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Continuavo a vedere le luci del mio paese, ma vedevo<br />

pure il mio povero corpo martoriato. Invano il custode<br />

accorse, con l’intento di soccorrermi, ma l’anima era già<br />

libera, con l’ultimo sussulto. E pensare che lì a due passi<br />

vi era la mia famiglia, che bel regalo di compleanno avevo<br />

fatto a mia madre.<br />

Rimasi delle ore lì per terra, ma nessuno si<br />

fermò. Alla fine, furono i carabinieri ad occuparsi,<br />

pietosamente, dei miei resti.<br />

Seguii il mio corpo fino a Sarno dove, al pronto<br />

soccorso, mi accomodarono su di un tavolo, per il<br />

medico legale. Una giovane infermiera, quando si accorse<br />

del taglio sull’occhio destro e delle arterie del braccio, che<br />

colavano quel poco del sangue, che era ancora rimasto,<br />

svenne. Volevo andar via, ma ero ancora misteriosamente<br />

legata a quelle povere spoglie. Fu allora che sentii la voce<br />

dei miei fratelli e li vidi, nel corridoio poco illuminato,<br />

erano pallidi ed ag<strong>it</strong>ati. Mio padre era con loro, povero<br />

papà! Zoppicava ancora per l’intervento al ginocchio e<br />

sembrava più sofferente che mai. Pasquale piangeva come<br />

un bambino; era buono il mio Pasquale e mi voleva tanto<br />

bene. Fortunatamente mia madre non era con loro, non<br />

avrei sopportato il suo dolore.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 129

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