Notiziario maggio 2008 - Comune di Arluno

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24 Gruppi consiliari Lega Nord - Padania Grazie arlunesi! Caro Cittadino Arlunese, non posso che iniziare queste righe esprimendo grande soddisfazione per la straordinaria fiducia che molti di Voi hanno riposto alla Lega Nord di Umberto Bossi. Ad Arluno il risultato è stato straordinario, avendo raddoppiato i consensi ottenuti alle precedenti consultazioni nazionali del 2006! A nome di tutti i militanti della sezione di Arluno esprimo un sincero ringraziamento per l’eccezionale risultato elettorale ottenuto ad Arluno, più di 1600 cittadini arlunesi Per quanto riguarda la situazione locale ci preme segnalarvi che siamo alquanto preoccupati per la decisione di questa amministrazione che sembra intenzionata a concedere l’area a ridosso delle vie per Pogliano/Mazzali, sino alle S.P. 229 e 239, per realizzare un polo di lavorazione dei rifiuti inerti dove concentrare le scorie di tutto l’Altomilanese, proprio sul nostro territorio di Arluno che di fatto sostituirebbe gli impianti distribuiti nelle zone di Rho, Legnano e Corbetta che verrebbero così chiusi. In pratica un vero e proprio impianto di produzione di conglomerati bituminosi e di asfalto colato, nonché di un impianto di recupero materiali da demolizioni con conseguente potenziamento dell’impianto di lavorazione di materiali estratti, il tutto condito con la costruzione di un grande capannone nella zona. Nessun “inerte” ci può convincere: e chiediamo fermamente al Sindaco, alla giunta di Arluno di non dare corso alle richieste avanzate da ci hanno dato fiducia portando il nostro partito ad essere indiscutibilmente la 3ª forza politica del paese. Questo premia il nostro costante impegno sul territorio ed in consiglio comunale e ci sprona sempre più a rincorrere il nostro principale obiettivo che è quello di vincere le prossime elezioni comunali previste nel 2009. Rodolfo Lais Segretario Politico Lega Nord Sezione di Arluno Una nuova cava ad Arluno? qualsiasi ditta della zona di procedere alla realizzazione di un progetto di questa natura. Primo perché sarebbe meglio destinare l’area ad un miglior utilizzo cioè non utilizzare l’area per scopi imprenditoriali, soprattutto sulla scorta di quanto successo in passato, per altre zone del paese già abbastanza martoriate da poli logistici che gravano pesantemente sulla viabilità locale. A nostro avviso quest’amministrazione deve smettere di snaturare le aree verdi rimaste, per far cassa e rispettare gli impegni assunti non solo col proprio elettorato ma con tutta la città che amministra dal 2004, ricordiamo il “fantomatico” Parco in Città, promesso e mai realizzato ! Il fatto che sino ad oggi, non sia stata cambiata la destinazione urbanistica dell’area al fine di impedire compravendite e richieste di utilizzo in tal senso, non può passare sotto silenzio e nemmeno mercanteggiato sulla presunta “buona qualità” degli inerti che, peraltro, potrebbero arri- Precisazioni sulla “nuova cava” Non si vuole entrare nel merito delle opinioni o considerazioni (ognuno è libero di pensare come vuole), ma nella premurosa e non veritiera affermazione riportata nell’articolo: “... siamo alquanto preoccupati per la decisione di questa amministrazione che sembra intenzionata a concedere...”. A tal proposito, e a scanso di ogni “asserita decisione”, informiamo che il “Progetto di gestione produttiva ATEg8 - Cava S. Giuseppe AU3 - Bacino 2” è stato presentato (e protocollato) a codesta Amministrazione nel mese di aprile dalla Società “Inerti Ecoter SGA” e lo stesso è in fase iniziale di valutazione (tant’è che, a seguito dell’informazione alla Commissione Ambiente del 15 maggio u.s., la relativa presentazione è stata rinviata a seduta esclusiva, stante la complessità dell’argomento). L’iter di “analisi, valutazione e parere” avrà inizio il prossimo 4 giugno con la “Conferenza dei Servizi” che vedrà riuniti il Comune di Arluno, la Regione Lombardia (Dip. “Territorio e Urbanistica” e “Qualità dell’Ambiente”), la Provincia di Milano (Settori “Cave” e “Pianificazione urbanistica e paesistica”) e Parco del Roccolo. Nulla è deciso, anzi... il percorso è solo iniziato! L’Amministrazione Comunale “Più di 1600 cittadini arlunesi ci hanno dato fiducia portando il nostro partito ad essere indiscutibilmente la 3^ forza politica del paese...” “A nostro avviso quest’amministrazione deve smettere di snaturare le aree verdi rimaste, per far cassa...” vare da ogni dove, e ovviamente su gomma (Camion). Nessuna assicurazione ci potrà garantire che quel materiale non sia inquinante e in tal senso molto preoccupa il fatto che in due comuni confinanti siano state respinte le stesse richieste e quantomeno dovrebbe far riflettere la giunta prima di procedere a facili autorizzazioni sul nostro territorio e nel contempo adoperarsi per tutelare il territorio da abusi ambientali e conseguente inasprimento del traffico pesante in un tragitto già profondamente penalizzato per quanto concerne la viabilità (TAV). Consapevoli che un progetto di queste dimensioni comprometterebbe ulteriormente la qualità della vita degli Arlunesi, considerata la vicinanza degli insediamenti residenziali in continua espansione. Ricordiamo che siamo sempre reperibili all’indirizzo e-mail segre teria@leganordarluno.org oppure tramite telefono 338.530.95.82, inoltre continuate a seguirci anche attraverso il sito www.leganordarluno.org in continua evoluzione.
Centro Commerciale L’esercizio del dubbio come dovere Nel Consiglio Comunale del 6 marzo u.s. è stata adottata (ma non ancora approvata definitivamente) la Variante al c.d. Centro Commerciale. “Si conclude così - è stato scritto - un percorso (non certo semplice) caratterizzato da correttezza e trasparenza, respingendo sterili “dubbi, sospetti e perplessità...”. Non solo. Liquidando i dubbi e le perplessità delle minoranze alla stregua di semplici strumentalizzazioni politiche è stato pure scritto che: “si sono sollevati polveroni, parolone e qualche accusa di troppo... senza poi raccogliere i risultati sperati”. Che strabismo! Come se in politica tutti, ma proprio tutti, si impegnassero solo per ambizione personale e non anche per passione, cioè per il gusto di fare bene (senza pregiudizio, ma anche senza indulgenza) le cose in cui si crede e per un senso di responsabilità per l’impegno assunto con gli elettori. Che non siano stati raggiunti i risultati sperati è fuori di dubbio: non siamo riusciti - nostro malgrado - a svegliare la Maggioranza dal torpore della ragione e del buon senso ed ottenere una sola risposta ai numerosi (ricordate?) quesiti posti per tempo; risposte per altro dovute ai sottoscritti, non tanto come consiglieri, ma come cittadini, in nome della tanto declamata trasparenza. Noi purtroppo non ci possiamo accontentare di rassicurazioni generiche del tipo “tutto è regolare” perché verremmo meno al “nobile ed importante (come ci è stato riconosciuto) ruolo di vigilanza e di controllo che la Minoranza deve esercitare”. È nostro dovere, dunque, tramite l’esercizio del dubbio, conoscere la verità dei fatti, perché solo conoscendo la nuda e cruda realtà si può decidere per il meglio e proporre tra le soluzioni, quelle più efficaci. Né d’altra parte possiamo pensare di fare sconti, demordendo: ne andrebbe di mezzo la nostra serietà e la nostra credibilità. È per questo motivo che riproponiamo ampi stralci del nostro intervento fatto in Consiglio Comunale, facendo presente che in quell’occasione non siamo stati in grado di fare una verifica approfondita su tutti gli aspetti della variante in discussione per mancanza di tempo: 5 giorni sono stati troppo pochi per entrare nel merito anche degli impegni economici della convenzione, che ci proponiamo di approfondire prossimamente. • È giusto intervenire con una variante? In più riprese abbiamo ribadito la nostra disponibilità ad un confronto per trovare una via d’uscita a questo non semplice problema, nell’inte- resse di tutti, seguendo però la via maestra della legalità, trasparenza e imparzialità. Quindi non ci saremmo certo stracciate le vesti se ci fosse stato detto: siamo obbligati ad approvare questa variante, facendo un’eccezione alle regole; ma lo facciamo in tutta trasparenza, solo allo scopo di evitare un danno maggiore al Comune, in ossequio al principio dell’”ubi maior, minor cessat”. Purtroppo non c’è stato questo tipo di approccio, in quanto si è partiti dall’assioma che tutto sia regolare. Se tutto è regolare - sarebbe facile controbattere - perché il cantiere è fermo ormai da 12 mesi? • Perché solo ora la variante al PA viene portata in Consiglio Comunale? Per comprendere al meglio la vicenda è importante sapere che il progetto (con le relative autorizzazioni) è stato oggetto di una compravendita, prima ancora di iniziare i lavori. Come pure bisogna sapere che il nuovo acquirente già da subito aveva manifestato la sua volontà a rivedere sostanzialmente il progetto assentito. Dìfatti la prima richiesta di modificare la convenzione è stata presentata in Comune nel 2005, e più precisamente 4 mesi prima della denuncia di inizio lavori. Successivamnte l’operatore, in corso d’opera, cioè prima della presente variante, ha presentato altre due richieste, molto simili tra loro, per altro tutte respinte. Allora le domande sono: Perché solo ora la richiesta dell’operatore viene portata in Consiglio Comunale? Ma soprattutto: Perché, nel frattempo, è stato consentito di lavorare su un progetto difforme da quello autorizzato? • Le opere in variante sono già state realizzate? Partendo dal presupposto, riconosciuto da tutti, che la variante al PA non può essere usata per sanare opere abusive già realizzate, rimane da verificare se le opere in contestazione siano o meno già realizzate. Per stessa ammissione degli uffici comunali diverse di queste opere in variante sono già state in essere. Sarebbe sufficiente ricordare - tanto per fare un esempio - che già l’anno scorso il Comune, nell’elencare le diverse opere “abusive”, faceva riferimento in modo particolare alla galleria, informando l’operatore che “l’edificio in variante risulta essere diverso, come assetto, in quanto presenta una divisione in tre parti ed una galleria a forma di T, mentre quello convenzionato ed assentito presentava una porzione a due blocchi (...) data la presenza della scala mobile nel tratto nord sud (...) e Gruppi consiliari 25 la ridotta larghezza del percorso estovest”. In altre parole, già un anno fa, si affermava che la galleria realizzata era difforme da quanto assentito, ma soprattutto in contrasto con le prescrizioni di PRG, non certo volute ed approvate dall’attuale Minoranza. E crediamo che nessuno ora possa avere l’ardire di negare questa evidenza dei fatti, tante sono le prove documentali e fotografiche che abbiamo potuto visionare. Allora, ci sarebbe da chiedersi: “Perché quello che è stato ritenuto non possibile allora, sarebbe possibile ora? Perché si vuole negare l’evidenza dei fatti? • Perché l’autorizzazione per l’alimentare? Anche qui sarebbe opportuno ricordare che le NTA (norme tecniche attuative) del vecchio PRG, quello vigente nel 2004, non prevedevano medie strutture di vendita per il settore alimentare. Possibilità non concessa, nel caso specifico, neanche con il nuovo PRG, quello del 2005. Nonostante ciò, nel 2006, con un volo pindarico in fatto di interpretazione, viene rilasciata una autorizzazione “alimentare”. La sensazione che abbiamo avuto è che la concessione sia stata frutto di un accordo di “sottobanco”, by-passando il Consiglio Comunale, a cui compete ogni modifica alle NTA. Sensazione per altro suffragata da quanto abbiamo trovato scritto sui documenti allegati alla variante. Ebbene, in data 30 novembre 2004, quando era ancora “vivo e vegeto” il divieto per l’alimentare, era stato pattuito davanti al notaio con l’atto di compravendita prima richiamato, quanto segue: “La società venditrice si obbliga a far trasferire alla società acquirente le autorizzazioni commerciali rilasciate dal Comune di Arluno in data 26 aprile 2004 (...) con la precisazione che l’autorizzazione n. 5673 dovrà essere modificata affinché possa essere rilasciata un’autorizzazione commerciale “food” (cioè alimentare) di mq. 2500 di vendita netta sul compendio immobiliare in oggetto”. La società immobiliare venditrice a garanzia di tale impegno si obbliga a consegnare idonea fidejussione bancaria”. Ordunque, già nel 2004, come detto, vigente il divieto per l’alimentare, la ditta acquirente era stata assicurata (da chi?) su quanto non poteva essere assicurata. Com’è stato possibile? Ma soprattutto: “Tutto questo può essere ritenuto regolare, in termini di rispetto delle regole e della trasparenza?” Angelo Antonello e GianMario Savoldelli Consiglieri Comunali
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