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22 dai club - Rotary2090 Moda e tecnologia per i sei anni di Montegranaro di Mauro Bignami Quanto hanno di che spartire moda e tecnologia? Stando al libro Moda e tecnologia di Marina Garzoni e Roberto Donà, che il 31 maggio, a Montegranaro, è servito di base al convegno organizzato per celebrare il sesto anniversario della fondazione del locale Rotary Club, i due fattori hanno molto da dirsi. E da dire. Soprat- tutto per quanto riguarda il consumatore, che pare non sia più visto come soggetto passivo, preda, target, obiettivo da centrare, bensì come protagonista attivo del processo di creazione. Una sfida che la moda ha in molti casi raccolto con successo e che offre ampi spazi di sviluppo. Un argomento intrigante messo sul tavolo da un Club attivo nel centro di un’area geografica che alla moda dà e deve molto. Pertanto, “l’argomento si colloca all’interno dell’attività di servizio del Club per fornire un momento di riflessione e un contributo di idee a coloro che si trovano quo- tidianamente a decidere, a programmare, a consigliare le scelte e le strategie nel mondo imprenditoriale”, ha detto Greci aprendo i lavori dell’incontro Presentati dal presidente e coordinati da Enrico Paracciani, hanno sviluppato il tema Marina Garzoni, presidente, dell’Associazione Moda & Tecnologia; Lucio Antonucci, Fashion expert; Anna Verducci, direttrice dell’Accademia di Belle arti di Macerata e Roberto Lupetti, dello studio Segui Grau & Lupetti Avvocati. Che cosa ne è venuto fuori? Che se siamo tra coloro che pensano alla moda come a un mondo in cui per vincere basta avere le migliori idee creative, potremmo ricrederci, perché per riuscire a operare in un mercato sempre più competitivo e veloce, oltre ad avere talento e creatività, in questo campo è necessario puntare sull’innovazione tecnologica. Nell’era del mercato globale la sfida cui devono rispondere imprenditori, manager e creativi è l’unione di cre- atività e imprenditorialità: “la globalizzazione cambia la moda e la tecnologia diventa strategica”, ha sottolineato la Garzoni. “La moda perde i connotati territoriali e la tecnologia diventa la risposta per ottimizzare e velocizzare tutta la catena del valore permettendo reattività e dinamicità”, ha continuato. “La difficoltà di mantenere l’integrità del design nell’intero ciclo produttivo è superata grazie all’ausilio di nuovi strumenti tecnologici sempre più potenti e sofisticati.” La vera necessità oggi è quindi “avere visione e utilizzare la tecnologia non come semplice applicazione o singola soluzione, ma mettere in atto e pianificare una strategia per gestire complessità e crescita”. Per Antonucci la moda “è una tendenza a essere tutti uguali e al tempo stesso diversi socialmente, per creare una particolare originalità” e la tecnologia per i creativi è uno strumento valido per “trovare un nuovo codice di pensiero che permetta di perseguire una propria idea di moda da proporre, ma anche concreto perché deve coesistere con una serie di realtà che sono innegabili.” Dal canto suo Anna Verducci, facendo riferimento al filosofo e matematico Henri Poincaré che definisce la creatività come la capacità di unire elementi preesistenti in combinazioni nuove che siano utili, ha sottolineato che la tradizione del territorio è importante per parlare un linguaggio contemporaneo. Roberto Lupetti, dopo avere ricordato che il marchio è un contenitore di informazioni, di messaggi e di valori positivi, ha sottolineato che deve essere protetto adeguatamente contro ogni violazione, sia per valorizzarlo ch per aumentarne la capacità competitiva. Numerosi gli interventi dai quali si è potuto appurare che la tecnologia è fondamentale per abbassare i costi, ottenere il time to market, veicolare e condividere le informazioni anche su aree geograficamente molto lontane, apportare in tempo reale quelle modifiche che rendono la creazione più efficace e apprezzata dal cliente. Al termine dell’incontro sono stati assegnate onorificenze PH ai past president e al PDG Umberto Lenzi.
L’Università denigrata di Mauro Bignami Titolo quanto mai p r o v o c a t o r i o , quello che Marco Pacetti, Magnifico Rettore dell’Università Politecnica delle Marche, ha scelto per la sua conversazione al Club di Fermo. Un titolo quasi obbligato visto che, “da tempo, politica, mezzi di comunicazione e spesso anche sedicenti studiosi del sistema universitario sembrano colpiti da una sorta di bulimia denigratoria nei confronti dell’Università”, ha esordito Pacetti, sottolineando come tutti i giudizi siano basati su scarsa conoscenza dei fatti i quali, ripetuti ossessivamente, disorientano l’opinione pubblica. Non solo, ma “isolano l’Università dalla società e forniscono una splendida giustificazione a una dra- Jesi compie 45 anni Sobria cerimonia il 26 maggio, per celebrare i 45 anni dalla nascita del Rotary a Jesi. Dopo brevi parole del presidente Maurizio Ricci è intervenuto il socio Pietro Renzi, che ha fatto un po’ di cronistoria di questo lungo periodo o, meglio, ha ricordato come e perché nel 1964 si diede vita al Rotary Club in città. stica diminuzione delle risorse, già scarse, che il Paese investe nell’istruzione superiore e nella ricerca.” Nella pressoché generale geremiade, diversi luoghi comuni e slogan ossessivamente ripetuti sono facilmente confutabili: i costi alti, l’eccesso di offerta formativa, l’inefficienza del sistema connessa agli abbandoni e al numero dei laureati, la bassa produttività della ricerca scientifica. “Spendere meno ma spendere meglio?”, ha domandato Pacetti. “Ma l’università italiana costa poco, meno che negli altri Paesi europei!”, ha risposto. Del resto, il numero dei Al termine era prevista la consegna di una targa ricordo a Ermes Albertini, che nel 1964 partecipò alla costituzione del club come socio fondatore e oggi è l’ultimo di quella generazione rimasto in vita. Purtroppo il caldo di quei giorni ha provocato qualche problema: auguroni Ermes. Un’orchestrina ha infine allietato la serata. corsi di studio, con qualche sporadico caso un po’ stravagante e ben presto soppresso, è non solo inferiore alla media europea ma anche rispondente alle necessità della società contemporanea, che richiede percorsi più articolati e flessibili. E anche il decentramento non è un problema in sé, ma legato al come e dove si decentra. Riguardo agli abbandoni, è bene ricordare sia la mancanza di filtri iniziali sia un carente sostegno al diritto allo studio per gli studenti economicamente svantaggiati. Infine, è da smentire la scarsa produttività scientifica. Rotary2090 - dai club 23 E’ vero che siamo indietro perché “le persone dedicate alla ricerca scientifica sono meno che in altri Paesi (la metà dei tedeschi, per esempio), ma non è vero che in Italia la produttività della ricerca scientifica sia bassa.” Una clamorosa smentita viene dalla rivista Nature, su cui si legge che i ricercatori italiani guadagnano il 3° posto al mondo precedendo USA, Francia e Germania e superando di cinque volte il Giappone. Dunque, non di tagli c’è bisogno, perché “l’investimento più importante che il Paese può fare è quello sul capitale umano e sui giovani che ne rappresentano il futuro”, ha concluso Pacetti, ricordando che “un Paese che disinveste nella formazione è sicuramente destinato al declino.” Pietro Renzi mentre legge la sua rievocazione (foto A. Giglietti)
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