ad<br />
invertire il processo, manda una cartella<br />
nera con inciso il proprio simbolo di riconoscimento<br />
alla compagna dalla quale<br />
vuole essere uccisa, così da morire da<br />
umana. L’uccisione di una compagna viene<br />
considerato un gesto nobile, perché le<br />
guerriere vorrebbero avere una morte<br />
umana prima di diventare demoni. Senso<br />
dell’onore, amicizia… sono temi che escono<br />
potentemente dalle pagine del manga,<br />
grazie anche a un’ottima caratterizzazione<br />
dei personaggi e al loro background, spesso<br />
doloroso.<br />
Tutti i personaggi, con l’avanzare della<br />
trama, dimostrano di avere una spiccata<br />
personalità… cosa che non si era vista all’inizio<br />
del manga. Il fumetto, infatti, parte<br />
in sordina per poi decollare col proseguimento<br />
della trama che si intreccia sapientemente<br />
alla vita dei personaggi.<br />
Anche il disegno, dapprima acerbo e privo<br />
di carattere, ha una strabiliante evoluzione:<br />
con l’avanzare dei numeri, diventa<br />
ricco e particolareggiato, tutti gli elementi<br />
grafici formano un mosaico curatissimo nei<br />
dettagli.<br />
Spero solo che l’enorme successo di<br />
CLAYMORE non lo trasformi in una serie<br />
infinita che lo snaturerà, facendolo diventare<br />
sciatto e senza un filo conduttore che<br />
unisce il tutto. Per ora, è un gran bel<br />
fumetto… per ora.
30<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Vecchia storia di un Carabiniere<br />
di Ermelinda Benedetti<br />
In ogni paese c’è sempre qualcuno che si<br />
distingue per aver fatto qualcosa di diverso,<br />
particolare, o semplicemente per le<br />
sue alte qualità etiche, e che verrà ricordato<br />
e, magari, preso d’esempio.<br />
A riguardo, voglio fare un breve accenno a<br />
tale Enrico Marini, uomo di grande senso<br />
morale e carabiniere modello. Nacque a<br />
Palestrina, in provincia di Roma, il 17 aprile<br />
del 1912, da Giuseppe Marini e<br />
Clementina Ranieri, presa in seconde<br />
nozze e soprannominata “la rossa”, per il<br />
colore dei suoi capelli, o anche “la bersagliera”,<br />
perché alta circa due metri. Di<br />
buona famiglia, viene educato secondo i<br />
principi della religione cattolica. Terminati<br />
gli studi svolge per qualche tempo il lavoro<br />
di sarto, ma capisce ben presto che non<br />
fa per lui e decide di arruolarsi nel corpo<br />
dei carabinieri, dove entra senza problemi,<br />
grazie alle qualità fisiche e al buon curriculum<br />
di famiglia. Viene mandato a far<br />
servizio a Corchiano, dove si innamora di<br />
Colomba Crescenzi, detta Alida, figlia di<br />
Giovanni Crescenzi e Maria Pastori.<br />
L’amore è corrisposto, ma Enrico deve<br />
stare attento a non farsi scoprire se non<br />
vuol essere trasferito. Qualche tempo<br />
dopo, preso coraggio, decide di chiedere<br />
ufficialmente al padre di Alida, la mano<br />
della figlia. Il contadino,<br />
fiero,<br />
accetta, ma il giovane<br />
carabiniere,<br />
secondo il regolamento<br />
dell’arma,<br />
viene trasferito<br />
per qualche<br />
anno. Non appena<br />
ritorna sposa<br />
Alida, che lo<br />
aveva aspettato<br />
ansiosamente.<br />
Dalla loro unione<br />
nascono due<br />
figlie Giovanna e<br />
Anna Maria, che<br />
eredita il soprannome<br />
della nonna<br />
paterna, “la<br />
rossa”. Enrico<br />
viene di tanto in<br />
tanto trasferito,<br />
probabilmente<br />
anche perché<br />
scomodo a qualcuno<br />
invidioso<br />
della sua condotta<br />
morale, e porta con sé l’amata famiglia.<br />
Ma la morte lo coglie ancora giovane, nel<br />
pieno delle sue<br />
forze. Il 23 giugno<br />
1952, in occasione<br />
dell’arrivo di<br />
Eisenhower dagli<br />
Stati Uniti, era stato<br />
chiamato per prestare<br />
servizio all’aeroporto<br />
di Campino.<br />
Viene colto da un<br />
improvviso malore e<br />
muore in circostanze<br />
misteriose. Fu<br />
una vera tragedia<br />
per la famiglia e per<br />
il paese. Dai piani<br />
alti dell’arma qualcuno,<br />
forse pentito<br />
per averlo contrastato<br />
in passato,<br />
riesce a far percepire<br />
la pensione, per<br />
causa di servizio,<br />
alla giovane vedova.<br />
Nel paese viene<br />
ricordato per i suoi<br />
modi educati, gentili<br />
e rispettosi e per il suo animo sensibile<br />
ed altruista.<br />
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di Simona<br />
Municchi<br />
A tre km da Nepi – in<br />
località Graciolo - si<br />
trovano gli attuali stabilimenti<br />
di una delle<br />
altre risorse lavorative<br />
di Nepi, quelli della<br />
famosa Acqua di Nepi,<br />
i quali offrono una<br />
realtà lavorativa per<br />
più di cinquanta persone<br />
tra impiegati ed<br />
operai con un indotto<br />
sempre più importante. Il suddetto territorio<br />
è costituito da terreni di natura vulcanica<br />
e sedimentaria ed interessa larghe<br />
falde orientali dei gruppi vulcanici Cimino e<br />
Sabatino, in un regolare declivio verso la<br />
Valle del Tevere. Lungo la valle del fosso di<br />
Cerreto sgorgano diverse sorgenti, le quali<br />
vanno viste come le manifestazioni esterne<br />
del bacino idrico; esse sono mineralizzate<br />
e costituiscono l’oggetto della coltivazione<br />
mineraria che qui viene portata<br />
avanti da “Acqua di Nepi S.p.A.”.<br />
Di queste diverse sorgenti, almeno tre<br />
godono di importanza primaria, infatti due<br />
di esse (una solforosa e l’altra bicarbonata),<br />
si trovano a poche centinaia di metri<br />
l’una dall’altra e sgorgano dalla base dei<br />
tufi stratificati sottostanti al tufo lapideo<br />
giallastro; mentre la terza sorgente, -<br />
bicarbonata anche essa - sgorga sulle<br />
basse quote del versante sinistro del Fosso<br />
Ronci. La mineralizzazione che interessa<br />
queste acque è di tipo “secondario”, in<br />
quanto fluidi aeriformi (CO2 e H2S) ascendono<br />
dal suolo e vanno a mescolarsi<br />
–mineralizzandole – con le acque delle<br />
falde idriche d’infiltrazione superficiale.<br />
Già duemila anni fa, ai tempi della<br />
Repubblica Romana, esistevano le Terme<br />
dei Gracchi, appartenenti ad un’importante<br />
famiglia patrizia che utilizzava ed<br />
apprezzava queste acque; ed ancor oggi<br />
viene usata quella stessa falda romana.<br />
Questa acqua, da analisi effettuate presso<br />
centri appositi, viene considerata come<br />
acqua minerale effervescente naturale,<br />
fluorata. Da una sperimentazione clinica<br />
del 1997, effettuata dal Dottor Ghiazza,<br />
Primario della divisione di Medicina<br />
Interna del Presidio Ospedaliero di Ovada,<br />
risultò che l’Acqua di Nepi offre risultati<br />
positivi per i suoi effetti terapeutici e per la<br />
sua tollerabilità biologica. Ci offre quindi<br />
un’azione eupeptica importante, con una<br />
maggiore velocità di svuotamento gastrico,<br />
una diminuzione della sensazione postprandiale<br />
ed una digestione più pronta e<br />
veloce, data dalla naturale presenza di<br />
acido carbonico che dona un’effervescenza<br />
naturale a questa acqua e permette l’e-<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 31<br />
“ACQUA DI NEPI”:<br />
FRA TRADIZIONE ED INNOVAZIONE<br />
liminazione dell’acido urico. Inoltre, è stata<br />
rilevata anche l’efficacia della stessa acqua<br />
per la prevenzione delle carie dentarie,<br />
poiché il contenuto in fluoro è corrispondente<br />
al fabbisogno giornaliero.<br />
La qualità dell’acqua è assicurata ai consumatori<br />
in tanti modi diversi, che vanno<br />
dalla purezza del bacino idro-geologico<br />
sino alla massima serietà delle procedure<br />
d’imbottigliamento. La qualità è ancor più<br />
assicurata dall’estrema professionalità dell’equipe<br />
che lavora alle sue spalle. L’acqua<br />
prima di passare alla fase dell’imbottigliamento<br />
- dopo avere viaggiato sempre in<br />
ambienti sterili - non entra mai in contatto<br />
con l’aria esterna, ma transita in serbatoi<br />
di stoccaggio ed arriva all’imbottigliamento<br />
in maniera ermetica. Si tratta di un’area<br />
di circa 240 ettari che tiene lontana ogni<br />
eventuale fonte di inquinamento, sia naturale<br />
che artificiale. Le sorgenti e le opere<br />
di adduzione sono monitorate microbiologicamente<br />
24 ore su 24. Inoltre l’acqua<br />
viene sottoposta a più di 100 analisi microbiologiche,<br />
100 organolettiche e 5 chimiche,<br />
il tutto nell’arco giornaliero; e nella<br />
zona di protezione igenico-sanitaria<br />
ambientale, quotidianamente si effettuano<br />
almeno due sopralluoghi. Vanno inoltre<br />
presi in considerazione i controlli mensili<br />
dell’Arpa di Viterbo e quelli occasionali dei<br />
NAS. Il laboratorio analisi dello stabilimento<br />
effettua analisi chimiche e batteriologiche<br />
su campioni di prodotto finito prelevati<br />
ogni due ore in uscita dalle linee di produzione.<br />
Lo scopo delle analisi è quello di<br />
verificare che l’acqua sia imbottigliata con<br />
le stesse caratteristiche di qualità presenti<br />
alla sorgente; quest’insieme di controlli è<br />
poi registrato e sottoposto a statistiche.<br />
Il primo stabilimento industriale dell’Acqua<br />
di Nepi risale agli anni Trenta del<br />
Novecento, verrà sostituito nel 1959,<br />
momento in cui avrà inizio il vero sfruttamento<br />
industriale della miniera. Questo<br />
nuovo stabile risultò essere più moderno<br />
ed innovativo, interessato anche dalla presenza<br />
di due piccole linee di imbottigliamento,<br />
mentre sino a quel momento si era<br />
abituati a sistemi di imbottigliamento di<br />
tipo artigianale. Questa nuova realtà permise<br />
di far conoscere il prodotto inizialmente<br />
a Roma – il bacino di utenza più<br />
importante - poi la diffusione si allargò<br />
all’Italia centrale. Il 2 Maggio 1959, il<br />
Comune di Nepi con rogito di atto notarile<br />
diede in sub-concessione alla società di<br />
nuova costituzione “Terme di Nepi”, lo<br />
sfruttamento della miniera e l’autorizzazione<br />
all’imbottigliamento delle acque minerali<br />
per una durata quarantennale. Tutto<br />
questo avveniva appena dieci anni dopo il<br />
rilascio da parte del Ministero<br />
dell’Industria di una concessione al<br />
Comune di Nepi per l’autorizzazione all’imbottigliamento<br />
novantennale. Ma sin dagli<br />
inizi il Comune da parte sua optò per una<br />
produzione industriale sempre tramite<br />
terzi, mantenendo una partecipazione<br />
azionaria. Infatti nel corso degli anni si<br />
sono susseguiti importanti azionisti di<br />
maggioranza al vertice di quella che è poi<br />
divenuta la Società “Acqua di Nepi S.p.A.”.<br />
Nel 1959 troviamo l’avvocato Michetti, al<br />
quale farà seguito nel ’76 la “S.p.A. Acqua<br />
minerali di San Gemini”, mentre nell’ 87 fu<br />
la volta della “Danone S.p.A.” ed infine nel<br />
2001 l’attuale azionista “San Benedetto<br />
S.p.A.”.<br />
Foto d’epoca presso le fontane dell’Acqua di Nepi<br />
continua sul prossimo numero ...
32<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
L’angolo dell’avvocato<br />
a cura della Dott.ssa<br />
Ilaria Becchetti<br />
Abbiamo pagato per anni i parcheggi blu<br />
e, senza saperlo, subivamo una violazione<br />
del Codice della Strada. Ci hanno pensato<br />
dapprima la Cassazione e poi il Tar del<br />
Lazio a fare ordine. E giustizia.<br />
Sollevati da qualche bravo avvocato e da<br />
cittadini inviperiti, i giudici amministrativi e<br />
la Suprema Corte a Sezioni Unite (sentenza<br />
116/07) hanno chiarito una volta e per<br />
tutte che, “qualora il Comune assuma l’esercizio<br />
diretto del parcheggio con<br />
custodia o lo dia in concessione, ovvero<br />
disponga l’installazione dei dispositivi di<br />
controllo di durata della sosta, su parte<br />
della stessa area o su altra parte nelle<br />
immediate vicinanze, deve riservare<br />
una adeguata area destinata a parcheggio<br />
rispettivamente senza<br />
custodia, o senza dispositivi di controllo<br />
di durata della sosta”. Attenzione. Questa<br />
non è una ricostruzione giurisprudenziale<br />
e nemmeno una novità nel panorama<br />
legislativo. Al contrario è proprio ciò che<br />
statuisce il Codice della Strada all’art. 7<br />
comma 8. Cassazione e Tar, dunque, non<br />
hanno fatto altro che dare voce ed applicazione<br />
ad una disposizione già esistente<br />
ma evidentemente sempre (o quasi)<br />
disapplicata. Dunque, stando al Codice<br />
della Strada, i Comuni che dotano le loro<br />
strade di strisce blu a pagamento, debbono<br />
riservare una parte dei parcheggi alla<br />
sosta libera. Facile osservare che a Roma,<br />
ma anche in molti altri comuni, questo<br />
principio non è mai stato rispettato.<br />
La recente pronuncia del Tar del<br />
Lazio (30.05.2008 n. 5218) ha immediatamente<br />
sortito l’effetto di<br />
sospendere il pagamento dei par-<br />
cheggi blu.<br />
Nella Capitale, in attesa dell’attuazione di<br />
un piano volto a ridisegnare l’intero sistema<br />
dei parcheggi a tariffa, si vedono macchinette<br />
incappucciate, a ricordare, a chi<br />
ancora non lo sapesse, che i parcheggi<br />
blu non si pagano. Ma solo per il momento.<br />
Entro il 31 luglio, infatti, una commissione,<br />
composta da tecnici del<br />
Dipartimento Mobilità e da esperti esterni<br />
(ingegneri e architetti), è incaricata di ridisegnare<br />
l’intero sistema del parcheggio a<br />
tariffa in tutta Roma e di redigere il nuovo<br />
piano parcometri in base alle linee programmatiche<br />
dettate dalla Giunta capitolina.<br />
La Commissione dovrà preoccuparsi di<br />
garantire l’equilibrio tra strisce blu e strisce<br />
bianche (sosta libera), creare adeguate<br />
aree di parcheggio gratuito nei pressi degli<br />
ospedali, aumentare i parcheggi per i<br />
motocicli e differenziare la tariffazione a<br />
seconda delle zone.<br />
Il piano diverrà operativo da settembre e<br />
lo scenario a cui si andrà incontro sarà un<br />
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taglio di 15.000-20.000 posti blu, su circa<br />
90.000, che verranno trasformati in parcheggi<br />
bianchi, soprattutto in periferia.<br />
Insomma quello che va delineandosi è un<br />
regime dei parcheggi meno vessatorio, più<br />
sostenibile ed in linea con i nostri diritti di<br />
cittadini.<br />
Discorso a parte per il centro storico della<br />
capitale, dove i parcheggi restano attivi<br />
per ovvie ragioni logistiche, urbanistiche,<br />
ambientali ed artistiche. Il sistema di parcheggi<br />
blu, infatti, oltre a permettere al<br />
Comune di incassare risorse fondamentali<br />
per mantenere in vita servizi essenziali per<br />
la città, frena le auto e dunque costituisce<br />
un efficace sistema di prevenzione dell’inquinamento<br />
e quindi di tutela del patrimonio<br />
artistico e ambientale.<br />
A parte il regime immutato per tutto il<br />
primo municipio, a settembre saremo in<br />
grado di vedere in tutta la città i mutamenti<br />
effetto del piano della Giunta. Sin<br />
d’ora con una certezza: Roma sarà un po’<br />
meno blu.
Edoardo Vianello lo scorso 24 giugno ha compiuto 70<br />
anni ma ha sempre lo spirito di un ragazzo. Oltre<br />
mezzo secolo di carriera e una lunga schiera di tormentoni<br />
estivi al top delle classifiche della musica leggera<br />
italiana. Ma non gli bastava, così ha pensato di<br />
mettersi in gioco ancora una volta, regalandoci un<br />
disco dal titolo “REPLAY …l’altra mia estate…” che raccoglie alcuni fra i più grandi<br />
successi degli anni ‘60 e ’70 suoi e di altri autori. Edoardo ha reinterpretato queste<br />
canzoni alla sua maniera, con nuovissimi arrangiamenti e, ha tenuto a precisare il<br />
cantante, avvalendosi dell’aiuto del caro amico Lilli Greco.<br />
Vianello ha voluto per questo disco una copertina d’eccezione. Si è avvalso infatti<br />
della prestigiosa collaborazione di Pablo Echaurren, artista dall’esperienza trentennale,<br />
che, grazie al suo speciale talento, ha sintetizzato tutta la carriera di Edoardo<br />
in un disegno.<br />
Il 31 luglio alle 21.00 il “Beach boy”, come ama definirlo Pablo, sarà all’Auditorium<br />
Parco della Musica con i sei elementi del suo gruppo per un concerto che si preannuncia<br />
essere una grande festa anni ’60. Il prezzo è volutamente popolare – 5 euro<br />
per consentire a quanti più amanti del grande Eodardo di partecipare alla serata.<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 33<br />
Per la prossima cena da amici, allestisci un tavolo all’insegna del viaggio…<br />
del mare e tutti i suoi frutti.<br />
Sistema con cura un set di runner in bianco lino con finitura a giorno, semplice,<br />
un’ottima base per poter apporre posate scintillanti e sottopiatti in<br />
vetro perlinato, e piatti bianchi che ricordano il sapore dei tempi antichi e del mare del sud.<br />
Disponi una delicata orchidea sui tovaglioli, e il tocco finale è assicurato.<br />
Niente di più facile, per far correre la fantasia, decorare con conchiglie di varie misure, miscelate con orchidee bianche e mele verdi,<br />
sparse intorno ad un suggestivo candeliere centro tavola.<br />
Crea sempre un ambiente raffinato, che sappia esprimerti, e, vedrai, conquisterai i tuoi ospiti.<br />
Una rosa bianca, nel suo piccolo vaso, come le acqua magiche della Sia, può diventare un delizioso segnaposto in dono agli ospiti.<br />
Non esitare ad accostare oggetti tradizionali, come l’oliera e il portapane, ad eleganti legatovaglioli. Non dimenticare di completare<br />
con coralli bianchi…ed il viaggio per i tuoi ospiti inizierà.<br />
di Barbara Vissani<br />
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Civita Castellana (Vt).<br />
Barbara saprà aiutarvi!<br />
Un invito a cena...<br />
L’arte del ricevere<br />
EDOARDO VIANELLO…<br />
SETTANT’ANNI E UN NUOVO DISCO<br />
Ilaria Becchetti
34<br />
Le storie<br />
di<br />
Max<br />
...continua dal numero 51<br />
L’esperienza con la Ricordi dura solamente<br />
due anni, dal 1968 al 1970. La casa discografica,<br />
proprio prima della rottura, però,<br />
le fa incidere Notte nera, un 45 giri a bassa<br />
tiratura, destinato alla finale di<br />
Canzonissima ‘70, alla quale non riuscirà<br />
mai ad arrivare. Troppe delusioni e troppo<br />
poco successo per un’artista che aveva<br />
raggiunto grandi ed immediate soddisfazioni<br />
e che aveva tutte le carte in regola<br />
per poterne guadagnare altre! E’ così che<br />
Rita decide di far ritorno alla RCA, la prima<br />
etichetta che si era interessata a lei. Dopo<br />
aver vinto il concorso canoro Festival degli<br />
sconosciuti di Ariccia, nel 1962, infatti, la<br />
RCA, che aveva avuto modo di apprezzare<br />
il talento della giovanissima<br />
cantante, le propone un provino<br />
presso i propri studi di registrazione.<br />
Rita si presenta interpretando<br />
Le mille bolle blu e<br />
Coriandoli, di Mina e Tango del<br />
mare, un vecchio brano riportato<br />
al successo da Betty Curtis.<br />
Arriva subito il contratto da<br />
parte della casa discografica e<br />
la giovane cantante inizia ad<br />
incidere già alla fine dell’estate<br />
di quello stesso anno.<br />
Mina, indirettamente, le porta<br />
fortuna per una seconda volta.<br />
La pantera di Cremona, infatti,<br />
era stata scelta dagli autori per<br />
far parte del cast del programma<br />
televisivo Studio Uno di<br />
quell’anno, ma la diva annuncia<br />
di essere incinta e non può<br />
accettare la proposta. Bisogna,<br />
dunque, trovare una sostituta e<br />
l’obbiettivo si sposta sulla in<br />
erbe Rita, ammirata, qualche<br />
mese prima, in una puntata<br />
della trasmissione televisiva di<br />
Enzo Trapani, Alta pressione, al<br />
fianco di Gianni Morandi, anche<br />
lui agli esordi. Alla Pavone viene<br />
affidato uno spazio di pochi<br />
minuti, dove deve esibirsi insie-<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Rita Pavone<br />
di Sandro Anselmi<br />
me ad un gruppo di ragazzini e<br />
ragazzine, tra i quali c’era un<br />
ancora sconosciuto Renato<br />
Zero, che indossano delle particolari<br />
camice con il collo alto ed<br />
inamidato, dal quale deriva,<br />
appunto, il nomignolo di<br />
Collettoni. Hanno il compito di<br />
aprire lo show, ballando sulle<br />
note di un twist, intitolato<br />
Abbiamo sedici anni, cantato da<br />
Gianni Morandi e Roby Ferrante,<br />
un’altra giovane promessa, il cui<br />
futuro, però, sarà tragicamente<br />
stroncato da un incidente stradale.<br />
Prima che la morte lo<br />
cogliesse prematuramente,<br />
riesce a scrivere, per Rita, il<br />
brano Alla mia età, che insieme<br />
a <strong>Come</strong> te non c’è nessuno e<br />
Cuore, versione italiana di<br />
Heart, interpretata da Wayne<br />
Newton, portano Rita ad essere<br />
una stella internazionale e<br />
diventano il suo lasciapassare<br />
nel mondo, nonostante la difficoltà<br />
ad affermare la musica italiana<br />
negli altri Paesi, dove si<br />
prediligono la musica e i cantanti<br />
nazionali.
L’Avvocato Ulderico Midossi nel 1934, anno<br />
della sua morte, lascia a Civita Castellana<br />
un patrimonio ed una eredità storica non<br />
soltanto morale e civile, ma anche materiale<br />
dall’alto valore simbolico e culturale,<br />
a diretta conferma della sua lungimiranza<br />
e ampiezza di vedute: una fiorente scuola<br />
d’arte ceramica, tuttora attiva e funzionante,<br />
la chiesa romanica di Sant’Antonio in<br />
via dello Scasato, la celebre e conosciuta<br />
abitazione-studio in Piazza Matteotti, una<br />
mirabile collezione e galleria di dipinti ad<br />
olio opere autografe del pittore Sante<br />
Ciani, raffiguranti personaggi celebri di<br />
Civita Castellana esposti tuttora nelle maestose<br />
sale di Palazzo Montalto - Belei in via<br />
di Corte e in particolare la raccolta di<br />
opere in ceramica cinese, tuttora conservate<br />
nell’archivio storico dell’Istituto d’Arte<br />
e di cui sono visibili alcuni pezzi di rara bellezza<br />
nel Museo della Ceramica attiguo alla<br />
scuola d’arte collocato nell’ex chiesa di<br />
San Giorgio.<br />
Si tratta di una raccolta di porcellane cinesi<br />
del secolo XIX e XVIII che non ha eguali<br />
nel nostro territorio, nonchè a livello<br />
regionale e nazionale, sistematicamente<br />
collezionate dall’avvocato Midossi in anni<br />
di attenti studi e grazie al fattivo apporto<br />
del concittadino Erminio Mariani, negli<br />
anni ’30 addetto commerciale<br />
dell’Ambasciata Italiana in Cina.<br />
La raccolta comprende vasi, piatti, servizi<br />
da tè e sculture raffiguranti animali, in particolare<br />
cani, descritti ed analizzati in<br />
maniera attenta e minuziosa, con l’ausilio<br />
di smalti dai toni accesi e brillanti, secondo<br />
una consuetudine tecnica e compositiva<br />
tipica della ceramica cinese.<br />
Forme e fogge tipicamente orientali, collezionate<br />
dall’avvocato in anni di lungo lavoro<br />
con l’intento, poi sfumato, di costituire<br />
nel nostro centro un museo della porcellana<br />
e della ceramica orientale ed occidentale.<br />
La mirabile raccolta fu donata alla scuola<br />
d’arte nel 1935 dove viene conservata e<br />
attualmente in fase di analisi e studio in<br />
vista di una sua adeguata collocazione<br />
espositiva nel Museo della Ceramica<br />
“Casimiro Marcantoni”, valore aggiunto di<br />
grande spessore culturale della scuola e<br />
grazie anche alla recente assegnazione<br />
alla dirigenza scolastica da parte della<br />
Regione Lazio della direzione scientifica<br />
del Museo stesso.<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 35<br />
CIVITA CASTELLANA E IL LASCITO<br />
DI OPERE IN CERAMICA CINESE<br />
DELL’AVVOCATO ULDERICO MIDOSSI<br />
di Enea Cisbani
36<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Tarquinia<br />
Non manca qualcosa?<br />
Sarà stato un colpo di<br />
vento,<br />
sarà stato un colpo di sole,<br />
sarà stato un colpo..........<br />
di sonno, fatto sta che in<br />
questo striscione, posto in<br />
bella vista,<br />
manca l’apostrofo!<br />
Civita Castellana - Borghetto - S.S. Flaminia<br />
Sarà che viste le alte temperature desidereremmo<br />
un po’ di fresco, ma gli adetti ai lavori non si sono<br />
proprio regolati perchè prevedono neve e ghiaccio<br />
nel mese di Agosto.<br />
Civita Castellana-<br />
Località Quartaccio<br />
I rilevatori non rivelati<br />
Sarà pur sempre bello il<br />
verde, ma in questo caso<br />
impedisce all’autista<br />
di individuare<br />
la presenza<br />
dell’apparecchio.<br />
Civita Castellana<br />
Forte Sangallo<br />
Sarà uno dei simboli di Civita<br />
Castellana,<br />
sarà il luogo prescelto per<br />
importanti manifestazioni ...<br />
Ma almeno un po’ più di cura e<br />
decoro ...<br />
Per tanto poco!<br />
Non sarebbe ora di togliere<br />
quel cartello che è lì dall’inverno scorso?<br />
Civita Castellana<br />
Via Corchiano<br />
Sarà un albero,<br />
sarà un fiore,<br />
sarà un fungo,<br />
sarà ....<br />
è il cartello dell’INPS
<strong>Campo</strong> de’ fiori 37<br />
Inchiesta di <strong>Campo</strong> de’ fiori e del C.I.S.P.R.A. Centro Italiano Pranoterapeuti<br />
UOMINI E SPIRITUALITA’<br />
Una ricerca tra verità e leggenda - sacralità millenaria di Gaetano Grasso<br />
pranoterapeuta - parapsicologo<br />
... continua dal numero 51<br />
Per il pranoterapeuta la “malattia” è il<br />
segno esteriore di un disagio interiore, o<br />
un messaggio che l’interiorità vuol dare,<br />
per cui capire il segno e dare le giuste<br />
risposte anche energetiche significa intervenire<br />
sull’affetto (malattia) partendo dall’interiorità<br />
fino ad arrivare all’armonia<br />
(guarigione).<br />
Questo comporta un lavoro globale, cioè<br />
oltre a dare immediato sollievo alla parte<br />
sofferente, si deve giungere alla presa di<br />
coscienza di quei principi interiori che la<br />
vita stressante – egoistica e consumistica<br />
ci hanno fatto dimenticare: diventa quindi<br />
un prestare attenzione all’interiorità, alla<br />
consapevolezza, alla coscienza di sé ed<br />
alla scelta di un modo di vivere e di essere<br />
più equilibrato e giusto. Il prana non è<br />
rilevabile né tanto meno misurabile da<br />
nessuno strumento sinora costruito; le<br />
varie foto kirlian evidenziano (come disse<br />
lo stesso ingegnere che ha costruito lo<br />
strumento) una sorta di costellazione elementare<br />
– campo magnetico – che non è<br />
il prana. Esistono varie associazioni e<br />
“scuole”, ma pranoterapeuti si nasce.<br />
Questa “predisposizione” può essere perfezionata,<br />
ma essa “nasce con l’essere”.<br />
Poi il maestro insegna come usarla e come<br />
farla crescere.<br />
Esistono dei sintomi che denunciano la<br />
carenza di prana, alcuni dei quali sono:<br />
oppressione al petto e alla nuca, cerchio<br />
alla testa, difficoltà a gonfiare il torace<br />
nella respirazione, dolori alle spalle e stanchezza<br />
generale, scarsa capacità di programmare<br />
il futuro, perdita dell’ottimismo,<br />
calo della vista, depressione, e così via.Su<br />
questo c’è da dire che, essere scarichi di<br />
prana, porta alla depressione, è altrettanto<br />
vero che la depressione disperde una<br />
grande quantità di prana. Si ha, quindi, la<br />
tendenza a chiudersi in se stessi, a non<br />
riuscire a vedere vie d’uscita, aggravando<br />
così la situazione. Insomma, tutto ciò<br />
porta ad una disarmonia interiore veramente<br />
deleteria in ogni senso.<br />
Il pranoterapeuta, con la sua opera, determina<br />
il ripristino di questa energia ai livelli<br />
ottimali, favorendo così la ripresa di tutte<br />
le attività interiori, riaccendendo nel sofferente<br />
la voglia di vivere.<br />
Chi ha domande da fare, chiedere chiarimenti o consigli, può scrivere in redazione… risponderemo a tutti.<br />
Chi vuole può anche raccontare il suo problema o l’esperienza vissuta.<br />
Previsioni astrologiche generali per il mese di Agosto 2008<br />
Ariete lasciati consigliare da chi ha più esperienza, ma anche dal tuo istinto, e potrai trasformare la noia in vera vacanza. La famiglia<br />
richiede molta attenzione.<br />
Toro le vacanze si preannunciano ottime, vai alla grande. Se sei in cerca, l’amore è alle porte, se l’hai trovato rafforzalo, ne vale la<br />
pena…<br />
Gemelli non vedi l’ora di dare il via alle vacanze, ma gli influssi del mese non sono proprio adatti. Il fine mese allenta la tensione e ti<br />
avvia ad incontri promettenti.<br />
Cancro non smettere di progettare, anche se si concretizzeranno situazioni soddisfacenti. Guardati intorno, cercheranno di ostacolarti.<br />
Un incontro romantico ha la possibilità di diventare molto interessante.<br />
Leone vacanze sì… ma cerca di essere concreto e pratico. Il lavoro richiede la tua devozione e l’amore… certo fra vari incontri, c’è sicuramente.<br />
Lui/Lei non lasciarlo scappare anche stavolta.<br />
Vergine vacanze, vacanze, vacanze… certo ne avete bisogno, ma voi siete persone d’azione, non dimenticatelo, ci sono dei traguardi<br />
da raggiungere e lo farete con successo.<br />
Bilancia un mondo in cui devi uniformarti alle convenzioni non è certo il tuo ideale, ma oramai il via è dato, dovrai trovare la tua dimensione.<br />
In amore è il caso di porre dei capisaldi…<br />
Scorpione gli ultimi mesi sono solo un ricordo, adesso pensa a ricaricarti ed a gustare nuove esaltanti esperienze… Liberati da chi ti<br />
crea solo problemi, i nuovi incontri sono più che interessanti.<br />
Sagittario sarebbe utile mettere da parte l’orgoglio e saper chiedere aiuto al momento giusto… Il lavoro necessita di tutta l’attenzione<br />
e continuità, ma anche l’amore.<br />
Capricorno la vacanza giunge a fagiolo. Tuttavia il tuo sia un ozio costruttivo. Le sfide che dovrai affrontare sono piuttosto impegnative.<br />
Acquario le vacanze saranno un po’ deludenti, per cui è meglio chiarire tutto con tutti se vuoi veramente rilassarti. Improvvisamente<br />
alcune cose cambieranno e spirerà aria nuova, di nuovo brillante della tua luce.<br />
Pesci se non hai saputo far tesoro dei consigli, il futuro è duro. Tuttavia nuovi lavori ed opportunità di guadagno ti risolleveranno dall’indigenza.<br />
In amore c’è un grosso problema da affrontare. Sii sincero e leale.
... continua dal numero 51<br />
Ma Chicago in quella pur triste stagione<br />
non è solo quella ricca di locali lussuosi<br />
frequentati da gangsters, giocatori d’azzardo<br />
e prostitute; nello stesso periodo la<br />
città è diventata una metropoli in piena<br />
espansione industriale dove acciaierie,<br />
fabbriche di materiale rotabile, commercio<br />
del grano e fabbriche per la lavorazione<br />
delle carni, offrono lavoro in abbondanza a<br />
migliaia di lavoratori in gran parte provenienti<br />
dal sud e, in gran parte costituiti da<br />
neri. E’ in tale contesto che si deve valutare<br />
il Jazz di Chicago, sia quello che grazie<br />
alle incisioni consentì di non far dimenticare<br />
la classica tradizione di New<br />
Orleans, ricordiamo infatti che nessuna<br />
incisione aveva prima documentato il Jazz<br />
della città del Delta, sia quello discendente<br />
dalla vicinanza e dalla simbiosi fra neri<br />
e bianchi.<br />
<strong>Come</strong> abbiamo visto, nei primi anni del<br />
secolo erano arrivati a Chicago non pochi<br />
musicisti da New Orleans i quali avevano<br />
riscosso un certo successo con la loro<br />
musica e, con loro, era arrivato anche<br />
King Oliver che, nella sua Creole Jazz<br />
Band aveva inserito un giovanissimo Louis<br />
Armstrong come seconda cornetta, ma<br />
non mancarono di giungere, sempre da<br />
New Orleans, anche molti musicisti bianchi<br />
come Tom Brown e Johnny Stein<br />
nonchè il cornettista Paul Mares, il trombettista<br />
George Brunies, il clarinettista<br />
Leon Rappolo e il bassista Alfred<br />
Loyacono.<br />
Questi musicisti, a differenza dei neri che<br />
costituirono le loro formazioni soltanto con<br />
elementi provenienti da New Orleans, si<br />
ritrovarono ben presto con strumentisti<br />
locali che, tra l’altro, usano nelle loro<br />
orchestre il saxofono, uno strumento<br />
nuovo per la tradizione della città del<br />
Delta e grazie al quale il Jazz di Chicago<br />
assume in breve tempo caratteristiche<br />
assai diverse rispetto a quelle originarie; si<br />
affermano così nuovi motivi ispirati alla<br />
Chicago della Wabash Avenue dove si<br />
trova il ristorante di Big Colosimo il<br />
primo a scritturare musicisti Jazz, oppure<br />
della Armour Avenue, una strada dove si<br />
affacciano soltanto case di piacere ben<br />
diverse, ovviamente, di quelle di New<br />
Orleans.<br />
Il trombettista Marty Marsala racconta: “<br />
… in un locale dove suonavamo,<br />
arrivò una sera<br />
Al Capone accompagnato<br />
da sei o sette suoi<br />
compagni, vennero fatte<br />
chiudere tutte le porte in<br />
modo che nessuno<br />
potesse uscire o entrare;<br />
Al Capone tirò fuori due<br />
biglietti da cento dollari,<br />
li fece cambiare in tanti<br />
biglietti da cinque dollari<br />
e ce li fece consegnare,<br />
dopo di che, si sedette<br />
tranquillo ad ascoltare le<br />
sue canzoni preferite e<br />
poiché egli amava, non<br />
pezzi Jazz, ma soltanto<br />
il melodramma italiano,<br />
quelle che eseguimmo<br />
furono soltanto canzoni<br />
classiche napoletane …<br />
”.<br />
Il batterista George<br />
Wettling ricorda: “ …<br />
una volta al Triangle<br />
Club, entrarono alcuni<br />
gangsters, spararono<br />
allo stomaco del padrone…ma<br />
noi continuammo<br />
a suonare … ”.<br />
La musica di quel periodo è inevitabilmente<br />
costretta a procedere con lo stesso<br />
slancio e lo stesso incontrollato furore di<br />
una automobile di gangsters, per far ballare<br />
nervosamente come nervosamente<br />
scorre la vita in città; così avviene che in<br />
ogni locale, dal Royal Garden a tutti gli<br />
altri come ad esempio il Friar’s Inn, che<br />
prende il suo nome dal complesso Friar’s<br />
Society Orchestra che li suona e che più<br />
tardi diverrà la New Orleans Rhythm Kings<br />
anche questo frequentato da Al Capone e<br />
da Dion O’ Bannion, rimane nella Storia<br />
del Jazz come l’ideale punto di congiunzione<br />
fra il Jazz nero e quello bianco.<br />
La New Orleans Rhythm Kings è costituita<br />
da Leon Rappolo al clarinetto, Jack<br />
Pettis al saxofono, Elmer Schoebel<br />
arrangiamenti e pianoforte, Arnold<br />
Loyacono al basso, Paul Mares alla<br />
tromba, Frank Snyder alla batteria e<br />
George Brunies al trombone; sono proprio<br />
i NORK a influenzare i primi giovani<br />
che nel Jazz vedono una musica nuova da<br />
adottare in alternativa a quegli sdolcinati<br />
di Riccardo Consoli<br />
motivi che vanno per la maggiore; giovani<br />
simboleggiati da un pallido giovinetto proveniente<br />
da Davenport nello Iowa dove<br />
è nato nel 1903, che suona la cornetta,<br />
che risponde al nome di Bix Beiderbecke<br />
e che, sarebbe divenuto il leader del Jazz<br />
bianco.<br />
Bix Beiderbecke fu il massimo rappresentante<br />
dello Stile di Chicago che costituì il<br />
primo tentativo dei bianchi di suonare<br />
Jazz in modo personale; componente di<br />
una famiglia originaria della Germania da<br />
giovanissimo fa parte del coro della locale<br />
chiesa protestante e mostra subito una<br />
notevole predisposizione per la musica,<br />
suona il pianoforte ma all’età di sedici anni<br />
ha modo di ascoltare un disco della<br />
Original Dixieland Jazz Band di Nick<br />
LaRocca e si innamora della cornetta; ad<br />
appena diciotto anni è già musicista professionista<br />
ed ottiene notevoli ingaggi che<br />
lo portano a lavorare sui battelli in servizio<br />
sul Lago Michigan e nei locali di<br />
Chicago.<br />
continua sul prossimo numero...
Estate Corchianese<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 39<br />
Multietnica 2008<br />
2 Agosto<br />
ore 18.00 Apertura sito e visite guidate<br />
ore 20.00 Cena a tema su prenotazione (info tel. 0761.514082 – 328.6248061)<br />
ore 21.00 Teatro: Novecento “La leggenda del pianista sull’Oceano” (ingresso gratuito)<br />
9 agosto<br />
ore 18.00 Apertura sito e visite guidate<br />
ore 20.00 Cena a tema su prenotazione (info tel. 0761.514082 – 328.6248061)<br />
ore 21.30 Teatro Danza Musica Foly Du Burkina Faso “La notte delle percussioni africane” (ingresso gratito)<br />
Direttore artistico Gianluca Terenzi<br />
Parte del ricavato sarà devoluto all’Associazione “Ivan Rossi”<br />
Presso “Il Castellaccio”, Via Terrano - Civita Castellana (Vt)<br />
Non abbandonare<br />
il tuo cane e<br />
neanche la<br />
sua “cacca”<br />
AVVISI PER L’ESTATE<br />
Non gettare le<br />
cicche accese<br />
Si sono conclusi sabato 26 luglio<br />
i giochi popolari<br />
dell’estate corchianese.<br />
Ecco la formazione della contrada<br />
che per la quinta volta consecutiva<br />
si è aggiudicata il titolo di<br />
Campione:<br />
la Contrada Selvotta!<br />
In piedi da sx: Alessio Romano, Mirko Pilera,<br />
Carlo Bonamin, Alessandra De Angelis, Mirella<br />
Pilera, Anna, Floriana Cingolani,<br />
Arianna Precetti, Carla Santini<br />
In Basso da sx: Tonino Troncarelli, Valentina<br />
Stefanelli,Martina Pilera, Lorenzo Stefanelli,<br />
Stefano Precetti, Sonia Bonamin, Feliciano<br />
Menicocci, Massimo De Carolis, Giuseppe<br />
Stefanelli, Mauro Stefanelli, Francesco Precetti.<br />
Non lasciare<br />
la casa<br />
incustodita...<br />
nè la moglie...
40 <strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
11.05.1963 Viterbo - Campionati provinciali studenteschi. Taglia il traguardo Alessandro Soli<br />
Album d<br />
19.03.1957 Ceramisti civitonici in udienza<br />
da Papa Pio XII-<br />
foto della signora Rita Fontana (la bambina<br />
nella foto)<br />
Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere
ei ricordi<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Gallese nel primo ‘900 - Processione<br />
foto del signor Luigi De Angelis<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 41<br />
pubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di <strong>Campo</strong> de’ fiori, esse vi verranno subito restituite.<br />
1948 civitonici in gita a<br />
Roma - foto della signora<br />
Doriana Gai<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori
42<br />
Con la vostra gioia, continui… e che<br />
siano tanti anniversari come questo.<br />
Vi siamo vicini nel ricordo del vostro<br />
giorno più bello, dalla sorella<br />
Michela e la figlia Beatrice.<br />
Ancora tanti auguri a Carlo e Elisa<br />
che hanno festeggiato il primo<br />
anniversario di matrimonio<br />
il 14 Luglio.<br />
Tanti auguri<br />
a Pitagora per i<br />
sui 23 anni,<br />
dai suoi amici.<br />
Tantissimi<br />
auguri a<br />
Lorenzo<br />
Fabrizi<br />
che ha<br />
compiuto 1<br />
anno il 5<br />
Luglio dalla sorellina Lucrezia, la<br />
mamma, il papà, i nonni e gli zii.<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Tanti auguri a<br />
Barbara e Daniele<br />
che si sono uniti in<br />
matrimonio il 12 luglio.<br />
Tanti auguri a Lucy<br />
Gloria Ricci di Fabrica<br />
di Roma che il 10<br />
Agosto compie gli anni<br />
da parte del marito<br />
Alessandro e dei figli<br />
Attilio e Jessica.<br />
Tanti auguri per una vita<br />
felice e piena di gioie a<br />
Silvia Capone compie 18<br />
anni l’11 Settembre, da<br />
mamma, papà, il fratello<br />
Simone, i perenti<br />
e gli amici.<br />
Tanti Auguri a Aurora<br />
Antonelli che<br />
l’8 Settembre compie 2<br />
anni, da: mamma Gabriela,<br />
papà Claudio, la sorella<br />
Viola, i nonni, gli zii<br />
ed i cugini.<br />
Tanti auguri alla nostra<br />
piccola Eva per aver<br />
ricevuto il Sacramento del<br />
Battesimo il 6 Luglio, da<br />
mamma Sara e papà Luigi.
Tantissimi auguri a<br />
Adriano e Michela<br />
Maggio che compiono<br />
33 anni il 3 Agosto e 16 anni l’11<br />
Agosto, dalla mamma, il papà, Sandro e<br />
Maddalena, Gianluca, Francesca, Marta e<br />
il piccolo Andrea.<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 43<br />
Un augurio<br />
particolare a<br />
Marsia e<br />
Mirko per<br />
essersi uniti<br />
in matrimonio<br />
il 19 Luglio,<br />
dalle loro<br />
nipotine<br />
Matilde,<br />
Irene<br />
e la piccola<br />
Eva.<br />
Sorpresa!<br />
Bellissimi e<br />
Vivacissimi<br />
auguri al<br />
mio piccolo<br />
topo per il<br />
suo quarto<br />
anno d’età<br />
che compirà<br />
il 10<br />
agosto! Da<br />
lella Maila,<br />
papà Joseph Gun, mamma Anna, zia Marghe e<br />
tutti i tuoi nonni.<br />
Tantissimi auguri a Rodolfo e<br />
Letizia che il 21 Luglio hanno<br />
festeggiato il loro primo anniversario<br />
di matrimonio. Vi auguriamo<br />
tanta felicità per sempre!<br />
Con tanto affetto, i genitori, la<br />
sorella Jenny con il fidanzato<br />
Giantobia, i fratelli Eugenio con<br />
Michela, e Giulio.<br />
L’anzianità ti rende un<br />
po’ incapace di fare ma<br />
non di desiderare. Ti<br />
auguriamo di desiderare<br />
di fare ancora<br />
tutto (speriamo che<br />
sia possibile). Auguri<br />
da Maria Luisa e<br />
Randy, Rita e Corrado.<br />
Tanti Auguri alla nostra principessa Irene<br />
che il 24 Luglio ha compiuto 1 anno,<br />
da mamma Chiara e papà Sergio.
44<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Album d<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Anno ‘69-’70 Classe 1963 - 1° Elementare Via Petrarca, Civita Castellana<br />
Da sx: Maestra Raffaella Gorini, Paola Baldoffei, Antonella Abballe,..., ..., Fernando Carabelli,<br />
Nestore Belardi, ..., ..., Marco Carabelli, ..., Lorella Baldi,Elena delleChiaie, Stefania Barbacci,<br />
Gabriella Scarcia, Rosa ..., Maura Molinari, ..., Anna Maria Sambuci, Antonella Mancini, Gloria ...,<br />
Antonella Natili,..., Giogio Gomiero, Francesco Manoni, Fabio Ceccani<br />
Civita Castellana - giochi della gioventù - anno scolastico 1986/87 - classe IIB<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere
<strong>Campo</strong> de’ fiori 45<br />
ei ricordi<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Primavera 1978<br />
3° media di<br />
Fabrica di Roma.<br />
Foto del Prof.<br />
Vinicio Testa<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori Civita Castellana 1971 - la classe 1921 festeggia 50 anni<br />
pubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di <strong>Campo</strong> de’ fiori, esse vi verranno subito restituite.
46<br />
Giochi Antichi<br />
La Morra<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Quante volte da bambini abbiamo sentito parlare di questo gioco, con<br />
il quale i nostri nonni avevano trascorso interi pomeriggi e serate, in<br />
mancanza di meglio, ma che forse era molto meglio di come li si trascorre<br />
oggi. Abbiamo cercato di farcelo spiegare, facendo le prime<br />
prove proprio con loro e poi sfidando gli amici di scuola, magari durante<br />
la ricreazione. Ma la morra è uno dei giochi più antichi e semplici<br />
del mondo, come testimoniano anche le raffigurazioni ritrovate in una<br />
tomba egizia, dove il defunto stende il braccio con un numero, contrapposto<br />
ad un altro giocatore, o una pittura vascolare greca, dove a<br />
giocare sono Paride ed Elena. Nel mondo latino è Cicerone a dare per<br />
iscritto la testimonianza dell’esistenza di questo gioco, indicandolo con<br />
il nome di “micatio”, dal verbo “micare”, ossia protendere e più precisamente<br />
“micare digites”, quindi stendere le dita. Successivamente fu<br />
molto praticato dai soldati nelle trincee durante la Grande Guerra, e poi dagli anziani e dai giovani di tutti i paesi, tanto da assumere<br />
un nome diverso da luogo a luogo e da dialetto a dialetto.Il gioco consiste nell’indovinare la somma dei numeri che vengono mostrati<br />
con le dita dai giocatori, che simultaneamente tendono il braccio, mostrando il pugno o stendendo un numero di dita a scelta.<br />
Solitamente i giocatori gridano, quasi a voler intimorire l’avversario, un numero da 2 a 10, la morra, usando spesso forme dialettali,<br />
storpiandoli o modificandoli, fino a ridurli ad un monosillabo. Il giocatore che indovina il numero conquista il punto, e vince chi arriva<br />
prima al punteggio deciso a priori. Se entrambi i partecipanti indovinano la somma, il gioco continua e nessuno guadagna il punto. Si<br />
può giocare uno contro uno o a squadre, dove il fattore fortuna viene messo da parte per far posto ad abilità e strategie.<br />
Forse sarebbe meglio abbandonare per un po’ la play station e farsi una bella partita a morra!<br />
Questo è il Miguel<br />
Bosè nostrano, alias<br />
Carlo Casaluce che<br />
emulo dell’originale<br />
ne segue le orme di<br />
cantante (vedi locandina<br />
accanto).<br />
Il sosia<br />
Miguel Bosè<br />
Se assomigliate a un personaggio famoso, portate le vostre foto in<br />
redazione ed esse verranno pubblicate .
<strong>Campo</strong> de’ fiori 47<br />
La rubrica dei perchè?<br />
Perchè l’acqua spegne il fuoco?<br />
L’acqua ha la caratteristica di assorbire molto calore per riscaldarsi. Si dice<br />
che ha un calore specifico alto.<br />
Altre sostanze l’hanno più alto, ma dobbiamo tenere presente che l’acqua e<br />
facile da maneggiare, ad esempio entra in un tubo a pressione e si può lanciare<br />
a grandi distanze.<br />
Ma un effetto altrettanto decisivo nell’aggressione dell’acqua al fuoco è costituito<br />
dal vapore che si genera quando il calore fa evaporare il liquido. Il<br />
vapore è un gas che si sviluppa violentemente, si dilata e occupa spazio.<br />
Dilatandosi prende il posto dell’ossigeno che alimenterebbe il fuoco.<br />
Fare i Salamelecchi<br />
Modi di dire<br />
In arabo Salam Aleik significa “pace a te” ed è una bella forma di saluto.<br />
Ma siccome è accompagnata da gesti ossequiosi, gli italiani hanno tradotto la parola<br />
in salamelecco (usata quasi sempre al plurale) e gli inchini in smorfie ridicole.
48<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Fabrica di Roma negli anni ‘50<br />
Da sx: Iannoni Mario - Vera - Ersilia, ..., Anselmi Rosa<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Album d<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
1957 famiglia Corteselli di Civita Castellanafoto<br />
del signor Carlo Corteselli<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Fabrica di Roma 1933<br />
foto del signor Sandro Di Pietro<br />
Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere
ei ricordi<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Civita Castellana anni ‘50<br />
Assistenti delle colonie estive - foto della signora Loretta Manoni<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 49<br />
Giovani civitonici degli anni ‘60<br />
foto della signora Lidia Farina<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
pubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di <strong>Campo</strong> de’ fiori, esse vi verranno subito restituite.
52<br />
di Erminio<br />
Quadraroli<br />
Protegge i tuoi valori<br />
Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25<br />
01033 Civita Castellana (VT)<br />
Tel.0761.599444 Fax 0761.599369<br />
silviamalatesta@libero.it<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Quella forza silenziosa chiamata …<br />
Era una serata<br />
di fine maggio.<br />
Un flebile spicchio<br />
di luna,<br />
facendo capolino<br />
tra le folte<br />
chiome degli<br />
alberi che ornano<br />
il Lago di<br />
Vico, dall’alto<br />
spiava silenzioso<br />
alcuni momenti<br />
di vita conviviale che si stavano<br />
consumando presso il Ristorante<br />
Fiorò.<br />
Un addobbo floreale in cui l’occhio<br />
scorgeva un armonioso danzare di<br />
colori rossi e bianchi ha fatto da<br />
elegante cornice alla Serata di Gala<br />
organizzata dalla CRI lo scorso 31<br />
maggio.<br />
Alla presenza di numerose autorità<br />
civili, tra cui hanno spiccato i nomi<br />
del Sindaco di Ronciglione,<br />
Massimo Sangiorgi, del Sindaco di<br />
Sutri, Guido Cianti, e dell’ex<br />
Commissario della Croce Rossa On.<br />
Maurizio Scelli, l’Ispettrice della CRI Olympia D’Onofrio Bucossi e il Sindaco di Ronciglione Massimo Sangiorgi<br />
Oympia D’Onofrio Bucossi ha<br />
ampliamente esaminato l’operato del 2007<br />
della Sez. Femminile del ridente paese<br />
cimino.<br />
Vista l’importanza di questo evento non<br />
potevano mancare le sorelle infermiere<br />
della Sez. di Viterbo, il Presidente provin-<br />
ciale della CRI, Egidio<br />
Manzoni, e l’Ispettrice<br />
di Rieti, Luisella Di<br />
Marco, che spinti dal<br />
loro innato spirito di<br />
fratellanza hanno partecipato<br />
molto volentieri<br />
a una lotteria di<br />
beneficienza, organizzata<br />
con lo scopo di<br />
raccogliere fondi per<br />
completare i progetti<br />
umanitari programmati<br />
per il 2008.<br />
Questo appuntamento,<br />
che apre le porte alla<br />
stagione estiva, si è<br />
svolto nella speranza<br />
che anche quest’anno<br />
la Sezione di<br />
Ronciglione della CRI<br />
possa raggiungere<br />
obiettivi sempre maggiori,<br />
grazie alle volontarie<br />
e ai volontari che<br />
operano spinti da una<br />
forza silenziosa chiamata..solidarietà.
di Giovanni Francola<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 53<br />
Ecologia e Ambiente<br />
L’acqua e le faraoniche opere<br />
Non c’è dubbio che l’acqua sia legata alle<br />
grandi opere che l’uomo ha costruito nel<br />
corso della storia. Infatti, nel XX secolo, di<br />
opere “gigantesche” come le dighe ne<br />
sono state costruite ben quarantamila, ai<br />
fini dell’irrigazione, o per l’approvvigionamento<br />
di acqua potabile, o per la produzione<br />
di energia elettrica.<br />
Queste opere faraoniche, spesso, sono<br />
simbolo di duri scontri tra autorità e semplici<br />
cittadini, che si vedono espropriare le<br />
proprie case e i luoghi a loro cari, per la<br />
costruzione di queste enormi dighe.<br />
Inoltre, con la costruzione di queste gigantesche<br />
opere, si corre il rischio di calpestare<br />
il diritto dell’acqua a tutte le popolazioni<br />
della terra, che è stabilito dal trattato<br />
169 dell’Organizzazione Internazionale del<br />
Lavoro.<br />
Per non parlare di tutte le sciagure legate<br />
ad esse, che, quando qualcosa non va per<br />
il verso giusto, si trasformano in spavento-<br />
se minacce per interi villaggi e popolazioni,<br />
seminando fango e morte.<br />
Modificare i corsi naturali d’acqua non solo<br />
è ingiusto, ma è, anzi, un’insignificante<br />
sfida con chi prima di noi ha disegnato il<br />
creato.<br />
Certo l’uomo con la sua astuzia crede di<br />
fare quello che più gli conviene, ma poi<br />
dovrà fare i conti con i problemi ben più<br />
grandi che ne derivano. La minaccia dell’a-<br />
gricoltura industriale, ad esempio, non ha<br />
fatto altro che impoverire i terreni, o, peggio<br />
ancora, arricchirli di sostanze improprie.<br />
Le deviazioni dei grandi fiumi, o di<br />
altri corsi d’acqua, favorisce i fenomeni di<br />
desertificazione, salinizzazione o ristagno<br />
di intere aree, che non sono certo un caso,<br />
ma sempre conseguenze di azioni antropiche<br />
insensate e irresponsabili, che si ripetono<br />
ormai da troppo tempo.
54<br />
di Letizia Chilelli<br />
Occupandomi del vino e del suo mondo ho<br />
potuto constatare come l’antiquariato del<br />
“buon bere” sia molto praticato in<br />
Inghilterra e Francia, a differenza di Paesi<br />
come l’Italia e la Germania.<br />
A Londra, per citare un esempio, Christie’s<br />
e Sotheby, sostengono almeno venti aste<br />
all’anno di vini da collezione.<br />
Questo amore per il vino “di una certa età”<br />
non viene tradotto però in pagamenti<br />
esorbitanti: accanto ai più pregiati pezzi da<br />
museo, acquistati per lo più da Case<br />
Regnanti, o potenti del mondo, vengono<br />
venduti anche vini invecchiati delle migliori<br />
annate e che meritano certamente<br />
attenzione, a prezzi “accessibili”per soddisfare<br />
il collezionista e non certo per ridurlo<br />
sul lastrico!<br />
Sono ormai lontani i tempi in cui il<br />
Granduca Costantino di Russia, fratello<br />
dello Zar, pagò il prezzo sorprendente di<br />
20.000 franchi d’oro per quattro barili della<br />
vendemmia del 1847 del Chateau<br />
D’Yquem, un nobile vino bianco Bordolese<br />
da dessert!<br />
Comunque anche il nostro Paese non è<br />
privo di esempi di aste di vini leggendari,<br />
anche se in tutta onestà si tratta di casi<br />
molto rari.<br />
Non bisogna però credere che possedere<br />
una bottiglia antica offra la possibilità di<br />
realizzare una certa vantaggiosa cifra:<br />
bisogna infatti prima di tutto trovare l’occasione<br />
giusta di vendita e poi l’estimatore<br />
di quel determinato tipo di vino, cosa<br />
che, credetemi, è piuttosto difficile.<br />
Resta poi innegabile il fatto che le bottiglie<br />
di “antiquariato” vengano collegate a fatti<br />
storici e incancellabili.<br />
Qui in Italia, per esempio, nel 1959 il<br />
Generale De Grulle fu ospitato per una<br />
storica visita dall’allora Presidente della<br />
Repubblica Italiana Gronchi e portò con<br />
se, dalla Francia, una magnifica bottiglia di<br />
Bordeaux del 1859 (bottiglia che simboleggiava<br />
il centenario della battaglia di S.<br />
Martino, a Solferino, battaglia che concluse<br />
la Guerra d’Indipendenza).<br />
La “storica” bottiglia fu stappata durante il<br />
pranzo d’onore e chi ha bevuto quel vino<br />
assicura che era ancora validissimo e gra-<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
L’ ANGOLO ... CIN CIN<br />
COLLEZIONARE IL VINO<br />
devolissimo al palato.<br />
(Con questo piccolo aneddoto, spero di<br />
soddisfare, almeno in parte, la curiosità di<br />
coloro che spesso mi chiedono se un vino<br />
centenario è ancora bevibile!).<br />
Comunque, è bene ricordare che molto<br />
dipende dalla struttura del vino stesso e<br />
da come è stato conservato.<br />
Ciò, come sappiamo, vale anche per i vini<br />
di meno “onorata” età, ma che abbiano al<br />
loro attivo più di 20 anni, anche perché<br />
fino a questa età, una bottiglia da lungo<br />
invecchiamento tiene, di norma, abbastanza<br />
bene.<br />
Il vino per quanto prezioso e raro sia, ha<br />
comunque i suoi limiti di sopportazione:<br />
non può restare per così tanto tempo<br />
ingabbiato in una bottiglia.<br />
Col passare del tempo all’inizio, quasi in<br />
maniera microscopica e poi sempre in<br />
modo più osservabile, comincia a decrescere<br />
di volume: le sue strutture si smembrano,mentre<br />
una parte evapora, ecco<br />
spiegato il motivo del ritrovamento di<br />
“vecchie”bottiglie in cantina ridotte di contenuto.<br />
Per far si che il vino superi decenni in<br />
buona salute, occorrono particolari accorgimenti<br />
che possono essere effettuati solo<br />
da cantinieri delle cantine più famose.<br />
Uno dei più conosciuti è quello messo in<br />
pratica dai cantinieri della famiglia dei<br />
Baroni Rothschild: per le bottiglie che<br />
hanno passato l’età media e di cui interessa<br />
tenerne una partita, gli “addetti ai lavori”(spesso<br />
enologi) provvedono ogni 5/6<br />
anni ad aggiungere alle bottiglie stesse,<br />
stappandole, una piccola quantità di vino<br />
giovane, ritappando poi la bottiglia con<br />
molta cura con un tappo nuovo e rigorosamente<br />
di sughero. È grazie a questo<br />
sistema che funge da “trapianto” che sono<br />
state portate fino ai giorni nostri bottiglie<br />
di vino Bordolese che risalgono pensate al<br />
1870. Vero è, che credere che un collezionista<br />
privato possa arrivare a questi livelli<br />
risulta un po’ impossibile, comunque per<br />
regalarsi e regalare alla nostra cantina<br />
qualche gioiello si può fare, di tanto in<br />
tanto, rifornimento presso produttori che<br />
si occupano di vino come tradizione di<br />
famiglia ad alti livelli.<br />
Consiglio importante: prima di acquistare<br />
qualunque bottiglia “da collezione”: sarà<br />
bene munirsi delle tabelle che certifichino<br />
la validità delle annate (reperibili nei negozi<br />
specializzati e sui siti internet che trattano<br />
di enologia).<br />
Anche perché, il vino, o meglio tutti i vini,<br />
nelle annate, vengono classificati con le<br />
“stellette”:<br />
- Annata Pessima *<br />
- Annata Mediocre **<br />
- Annata Buona ***<br />
- Annata Ottima ****<br />
- Annata Eccezionale *****<br />
questo sistema ci aiuta a regolarci: infatti i<br />
vini da portare ad un lungo invecchiamento<br />
sono quelli da Annata Buona in su.<br />
I vini Italiani da collezione sono da ricercarsi<br />
nelle grandi DOCG che abbiamo,<br />
esempi eccellenti sono il Barolo e il<br />
Brunello (solo per citare i più importanti<br />
che farebbero la gioia di tutti i collezionisti).<br />
Da ricordare, poi, che le bottiglie da collezione<br />
non devono essere necessariamente<br />
“vecchie”. La collezione è soprattutto un<br />
assortimento di bottiglie che non si trovano<br />
facilmente sul mercato: cioè case e voci<br />
vinicole poco usate, che appunto per questo<br />
possono diventare in futuro, veri e propri<br />
gioielli.<br />
Ultimo suggerimento: se vi dovesse capitare<br />
di parteciparvi, in un asta non fatevi<br />
mai trascinare dal gioco. Fate attenzione,<br />
anche perché ciò che non avete oggi in<br />
cantina lo potete “scovare” domani, magari<br />
attraverso qualche “scambio” con collezionisti<br />
che sono alla ricerca proprio di<br />
quella bottiglia che potete “vendere” voi,<br />
avendone nella vostra cantina più di qualche<br />
unità.<br />
(Bibliografia “Vini d’Italia” di L. Imbriani)
continua.........
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Farmacie Corchiano e Fabrica aperte nei giorni festivi di Agosto 2008<br />
03/31 Agosto - Farmacia Liberati di Fabrica di Roma<br />
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<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Anno 1954 - Val Fiscalina Sesto in Pusteria<br />
foto della signora Ione Parroccini, prima a sinistra in basso<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Album d<br />
1952 concorso nazionale di canto, Prof. Domenico Del Priore.<br />
Foto della signora Maria Del Priore<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere
ei ricordi<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 59<br />
Maggio 1963 - Civitoniche in gita a Nepi - foto del signor Francesco Barboni<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Roma Anno Santo 1950<br />
da sx Bianca, Ileana, Anna Rosa e Maria Bruna<br />
di Civita Castellana<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
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Anni ‘40 Civita Castellana - Delia e Natia De Angelis<br />
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