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Farmaci e genoma - Università degli Studi di Verona

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Il libro<br />

della vita<br />

svelato<br />

In una serie <strong>di</strong> conferenze stampa<br />

organizzate a Parigi, Londra,<br />

Tokyo, e Washington il 12 febbraio<br />

dell’anno 2001, i ricercatori<br />

dell’International Human Genome<br />

Sequencing Consortium e quelli<br />

della società privata Celera<br />

Genomics hanno annunciato ufficialmente<br />

il completamento della<br />

lettura del <strong>genoma</strong> umano e presentato<br />

i primi risultati e le prime<br />

scoperte. Contemporanea la pubblicazione<br />

dei dati sulle due riviste più<br />

prestigiose del circuito scientifico,<br />

Science e Nature (8, 9).<br />

In realtà la notizia della conclusione<br />

<strong>di</strong> questo ambizioso progetto<br />

era stata già comunicata a giugno<br />

dell’anno 2000. Solo ora però i due<br />

gruppi <strong>di</strong> ricerca che si sono contrapposti<br />

nell’ultimo anno per la<br />

corsa alla conclusione del progetto<br />

– l’uno guidato da Francis Collins e<br />

l’altro da Craig Venter –, hanno<br />

comunicato i dati che riguardano la<br />

stima dei geni presenti nel nostro<br />

organismo, che funzione hanno<br />

alcuni <strong>di</strong> questi e come si organizza<br />

il DNA, la materia <strong>di</strong> cui è fatto il<br />

<strong>genoma</strong>.<br />

Le scoperte interessanti sono molte.<br />

La prima è che i geni, le unità che<br />

portano le informazioni per la produzione<br />

<strong>di</strong> tutte le proteine del<br />

nostro organismo, non sono oltre<br />

100 mila come avevano predetto<br />

alcuni, ma si aggirano intorno ai<br />

30-40 mila.<br />

«Se questo è vero – osserva in proposito<br />

David Baltimore del<br />

California Institute of Technology e<br />

autore <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>toriale sulla rivista<br />

Nature –, allora gli essere umani<br />

avrebbero solo 13 mila geni in più<br />

10<br />

rispetto al moscerino della frutta<br />

Drosophila melanogaster, un modello<br />

animale molto utilizzato nella<br />

ricerca. Con una <strong>di</strong>fferenza però, e<br />

cioè che la struttura dei geni dell’uomo<br />

è più articolata <strong>di</strong> quella<br />

<strong>degli</strong> invertebrati e questo rifletterebbe<br />

la maggiore complessità<br />

delle funzioni dei vertebrati».<br />

Un’altra interessante osservazione<br />

riguarda il fatto che la stragrande<br />

maggioranza del <strong>genoma</strong> è costituito<br />

da sequenze ripetute, che non<br />

co<strong>di</strong>ficano per proteine e la cui funzione<br />

non è ancora conosciuta, ma<br />

che rappresentano un interessante<br />

ambito <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o soprattutto per gli<br />

evoluzionisti.<br />

A questo si aggiunga che circa 200<br />

dei geni umani sono stati importati,<br />

in tempi lontani nell’evoluzione,<br />

da <strong>di</strong>versi ceppi batterici, una situazione<br />

questa ancora misteriosa per<br />

gli scienziati.<br />

E’ da sottolineare che la sequenza<br />

non è stata ancora assemblata in<br />

modo completo, ma queste prime<br />

scoperte rappresentano già un<br />

punto <strong>di</strong> partenza per tutti gli stu<strong>di</strong>osi<br />

coinvolti in questo tipo <strong>di</strong><br />

ricerca.<br />

«Siamo solo all’inizio – <strong>di</strong>ce Craig<br />

Venter nell’articolo pubblicato su<br />

Science –. Ora che finalmente <strong>di</strong>sponiamo<br />

<strong>di</strong> una seppure imperfetta<br />

sequenza possiamo cominciare a<br />

conoscere meglio noi stessi. Ci si<br />

aprono le porte per capire molti dei<br />

meccanismi che fanno funzionare il<br />

nostro organismo, anche se non<br />

bisogna cadere nel pericolo <strong>di</strong> considerare<br />

i geni alla base <strong>di</strong> tutto. Il<br />

fatto che il numero dei nostri geni<br />

non sia così <strong>di</strong>verso da quello <strong>di</strong><br />

altri organismi più semplici <strong>di</strong>mostra<br />

proprio che molte delle nostre<br />

funzioni <strong>di</strong>pendono da come i geni<br />

si esprimono nello sviluppo interagendo<br />

con l’ambiente esterno (epigenesi)».<br />

quenza <strong>degli</strong> alleli normali e<br />

mutati <strong>di</strong> questi geni, si potrebbe<br />

calcolare in anticipo quanti in<strong>di</strong>vidui<br />

avranno una determinata<br />

reazione a un farmaco specifico,<br />

una osservazione questa che invece<br />

oggi è possibile fare solo al<br />

momento delle sperimentazioni<br />

cliniche dei farmaci. Da questo<br />

punto <strong>di</strong> vista il fatto che le frequenze<br />

alleliche siano <strong>di</strong>verse<br />

nelle varie popolazioni spiega perché,<br />

se per esempio si sperimenta<br />

un farmaco in Svezia, i risultati<br />

del trial possano essere <strong>di</strong>versi da<br />

quelli che si ottengono in un paese<br />

dell’Europa meri<strong>di</strong>onale o in un<br />

altro paese del mondo.<br />

Il punto<br />

della ricerca<br />

Alla luce <strong>di</strong> quanto in<strong>di</strong>cato fino a<br />

ora è comprensibile come sarebbe<br />

cruciale in<strong>di</strong>viduare, prima della<br />

somministrazione <strong>di</strong> un farmaco,<br />

quali soggetti avranno una reazione<br />

favorevole e quali invece sono<br />

a rischio <strong>di</strong> effetti collaterali più o<br />

meno gravi. Per poterlo fare, la<br />

ricerca è già molto avanti, avendo<br />

in<strong>di</strong>viduato una certa quantità <strong>di</strong><br />

geni polimorfici che sono coinvolti<br />

nel metabolismo dei farmaci.<br />

Quest’ultimo prevede sostanzialmente<br />

due fasi: l’attivazione del<br />

farmaco e successivamente il suo<br />

legame con altre molecole per<br />

essere escreto con le urine. Nella<br />

figura 3 a pagina 11 sono in<strong>di</strong>cati<br />

alcuni dei geni coinvolti nell’attivazione<br />

dei farmaci (la prima<br />

torta) e nella loro coniugazione ed<br />

escrezione (seconda torta). La<br />

porzione delle fette in<strong>di</strong>ca la percentuale<br />

<strong>di</strong> farmaci metabolizzati<br />

da un certo gene; la famiglia <strong>di</strong><br />

geni CYP3A4/5/7, per esempio,<br />

metabolizza circa il 40 per cento<br />

dei farmaci conosciuti.<br />

Anche la metilazione del DNA è<br />

stata recentemente in<strong>di</strong>cata come

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