Gennaio 2009 - il bollettino salesiano - Don Bosco nel Mondo
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sempre tutto in fretta e aspettava<br />
di poter correre via a giocare,<br />
e sollecitando Ale, perché si<br />
ricordasse che a tavola si sta<br />
anche per mangiare e si rendesse<br />
conto che un piatto di minestra<br />
non può divenire una prova<br />
convincente che l’eternità esiste<br />
davvero. La sera, invece, la presenza<br />
del papà consentiva qualche<br />
piccolo rituale, la possib<strong>il</strong>ità<br />
di coccolarci con un menù più<br />
sfizioso, un po’ più di calma per<br />
raccontare e raccontarci tutti<br />
insieme. La certezza che tutto<br />
questo avesse un senso l’abbiamo<br />
avuta qualche anno dopo:<br />
quando ormai i ragazzi hanno<br />
cominciato a uscire da soli e a<br />
essere più autonomi, ci ha fatto<br />
piacere verificare che comunque<br />
cercavano, per quanto possib<strong>il</strong>e,<br />
di tornare a casa in tempo per <strong>il</strong><br />
pranzo e la cena. Era <strong>il</strong> segno di<br />
una voglia concreta di confermare<br />
un appuntamento ormai stab<strong>il</strong>e,<br />
che si esprimeva perfino con<br />
la disponib<strong>il</strong>ità ad aspettare che<br />
fossimo finalmente tutti insieme<br />
per mangiare. Ed è stato anche<br />
bello, tante volte, avere qualche<br />
ospite a tavola: segno di una<br />
comunione che metteva insieme<br />
l’intimità della famiglia, la conferma<br />
di legami parentali già collaudati<br />
e l’accoglienza di nuove<br />
relazioni.<br />
Ora le cose sono molto più<br />
complicate: i ritmi di studio e di<br />
lavoro si sono accelerati; spesso<br />
mi tocca cucinare con buon anticipo<br />
e affidare al microonde <strong>il</strong><br />
compito di dispensare porzioni<br />
senza coccole; oppure confezionare<br />
e distribuire tristissimi panini<br />
e tramezzini che ognuno<br />
consumerà fuori casa (è un peccato<br />
che la società, sempre più,<br />
ci consideri individui, lavoratori,<br />
consumatori e non membri di<br />
una famiglia con esigenze e<br />
diritti). Ma, proprio perché è più<br />
diffic<strong>il</strong>e ritrovarci, dopo manovre<br />
infinite per riallineare i tempi e<br />
gli impegni di ciascuno, è un po’<br />
come vivere una liturgia festiva<br />
dopo le corse e le ansie della<br />
ferialità. E <strong>il</strong> fatto che ci si possa<br />
incontrare soprattutto di domenica<br />
non fa che confermare come<br />
sedersi insieme a tavola è –<br />
anche se non sempre sappiamo<br />
riconoscierlo – un dono della<br />
grazia di Dio. <br />
GENNAIO <strong>2009</strong> BS<br />
ARTE SACRA:<br />
CROCIFISSI<br />
di F<strong>il</strong>ippo Manoni<br />
f<strong>il</strong>ippo652@interfree.it<br />
L’artista, classe 1912, di Caldarola<br />
<strong>nel</strong> maceratese, ha studiato alla scuola<br />
del Libro di Urbino. Iniziò presto la sua<br />
attività di incisione, meritando diversi<br />
importanti premi e riconoscimenti.<br />
È morta <strong>il</strong> 12 agosto 1995.<br />
ANNA MARAVIGLIA SANTANCINI<br />
XILOGRAFANDO<br />
La tecnica della x<strong>il</strong>ografia, incisione<br />
di immagini su tavolette di<br />
legno, si è imposta in un periodo<br />
relativamente tardo rispetto alla<br />
sua invenzione che si fa risalire al secolo<br />
VIII d.C. in Cina. In Europa è soltanto<br />
con l’emergere della personalità<br />
artistica di A. Durer e poi ancora <strong>nel</strong><br />
corso del Settecento che la x<strong>il</strong>ografia<br />
conosce i suoi periodi di maggior<br />
splendore. In ambito italiano, <strong>nel</strong> Novecento<br />
venne costituita la Corporazione<br />
degli x<strong>il</strong>ografi, che diede impulso<br />
notevole alla sua promozione. Meritano<br />
di essere ricordati Tranqu<strong>il</strong>lo<br />
Marangoni e <strong>il</strong> “Maestro” Adolfo De<br />
Carolis. Accanto a essi intendiamo segnalare<br />
la marchigiana Anna Maraviglia<br />
Santancini. Ancor giovanissima,<br />
esegue opere di un certo r<strong>il</strong>ievo artistico,<br />
grazie anche alla frequentazione<br />
del Regio Istituto di Belle Arti per la<br />
decorazione e l’<strong>il</strong>lustrazione del libro<br />
di Urbino. Inizia da allora una vera e<br />
propria escalation artistica non priva<br />
di riconoscimenti, come l’“Award of<br />
Merit” <strong>nel</strong>l’Annual Exhibition at Los<br />
Angeles of the Bookplate Association<br />
International e <strong>nel</strong> 1965 <strong>il</strong> 1° Premio<br />
“Cantico delle Creature”, S. Damiano-<br />
Assisi, per una serie di sei x<strong>il</strong>ografie<br />
che <strong>il</strong>lustrano <strong>il</strong> Cantico di San Francesco.<br />
>> Dopo aver affrontato con successo<br />
numerose sfide professionali, sente<br />
in maniera assai potente <strong>il</strong> richiamo<br />
dell’ispirazione popolare, accentuata<br />
dal forte legame che l’ha sempre sal-<br />
data alla sua terra. Tale gusto, che tiene<br />
conto anche degli elementi paesaggistici,<br />
prende decisamente corpo e<br />
perfezione negli anni ’50 e ’60. In<br />
questo periodo inizia anche la sua meditazione<br />
sul tema del sacro che darà i<br />
suoi frutti con “Le Stimmate” ispirate<br />
al Cantico delle Creature di San Francesco,<br />
e alla Crocifissione del 1965<br />
che presentiamo. Non inganni la scena<br />
apparentemente povera di particolari:<br />
la tensione emotiva che si percepisce<br />
rimane altissima, ancor più alta se si<br />
guarda all’effetto che scaturisce proprio<br />
da questa tecnica, <strong>nel</strong>la quale vengono<br />
usati strumenti a pettine appositi<br />
per graffiare <strong>il</strong> legno; qui è l’essenziale<br />
che sovrasta <strong>il</strong> resto: <strong>il</strong> dolore estremo<br />
di Gesù sembra ancora più acuito<br />
dall’allungamento delle braccia e la<br />
totale assenza di traccia ematica dal<br />
busto non fanno che aumentare la sensazione<br />
e la percezione di sofferenza<br />
di un corpo svuotato, che ha dato tutto.<br />
L’opera è rappresentata con mirab<strong>il</strong>e<br />
semplicità, ma di forte intensità emotiva:<br />
quelle lunghe braccia che assomigliano<br />
a raggi tesi verso <strong>il</strong> cielo, quel<br />
corpo scheletrico che guarda i personaggi<br />
ai suoi piedi come a invitarli indicando<br />
loro la nuova dimora <strong>nel</strong><br />
grembo del Padre. Il lungo palo verticale,<br />
in contrasto con quello cortissimo<br />
orizzontale è un altro elemento che<br />
parla di altezze, di slancio oltre i miasmi<br />
della terra, per puntare a un’altra<br />
patria che Cristo stesso annunciò: <strong>il</strong><br />
Regno del Padre.