alla parte iii - fisica/mente
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ASTRONOMIA 3<br />
SEGUE<br />
NOTE<br />
(1) A Padova vi erano due università, quella per studi giuridici e quella per studi "artistici". Galileo<br />
insegnava nella seconda dove frequentavano teologi, filosofi e medici. Gli studenti di Galileo erano<br />
in gran <strong>parte</strong> quelli di medicina che apprendevano un poco di geometria per poi passare<br />
all'astronomia che serviva loro per l'astrologia, specializzazione indispensabile per il "decoro" di un<br />
medico. Per quanto ne sappiamo dai pochi documenti ritrovati, Galileo insegnava gli Elementi di<br />
Euclide; la Sfera di Sacrobosco; l'Almagesto di Tolomeo; le Questioni Meccaniche di Aristotele.<br />
(2) Galileo a Iacopo Mazzoni in Pisa. Padova 30 maggio 1597 (vedi Vol. 2 dell'Edizione Nazionale<br />
- in seguito E.N. - pagg. 195-202). Si tratta di una lunga lettera in cui Galileo confuta con una<br />
dimostrazione matematica, alcune considerazioni del suo maestro ed amico Mazzoni. Secondo<br />
quest'ultimo, le ombre delle montagne dimostrerebbero la non plausibilità del sistema copernicano.<br />
Galileo dimostra che invece è plausibile se solo si tiene conto che l'universo copernicano è più<br />
grande di quello aristotelico.<br />
Per strano che possa sembrare è la <strong>parte</strong> relativa al moto ed al galleggiamento , cioè la totale<br />
insoddisfazione per la <strong>fisica</strong> (e non cosmologia) aristotelica, che scuote Galileo. Ancora nel 1590,<br />
quando era a Pisa, aveva confutato che i corpi avessero leggerezza in sé. Egli sosteneva che se la<br />
sostanza in cui i corpi si muovono è l'acqua invece dell'aria, alcuni di essi, come il legno, che sono<br />
considerati "pesanti", diventano "leggeri" perché il loro moto, anziché verso il basso è verso l'alto.<br />
Galileo ne conclude che tutti i corpi sono gravi ed il loro andare verso l'alto o verso il basso<br />
dipende solo d<strong>alla</strong> loro gravità specifica rispetto a quella del mezzo ambiente. E non è vero,<br />
aggiungeva Galileo, che un corpo si muove più veloce<strong>mente</strong> quanto meno è denso il mezzo in cui<br />
si trova. Se si gonfia una vescica di aria, essa si muove lenta<strong>mente</strong> verso il basso nell'aria e<br />
veloce<strong>mente</strong> verso l'alto nell'acqua. Galileo ne deduce una conclusione che sarà fondamentale per il<br />
suo allievo Torricelli: l'horror vacui di Aristotele è da rifiutare. Inoltre l'idea stessa del moto<br />
violento mantenuto dall'aria che si richiude dietro il corpo scagliato perde completa<strong>mente</strong><br />
significato perché diventerebbe impensabile un corpo in moto nel vuoto (su questo Galileo tornerà<br />
nel Dialogo). Ma anche altre furono le questioni che rendevano la <strong>fisica</strong> di Aristotele<br />
insoddisfacente: la caduta dei gravi, ad esempio. Per Galileo era inaccettabile che i corpi cadessero<br />
con gradi di velocità maggiori quanto maggiore è la massa di un corpo.<br />
(3) Galileo a Giovanni Kepler in Graz. Padova, 4 agosto 1597 - E.N. Vol. 10, pagg. 67-68. "... già<br />
da svariati anni mi sono schierato con l'opinione di Copernico e, <strong>parte</strong>ndo da tale posizione, ho<br />
avuto modo di trovare le cause anche di svariati effetti naturali che sono indubbia<strong>mente</strong><br />
inesplicabili per mezzo delle ipotesi correnti. Ho scritto molte ragioni e confutazioni di argomenti<br />
che tuttavia non ho osato pubblicare fino ad ora, spaventato d<strong>alla</strong> sorte dello stesso Copernico,<br />
nostro maestro, che, sebbene si sia procurato fama immortale presso alcuni, tuttavia presso<br />
moltissimi (tanto grande è infatti il numero degli stolti) è divenuto motivo di riso e<br />
disapprovazione. Oserei certa<strong>mente</strong> esporre le mie riflessioni davanti a molti come te, se ce ne<br />
fossero, ma, non essendovene, soprassiederò ad un impegno di tal genere"<br />
(4) Giovanni Kepler a Galileo in Padova. Graz, 13 ottobre 1597 - E.N. Vol. 10, pagg. 69-71.<br />
(5) Riporto dei brani di lettere a Galileo e da Galileo su questo fenomeno (ho ripreso questa<br />
selezione dal sito dell'Unione Astrofili Italiani):<br />
ILARIO ALTOBELLI a GALILEO in Padova.<br />
Verona, 3 novembre 1604.<br />
[..]In tanto mi piace che V. S. si sia accorta di questo nuovo mostro del cielo, da far impazzir i<br />
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