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un'inchiesta sull'accesso e la fruizione dei patrimoni audiovisivi

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LETIZIA CORTINI ANTONELLA PAGLIARULO<br />

RISPOSTE<br />

ADRIANO APRA’(CRITICO CINEMATOGRAFICO)<br />

1. Dato il mio ruolo di direttore del<strong>la</strong> Cineteca Nazionale dal 1998 al<br />

2002, e di membro del direttivo del<strong>la</strong> FIAF, ho visitato moltissimi<br />

archivi nazionali e internazionali (anche prima di tale carica). Per<br />

quanto riguarda l'Italia, ho trovato che quelli "minori" sono più<br />

accessibili di quelli "maggiori".<br />

2. In genere, ho avuto rapporti diretti, aiutato dal personale di ciascuna<br />

cineteca (soprattutto gentili e competenti quelli delle estere e delle<br />

"minori" italiane, nonostante il tentativo di addolcire quelle del<strong>la</strong><br />

cineteca di mia competenza pro tempore, assai disponibili "allora",<br />

ma anche ora, non solo con me, per quanto è loro consentito).<br />

3. I database informatizzati, e i ritagli stampa in microfilm, ma anche, p.<br />

es., l'accesso diretto alle biblioteche (che altrove, benché "visibili",<br />

richiedono purtroppo di passare attraverso una richiesta scritta,<br />

rallentando il <strong>la</strong>voro: <strong>la</strong> sindrome è che prima vengono i <strong>la</strong>dri, poi i<br />

ricercatori). Ho sempre molto apprezzato <strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssificazione <strong>dei</strong> libri<br />

per autori, che consente di vedere subito tutto quello che c'è su un<br />

determinato regista (come al<strong>la</strong> BIFI o allo Svenska Filminstitutet, ma<br />

sicuramente anche in altre biblioteche).<br />

4. Senza fare nomi, il disinteresse degli impiegati per il loro <strong>la</strong>voro.<br />

5. Ottime "altrove" (rispetto sempre alle cineteche nostrane grandi).<br />

6. Nessuno in partico<strong>la</strong>re, se non che nessuno ha "tutto", e che su<br />

argomenti specifici l'archivio personale è più ampio di quello<br />

istituzionale. Dal che si deduce che ci dovrebbe essere uno scambio,<br />

reciproco, fra privato e pubblico.<br />

7. Un coordinamento fra studiosi (privati) e istituzioni (pubblico).<br />

8. Una "riduzione" del copyright. Molte istituzioni pubbliche non<br />

possono far sapere ciò che hanno. Molti privati hanno cose che quelle<br />

pubbliche non hanno, perché non debbono rispondere a determinate<br />

norme. Lo studio richiede un ampliamento delle possibilità di accesso.<br />

Nel<strong>la</strong> mia esperienza, nessuna cineteca ha quello che, in video, hanno<br />

alcuni privati.<br />

9. Il problema fondamentale è che non ci sono i soldi, in Italia e<br />

all'estero, per preservare/restaurare "tutto". Le cineteche tendono a<br />

restaurare il "meglio" (perché ci sono eventi, sponsor, ecc.). Grave<br />

errore. Temo che per alcuni titoli un giorno ci sarà, come residuo, un<br />

VHS registrato in tv (o forse, ora, se si fa in tempo a convertire, un<br />

DVD-R). Ne consegue <strong>la</strong> necessità di politiche non legate a eventi,<br />

sponsor ecc. (Mi rendo conto che non è semplice; ma quante volte si<br />

MULTIMEDIA<br />

13

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