un'inchiesta sull'accesso e la fruizione dei patrimoni audiovisivi
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LETIZIA CORTINI ANTONELLA PAGLIARULO<br />
2. Ho stabilito un rapporto diretto e continuativo con l’Istituto LUCE e<br />
sono stata cortesemente assistita da personale specializzato. Per<br />
quanto riguarda <strong>la</strong> RAI, ho già risposto al punto precedente.<br />
3. Mi riferisco ovviamente all’Istituto LUCE. La presenza di software e<br />
di indici informatizzati che consentivano l’individuazione <strong>dei</strong> filmati<br />
in base a diverse variabili: gli anni di riferimento, il titolo del film e<br />
l’oggetto specifico trattato dal<strong>la</strong> pellico<strong>la</strong>. Di estrema funzionalità,<br />
poi, anche <strong>la</strong> modalità di pervenire immediatamente al<strong>la</strong><br />
visualizzazione <strong>dei</strong> filmati d’epoca: una semplice cliccata, sul titolo<br />
d’interesse.<br />
4. Il fatto che allora (mi riferisco ad otto anni fa) nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> di<br />
consultazione del LUCE ci fosse un numero limitato di postazioni (mi<br />
sembra 6) riservate agli studiosi e che, di conseguenza, ho dovuto<br />
attendere ogni volta a lungo il mio turno. Si trattava, infatti, di<br />
apparecchi che consentivano sia <strong>la</strong> ricerca (non c’era limite al numero<br />
delle ricerche in sequenza da parte di una stessa persona) che<br />
l’accesso al filmato. Era perciò necessario che lo studioso precedente<br />
terminasse sia <strong>la</strong> ricerca che <strong>la</strong> consultazione del materiale<br />
audiovisivo, prima di poter accedere al<strong>la</strong> macchina.<br />
5. Mi riferisco agli Archivi di Stato, perché solo di questi ho esperienza.<br />
Esperienza molto positiva per quanto riguarda <strong>la</strong> cartografia resa<br />
disponibile on-line dall’AS di Torino e l’Archivio Datini digitalizzato<br />
e raggiungibile on-line grazie all’AS di Prato. Anche l’AS di Mi<strong>la</strong>no<br />
si è attivato per quanto concerne l’informatizzazione del materiale<br />
cartografico, che è stato preventivamente microfilmato.<br />
6. Limiti ec<strong>la</strong>tanti sotto il profilo tecnologico non ne ho individuati (se<br />
non quelli riferibili ad un’assenza di coordinamento tecnicoscientifico<br />
da parte del Centro nelle iniziative di digitalizzazione<br />
effettuate in passato), mentre è un problema macroscopico il fatto che<br />
tali servizi offerti dagli AASS siano gratuiti; all’estero - o presso<br />
Istituti privati – invece sono a pagamento. Ricordo, in partico<strong>la</strong>re, che<br />
ancora di recente un Archivio di Stato forniva gratuitamente<br />
(trattandosi di finalità di studio) all’Università locale copie <strong>dei</strong><br />
microfilm del<strong>la</strong> cartografia storica conservata presso l’Archivio, senza<br />
affrontare il problema del copyright. Si trattava di una vera e propria<br />
cessione di materiale archivistico in formato microfilm, di una vera e<br />
propria autoespropriazione! Del resto <strong>la</strong> normativa in questi ambiti è<br />
piena di vuoti ed ogni Archivio si è rego<strong>la</strong>to al<strong>la</strong> meglio, a volte a<br />
scapito del<strong>la</strong> necessaria protezione del copyright. Quando ho diretto<br />
l’AS di Frosinone (biennio 2002-2003), mi è capitata una richiesta<br />
assai prepotente da parte dell’Università degli studi di Viterbo. Questa<br />
aveva infatti saputo che in Archivio avevamo digitalizzato (con<br />
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