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francesco vannoni<br />
Quella sana voglia<br />
di esserci<br />
Suona mezzogiorno e si alza la palla a due; scoccano le 15 ed è già l’ora<br />
del fischio d’avvio. La consumata ritualità con la quale si compiono le procedure<br />
d’inizio in una partita di basket o in un incontro di calcio, non ha<br />
nulla di particolare da cui prendere le mosse per un’ouverture giornalistica.<br />
Eppure, in certe domeniche – non per la solita sciovinistica ‘spocchia’<br />
di senesità, semmai nella perfetta scansione di tempi strettissimi, obbligo<br />
imposto da bizzarre coincidenze di calendario - esser puntuali al Pala-<br />
MensSana o all’Artemio Franchi, maggiori templi dello show sportivo locale,<br />
vuol dire correre dal risveglio fino all’ora del tè in nome di una<br />
passione per la quale rinunciare a un pasto comodo o, per…’quelli della<br />
notte’, a qualche ora di sonno, non è affatto un sacrificio.<br />
Basta poter vedere la partita. E sul posto.<br />
Non ci ha mai appassionato granché <strong>il</strong><br />
‘live’ televisivo: la rincorsa alla tecnologia<br />
più accattivante, al dettaglio più<br />
minuzioso sarà anche l’esaltazione<br />
del progresso, ma la poltrona di<br />
casa è quel freno emozionale che<br />
nessun ritrovato elettronico potrà<br />
mai imporre. Men che meno in<br />
una città come Siena, dove la<br />
passione per le benamate, da<br />
estendere - va detto - al variegato<br />
ventaglio di realtà cittadine, forti di<br />
una propria ‘nicchia’ di supporters ,<br />
viene condivisa anche…dall’amata.<br />
Sciarpe e cappelli, al collo o sulla testa di<br />
tante donne, senza eccezioni d’anagrafe, evidenziano<br />
l’asessualità del tifo di casa nostra e conferiscono<br />
agli spalti, i contorni di una partecipazione fam<strong>il</strong>iare intesa<br />
non in senso dimensionale, <strong>il</strong> che finirebbe per esser riduttivo,<br />
ma bensì nell’accezione totale ed intergenerazionale di una<br />
festa collettiva.<br />
Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando Rita Pavone cantava<br />
la ‘Partita di Pallone’, lamentandosi di una domenicale solitudine<br />
che <strong>il</strong> tifo in rosa non soffre affatto protagonista, com’è dal<br />
parquet allo stadio, anche a queste latitudini. È lo sport, così semplicemente.<br />
Quello di vertice, dove Siena è ‘grande’ al pari delle grandi, se consideriamo<br />
gli storici risultati raggiunti in questi anni e i ‘numeri’ tutt’altro<br />
che irr<strong>il</strong>evanti, espressione inconfutab<strong>il</strong>e di una presenza di pubblico competente<br />
e qualificata.<br />
Come definirlo, altrimenti, <strong>il</strong> flusso di circa quindicim<strong>il</strong>a ‘malati di sport’<br />
che in occasione del doppio impegno casalingo scende in Viale Sclavo per<br />
poi risalire verso la ‘conca’ del Rastrello?<br />
Una ‘continuità fluttuante’ che, indipendentemente dal diverso colore<br />
dell’emozione preferita, dalla oggettiva capienza dei due impianti anche in<br />
base al numero di abbonati, risponde ad una voglia di ‘esserci’, sempre<br />
meno modaiola e molto più autenticamente sentita.<br />
Infatti, checché ne dicano i più ‘integralisti’ dei due rispettivi ‘versanti’<br />
che ne incarnano al più alto livello storia e prestigio, la geografia della<br />
Siena <strong>Sport</strong>iva ha assunto una dimensione trasversale, essa stessa carattere<br />
fondante dei fasti attuali.<br />
Certo, la media andrà forse stimata al ribasso, anche considerando <strong>il</strong> differente<br />
‘appeal’ e <strong>il</strong> ‘peso’ di un evento rispetto ad un qualsiasi altro, ma appuntamenti<br />
come quelli di domenica 22 novembre 2009 vivono di un’attesa<br />
così spasmodica, in qualche caso chiacchierata comunque emotivamente<br />
trascinante, da suggerire la ‘chiamata a raccolta’ dei momenti epocali.<br />
Sì, perché, a mezzogiorno sul parquet del PalaMensSana erano di fronte<br />
Montepaschi e Lottomatica Roma: ovvero la regina incontrastata nell’ultimo<br />
triennio della patria pallacanestro e una piazza come quella Capitolina che,<br />
anziché preoccuparsi di definire un progetto credib<strong>il</strong>e per fermarne la corsa,<br />
si è sempre più spesso abbandonata ad una pericolosa cultura dell’<strong>il</strong>lazione<br />
13<br />
o alla fac<strong>il</strong>e ironia (vi ricordate <strong>il</strong>…’borgo medievale’?).<br />
Tuttavia, l’indiscusso talento di alcuni elementi, la curiosità intorno ad<br />
un ex di lusso come David Hawkins, passato quest’anno in maglia biancoverde<br />
per cercare di raggiungere quei successi che proprio la Montepaschi<br />
gli ha negato, e la concreta prospettiva di nuovi confronti in chiave<br />
play-off, conferivano a questo match un evidente r<strong>il</strong>ievo tecnico che Siena<br />
ha seguito e vissuto appieno, con apoteosi finale per l’ennesima meritatissima<br />
vittoria, larga anche nei contorni del punteggio.<br />
Tre ore più tardi l’attenzione si è spostata sul prato dell’Artemio Franchi,<br />
teatro di un altro momento campale, stavolta sulla sponda bianconera<br />
e dall’esito diametralmente opposto: <strong>il</strong> Siena doveva vedersela con<br />
l’Atalanta di Antonio Conte, in una chance fondamentale per<br />
riagganciare <strong>il</strong> ‘treno salvezza’ e continuare a credere<br />
nel suo settimo ‘scudetto’. Perché di questo si tratterebbe,<br />
senza enfasi e con puro realismo. L’ennesima<br />
debacle interna è costata la panchina a<br />
Marco Baroni, toccherà ora ad Alberto Malesani,<br />
terzo allenatore stagionale, provare a<br />
compiere un’altra impresa da scrivere nella<br />
storia della società bianconera.<br />
La squadra ha senz’altro i valori<br />
tecnici e morali per rialzarsi e<br />
<strong>il</strong> pubblico sa di dover<br />
fare fino in fondo la<br />
sua parte di ‘dodicesimo<br />
uomo’,<br />
anche manifestando<br />
alcune<br />
divergenze<br />
sulle politiche<br />
societarie, assolutamente<br />
legittime se<br />
espresse entro i<br />
binari della massima<br />
civ<strong>il</strong>tà.<br />
È lo sport. Mosso dalle<br />
sue inevitab<strong>il</strong>i altalene, corpo<br />
perpetuo di una diversa stella: ora<br />
buona con insperate sorprese; ora meno propizia sotto insospettab<strong>il</strong>i difficoltà,<br />
scrive pagine diverse ogni volta, con l’inchiostro del talento, della<br />
fortuna e, non ultimo, del caso, preziosa opportunità o beffarda incognita.<br />
Stare sull’Olimpo significa accettare i ‘capricci’ degli dèi. E se è vero<br />
che quelli del basket sembrano avere ‘in grazia’ la creatura Montepaschi,<br />
è anche vero che c’è tutto <strong>il</strong> tempo perché le divinità del pallone tornino ad<br />
essere benevoli nei confronti della Vecchia Robur.<br />
A patto però che gli umani continuino a crederci, senza lambiccarsi <strong>il</strong><br />
cervello con nefaste previsioni dagli scenari apocalittici, ma cercando di vivere<br />
l’oggi, proprio per restare aggrappati ad un sogno che tutti insieme<br />
abbiamo conquistato e che con la stessa tenacia dovremo riuscire a non<br />
disperdere.<br />
Ecco la sfida più importante che Siena deve vincere ogni anno: regalare<br />
un futuro a questo presente, nell’assoluta consapevolezza di potersi ‘guadagnare’<br />
dolci tuffi nel passato. Tutto scorre, ma noi preferiamo continuare<br />
ad ‘ammalarci’ di sport.<br />
Pensandoci bene, è questa l’unica sana patologia dalla quale non siamo<br />
interessati a guarire. Allo stadio o sul parquet i ‘brividi’ da…febbre alta ci<br />
piacciono molto di più di una soporifera routine. Esaltarsi o innervosirsi fa<br />
parte del gioco, ma poter inseguire obiettivi importanti val bene qualche<br />
boccone amaro da ingoiare e un po’ di lucida rabbia da sfogare. Gli applausi<br />
saranno ancora tanti e neppure le standing-ovation si faranno attendere.<br />
Il copione dello sport, a Siena, è questo e molto altro. Che lo<br />
spettacolo continui dal massimo palcoscenico e…ad majora.