Le strategie del genio di Robert B. Dilts - Progetto Azienda
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venir meno <strong>del</strong>la luce, frapponendosi la terra.” [trad. M. Zanatta]<br />
Questo implica una forte relazione tra conoscenza e applicazione<br />
nel sistema <strong>di</strong> Aristotele e in<strong>di</strong>ca che esiste un’equivalenza tra<br />
‘attributi’ e ‘ragioni’. In altre parole, se affermiamo, per esempio,<br />
che il “<strong>genio</strong> è colui che sa quali sono le domande giuste da fare”<br />
dovremmo anche essere in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che “un <strong>genio</strong> è tale<br />
perché sa quali sono le domande giuste da fare”. Un autentico<br />
‘principio primo’ è quin<strong>di</strong> quello che possiede questa doppia<br />
capacità: non è solo ‘istruttivo’ ma anche ‘strumentale’. Ovvero<br />
non solo un principio primo ci permette <strong>di</strong> capire qualcosa, ma ci<br />
informa anche su quale ne è la causa e come viene influenzato.<br />
Questi elementi <strong>di</strong> base, sia ‘attributi’ che ‘cause’ <strong>di</strong> qualcosa,<br />
erano ciò che Aristotele chiamava il ‘me<strong>di</strong>o’, ossia qualcosa che<br />
stava a metà tra conoscenza generale e casi specifici. Anche se<br />
Aristotele riba<strong>di</strong>va che è necessario “procedere dalle cose globali<br />
alle singole determinazioni”, non è possibile fermarsi<br />
semplicemente a queste ultime. Come <strong>di</strong>ceva lo stesso Aristotele,<br />
“ché dal percepire che per noi si originerebbe anche il sapere<br />
l’universale”.<br />
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