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purtroppo non esistono ancora veri e propri modelli di<br />

allenamento per i bambini e non è raro cadere nell’errore<br />

di considerarli ‘piccoli adulti’, spesso sollecitandoli<br />

in modo improprio e favorendo indirettamente l’abbandono<br />

precoce dell’attività sportiva”.<br />

“Bisogna considerare che, fino a quando la massa<br />

corporea del bambino non comincia ad avvicinarsi a<br />

quella prevista in età adulta, l’allenab<strong>il</strong>ità ha effetti di<br />

scarso r<strong>il</strong>ievo. Per questo l’allenamento deve avere, nel<br />

bambino, uno scopo prettamente pedagogico finalizzato<br />

esclusivamente all’apprendimento del ‘gesto allenante’<br />

da sv<strong>il</strong>uppare, migliorare e perfezionare in futuro”.<br />

La Prof.ssa Maria Amalia Ambruzzi, Direttore del<br />

Servizio di Dietologia Clinica all’Ospedale Pediatrico<br />

‘Bambin Gesù’, si è soffermata sulle ‘esigenze nutrizionali<br />

nel bambino e nell’ adolescente’, sottolineando<br />

lo stretto legame fra la corretta alimentazione e un<br />

sano processo di crescita, per evitare <strong>il</strong> rischio di disturbi,<br />

anche permanenti, da carenza o da eccesso.<br />

Se è vero che nel nostro paese le prime non sono suffragate<br />

da numeri particolarmente preoccupanti, le<br />

seconde prendono sempre più campo nella popolazione<br />

giovan<strong>il</strong>e e quindi anche fra i bambini.<br />

“È importante – raccomanda Ambruzzi - che i genitori<br />

siano a conoscenza delle esigenze nutrizionali dei<br />

figli nelle varie fasce di età e si preoccupino di indicare<br />

loro una serie di preziose norme per un’alimentazione<br />

b<strong>il</strong>anciata così da educarli alla ‘ricerca della salute’, non<br />

solo nell’immediato ma anche in prospettiva”.<br />

“Non si tratta di demonizzare l’uno o l’altro alimento<br />

ma di farne un consumo sempre moderato e mai<br />

monotono; alternando, cioè, tutti gli alimenti secondo<br />

i canoni della dieta mediterranea: cinque pasti al giorno<br />

(da rivalutare la prima colazione con pranzo, cena e<br />

due brevi ‘spuntini’ meglio se a base di frutta), mangiare<br />

almeno cinque porzioni giornaliere di frutta e verdura,<br />

preferire l’acqua alle bevande gassate”.<br />

‘L’esercizio fisico nella prevenzione dell’obesità in<br />

età pediatrica’, ha portato all’attenzione dei molti<br />

addetti ai lavori presenti, un tema molto attuale e<br />

sentito, <strong>il</strong>lustrato nella relazione del Prof. Amedeo<br />

Spagnolo dell’Istituto Italiano Affari Sociali. Il docente<br />

ha focalizzato <strong>il</strong> suo intervento sull’importanza<br />

dell’attività fisica, in allenamento o spontanea, per<br />

mantenere una buona salute: intesa non tanto come<br />

assenza di malattie, bensì come completo benessere<br />

psico-fisico.<br />

francesco vannoni<br />

“Già Ippocatre, precursore della scienza medica nel<br />

337 a.C. raccomandava di tenere in movimento tutte<br />

le parti del corpo perché crescessero ‘forti, ben sv<strong>il</strong>uppate<br />

e al riparo dal rapido invecchiamento.”.<br />

“L’obesità, che si manifesta con l’aumento numerico<br />

e dimensionale delle cellule a causa di una cattiva<br />

alimentazione, sedentarietà, predisposizione genetica<br />

o fam<strong>il</strong>iare e fattori ambientali, è considerata la malattia<br />

del m<strong>il</strong>lennio; ne soffre più di trecento m<strong>il</strong>ioni di<br />

persone in tutto <strong>il</strong> mondo e tra le patologie ad essa correlate<br />

preoccupano in particolar modo i disturbi cardiovascolari,<br />

l’ipertensione, le difficoltà posturali e<br />

complicanze a livello polmonare. Anche in Italia la crescita<br />

è costante e negli ultimi cinquant’anni siamo arrivati<br />

a sfiorare <strong>il</strong> 40% della popolazione con problemi<br />

di soprappeso e obesità”.<br />

“Da un’indagine condotta tra i ragazzi di tre cittàcampione<br />

della nostra penisola, Varese, Roma e Catanzaro,<br />

si è visto che l’obesità – più diffusa al Sud – è<br />

maggiormente presente tra gli otto e i nove anni; attestandosi<br />

invece fra i sedici e i diciassette anni nella fascia<br />

adolescenziale”.<br />

“È necessario intervenire precocemente in tutti i contesti<br />

sociali: in famiglia, sul lavoro e nella scuola per la<br />

promozione e la diffusione di una ‘salute dinamica’<br />

contro un forte rischio di malattia ipocinetica, fenomeno<br />

patologico da mancato uso del corpo, causato in<br />

gran parte dal progresso tecnico e dall’evoluzione socioeconomica,<br />

fattori tutt’altro che secondari nei nuovi<br />

standardizzazione degli attuali st<strong>il</strong>i di vita”.<br />

Il Dott. Valerio Beltrami, specialista in allergologia<br />

e malattie respiratorie del Dipartimento di Medicina<br />

Clinica e Scienze Immunologiche presso <strong>il</strong><br />

nostro Ateneo, ha svolto un rapido excursus sulla<br />

diagnosi e <strong>il</strong> trattamento terapeutico delle allergopatie<br />

respiratorie nel bambino, con particolare riguardo<br />

al fenomeno asmatico e sgombrando subito<br />

<strong>il</strong> campo da uno scomodo interrogativo: <strong>il</strong> soggetto<br />

asmatico può fare sport?<br />

“Certamente sì, e senza preclusioni di discipline. Un<br />

asmatico può praticare qualsiasi attività sportiva, naturalmente<br />

prestando la dovuta attenzione a tutta una<br />

serie di fattori che identificano l’asma come una malattia<br />

infiammatoria cronica ostruttiva con la quale bisogna<br />

sempre rapportarsi, anche nei momenti in cui <strong>il</strong><br />

paziente non avverte alcun sintomo. Per cui, qualora<br />

venisse richiesta allo specialista un’indicazione sullo<br />

sport più adatto al soggetto asmatico, sussistono elementi<br />

sufficienti per indirizzare <strong>il</strong> bambino verso una<br />

disciplina piuttosto che un’altra; diversamente non esistono<br />

comunque attività controindicate”.<br />

Sulla stessa lunghezza d’onda, seppur con qualche<br />

distinguo, la Prof.ssa Mirella Strambi che, in conclusione,<br />

ha presentato i risultati dell’indagine<br />

epidemiologica condotta insieme alla Dott.ssa<br />

S<strong>il</strong>via Franchi e svolta in collaborazione con <strong>il</strong><br />

comitato provinciale del Coni.<br />

“Devo innanzitutto premettere che <strong>il</strong> problema<br />

dell’asma è oggi molto presente in età<br />

pediatrica. Il rapporto tra i sessi penalizza i maschi<br />

e i numeri parlano di tre m<strong>il</strong>ioni di soggetti<br />

asmatici, comprese le fasce di età sufficientemente<br />

piccole”.<br />

“In ambito pediatrico procediamo per ‘step’<br />

– continua la Professoressa – : l’obiettivo è<br />

quello di studiare i vari stadi del fenomeno per<br />

mettere in campo tutti gli strumenti preposti a<br />

monitorare lo stato generale per adattare e mi-<br />

27 cinque cerchi<br />

gliorare la qualità della vita, approfondendo <strong>il</strong> quadro<br />

clinico, ma anche secondo le aspirazioni e, non ultime,<br />

le diverse esigenze fam<strong>il</strong>iari”.<br />

“L’asma da esercizio fisico che, se non diagnosticata<br />

prontamente può causare seri problemi ai processi di<br />

crescita, sv<strong>il</strong>uppo e integrazione nel tessuto sociale di riferimento<br />

sociale, è influenzata da numerosi fattori<br />

come l’ipervent<strong>il</strong>azione bronchiale, <strong>il</strong> tipo di attività<br />

svolta (dalla quale dipende <strong>il</strong> grado ipervent<strong>il</strong>atorio) e<br />

caratteri ambientale: la temperatura atmosferica o <strong>il</strong> livello<br />

di umidità”.<br />

“Ferma restando l’indiscussa libertà di scelta in<br />

campo sportivo da parte degli asmatici, propenderemmo<br />

per discipline acquatiche, sconsigliando l’uso di<br />

respiratori subacquei e l’attività in alta quota”.<br />

“Muovendo da questi input, nel 2003 abbiamo avviato<br />

<strong>il</strong> progetto ‘Asma e <strong>Sport</strong> in Età Pediatrica’, come<br />

detto fortemente voluto dal Coni e durante <strong>il</strong> quale<br />

molte colleghe si sono prestate per svolgere attività sul<br />

campo. Il progetto si è articolato in più fasi: prima <strong>il</strong><br />

contatto con la realtà scolastica, poi quello con le società<br />

sportive e un’indagine propedeutica con apposito<br />

questionario. All’inizio lo studio era partito per valutare<br />

<strong>il</strong> livello di conoscenza della patologia all’interno delle<br />

famiglie, successivamente si è cercato di inquadrare le<br />

linee generali e le dimensioni del fenomeno per poi affrontare<br />

quei casi per i quali era richiesto un ulteriore<br />

approfondimento e, ancora, i cambiamenti a distanza<br />

nel tempo con le conseguenti ricadute sul territorio”.<br />

“Dai dati emersi nel triennio 2003-2005 si registra<br />

la conoscenza della tematica allergolocica nel 40% del<br />

campione esaminato. Il 20% dei ragazzi lamentava<br />

sintomi riconducib<strong>il</strong>i all’asma e nel 24% venivano descritti<br />

broncospasmi. Il conseguente esame spirometrico<br />

(studiato sull’80% del campione) ha evidenziato <strong>il</strong> 10%<br />

di casi in broncoostruzione e <strong>il</strong> 40% con difficoltà respiratorie<br />

sotto sforzo”.<br />

“Quest’anno abbiamo riproposto gli stessi parametri<br />

su una popolazione ovviamente diversa e si è visto<br />

che <strong>il</strong> fenomeno asmatico può dirsi ormai conosciuto<br />

(nell’80% degli interpellati) e adeguatamente controllato<br />

tra medici specialisti e ambiente sportivo, con maggiore<br />

attenzione da parte delle famiglie e, quel che più<br />

conta, entro valori di assoluta normalità in tutti i soggetti<br />

sottoposti a spirometria”.<br />

“Ciò ci permette di affermare – conclude Mirella<br />

Strambi – che lo sport è ormai in grado di accogliere<br />

bambini affetti da malattie croniche, nati pre-termine e<br />

con patologie di origine gestazionale. Il compito di tutti,<br />

dagli operatori sanitari ai dirigenti sportivi e alle famiglie,<br />

è quello di proseguire su questa strada senza abbassare<br />

la guardia e seguendo la normale prof<strong>il</strong>assi<br />

medica debitamente prescritta”.

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