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Direttore Mario Ciani Direttore responsabile Paolo Corbini Edito e stampato presso Arti Grafiche Ticci Loc. Pian dei Mori 278 - Sovicille (Si) Tel. 05.77.34.92.22 Fax 05.77.34.93.66 redazione@mesesport.it Autorizzazione del Tribunale di Siena n. 430 del 27.01.1983 editoriale 255 numero dicembre 2009 - anno xxvii Non è così, cioè nel bel mezzo di una crisi senza apparenti vie d’uscita come appare ancora oggi – e più di ieri - quella bianconera, che avevamo immaginato questo fine 2009 che per noi di Mesesport manda in archivio qualcosa come 27 anni di ininterrotta presenza nel panorama giornalistico della nostra città. Si dirà che il malessere, pur nella sua gravità, non investe tutto il movimento sportivo senese. Ma come abbiamo sempre pensato e sostenuto, presente e futuro delle due maggiori realtà non possono prescindere l’una dall’altra. A maggior ragione se i fili di tutto e di tutti sono tirati dalla stessa mano. Solo nella mente di qualche integralista bianconero o biancoverde può passare infatti l’idea che dal tramonto di una delle due leggende sportive di questa città (con tutto il rispetto per le altre, Robur e Mens Sana messe insieme fanno qualcosa come… 243 anni di storia), ci sia qualcuno che possa avvantaggiarsene. Il fatto stesso che l’inizio dei fasti del Siena sia coinciso con quello della Montepaschi non può essere un parallelismo casuale. Come non è casuale la crescita e la visibilità che, dall’inizio di questo terzo millennio, tante altre piccole e medie realtà del nostro territorio hanno riscoperto. In attesa di buone nuove, un po’ tutti si sono intanto iscritti al dibattito sul potenziale ‘ritorno d’ immagine’ preferito dalla Banca (se costretta a farlo), mercificando di fatto un titolo del basket con il maggiore appeal mediatico del calcio. Ci sono però valori e storie che non sono negoziabili. Il Siena deve salvarsi ‘semplicemente’ perché è un patrimonio di tutta la città ed oltre ottomila senesi in estate (mentre Stronati, noncurante della dimostrazione di affetto dei tifosi, vendeva Portanova al Bologna…), hanno dato fiducia alla società sottoscrivendo un abbonamento che alla luce degli ultimi accadimenti rischia di rivelarsi – niente di più – che una cambiale in bianco. Nessuno sa meglio di chi ha conosciuto l’andata e ritorno nell’inferno calcistico, quanto delicati ed effimeri siano gli equilibri che regolano la vita di una società, di quanto siano aleatori i confini fra le stelle e le …stalle. Per questo siamo convinti che, nella peggiore delle ipotesi, non ci saranno suicidi di massa. Qui c’è ancora qualcuno che sa dare il giusto peso alle cose. Quello che non va giù alla gente è la pervicacia con la quale la dirigenza si è mossa su tutto il fronte, al punto da far dubitare perfino della sua buona fede. Infatti delle due l’una: o chi ha operato sul mercato – ispirato evidentemente dall’alto - è davvero convinto di aver fatto un affare anche sul piano tecnico (perché poi tutto si riduce a questo: se la squadra faceva risultati la frizione con Giampaolo sarebbe rientrata, nessuno avrebbe rimpianto Beretta, non ci sarebbe stata la pantomima con Baroni e di conseguenza l’arrivo di Malesani…), oppure ha perseguito la politica del tanto peggio tanto meglio. Sì, però lasciando in sospeso un interrogativo grosso così: cui prodest?. Cui prodest? P.S. Non sarà questa una settimana come le altre. Se la Mens Sana ‘rischia’ infatti di prestare il suo vate Pianigiani alla Nazionale azzurra, il Siena potrebbe salutare l’arrivo di un nuovo presidente, fermo restando la proprietà delle azioni in mano a Lombardi Stronati. Due mosse, evidentemente, tutte da interpretare e da valutare nei dettagli. Hanno collaborato a questo numero: Duccio Balestracci, Roberto Barzanti, Massimo Bianchi, Mauro Bindi, Giancarlo Brocci, Andrea Bruschettini, Mario Ciani, Chiara Cicali, Claudio Coli, Vincenzo Coli, Stefano Fini, Emilio Giannelli, Daniele Giannini, Antonio Gigli, Roberto Guiggiani, Mario Lisi, Luca Luchini, Augusto Mattioli, Roberto Morrocchi, Giuseppe Nigro, Francesco Oporti, Paolo Ridolfi, Roberto Rosa, Gigi Rossetti, Andrea Sbardellati, Senio Sensi, Rudi Simonelli, Antonio Tasso, Francesco Vannoni, Sergio Zingarelli. Fotografie di Paolo Lazzeroni e Augusto Mattioli Collaborazione fotografica: Andrea Bruschettini, Bernard Chazine. Progetto grafico ed impaginazione: Bernard Chazine
Stavolta, sia pure con sei anni di ritardo, i catastrofisti di professione saranno ‘finalmente’ accontentati. Non ci voleva molto a prevederlo, si dirà, eppure almeno per un’ora al San Nicola un minimo di speranza abbiamo continuato a coltivarla. Poi la spietata legge del calcio ha preso il sopravvento ed è finita com’era logico (anche se non auspicabile) che finisse: cioè con la vittoria della squadra che più dell’altra l’ha cercata, voluta e difesa. Sì, perché il Siena dell’ultimo turno, al di là dell’illusione che ci ha dato nel primo tempo, nella seconda parte della ripresa ha mostrato ancora una volta tutti i suoi limiti. Anche caratteriali, non soltanto tecnici e di tenuta. Anzi, soprattutto caratteriali, posto che una squadra decisa a lanciare davvero un segnale di discontinuità non può rinunciare supinamente a giocare come ha fatto negli ultimi 30’, schiacciata nella propria area senza riuscire a salire neppure per un’azioneuna di alleggerimento, oppure difendere la palla con la mollezza che ha propiziato, ad esempio, l’1 a 1. E non ci si venga poi a dire che tutti i bianconeri hanno marcato il cartellino dell’impegno, sennò vuol dire che non hanno ancora capito che da solo l’impegno non basta: ci vuole spirito di sacrificio, rabbia, cattiveria, tutte cose che gli stessi bianconeri spesso confessano di non avere… , salvo prometterle per l’impegno successivo. Troppo poco e troppo facile. Sono gli ‘occhi di tigre’ che mancano a questa squadra, peraltro a tratti anche superficiale e presuntuosa. Come quando ha preteso di difendere il vantaggio in punta di fioretto anziché sfoderare la spada. E poi la personalità: quella o ce l’hai o non puoi comprarla. Al di là del legittimo sfogo, è chiaro però che non dobbiamo dare per scontato quello che ancora scontato non è. La squadra proposta da Malesani (a proposito, auguri!), sulla carta meritava fiducia, ma ci sono ancora troppi pesi morti… Gente che non riesce neppure a dare un apporto minimo sul piano fisico limitandosi a giocare appena 3- 4 palle in 90 minuti. E non vogliamo infierire oltre... Il nuovo tecnico fa bene a difendere la squadra, però deve farle capire che per salvarsi ci vuole altro. All’incontro di Bari il Siena è arrivato dopo le sconfitte con Genoa e Atalanta, l’una diversa dall’altra ma uguali nella sostanza. Con il rimpianto, limitatamente alla prima, di non mario ciani Dopo Giampaolo anche Baroni salta e il Siena si affida al terzo allenatore in 14 partite: Alberto Malesani Ma sono gli ‘occhi della tigre’ che ci mancano essere mai andati a protezione di Curci sui tiri avversari (con i ringraziamenti di Crespo…), e di aver tardato una reazione che ci poteva spianare la strada anche ad un clamoroso tre pari. Con l’Atalanta Baroni ha proposto cinque volti nuovi (dimostrando peraltro quanto sia vero che invertendo l’ordine dei fattori il prodotto non cambia…), ma è bastata la prima distrazione difensiva per dar via libera a Tiribocchi e la solita sciagurata leggerezza individuale (Rossi, che letteralmente regala la palla ad Acquafresca per il rigore del 2-0) per sprofondare. Ah, ci sarebbero anche tre legni per il Siena e un rigore sbagliato da Paolucci, ma a che serve piangersi addosso? A proposito dell’ex attaccante catanese, il mistero si infittisce. Possibile che tre allenatori (Giampaolo, Baroni e Malesani) concordino tutti nella scelta di lasciarlo sempre fuori? Cosa c’è sotto? Siamo in presenza di un altro…Cozza o che cosa? Baroni parlò a suo tempo di un atleta “che deve ritrovare entusiasmo, cattiveria e determinazione”, tutte cose che al momento non aveva. E non ha ancora. E poi: non va in campo perché non è in condizioni, o non è in condizioni perchè non va in campo? Un bel dilemma, che si aggiunge dopo pochi mesi a quello di Amoruso, che un giorno qualcuno ci dovrà pure spiegare. Tutto questo, quando ci sono avversari che dovrebbero ‘mantenerci’ di tasca propria in serie A, visto che riusciamo puntualmente a resuscitarli a nostre spese: Greco, Masiello, Acquafresca, Mauri, Palombo, Riise, Mexes, tanto per fare qualche nome. Comunque, per quanto sia il più importante, quello dei risultati non è l’unico problema sul tappeto. Ad esso infatti si è abbinato con forza il discorso sulla proprietà, che dopo aver gestito il dopo Giampaolo in modo a dir poco dilettantistico (perdendo praticamente due settimane di tempo con il buon Baroni), è stata di fatto ‘sfiduciata’ dai tifosi e dalle istituzioni. Da qui si è scatenata quindi la non facile caccia al ‘nuovo’, ma dal magico cilindro dell’advisor è saltato fuori 3 calcio solo tal Giambattista Begnini che da parte sua ha gelato qualsiasi speranza sul nascere: “Io faccio i salti mortali per tirare avanti le mie aziende, figuriamoci se penso a rilevare il Siena…”. Verità o tattica dilatoria? Sta di fatto che, vista la difficoltà a reperire a breve sul mercato un nuovo proprietario, si è fatta strada l’idea di cercare un presidente alla Fabrizi (un traghettatore, per intendersi, niente di ciò che aveva auspicato il sindaco quando ha evocato l’inizio di una nuova fase senza Stronati) e il primo nome che è stato fatto è quello dell’imprenditore Alberto Parri. Ma se i fili continuerà a tirarli sempre il solito, tutto rischia di diventare un’operazione di facciata e basta. Invece qui si tratta di capire bene se l’amministratore delegato romano, magari in un sussulto d’orgoglio, intende porre rimedio agli errori che sono stati fatti in estate, oppure no. Se sì deve muoversi subito però (se non l’ha già fatto), perché il Siena non può permettersi di comprare a gennaio per impiegare i nuovi a febbraio. Sarebbe delittuoso perdere l’occasione che offre il nuovo regolamento di poter impiegare i nuovi acquisti fin dal 6 gennaio, guarda caso quando i bianconeri affronteranno la Fiorentina al Rastrello. Di una cosa siamo convinti: in serie A è più difficile ritornarci che restarci. Quanto alla possibilità di riuscirci, sono ancora troppi però i fantasmi che aleggiano sulla squadra. Primo fra tutti quello della paura di cui è ormai intrisa e che per Malesani deve diventare il primo ostacolo da rimuovere dalla testa dei bianconeri. Vergassola e Tiribocchi, ex contro in Siena-Atalanta
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