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TIPI DA FESTIVAL - Coolclub.it

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C’è un lembo di terra, in provincia di Bari<br />

che sembra dire che le storie, quelle belle da<br />

raccontare, non nascono solo nelle moderne<br />

c<strong>it</strong>tà. “Dei vivi bisogna aver paura, non dei<br />

morti”, rec<strong>it</strong>a un adagio che riassume meglio<br />

d’altri il le<strong>it</strong>motiv di Pinuccio Lovero: sogno<br />

di una morte di mezza estate, nuovo lavoro di<br />

Pippo Mezzapesa, David di Donatello nel 2004<br />

con Zinanà, prodotto da Paky Fanelli e Fanfara<br />

Film. Siamo a Mariotto, frazione di B<strong>it</strong>onto.<br />

Nel mezzo di una torrida estate e dopo anni di<br />

attesa, il quarantenne Pinuccio corona il suo<br />

singolare sogno: fare il becchino. Ottenuto un<br />

contratto a tempo determinato presso il cim<strong>it</strong>ero<br />

c<strong>it</strong>tadino, aspetta con pazienza un funerale.<br />

Perché dal giorno del suo arrivo, cinque mesi<br />

prima, a Mariotto non è più morto nessuno. E<br />

mentre i paesani festeggiano, Pinuccio attende<br />

imperturbabile, fiducioso che la natura farà il<br />

suo corso.<br />

Questo il bizzarro personaggio che ha ispirato<br />

il docufilm, sceneggiato dallo stesso autore con<br />

Antonella Gaeta e che si è avvalso inoltre del<br />

direttore della fotografia Michele D’Attanasio e<br />

dell’aiuto regista V<strong>it</strong>o Palmieri, ricomponendo<br />

così nei ruoli chiave la stessa troupe dei fortunati<br />

Zinanà e Come a Cassano. A completare il<br />

quadro il montaggio di Andrea Maguolo e le<br />

musiche, realizzate da Umberto Smerilli e dal<br />

salentino Cesare Dell’Anna, efficace sottofondo<br />

per un’opera spassosa ma profonda.<br />

In un Sud raccontato in maniera visionaria,<br />

questo documentario “low budget” va oltre<br />

l’aspetto folcloristico della vicenda per<br />

soffermarsi sulla realtà di una v<strong>it</strong>a precaria, in<br />

ogni senso, come quella del protagonista e su<br />

quella di una provincia fatta ancora di tradizioni<br />

e vernacolo. In un mondo a veloc<strong>it</strong>à massima<br />

come quello di oggi, questo mosaico popolato<br />

da attori improvvisati a volte più efficaci di<br />

quelli professionisti rivela tutto il valore di una<br />

spontane<strong>it</strong>à popolare ancora viva e importante.<br />

E cosa accade quando i propri desideri si<br />

scontrano con quelli del resto del mondo? A<br />

questo e ad altri interrogativi cerca di dare<br />

risposta il piccolo film, ristretto trampolino che<br />

fa balzare verso una visione universale delle<br />

cose. Interprete principale, e non poteva essere<br />

altrimenti, è il vero Pinuccio, che accompagna lo<br />

spettatore in un percorso che attraversa non solo<br />

le sue viciss<strong>it</strong>udini, ma che gli dà l’occasione di<br />

esporre una filosofia di v<strong>it</strong>a fatta di tesi divertenti<br />

e condivisibili sul senso del trapasso, del lavoro e<br />

dell’amore. Perché le apparenze potranno anche<br />

ingannare, ma la morte no, quella alla fine arriva<br />

per tutti. Basta aspettare. Pinuccio docet.<br />

C. Michele Pierri<br />

PEROTTI POInT<br />

La preparazione è stata lunga. Anni di cause e<br />

di polemiche, anni di speranze e di controversie<br />

legali. Alla fine, nell’aprile del 2006, i<br />

palazzoni di Punta Perotti a Bari caddero giù,<br />

disintegrati da migliaia di chili di tr<strong>it</strong>olo. Una<br />

caduta spettacolare ripresa da centinaia di<br />

videocamere. Quelle delle tv di tutta Italia, con<br />

dirette lunghissime ed estenuanti, e quelle dei<br />

filmmaker. Da queste riprese, di professionisti<br />

e curiosi, è nato un documentario che racconta<br />

la “triste” caduta di un ostacolo. L’ostacolo che<br />

bloccava la vista, che disturbava l’orizzonte. Oggi<br />

su quelle macerie è nato un parco, uno spazio<br />

verde e attrezzato per bambini, per passeggiare,<br />

per correre, per osp<strong>it</strong>are concerti.<br />

Il documentario Perotti Point è nato da un’idea<br />

del regista barese Alessandro Piva che ha<br />

coordinato nei giorni della demolizione questo<br />

collettivo. Il coordinamento dell’edizione è stato<br />

invece curato da Maurizio Sciarra.<br />

Il film fa vedere da decine di punti di vista la<br />

deflagrazione e la caduta dei palazzi ma non è<br />

solo questo: è il racconto, attraverso la voce dei<br />

protagonisti di questa storia (costruttori, pol<strong>it</strong>ici,<br />

gente comune) della nasc<strong>it</strong>a e della morte di<br />

quello che doveva essere un grande progetto e<br />

che si è invece trasformato in una fer<strong>it</strong>a aperta.<br />

I punti di vista sono ovviamente diversi: il dolore<br />

dei proprietari contrasta con la soddisfazione<br />

degli amministratori, lo scetticismo di molti<br />

baresi è opposto alle scene di giubilo segu<strong>it</strong>e al<br />

crollo. Il racconto è emozionante (anche per chi<br />

di Bari non è) e non troppo fazioso. Qualcosa di<br />

importante è accaduto. Andava raccontato bene.<br />

Questo collettivo, in larga parte, ci riesce. (pila)<br />

CInEmA TEATRO ARTE<br />

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