my Switzerland

Sophie e Phillippe Zurkirchen
hanno rilevato l’Hotel Beau-Séjour di
Champéry nel 2010 e ne curano la
conduzione con amore e passione.
Alla coppia di gestori, conosciutisi alla
scuola alberghiera di Losanna, sta a
cuore che la gente nel loro albergo si
senta come a casa. Ecco perché i
Zurkirchen s’impegnano a esaudire
ogni desiderio dei clienti.
Alberghi accoglienti
And the winners are...
Intervista: Lucas Roos
Su iniziativa di Svizzera Turismo, dal 2013 vengono individuati i più
accoglienti hotel svizzeri. Per Philippe Zurkirchen, dell’Art.Boutique.
Hotel Beau-Séjour, vincitore per la categoria «Hotel turistici piccoli
e intimi», una cosa è chiara: l’ospitalità non s’impara. O solo in parte.
Congratulazioni a Philippe
Zurkirchen per il «Prix Bienvenu»!
Ma quindi, per un albergatore,
non è sottinteso essere gentile
con gli ospiti?
Intanto, grazie mille! Per noi questo
premio è come «l’Oscar più bello», perché
viene davvero assegnato in base alle
valutazioni dei clienti. E, per rispondere
alla domanda, l’ospitalità nell’albergatoria
dovrebbe essere una cosa ovvia.
L’ospitalità è la somma di tanti
particolari. Qual è secondo
lei l’ingrediente più importante?
Penso che dipenda anche dalla filosofia
dell’hotel e dal numero delle sue
stelle. Per il nostro piccolo albergo 3
stelle in stile chalet – dove piccolo significa
anche che noi, come suoi anfitrioni,
siamo sempre più che presenti –, il carattere
genuino è la cosa più importante.
Mia moglie e io siamo consapevoli che
il giorno in cui perdessimo la gentilezza,
il buonumore e il sorriso, dovremmo
subito cambiare mestiere. In altre parole:
quando non proveremo più passione per
il nostro lavoro, smetteremo.
Cos’è che fate diversamente
o meglio che in altri hotel?
Non so se facciamo qualcosa meglio,
ma sembra che quanto facciamo piaccia
ai nostri ospiti. Ad esempio, proviamo a
portargli il caffè prima che lo debbano
mySwitzerland 14 Magie d’inverno
chiedere. Leviamo la neve dalle loro
auto, non appena ci informano di voler
partire. E trascorriamo molto tempo a
chiacchierare con loro, anche quando in
ufficio ci aspetta ancora un bel po’ di
lavoro.
Come definirebbe la differenza tra
attenzione e ospitalità?
L’attenzione consiste in tutti quei
piccoli dettagli, come ho già ricordato,
che fanno sentire l’ospite a suo agio
e soddisfatto. Mentre l’ospitalità, per
noi, è una questione di atteggiamenti e
di modo d’essere.
Si nasce con l’ospitalità nel
sangue o si può anche imparare
a essere ospitale?
Mi piacerebbe molto rispondere che
si può imparare, ma in realtà penso che
se ne debba avere una grande porzione
nel sangue. In ogni caso è importante
che si lavori sempre con gentilezza e
professionalità, pur restando se stessi.
Lei è una persona che ride spesso
e volentieri?
Ma certo! In fondo ogni giorno che
passiamo su questa terra è un regalo. E
poi cerco sempre di tenere a mente
questa massima: la vita è come un boomerang;
tutto quello che fai – sia negativo
che positivo – prima o poi ti torna
indietro.