Edizione nazionale completa - Kataweb
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4 DOMENICA<br />
19 settembre 2004<br />
L’ESCALATION<br />
DEL TERRORE<br />
ROMA. «Il pacifismo è la caricatura della<br />
pace. Ponzio Pilato era il primo pacifista<br />
della storia, si lavava le mani, guardava<br />
dall’altra parte. Oggi non c’è bisogno<br />
di atteggiamenti pilateschi perché è il momento<br />
dell’ assunzione di responsabilita».<br />
Il vicepremier Gianfranco Fini spara<br />
contro i pacifisti e chiede ai giovani della<br />
destra, chiudendo la loro festa a Roma,<br />
che diventino «l’avanguardia di una grande<br />
battaglia per la pace e contro il pacifi-<br />
Per Gianfranco Fini, a proposito<br />
delle due italiane sequestrate,<br />
i terroristi non distinguono<br />
soldati, volontari, buoni<br />
e cattivi: «Per loro ci sono solo<br />
occidentali e cristiani, non distinguono<br />
i buoni dai cattivi,<br />
colpiscono tutto ciò che è occidente<br />
e che per loro è male: la<br />
ragazza volontaria e il soldato.<br />
Vogliono solo lo scontro tra civiltà.<br />
Ma non bisogna mai confondere<br />
Islam e terrorismo perché<br />
a volere lo scontro tra civiltà<br />
è solo il terrorismo e non<br />
l’Islam».<br />
BAGHDAD. Un’altra giornata<br />
e un’altra carneficina irachena<br />
scuote il paese. Bombe,<br />
colpi di mortaio, scontri, non<br />
c’è posto del paese che sia stato<br />
risparmiato dalla violenza.<br />
Sono oltre 400 morti iracheni<br />
dall’inizio del mese. Ieri l’episodio<br />
più sanguinoso è avvenuto<br />
a Kirkuk con 23 morti e<br />
67 feriti, un’autobomba che si<br />
è diretta contro decine di ragazzi<br />
in fila davanti ad un<br />
centro di reclutamento della<br />
guardia <strong>nazionale</strong> irachena.<br />
Il più crudele e incomprensibile<br />
è il colpo di mortaio lanciato<br />
contro una scuola a Baqouba,<br />
con nove persone ferite,<br />
quasi tutti studenti. Un’altra<br />
giornata intensa, che mostra<br />
sempre di più un Iraq in<br />
ginocchio, <strong>completa</strong>mente<br />
fuori controllo delle autorità<br />
FATTO DEL GIORNO<br />
la Provincia<br />
PAVESE<br />
Fini: mobilitiamoci contro i pacifisti<br />
«Sono come Ponzio Pilato». Pecoraro: è un irresponsabile, si dimetta<br />
«Le dichiarazioni di Fini contro<br />
i pacifisti sono gravissime<br />
e irresponsabili: il vicepremier<br />
si vergogni e si scusi pubblicamente,<br />
o si dimetta», reagisce<br />
il presidente dei Verdi, Alfonso<br />
Pecoraro Scanio. Per Pecoraro<br />
le affermazioni di Fini «sono<br />
doppiamente gravi in quanto<br />
rilasciate in piena emergenza<br />
terrorismo e ostaggi, suonando<br />
come una incitazione alla<br />
guerra contro i pacifisti, peraltro<br />
già particolarmente colpiti<br />
dal barbaro omicidio di Enzo<br />
Baldoni e dal rapimento di<br />
ufficilali.<br />
A Kirkuk, lo scoppio ha<br />
«travolto un’affollata fila di<br />
ragazzi», ha detto il generale<br />
Anwar Muhammad Amin.<br />
«Questo è terrorismo, e tutte<br />
le vittime sono giovani iracheni<br />
che volevano solo guadagnarsi<br />
da vivere arruolandosi<br />
nella Guardia Nazionale»,<br />
ha detto il colonnello Sarhat<br />
Qadir. È il terzo attentato contro<br />
le forze di sicurezza irachene<br />
della settimana. La<br />
strada fuori dalla sede della<br />
Guardia <strong>nazionale</strong> è stata se-<br />
smo». L’alternativa, spiega, non è tra<br />
terrorismo e pacifismo ma «tra terrorismo<br />
e una politica autenticamente pacificatrice,<br />
perché il terrorismo è la peste del<br />
XXI secolo e non ci può essere giustificazionismo.<br />
C’è ancora troppa ambiguità,<br />
ma anche la sinistra, per fortuna, ora si è<br />
accorta che i terroristi non distinguono<br />
buoni o cattivi, vogliono solo annullare<br />
gli esseri umani». Nessuno poi parli di resistenza<br />
irachena.<br />
Fini<br />
e, a destra,<br />
un ragazzino<br />
in un angolo<br />
di Falluja<br />
colpito<br />
dalle bombe<br />
americane<br />
SONO 400 LE VITTIME DALL’INIZIO DEL MESE<br />
Kamikaze contro caserma: 23 morti<br />
Kirkuk, macchina esplode in mezzo a giovani in fila per arruolarsi<br />
minata da pezzi di cadavere,<br />
vetri infranti e macerie, al<br />
momento dell’esplosione la<br />
gente ha cominciato a correre<br />
impazzita, urlando e chiedendo<br />
aiuto.<br />
«Ho visto una macchina dirigersi<br />
a tutta velocità contro<br />
il centro di reclutamento, poi<br />
ho sentito un’esplosione e ho<br />
visto un grande fuoco ha raccontato<br />
Asu Ahmed, un venditore<br />
di strada - ho cercato<br />
di aiutare a soccorrere i feriti».<br />
A Baqouba, nove le perso-<br />
GIALLO A MOSCA<br />
Sventato un attentato a Putin<br />
Pronte due autobomba. L’autista muore sotto interrogatorio<br />
MOSCA. Continua in Russia<br />
la stagione del terrore, culminata<br />
nei giorni scorsi nella<br />
strage all’iunterno della scuola<br />
in Ossezia: ma stavolta, la<br />
polizia e i servizi di sicurezza<br />
sono intervenuti in tempo<br />
per sventare un attentato che<br />
forse era diretto contro lo<br />
stesso presidente russo Vladimir<br />
Putin.<br />
Stando alla ricostruzione<br />
fatta alle agenzie Interfax e<br />
Itar-Tass dal portavoce dei<br />
servizi (Fsb) Serghei Ignatcenko,<br />
due autobomba avrebbero<br />
dovuto essere piazzate<br />
sul percorso che quasi ogni<br />
giorno il presidente fa per andare<br />
al Cremlino.<br />
È stato il fermo di un automobilista<br />
sospetto a impedire<br />
che la prima fase dell’operazione<br />
andasse a buon fine. All’una<br />
di notte, ha raccontato<br />
il portavoce, la polizia ha fermato<br />
una Zhiguli Vas2105 guidata<br />
da un uomo che «secon-<br />
do dati preliminari era sotto<br />
effetto di stupefacenti». Interrogato,<br />
l’autista ha confessato<br />
di avere accettato, per un<br />
compenso di 1.000 dollari, di<br />
portare due automobili, quella<br />
che stava guidando e un’altra<br />
non meglio precisata, vici-<br />
no al museo panoramico di<br />
Borodino, dove avrebbe dovuto<br />
parcheggiarle.<br />
Il museo si trova sul Kutusovski<br />
Prospekt, la via che<br />
collega il centro di Mosca all’elegante<br />
sobborgo del Rubliovskoie<br />
chaussè dove vivo-<br />
Il Papa: la violenza genera solo odio<br />
Baghdad e Terrasanta, Wojtyla rilancia con forza il dialogo<br />
CITTÀ DEL VATICANO. In questi «tempi turbati» «dappertutto<br />
la violenza rivela il suo orrore e l’incapacità di risolvere<br />
i conflitti». Lo sottolinea il Papa, ricordando Iraq e<br />
Terrasanta e chiedendo la fine «dell’odio, della distruzione<br />
e della morte». Giovanni Paolo II ricorda poi alla comunità<br />
degli Stati che «ci potrà essere pacificazione duratura<br />
nelle relazioni internazionali solo se la volontà di<br />
dialogo prevarrà sulla logica del confronto». Wojtyla ha<br />
formulato il suo appello ricevendo in udienza per la presentazione<br />
delle credenziali il nuovo ambasciatore d’Egitto<br />
presso la Santa Sede, signora Nevine Simaika Halim.<br />
Nel suo discorso il Papa ha<br />
riproposto inoltre il tema del<br />
ruolo delle religioni contro<br />
l’odio e della coesistenza pacifica<br />
tra credenti di diverse fedi.<br />
«Come la Santa Sede non<br />
cessa di ricordare in questi<br />
tempi turbati - ha detto papa<br />
Wojtyla alla neoambasciatore<br />
d’Egitto - ci potrà essere pacificazione<br />
duratura nelle re-<br />
lazioni internazionali solo se<br />
la volontà di dialogo prevarrà<br />
sulla logica del confronto».<br />
«Sia in Iraq, dove il ritorno<br />
alla pace civile sembra così<br />
difficile da istaurare, sia in<br />
Terrasanta, sfigurata da un<br />
conflitto senza fine che si nutre<br />
di odio e di desideri di vendetta<br />
reciproca, sia in altri<br />
paesi straziati dal terrorismo<br />
che colpisce crudelmente gli<br />
innocenti, dappertutto la violenza<br />
rivela il suo orrore e la<br />
sua incapacità di risolvere i<br />
conflitti; non produce niente<br />
di buono ma solo odio, distruzione<br />
e morte».<br />
«Mi appello ancora una volta<br />
alle responsabilità della comunità<br />
inter<strong>nazionale</strong> - ha aggiunto<br />
- per favorire il ritorno<br />
alla ragione e al negoziato,<br />
solo sbocco possibile per i<br />
conflitti tra gli uomini, perché<br />
tutti i popoli hanno diritto<br />
di vivere nella serenità e<br />
nella pace».<br />
Giovanni Paolo II ha poi ricordato<br />
il «particolare ruolo<br />
dell’Egitto, paese al confine<br />
tra i continenti africano e<br />
asiatico, nelle relazioni tra le<br />
nazioni, per lavorare per la<br />
pace e la riconciliazione tra<br />
gli uomini e i popoli».<br />
ne rimaste ferite quando una<br />
granata è finita in mezzo a<br />
una folla di parenti e studenti<br />
che aspettavano davanti alla<br />
scuola i risultati degli esami<br />
in vista dell’apertura dell’anno<br />
scolastico.<br />
Il colpo è finito vicino agli<br />
uffici della segreteria proprio<br />
dove stava la maggiore concentrazione<br />
di persone. A Baghdad,<br />
una mina è stata piazzata<br />
vicino al muro di una casa<br />
ed è esplosa al passaggio di<br />
un fuoristrada di solito guidato<br />
da stranieri, ma la macchi-<br />
L’auto<br />
che sarebbe<br />
dovuta<br />
saltare<br />
e, a destra,<br />
il percorso<br />
quotidiano<br />
di Putin<br />
no Putin e gli esponenti del<br />
governo russo. La polizia ha<br />
subito interpellato il Fsb (servizi<br />
segreti), che ha perquisito<br />
l’automobile.<br />
A bordo c’erano due mine<br />
piazzate vicino allo sportello<br />
sinistro, un panetto di 200<br />
grammi di tritolo sotto il sedile<br />
e una tanica contenente un<br />
liquido chiaro, ora all’esame<br />
degli esperti.<br />
Il tutto era collegato da fili<br />
elettrici che facevano capo a<br />
un’antenna munita di telecomando,<br />
forse un detonatore<br />
na coinvolta è stata quella dietro<br />
su cui viaggiavano tre<br />
guardie di sicurezza, una è<br />
morta, gli altri sono rimasti<br />
gravemente feriti insieme a<br />
un ragazzino che camminava<br />
con la madre e al proprietario<br />
di un negozio che stava in<br />
piedi vicino all’entrata.<br />
Nel nord-est del paese, a<br />
Mosul, è fallito il tentativo di<br />
uccidere Muhammad Zibari,<br />
il direttore del dipartimento<br />
per la produzione del petrolio.<br />
Il suo convoglio, di tre<br />
macchine è stato attaccato da<br />
radiocomandato.<br />
Stando a fonti della polizia<br />
che sono state interpellate da<br />
Interfax, l’autista - indicato<br />
dalla procura di Mosca solo<br />
con la data di nascita, 1956 -<br />
avrebbe avuto un infarto durante<br />
l’interrogatorio e sarebbe<br />
stato portato al pronto soccorso<br />
dell’ospedale Sklifosovski,<br />
dove sarebbe deceduto.<br />
Itar-Tass conferma l’arresto,<br />
ma non parla di malori o ricoveri.<br />
Quanto alla seconda automobile,<br />
l’altra notte gli abi-<br />
Simona Pari e di Simona Torretta».<br />
Di fronte a questo è sempre<br />
più urgente una grande<br />
mobilitazione «contro questo<br />
governo».<br />
E dura la replica di Marco<br />
Rizzo, del Pdci: «Le pesanti accuse<br />
lanciate da Fini sarebbero<br />
parole irresponsabili pronunciate<br />
da chiunque, ma assumono<br />
una gravità se possibile<br />
ancora maggiore soprattutto<br />
perché pronunciate dal vicepresidente<br />
del Consiglio, cioè<br />
da una importantissima carica<br />
istituzionale della nostra Repubblica,<br />
e per di più in una fase<br />
inter<strong>nazionale</strong> complicatissima<br />
per l’Italia e per l’Europa».<br />
Il pacifismo, dice Rizzo, «non<br />
ha mai avuto nulla a che vedere<br />
con il terrorismo, né in passato,<br />
né ora». Mentre la guerra<br />
di Bush, con l’arruolamento di<br />
Berlusconi, «non ha fatto diminuire<br />
il terrorismo: Sarebbe<br />
questa una politica pacificatrice?».(a.g.)<br />
uomini armati che hanno «ucciso<br />
cinque delle sue guardie<br />
del corpo e ne hanno ferite altre<br />
quattro», ha specificato il<br />
tenente della polizia Muhammad<br />
Ali.<br />
Sulla strada dell’aeroporto<br />
tre soldati americani sono rimasti<br />
feriti quando un’autobomba<br />
è stata innescata al<br />
passaggio di una pattuglia.<br />
Un po’ più a sud, a Hilla, sulla<br />
strada per Najaf, un bambino<br />
di 9 anni, figlio di un insegnante,<br />
è morto a causa dell’esplosione<br />
di una bomba piazzata<br />
vicino alla casa dei suoi<br />
genitori.<br />
Il bambino, Mustafa Mehdi<br />
Hussein, si è avvicinato all’ordigno<br />
uscendo da casa e il<br />
suo corpo è stato dilaniato<br />
dallo scoppio, ha detto il direttore<br />
dell’ospedale.<br />
tanti del Granatni Pereulok,<br />
una via nel pieno centro della<br />
capitale, sono stati fatti evacuare<br />
dalla polizia, che ha utilizzato<br />
un cannone ad acqua<br />
per neutralizzare eventuali<br />
ordigni in una Zhiguli Vas<br />
2107 parcheggiata nella zona.<br />
Secondo Itar-Tass, a bordo comunque<br />
non ci sarebbero stati<br />
esplosivi.<br />
Altre perquisizioni, stando<br />
a notizie non confermate da<br />
fonti ufficiali, sarebbero state<br />
fatte in altre aree del centro<br />
della città.<br />
Straw premette su Blair per non fare la guerra<br />
Documenti compromettenti: il ministro temeva il caos<br />
LONDRA. Mentre l’Iraq affonda sempre di più in un abisso<br />
di violenza, una misteriosa talpa passa al quotidiano<br />
“Sunday Telegraph” una serie di documenti riservati che<br />
raccontano come la riluttante Gran Bretagna sia stata<br />
trascinata in una guerra voluta dal presidente americano<br />
George W. Bush per <strong>completa</strong>re «il lavoro lasciato incompiuto»<br />
dal padre. Uno dei documenti, certamente il più<br />
dannoso per Tony Blair, è un memorandum dell’aprile<br />
2002 in cui il ministro degli Esteri Jack Straw avverte il<br />
premier britannico sul rischio che l’invasione facesse precipitare<br />
l’Iraq nel caos.<br />
Le forti resistenze che Blair<br />
aveva incontrato per convincere<br />
il governo a seguire gli alleati<br />
americani nella rischiosa avventura<br />
irachena erano già note,<br />
visto che due importanti ministri<br />
come Robin Cook e Clare<br />
Short si erano dimessi perché<br />
contrari alla guerra. Ma è<br />
la prima volta che emergono le<br />
perplessità di Straw che ufficialmente<br />
ha sempre sostenu-<br />
to il primo ministro. I documenti<br />
pubblicati dal “Daily Telegraph”<br />
rivelano tutti i retroscena<br />
dei laceranti mesi che<br />
hanno preceduto l’ordine di attaccare<br />
l’Iraq, con i dubbi dei<br />
mandarini di Whitehall sulla<br />
legalità della guerra, le preoccupazioni<br />
di non compromettere<br />
i rapporti con l’Europa, le<br />
critiche per la mancanza di un<br />
piano per il dopoguerra.<br />
In una lettera di metà marzo<br />
2002, sir David Manning, consigliere<br />
di politica estera di<br />
Blair, avvertiva il premier che<br />
l’amministrazione Bush non<br />
aveva trovato ancora una risposta<br />
alla grande domanda<br />
«che cosa accadrà il giorno dopo?».<br />
La diffusione di questi documenti<br />
certamente non ha fatto<br />
piacere a Blair che in vista delle<br />
elezioni del prossimo anno<br />
sta faticosamente cercando di<br />
mettersi alle spalle le polemiche<br />
sull’Iraq. Il premier è stato<br />
costretto a smentire che era<br />
stato avvertito del caos postbellico<br />
in Iraq sostenendo che il<br />
senso della lettera del ministro<br />
non era quello, ma soltanto sottolineare<br />
che era importante<br />
evitare che un dittatore fosse<br />
sostituito da un altro dittatore.