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Una grande famiglia, quella che si conduceva all’ombra del
Redentore di cemento, quella di Tatonno ‘o russo, che la
gestiva con l’aria ambigua del padre “pappone”, generoso
con i soldi delle povere traviate, alle quali permetteva
talvolta di pensare ai piaceri del suo corpo, con i giochi
erotici più vecchi del mondo.
- Dio mi ha toccato!- diceva alle donne il vecchio porco;
- Godo delle sue grazie! Non era da me fare tutto quello
che ho fatto!-
Certamente, non era stato solo Cristo a toccarlo, ma tutte
le sue “ospiti”, a turno, cercavano di stimolare quel
vizioso e subdolo sessantacinquenne, che sembrava essere
uscito da una novella del Boccaccio.
Solitamente preferiva Luda, una rumena
ventisettenne, tutta nervi e niente cellulite, che si spogliava
al solo vederlo, certa di assicurarsi, in tal modo, quel tetto
di lamiera verniciata, che le faceva da casa. Fingeva pure
l’orgasmo, la poverina, mentre le lacrime le giravano negli
occhi, prima di inumidire il cuscino maleodorante di
muffa. Per ironia del destino, anche i diseredati hanno i
loro sogni e Luda, da qualche tempo, sentiva che le cose
sarebbero cambiate.
IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 86