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uttare, anzi di fronte ad uno dei pacchetti di<br />

esterni più forti di Europa, è risultato evidente che<br />

i corrispettivi in maglia biancoverde hanno confermato<br />

la loro competitività e nel suo complesso<br />

la Montepaschi è riuscita a contenere la forza del<br />

reparto dietro del Barcellona. L’obiettivo è riuscire<br />

a tramutare certi recuperi difensivi, che non sono<br />

mancati nemmeno contro i catalani, in altrettanti<br />

transizioni vincenti o finalizzazioni migliori rispetto<br />

a quelle viste in occasione della gara di<br />

Siena.<br />

Il Barcellona è stato bravissimo ad impedire<br />

alla Montepaschi di trovare quell’equ<strong>il</strong>ibrio tra<br />

conclusioni tra tiri da due e da tre che ne contraddistinguono<br />

<strong>il</strong> proprio gioco. Riuscire a trovare<br />

spaziature e soprattutto precisione m<strong>il</strong>limetrica di<br />

passaggio che ancora mancano ad un gruppo che<br />

deve assim<strong>il</strong>are inserimenti non secondari come<br />

Hawkins e Zisis.<br />

In Italia l’impatto fisico da parte degli avversari,<br />

specie nel reparto lunghi, è diffic<strong>il</strong>mente replicab<strong>il</strong>e<br />

nella misura in cui viene proposto a<br />

livello europeo, e questo rende <strong>il</strong> quadro tattico<br />

meno complesso a livello di impegno in campionato.<br />

Le difficoltà vengono dal livello medio degli<br />

impegni che rimangono, al di là dei vantaggi che<br />

contraddistinguono molte vittorie senesi, sempre<br />

molto alte.<br />

Il prestigio acquisito da Siena, fa si che ogni<br />

gara è vissuta come un evento nell’ottica di sconfiggere<br />

gli “invincib<strong>il</strong>i” e questo dà connotazioni<br />

molto particolari ad ogni gara giocata da Siena,<br />

specie quelle disputate lontano dal suo parquet.<br />

In queste ultime giornate abbiamo potuto apprezzare<br />

la crescita esponenziale dell’apporto di<br />

Zisis, sempre più capace di costruirsi una sua identità<br />

all’interno della squadra.<br />

Le sue penetrazioni che tagliano le difese avversarie<br />

ci ricordano quelle ancora fresche di memoria<br />

di Kaukenas, altro ruolo, altra potenza, altre<br />

caratteristiche, ma l’efficacia è analoga, soprattutto<br />

perché alzandosi dalla panchina spesso <strong>il</strong> play<br />

greco ha saputo dare quelle accelerazioni che da<br />

sempre Rimas Kaukenas garantiva alla squadra.<br />

Anche questo fa parte di quel processo di crescita<br />

e conoscenza reciproca che non avviene al<br />

semplice schioccare di dita e per questo aspettiamo<br />

di vedere anche Hawkins appropriarsi di un ruolo<br />

ancora più definito e decisivo nello scacchiere senese,<br />

sapendo che <strong>il</strong> suo infortunio ad inizio stagione<br />

pesa come un macigno.<br />

Al di là di una situazione complessa sotto l’aspetto<br />

fisico, che comporta <strong>il</strong> fatto di affrontare gli<br />

impegni che si susseguono a ritmi forsennati cercando<br />

di non pensare troppo alla difficoltà di scendere<br />

in campo nelle migliori condizioni fisiche, è<br />

importante vedere nella tranqu<strong>il</strong>lità di Pianigiani<br />

e Banchi quella convinzione di poter lavorare nel<br />

medio e lungo periodo per arrivare a raggiungere<br />

gli obiettivi tecnico-tattici necessari per portare in<br />

fondo la sfida che contraddistingue questa stagione:<br />

confermarsi per la quarta volta al vertice<br />

del basket italiano, impresa storica dal valore assoluto,<br />

e provare a giocarsi fino alla fine le chance<br />

in Europa.<br />

Un Pianigiani che è l’oggetto del contendere o<br />

del desiderio, a seconda del punto di vista che si<br />

mauro bindi<br />

vuole considerare, in ottica Nazionale, ora che <strong>il</strong><br />

distacco da Recalcati è un fatto acquisito. Come<br />

ormai avallato dalle fonti più diverse è <strong>il</strong> coach senese<br />

l’unica vera alternativa per la panchina azzurra.<br />

Non lo può essere Repesa, coach<br />

rispettab<strong>il</strong>issimo e che a livello di requisiti tecnici<br />

sarebbe una investitura altrettanto autorevole, che<br />

sconta però quella non italianità che è stata finora<br />

sulla bocca dei dirigenti federali e che non può generare<br />

una scelta diversa rispetto a quella di consegnare<br />

la panchina azzurra ad un coach nostrano.<br />

Pianigiani è l’uomo necessario, non perché non<br />

sono più disponib<strong>il</strong>i Messina e Scariola, personaggi<br />

di valore assoluto che sarebbero stati degni di salire<br />

sulla panchina della Nazionale, ma semplicemente<br />

perché Simone ha ormai una sua ottima<br />

identificazione a livello europeo, in un contesto nel<br />

quale la scuola italiana, a dispetto dei risultati della<br />

compagine azzurra, è al massimo in termini di riconoscib<strong>il</strong>ità<br />

e perché proprio con lui in sella personaggi<br />

come Messina garantiscono quell’apporto<br />

che non può non garantire <strong>il</strong> meglio in termini di<br />

collaborazione.<br />

Importante è la disponib<strong>il</strong>ità dimostrata da Minucci,<br />

una disponib<strong>il</strong>ità che non era di facciata<br />

quando <strong>il</strong> presidente senese si era espresso in tal<br />

senso qualche tempo fa e che non lo è oggi di<br />

fronte ai passaggi formali fatti<br />

dalla Federazione.<br />

Il problema evocato da<br />

qualche dichiarazione del Presidente<br />

della FIP Meneghin, è<br />

che da parte della Federazione<br />

ci sarebbe la volontà di avere<br />

Pianigiani, o chi per lui, con un<br />

impegno full time. E questo<br />

dovrà tenere in considerazione<br />

l’attuale impegno contrattuale<br />

che vincola Simone alla Montepaschi.<br />

Certamente Minucci, che<br />

può lecitamente ritenere <strong>il</strong><br />

coach senese una sua creatura,<br />

non vorrà essere di ostacolo,<br />

anche perché ha sempre dimostrato<br />

reale soddisfazione<br />

quando parti del proprio lavoro<br />

hanno visto anche lontano<br />

da Siena la loro definitiva<br />

consacrazione. Però questo<br />

deve passare per <strong>il</strong> riconoscimento<br />

di certi status quo che<br />

non possono essere trattati con<br />

sufficienza o peggio ancora<br />

non considerati in virtù di un<br />

presunto interesse superiore.<br />

La realtà delle cose ci dice che<br />

l’avvento di coach part time per<br />

le nazionali ha un senso nella<br />

misura in cui intendendo l’allenatore<br />

non solo come un soggetto<br />

pensante, ma anche<br />

come una sorta di atleta. È meglio<br />

avere un coach coinvolto<br />

sul parquet tutto l’anno, che<br />

uno impegnato per qualche<br />

mese. Infatti pesa <strong>il</strong> distacco<br />

37 basket<br />

dal campo di gioco, <strong>il</strong> respirare la polvere dei palasport,<br />

sentire <strong>il</strong> rumore del pallone che rimbalza<br />

sul parquet.<br />

Al momento non è possib<strong>il</strong>e scrivere la parola<br />

fine su questo capitolo, anzi siamo all’inizio di<br />

tutte quelle schermaglie legali, e non, che accompagnano<br />

certe scelte. Fatto sta che Pianigiani, al<br />

di là del prestigioso incarico, si troverà a gestire<br />

una situazione molto diffic<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> cui unico punto di<br />

vantaggio è di aver toccato <strong>il</strong> fondo di una parabola<br />

che ci auguriamo tutti possa cominciare a risalire,<br />

ma che in questo momento è sempre molto<br />

nebulosa.<br />

Tutti ci auguriamo che Simone riesca a portare<br />

nel team azzurro i metodi di lavoro che lo hanno<br />

contraddistinto in questi anni. Riuscirci è la sfida<br />

più diffic<strong>il</strong>e ed anche la più importante, perché<br />

tutti conoscono la diversa tipicità tra allenare un<br />

club e la Nazionale. L’importante è non pensare<br />

che contaminarsi con la realtà senese sia un problema,<br />

come in alcuni casi hanno lasciato intendere<br />

alcune dichiarazioni del Presidente del Coni<br />

Petrucci, al quale in veste di massimo esponente<br />

dello sport italiano auguriamo di raccogliere quei<br />

successi che la Mens Sana, nel suo piccolo, è riuscita<br />

a conseguire tra lo scetticismo di tutti e che la<br />

rendono oggi un incredib<strong>il</strong>e modello vincente.

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