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filosofia & ar marziali<br />

iL KUMiTE ED iL SENSO DELLa SFiDa<br />

Le cinque vittorie riportate nel 2° Trofeo del Monti Lepini confermano la supremazia della Samurai Zen<br />

Club nel Kumite, per tradizione il vero banco di prova per il dojo e per l’atleta che lo rappresenta.<br />

testo// Antonio Carnicella<br />

Anche il 2° trofeo “Monti Lepini” entra nella bacheca dei<br />

trofei della Samurai Zen Club. Non con la coppa che<br />

spetta alla squadra vincitrice, perché poco poteva fare il<br />

dojo lidense nella classifica a punti contro compagini forti<br />

di 50 elementi, quasi tutti per le gare di Kata, ma con le<br />

cinque sonanti vittorie nel Kumite che confermano il suo<br />

strapotere in questa disciplina sportiva. Presente con soli<br />

nove atleti alla manifestazione organizzata dallo CSEN a<br />

Priverno l’11 aprile scorso, la Samurai ha comunque piazzato<br />

sul podio anche gli altri quattro partecipanti. Tra i senior,<br />

la cintura nera Fabio D’Amelio, forte della sua<br />

esperienza internazionale, è riuscito ad imporsi nella categoria<br />

fino a 65 kg, mentre l’altra nera Camillo Donatelli<br />

ed il kyu Amir Yazdanian sono stati sconfitti in<br />

finale. La pattuglia dei giovani si è dimostrato il vero punto di forza<br />

della compagine lidense. Tra gli Junior, Simone Guidoni si è aggiudicato<br />

la finale della categoria fino a 90 kg e Chiara Colasanti quella<br />

fino a 65 kg, dove ha sconfitto di stretta misura la compagna d’allenamento<br />

Martina Palazzini. È andata male invece a Valerio Trimonti,<br />

fermato da un paio di decisioni arbitrali discutibili nella categoria<br />

fino a 75 kg. Tra i Cadetti ottima prestazione di Valerio Di Nunzio,<br />

che si è imposto nella categoria fino a 70 kg. Da segnalare infine<br />

l’esordio vincente di Margot Balsamo, che si è aggiudicata la categoria<br />

Esordienti B fino a 60 kg. Nel complesso, anche questa manifestazione<br />

ha messo in mostra la grande sproporzione esistente tra il<br />

numero degli iscritti alle gare di Kata ed a quelle di Kumite, malgrado<br />

quest’ultimo ne costituisca l’evento clou. Con questo non si<br />

vuole minimizzare l’importanza e la bellezza della realizzazione delle<br />

“forme”, che può assumere i connotati di uno spettacolo dagli elevati<br />

contenuti artistici, ma solo ribadire che è nel combattimento individuale<br />

che si affronta ad uno degli elementi fondamentali del<br />

Karate: la sfida.<br />

Sin dal periodo medioevale, le Arti Marziali si svilupparono in Giappone<br />

come strumento di difesa in quella che era una lotta per la vita<br />

e per la morte, laddove la sfida col guerriero nemico rappresentava il<br />

rito in cui si compiva la prova dell’efficacia delle proprie abilità. In<br />

queste forme estreme, il senso della sfida sopravvisse fino all’epoca<br />

della cosiddetta “Restaurazione Meiji”, avvenuta nel XIX secolo e<br />

non solo nei periodi di guerra ma anche in tempo di pace. Nella vita<br />

34 Litoralemaggio2010<br />

quotidiana, infatti, le strade erano sovente teatro di duelli tra samurai,<br />

sfide che scaturivano per futili motivi ma che servivano dimostrare<br />

abilità, coraggio e la fedeltà al Maestro o allo Shogun. Queste<br />

lotte all’ultimo sangue arrivavano a coinvolgere tutta una scuola,<br />

chiamata a ribadire la propria supremazia sulle concorrenti. Il codice<br />

dei samurai, il Budo, ha conservato questa cultura guerriera fondendola<br />

in una dimensione spirituale per costituirsi come “via”. Intraprenderla<br />

significa sviluppare tanto le tecniche di autodifesa, la forza<br />

e la precisione, quanto l’autocontrollo, l’energia spirituale e un’attitudine<br />

morale.<br />

Si può dire che nel Karate moderno, non solo nella sua forma di Goshin-Jutsu<br />

ma anche come disciplina sportiva, il tradizionale senso<br />

della sfida sopravvive nel Kumite. Più che tributare allori ed emettere<br />

condanne, il combattimento è il vero banco di prova per l’allievo e<br />

per la scuola. Per il primo, affrontarla, significa saggiare la propria<br />

preparazione tecnico-fisica ed il proprio carattere. La seconda, mediante<br />

i risultati degli allievi, ma anche e soprattutto attraverso il loro<br />

comportamento in gara e nei rapporti con avversari e compagni, oltre<br />

alla propria capacità formativa può dimostrare di essere il vero mezzo<br />

di trasmissione e rispetto dell’insieme di leggi ed usanze che costituiscono<br />

il patrimonio delle Arti Marziali<br />

Judo: tre nuove cinture nere per la Samurai Zen Club<br />

Grande soddisfazione per Gianluca Del Bove Orlandi, Luca Cecchi,<br />

Sara Pavies. I tre allievi del Maestro Marco Ferramosca hanno superato<br />

con pieno merito l’esame federale conseguendo la cintura nera.

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