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N. <strong>23</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />
ATTENTI AI SACCENTI MANIPOLATORI DELLA VERITÀ<br />
È SEMPRE L’AMORE A VINCERE<br />
La perdita del senso della storia accompagna il disincantamento del mondo,<br />
oggi la nostra società classifica tutte le azioni sotto forma di piaceri, di interessi o di doveri,<br />
mentre la morale è il punto d’incontro dell’amore disinteressato, sincero, dell’amore<br />
come slancio altruistico e della razionalità.<br />
a sempre ed ancora oggi l’uomo,<br />
Doltre che lamentarsi della squallore<br />
del presente (tristitia temporis), contrappone<br />
un convinto e fermo elogio<br />
del passato (laudatio temporis acti)<br />
con argomentazioni di volta in volta<br />
riferite al tempo vissuto; il tema meriterebbe<br />
un congruo approfondimento,<br />
anche se qui lo esprimiamo sinteticamente,<br />
come una conclusione di un nostro<br />
discorso.<br />
Il mondo sembra totalmente impazzito,<br />
la creatura di Dio si macchia di<br />
peccati ed è infettata dalla superbia, e<br />
per questo l’uomo, nella sua perversione,<br />
è vittima delle forze del male e<br />
predisposto alla dannazione; la sete di<br />
denaro, l’avarizia ha reso ladri tante<br />
persone, l’avidità come l’invidia, è allo<br />
stesso tempo, colpa e condanna di chi<br />
se ne fa vittima, tutti sono rosi dall’identico,<br />
irrefrenabile desiderio di possedere<br />
e di avere sempre di più; tutto è<br />
competizione, per il territorio, per il<br />
cibo, per il sesso; ed è per questo che<br />
nel mondo non c’è più lealtà, nessuno<br />
è più fidato ed affidabile.<br />
È una visione davvero sconsolante,<br />
che fa salire alla coscienza tante storie<br />
di oggi: la lunga teoria dei magistrati<br />
che incarnano l’obbrobrio della<br />
giustizia, l’infamia della corruzione,<br />
della menzogna, degli sporchi giochi<br />
finanziari o dello strozzinaggio, insomma<br />
gli emblemi del tradimento dei<br />
propri doveri; sulla terra l’unico vero<br />
re è il “denaro” dicevano i nostri primi<br />
progenitori, aggiungendovi “hoc tempore”<br />
cioè al giorno d’oggi, ma che è<br />
attuale anche oggi a distanza di tanti<br />
secoli.<br />
Non ci rimane che osservare, con<br />
doloroso stupore, quanto poco l’uomo<br />
sia mutato in quel flusso evenemenziale<br />
definito “storia”: il denaro è tutto ed<br />
è il mezzo per ottenere tutto. Solo la<br />
saggezza non vuole appartenere a questa<br />
“scuola di Pensiero” che idolatra il<br />
denaro in spregio del vero valore dell’uomo,<br />
che la morale cristiana riassume<br />
nella carità che è sinonimo di san-<br />
tità e di perfezione cristiana, come l’amalgama,<br />
il “vincolo di perfezione”,<br />
la forza unificante che organizza e tiene<br />
insieme le altre virtù e gli altri comandamenti.<br />
Come accade all’interno di un articolato<br />
ecosistema, gli interessi umani,<br />
morali culturali, teologico-religiosi<br />
convivono e coesistono; si integrano e<br />
si dissociano di continuo, in una sorta<br />
di fisiologica anaciclosi connessa con<br />
l’intimo sentire, ora lucidamente pronto<br />
a lasciarsi prendere la mano e guidare<br />
da uno stream perfino nevrotico;<br />
ora invece convinto da un difetto di dominio<br />
su realtà poco gratificanti, se<br />
non addirittura oppressive e negatrici<br />
del dettato evangelico e dei suoi più<br />
alti valori.<br />
L’uomo appare con una vita pervasa<br />
dal dolore in ogni attimo del giorno, in<br />
ogni ora insonne della notte e anche nel<br />
sonno/sogno. Ed è proprio qui che egli<br />
si rivela più che moderno, attuale; quasi<br />
spirante accanto a noi e alle nostre<br />
incertezze, alle nostre paure, alla nostra<br />
maledetta impotenza dinanzi a<br />
eventi in grado di condizionare molto<br />
più di quanto possano essere condizionati.<br />
Decadenza e corruzione del mondo<br />
si originano da un principio fisico,<br />
che può anche essere rovesciato su un<br />
piano etico morale. L’ignoranza, la<br />
mancanza di vera scienza dipendono<br />
dal dilagare del buio connesso allo scadimento<br />
degli studi. E nell’oggi, l’uomo<br />
è vittima dell’immodestia originata<br />
dalla superbia del poter fare senza conoscenza,<br />
del poter agire senza averne<br />
chiare le ragioni e i perché. Insomma,<br />
sono i dotti improvvisati ad aggiogarsi<br />
il diritto di dare precetti sui comportamenti,<br />
sul bene e sul male, si concede<br />
la laurea allo stolto, addottorato in brevissimo<br />
tempo; uno stolto che profetizza<br />
a pieno petto, interpreta eruttando<br />
e ha il coraggio di disputare con chi è<br />
dotto davvero, un saggio che, stupito,<br />
resta senza parole dinanzi a tanta arroganza,<br />
né sa rendersi conto del per-<br />
3<br />
ché l’uomo iustus venga tolto di mezzo,<br />
mentre chi è stato assumptus de<br />
stercore può sputare sentenze definitive<br />
e terribili.<br />
Non c’è più posto per una paziente<br />
preparazione necessaria ad affrontare<br />
il mondo. Sicché i giovani divengono<br />
subito maestri e a maestri si atteggiano.<br />
È una visione così bassa e utilitaristica,<br />
in chi il mondo dovrebbe correggere e<br />
guidare, è tanto esibita e sfacciata che<br />
ogni limite è infranto, superato, oltrepassato<br />
e calpestato con la disinvoltura<br />
di chi ormai si sente in diritto di poter<br />
agire contro la legge.<br />
Una severa indignazione morale<br />
funge da fondamento; quella stessa<br />
che, in ogni epoca, è solitamente osannata<br />
a parole, ma derisa nei fatti, in<br />
quanto scomoda, irritante, sconveniente<br />
per chiunque eserciti una qualsiasi<br />
forma di potere. Si chiede più serietà,<br />
più moralità, più chiarezza, più coerenza.<br />
E si finisce per provare sulla propria<br />
pelle l’avversione di un mondo<br />
pazzo che offre gioie ingannevoli.<br />
Quest’uomo scontento, inquieto, tormentato,<br />
irritante, indecoroso non è<br />
riuscito a modificare di un capello ciò<br />
che viene definito storia o, peggio ancora,<br />
progresso. Eppure, ecco le poche<br />
regole da tenere presenti per ottenere<br />
un mutamento radicale della condizione<br />
umana: non essere mai servile –<br />
supportare la propria personalità di una<br />
incontaminata rettitudine<br />
Punto di estrema forza di una tensione<br />
spirituale che prenderà carne nelle<br />
regole che già san Paolo duemila anni<br />
fa diceva: le opere della carne sono<br />
fornicazione, impurità, libertinaggio,<br />
idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia,<br />
gelosia, dissensi, divisioni, fazioni,<br />
invidie ubriachezze orge e cose<br />
del genere; il frutto dello Spirito invece<br />
è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza,<br />
bontà, fedeltà, mitezza, dominio<br />
di sé.<br />
Raffaele Salvante