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sergio zingarelli<br />

Uno che può dire:<br />

“io c’ero”<br />

Ancora una volta partecipare alla<br />

Maratona di New York è stata un’esperienza<br />

unica, tra le più intense<br />

ed entusiasmanti. Non è un caso<br />

che sia una tra le più ambite sia<br />

dagli atleti professionisti che da<br />

quelli amatoriali e che proprio per<br />

la sua popolarità la partecipazione<br />

ora è a numero chiuso. Nonostante<br />

fosse già la quarta volta che correvo<br />

a New York dal 2003, anno in<br />

cui quasi per scommessa mi sono<br />

iscritto alla gara della Grande Mela,<br />

ancora una volta mi sono emozionato<br />

e commosso.<br />

Il percorso copre tutti e cinque i<br />

distretti di New York City e la partenza<br />

da Staten Island, vicino al<br />

ponte Verrazzano-Narrows, ha sempre<br />

qualcosa di maestoso e di suggestivo:<br />

<strong>il</strong> ponte, che normalmente<br />

è adibito al solo transito di vetture,<br />

chiude per l‘occasione e nei minuti<br />

successivi alla partenza è percorso<br />

da un serpente colorato di corridori<br />

che crea una scena di grande effetto<br />

non solo per chi la osserva da<br />

fuori, ma anche per chi la vive in<br />

prima persona dall’interno. Trovarsi<br />

lì in quel momento insieme ai tuoi<br />

amici, agli oltre 3000 italiani che<br />

hanno preso parte a questa edizione<br />

oltre agli altri 45.000 maratoneti<br />

provenienti da tutto <strong>il</strong> mondo,<br />

ti fa sentire parte di un qualcosa di<br />

più grande. Un’emozione diffic<strong>il</strong>e<br />

da spiegare a parole, ma molto nitida<br />

nella mente.<br />

Quest’anno <strong>il</strong> gruppo di Rocca<br />

delle Macìe, rigorosamente amatoriale<br />

ed unito dalla comune passione<br />

per questo genere di gare,<br />

era composto da 11 persone tra<br />

amici e collaboratori provenienti da<br />

Roma e da Siena (tra i quali <strong>il</strong> sindaco<br />

di Colle Val d’Elsa Paolo Brogioni),<br />

ed anche se correre una<br />

maratona richiede un grande<br />

sforzo e una lunga preparazione<br />

alla fine per tutti aver partecipato a<br />

quella di New York rimane la più<br />

grande soddisfazione sportiva mai<br />

vissuta.<br />

19<br />

Una delle emozioni più intense<br />

che ti rimane dentro anche dopo<br />

molto tempo, è la partecipazione<br />

e <strong>il</strong> coinvolgimento di tutta la città<br />

prima, durante e nei giorni successivi<br />

alla corsa: lungo <strong>il</strong> percorso<br />

la gente ti trasmette un<br />

calore e una forza che è di grande<br />

incoraggiamento a continuare<br />

anche nei momenti più diffic<strong>il</strong>i in<br />

cui non è raro ritrovarsi a pensare:<br />

“ma chi me l’ha fatto fare!!”. Poi<br />

nei giorni successivi, fieri di avercela<br />

fatta, tutti in giro con la medaglia<br />

al collo per i vari locali dove<br />

siamo stati simpaticamente salutati<br />

e applauditi. Così come per<br />

strada.<br />

Dal 2003, oltre alle quattro maratone<br />

di New York (2003, 2005,<br />

2007 e 2009) personalmente ho<br />

partecipato a quella di Roma nel<br />

2004 e nel 2009, di Londra nel<br />

2006, di Berlino nel 2006 e nel<br />

2008, e a quella di Parigi nel 2007.<br />

Ma anche se tutte mi hanno lasciato<br />

dei bellissimi ricordi, l’esperienza<br />

vissuta a New York<br />

rimane comunque inimitab<strong>il</strong>e.<br />

Non a caso ogni due anni non<br />

perdo l’occasione di ripeterla. E<br />

tutte le volte con lo stesso entusiasmo<br />

della prima. <br />

Sopra: foto di gruppo con medaglia al collo in<br />

Times Square.

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