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Mio padre mi iscrisse al ginnasio, dove r<strong>it</strong>rovai i<br />
miei amici d'infanzia: Mario ed Oreste, ai quali si<br />
aggiunsero Agostino, soprannominato “Pepetta”, Antonio<br />
Mandile, Gaetano Milone e tanti altri‚ che mi<br />
accompagnarono per tutti gli anni del liceo.<br />
Con i miei cugini torinesi ci vedevamo ogni anno.<br />
Venivano d'estate a villeggiare e mio padre organizzava<br />
allegre g<strong>it</strong>e nella nostra stupenda costiera. Allora, ero<br />
fidanzato con Anna, una tenera ragazzina, che ab<strong>it</strong>ava ai<br />
Carresi, di poco più piccola di me, ma sapeva incantarmi<br />
come la più esperta delle sirene. Biondina, alta e sottile<br />
come un alberello di pesco, aveva due labbra calde e rosse,<br />
come due ciliege di fine giugno. Dolce e disponibile, Anna<br />
montava sulla mia motocicletta e raggiungevamo la parte<br />
alta di Sarno, dove mi donava tutte quelle dolcezze, che la<br />
gioia di vivere e l'età ci permettevano di cogliere a piene<br />
mani.<br />
Fu negli anni settanta che la mia famiglia si trasferì a<br />
Salerno, dove mio padre aveva comprato un<br />
bell’appartamento alla Via Sorgenti, nei pressi dei parchi<br />
Persichetti. Era una zona stupenda, con la montagna di<br />
Croce alle spalle ed il mare davanti, in quel lungo tratto<br />
che forma il golfo e si va ad infrangere sulla marina di<br />
Vietri. Al mattino, i gabbiani salivano su con la brezza del<br />
mare ed al tramonto, le rondini salutavano il sole<br />
morente, con voli sempre più rapidi, tra i palazzi del<br />
rione.<br />
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