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UN MESSAGGIO DALL’ALDILA’
Erano circa le venti, quando giunsi giunsi a Pellezzano.
Parcheggiammo Parcheggiammo nello spazio antistante al primo primo dei dei tre
palazzi del parco e pregai i ragazzi di accompagnare i
nonni fino al secondo piano, ove era il nostro nostro
appartamento. Mio padre si avviò brontolando, mentre
mamma, contenta contenta di essersi finalmente liberata dalla
routine della città, si avviò avviò trotterellando trotterellando felice verso verso
l’angusto portoncino dello stabile. Rimasi sola sola con
Matteo, che armeggiava col suo inseparabile borsello, borsello, alla alla
ricerca di una delle sue puzzolenti sigarette. Eravamo
carichi come come un uovo ed il mio mio uomo uomo pensava pensava a fumare. fumare.
- Ti sembra questo questo il momento momento di fumare fumare ?- lo ripresi
nervosamente, pensando alla cena ancora da preparare ed
alla macchina da scaricare.
- Forse che ci corre dietro qualcuno?- mi rispose, con un
serafico serafico sorriso. Aveva ragione, ero io che non riuscivo a
rilassarmi. Alle Alle ventidue, ventidue, eravamo finalmente seduti fuori fuori
al terrazzo, ed il fresco della sera era oltremodo piacevole,
dopo una giornata caldissima di quel fine agosto.
Nonostante i morsi impietosi impietosi delle zanzare, mio
padre canticchiava euforico.
IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 170