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alla parte iii - fisica/mente

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ASTRONOMIA 3<br />

Galileo sa però che il copernicanesimo è solo una costruzione ipotetica che ha di fronte<br />

difficoltà enormi per essere solo preso in considerazione. Per quanto una gran mole di dati<br />

provenienti soprattutto dalle osservazione dei naviganti, testimonino la non affidabilità del sistema<br />

di Tolomeo, il geocentrismo è molto più affidabile, se non altro perché è a tutti più familiare.<br />

Galileo non ha altro, in questo momento, che lo spiraglio della possibilità di confutazione del<br />

sistema geocentrico attraverso una dimostrazione geometrica (quella che fa a Mazzoni). E' molto<br />

poco ed egli non azzarda di squalificarsi senza avere argomenti più solidi. Alle sollecitazioni di<br />

Thyco del 1600 a scrivere qualcosa sull'argomento neppure risponde. Anche perché il 17 febbraio<br />

di quell'anno la Chiesa aveva messo al rogo Giordano Bruno per aver sostenuto, solo in ambito<br />

filosofico, il copernicanesimo. Inoltre nel 1592 Francesco Patrizi era stato condannato per aver<br />

sostenuto l'esistenza di un solo cielo, la rotazione della Terra, la vita e l'intelligenza degli astri,<br />

l'esistenza di uno spazio infinito - riempito dal lumen - al di sopra del mondo sublunare; nell'arco di<br />

dieci anni, durante il pontificato di Cle<strong>mente</strong> VIII, erano state messe all'indice la Nota philosophia<br />

dello stesso Patrizi, il De rerum natura di Telesio, l'opera omnia di Bruno e di Campanella; erano<br />

state effettuate le inchieste contro Giambattista della Porta, Nicolò Stigliola e Cesare Cremonini;<br />

era stato condannato a morte Francesco Pucci, imprigionato Tommaso Campanella, arso sul rogo,<br />

come già detto, Giordano Bruno.<br />

A Padova il 10 ottobre del 1604 era apparsa nel cielo, nella costellazione di Ofiuco, una nuova<br />

stella (una supernova). Tutti gli studiosi si concentrarono sul fenomeno con varie discussioni, scritti<br />

e lettere (5) . Lo stesso Galileo aveva redatto appunti per alcune sue lezioni (6) , aveva chiesto<br />

informazioni sulle osservazioni di suoi conoscenti ed amici in altre città ed aveva fatto delle<br />

osservazioni, riportate come postille dal suo allievo Viviani ad un libretto che l'aristotelico<br />

Baldassar Capra aveva scritto sul fenomeno (7) . A questo lavoro di Capra ne seguì un altro, il<br />

Discorso intorno <strong>alla</strong> Nuova Stella dell'altro aristotelico, Antonio Lorenzini da Montepulciano. A<br />

quest'ultimo lavoro seguì uno scritto di autore incerto che fu attribuito a Galileo (anche se poi si<br />

scoprì essere stato scritto dal monaco benedettino Girolamo Spinelli con il sostanzioso aiuto e<br />

consiglio dello stesso Galileo), il Dialogo de Cecco di Ronchitti da Bruzene in perpuosito de la<br />

stella nuova del 1605 (8) . Il fatto è che quella stella ed i tentativi di riportarne la spiegazione<br />

all'interno della <strong>fisica</strong> aristotelica erano fatti apposta per stuzzicarlo. In un cielo eterno, etereo,<br />

immutabile, queste stelle nuove (altra era apparsa, nella costellazione del Sagittario, nel 1572 e<br />

Thyco aveva avuto una grande attività intorno ad essa) rappresentavano, quantomeno, un fatto da<br />

discutere. La prima questione che si presentava riguardava il seguente quesito: il fenomeno che si<br />

vede, dove si genera ? Al di sotto del cielo della Luna, dove sono possibili generazione e<br />

corruzione ? O al di sopra di tale cielo ? Se quest'ultima è l'eventualità che ne è delle caratteristiche<br />

suddette dei cieli al di sopra di quelli della Luna ? e, come vedremo, una discussione analoga<br />

nascerà per le comete. Galileo, al di là delle pagine ufficiali che scrive si diletta con il citato lavoro,<br />

un poemetto che, si badi bene, è scritto in dialetto padovano molto ma molto stretto (tanto che<br />

Antonio Favaro, curatore dell'Edizione Nazionale, ha dovuto tradurlo in volgare). In tale poemetto<br />

vi sono delle affermazioni che mettono in dubbio varie concezioni aristoteliche. Si inizia un dialogo<br />

in cui l'interlocutore Matteo sostiene la grande lontananza di tale stella. Natale obietta che non è poi<br />

tanto lontana se si trova sotto il cielo della Luna. Matteo chiede chi gli ha detto tal cosa e Natale<br />

risponde che sono i filosofi. Al che Matteo risponde seccato: "Filosofo, gli è? che ha a che fare la<br />

sua filosofia col misurare? Non sai che un ciabattino non può ragionare di fibbie? E' bisogna<br />

credere ai matematici, che sono misuratori dell'aria...". Per Matteo sono i matematici che debbono<br />

misurare e non basta. Vi sono altre cose che quei filosofi non capiscono come, ad esempio, il fatto<br />

che le stelle potrebbero essere tante, molte di più di quante se ne vedono ... Natale non demorde e<br />

dice che per quei filosofi se tale stella fosse in cielo rovinerebbe tutta la filosofia perché nel cielo<br />

non si può creare nulla essendo esso fatto di quint'essenza. Matteo si arrabbia e dice che allora<br />

dovrebbero portare in giudizio la stella. Quei filosofi dovrebbero convincersi che le cose in cielo<br />

vanno come sulla Terra e che quella stella è stata vista nello stesso luogo da spagnoli, tedeschi e<br />

napoletani e la cosa mostra che non sembra esservi par<strong>alla</strong>sse. Infine Matteo consiglia a Natale di<br />

utilizzare come carta igienica il libro di quei filosofi.<br />

Non risultano altre cose di Galileo in relazione a Copernico per altri 5 anni. Il nostro continuò<br />

i suoi insegnamenti di <strong>fisica</strong> aristotelica su: l'Almagesto di Tolomeo, il De caelo di Aristotele, la<br />

file:///C|/$A_WEB/GRANDI FISICI/index-1817.htm (2 of 38)12/08/2009 22.52.30

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