CAPITOLO 2 §8. EQUAZIONE DELLA RETTA IN ... - Ivan Cervesato
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52 capitolo 2<br />
8.2 Breve digressione sul concetto di infinito<br />
Per motivi che saranno chiari tra poco, è opportuno affrontare una breve digressione sul concetto di infinito<br />
in matematica: occorre tenere conto che quanto sarà qui esposto ha carattere intuitivo, e verrà reso più<br />
rigoroso nel secondo volume, nell’ambito della teoria dei limiti.<br />
Il lettore sa già che la divisione per zero non ha significato algebrico: pertanto, quando si scrive<br />
n<br />
d<br />
si pone la condizione d = 0.<br />
Supponiamo ora che n sia un numero che per fissare le idee considereremo per il momento positivo: n > 0.<br />
Se calcoliamo il valore della frazione (8.5) con valori del denominatore d, che supporremo anch’esso positivo,<br />
via via più piccoli, evidentemente otteniamo che il valore della frazione (8.5) aumenterà al diminuire del<br />
denominatore. In altre parole, man mano che il denominatore “si avvicina” al valore zero (si pensi: d =<br />
0.1, 0.001, 0.000 000 1, . . .), il valore della frazione diventa “sempre più grande”: si dice che tale valore “si<br />
avvicina ad infinito”: anzi, visto che sia n sia d sono positivi, si dice che il valore della frazione “tende a più<br />
infinito”.<br />
In una forma puramente simbolica si usa pertanto scrivere<br />
(8.5)<br />
n<br />
= +∞ n > 0 (8.6)<br />
0 +<br />
dove la scrittura 0 + (leggasi “zero più”) sta a ricordare che il denominatore è pensato essere via via più<br />
piccolo (“vicino a zero”, “tendente a zero”) e positivo.<br />
In modo del tutto analogo potremmo pensare di dividere n per valori di d “molto prossimi” a zero, ma negativi<br />
(d = −0.1, −0.000 1, −0.000 001, . . .): in tal caso, il valore della frazione aumenta in valore assoluto, ma<br />
in effetti diminuisce sempre più, diventa via via sempre più piccolo (si ricordi che scrivendo, ad esempio, la<br />
successione −5, −500, −50 000 ecc., si stanno scrivendo numeri sempre più piccoli).<br />
Questo porta a scrivere<br />
n<br />
= −∞ n > 0 (8.7)<br />
0− dove – nuovamente – la scrittura 0 − (leggasi “zero meno”) sta a ricordare che il denominatore è pensato<br />
essere via via più piccolo (come prima: “vicino a zero”, “tendente a zero”) e negativo. Si dice questa volta<br />
che il valore della frazione “tende a meno infinito”.<br />
Qualora il numeratore fosse negativo (n < 0), verrebbe a valere un ragionamento analogo, solo che questa<br />
volta si avrebbe<br />
n<br />
= −∞<br />
0 + n < 0 (8.8)<br />
e<br />
n<br />
= +∞ n < 0 (8.9)<br />
0− (si osservi che ciò è pienamente coerente con la consueta “regola dei segni” in base alla quale il segno di una<br />
frazione è positivo se numeratore e denominatore sono concordi, negativo se sono discordi).<br />
Se si trascurano infine i segni del numeratore e del denominatore, e si pensa al valore di una frazione in cui<br />
il numeratore è costituito da un numero fissato, e il denominatore è costituito da un numero via via sempre<br />
“più piccolo”, ossia “tendente a zero”, si arriva a scrivere<br />
n<br />
= ∞ (8.10)<br />
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