un'inchiesta sull'accesso e la fruizione dei patrimoni audiovisivi

LETIZIA CORTINI ANTONELLA PAGLIARULO
2. Rapporto diretto, in alcuni casi assistito, in altri anche on line (Luce);
nel caso della Shoah Foundation sono stata addestrata ad usare il
sistema di indicizzazione.
3. Molto utile la catalogazione dell’Istituto Luce; utilissimo il sistema
della Shoah Foundation, sia quello di catalogazione on line che quello
di indicizzazione ( non on line).
4. In alcuni casi l’assenza di strumenti di corredo.
5. Vedi sopra.
6. Nel caso del Luce la mancanza di indicazione dei minuti relativi agli
argomenti segnalati, nel caso della Shoah Foundation una certa
farraginosità dell’applicativo di ricerca ( non in quello dell’input dei
dati).
7. Una indicizzazione analitica che potrebbe essere disponibile anche on
line, con eccezione di quella riferita alla interviste, da consultare sul
posto per motivi di eventuale riservatezza del contenuto ( nel caso di
interviste riferite alla Shoa, ad esempio, è un problema che si
presenta), mentre potrebbero essere disponibili on line dei dati
parziali.
8. Accanto all’uso per documentari e simili, sarebbe auspicabile un uso
diffuso del patrimonio audiovisivo per ricerche scientifiche storiche,
sociologiche, urbanistiche, linguistiche ecc. ecc., ancora abbastanza
limitato. Ciò presuppone l’esistenza di efficaci strumenti di corredo.
9. Il problema principale mi sembra quello di un censimento aggiornato
dello stato di conservazione, della individuazione degli interventi
necessari, l’indicazione di standard di conservazione minimi, e la
catalogazione del patrimonio.
10. Ho avuto occasione di utilizzare brani di film per audiovisivi didattici
e, normalmente, specificando il fine non di lucro e l’intento didattico
non ho ( dopo qualche insistenza) incontrato problemi, tranne in un
caso che non è stato possibile risolvere.
11. La Survivors of the Shoah Visual History Foundation.
12. Il sistema di indicizzazione permette, con la consultazione in loco, di
“ controllare” abbastanza facilmente e consultare in tempi
relativamente rapidi il patrimonio di 52.000 interviste e, essendo in
inglese, consente di avere anche una idea sufficientemente precisa del
contenuto di quelle in altre lingue non conosciute dall’utente.
13. Si, attraverso il metodo già sperimentato dalla Direzione generale per
gli archivi in altri settori (Università, ASL, archivi dell’architettura,
delle case editrici, ecc.), formando gruppi di lavoro per coordinare
progetti nazionali.
14. Si, ma auspicherei un rapporto operativo più stretto con la Direzione
generale per gli archivi.
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