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28/04/2011 Corriere della Sera - Ed. nazionale<br />

(diffusione:619980, tiratura:779916)<br />

Pag. 21<br />

La lettera 2<br />

Letizia Moratti: si tutela il lavoro con i negozi aperti il Primo Maggio<br />

Letizia Moratti<br />

Gentile direttore,<br />

la decisione del Comune di Milano e del Comune di Firenze di lasciare liberi i commercianti di tenere i negozi<br />

aperti nella giornata del Primo Maggio, domenica, è apparsa subito «sacrilega» a qualcuno, nonostante<br />

neppure tutto il sindacato osteggi tale iniziativa, come testimonia la presa di posizione del segretario generale<br />

della Cisl. Vorrei offrire ai suoi lettori qualche argomento di riflessione, perché le barricate che subito si<br />

alzano nel nostro Paese rendono sempre difficile parlarsi e capirsi.<br />

È giusto che città come Milano e come Firenze, grandi mete turistiche, si offrano «chiuse» ai turisti in una<br />

giornata importante come quella di domenica prossima e preda dei venditori abusivi (e «taroccari»)?<br />

Va davvero incontro all'interesse dei lavoratori impedire alle imprese commerciali non solo un'occasione di<br />

affari, ma anche di contribuire alla vitalità delle nostre città e a un autentico servizio a quanti le visitano, che li<br />

incoraggi a tornare e a parlare bene di noi nel mondo?<br />

Ridare slancio al territorio e all'economia attraverso politiche nuove, che incentivano e sostengono i consumi<br />

e il turismo, non significa forse garantire più sviluppo e più occupazione per tutti?<br />

Qui sta il senso dell'iniziativa comunale. Una semplice deroga per permettere a chi vuole di aprire, ma che<br />

non impone nulla: nessuno sarà obbligato né ad alzare né a tenere abbassata la saracinesca. Che la stessa<br />

scelta di Milano sia stata fatta da tante altre città, con giunte di colore opposto, costituisce un segnale chiaro<br />

che i nuovi bisogni delle nostre città sono un'evidenza e non possono più essere affrontati in modo vecchio,<br />

irrigidito da pregiudizi ideologici.<br />

I nostri stili di vita sono cambiati, il modo di organizzare lavoro e tempo libero sono in costante evoluzione, e<br />

allora perché non si possono affrontare in modo nuovo anche ricorrenze e festività? Certo, questo va fatto<br />

salvaguardando il diritto al riposo e la conciliazione dei tempi del lavoro e della vita personale e familiare, ma<br />

una sana concertazione fra rappresentanze imprenditoriali e sindacali potrà generare modalità innovative e<br />

condivise. Sempre che ci sia da parte di tutti la volontà di collaborare allo sviluppo e al cambiamento. È così<br />

che si affermano il valore del lavoro e i diritti dei lavoratori, non irrigidendosi nella difesa di un Primo Maggio<br />

ridotto a rito intoccabile, gestito da apparati sempre più lontani dalla realtà e agitato come mera bandiera<br />

politica. Altrimenti come spiegare che nessuno abbia mosso la stessa obiezione per le aperture dei negozi a<br />

Napoli, Torino, Venezia, Genova, amministrate dal centrosinistra? Forse l'obiettivo di tanta polemica non è<br />

«salvare il Primo Maggio» ma attaccare a Milano il sindaco di centrodestra e a Firenze un sindaco pd troppo<br />

eterodosso. Favorire e tutelare il lavoro, la libertà d'impresa, lo sviluppo, l'occupazione, la sicurezza, i diritti di<br />

tutti. Questo è dare un valore attivo a quanto la festa dei lavoratori ci ricorda.<br />

sindaco di Milano<br />

GOVERNO LOCALE E AREE METROPOLITANE - Rassegna Stampa 28/04/2011<br />

28<br />

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