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e arti marziali, fondendo tradizioni appartenenti alle diverse etnie<br />

con gli elementi più in voga nella cultura popolare dell’epoca. Come<br />

molte altre forme di espressione provenienti dalla strada, il b-boying<br />

altro non rappresenta che l’originalità, l’agonismo e lo scontro in cui<br />

virilità, tecnica e stile sono il terreno di confronto e la posta in palio è<br />

il prestigio individuale. Attraverso il b-boying, questi giovani utilizzano<br />

i loro corpi per affermare la propria identità nelle strade, nelle<br />

metropolitane, nei parchi e nelle palestre del quartiere, per reclamare<br />

territorio e status per sé e per la propria crew.<br />

Il b-boying arrivò all’attenzione dei media quando Martha Cooper,<br />

una fotografa che da anni si occupava di graffiti, venne inviata<br />

dal “New York Post” per raccontare una rissa tra giovani nella metropolitana<br />

sulla 175esima strada. Il giornale non pubblicò mai le foto<br />

della Cooper poiché quei giovani stavano solo ballando. La Cooper<br />

però rimase molto colpita da ciò che vide e cercò nuove occasioni per<br />

immortalare quei ballerini. Di lì a poco il b-boying sarebbe stato presentato<br />

al mondo come trasfigurazione positiva delle lotte fra gang,<br />

come alternativa creativa alla violenza degli scontri fra i gruppi nelle<br />

strade del Bronx, e gran parte della stampa mainstream ne avrebbe<br />

elogiato il significato più che lo stile e l’espressione artistica.<br />

Quando nel maggio del 1981 Henry Chalfant presentò una<br />

performance della Rock Steady Crew al Common Ground 1 di Soho,<br />

come parte dello show intitolato “Graffiti Rock”, e il primo articolo<br />

sull’argomento, “Breaking is Hard to Do” scritto da Sally Banes e<br />

corredato da foto della stessa Cooper apparve sulle pagine del “Village<br />

Voice”, 2 il b-boying assunse una posizione dominante nella cultura<br />

popolare statunitense.<br />

Nel 1983, una sequenza di pochi secondi in cui membri della<br />

Rock Steady Crew si esibivano in alcuni passi sulle note di It’s Just<br />

Begun di Jimmy Castor era stata inclusa nella produzione hollywoodiana<br />

Flashdance. In quello stesso anno il primo film hip hop, Wild<br />

Style di Charlie Ahearn, e l’anno successivo il documentario Style<br />

Wars di Tony Silver e dello stesso Chalfant (trasmesso dalla Pbs) 3<br />

servirono da ispirazione per le produzioni successive come Breakin’<br />

e Beat Street. Nello stesso periodo uscirono migliaia di libri sul bboying<br />

e sui fondamenti di quella nuova danza che improvvisamente<br />

divenne l’oggetto di discussione e dibattito di numerosi telegiornali<br />

e talk show. Il mondo della pubblicità non fu certo da meno e compagnie<br />

come Burger King, Levi’s, Pepsi Cola, Coca-Cola e Panaso-<br />

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