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Il Nuovo News - Marzo 2014

Edizione di Castelnuovo di Porto

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Val Casale, via Piana del Sasso, via Valle Perugina, mentre<br />

la preoccupazione per le condizioni del Tevere, poi<br />

rientrata, aveva fatto predisporre un piano di sgombero<br />

anche per tutte le strutture presenti nel raggio di 500ml<br />

dagli argini del fiume. Le situazioni più critiche a livello<br />

di danni alle infrastrutture, oltre a quelle sopra menzionate,<br />

a via del Laghetto, strada di collegamento con<br />

Capena (chiusa al traffico il 31 gennaio e riaperta il 21<br />

febbraio scorso), al ponte di via Mola Saracena, in via<br />

Umberto Terracini e sulla provinciale Fiano-Capena.<br />

La prima stima approssimativa dei danni subiti dal territorio<br />

di Sacrofano parla invece di circa 760.000 euro,<br />

con frane e smottamenti sulla rete viaria (Rovina delle<br />

Strade di M. Calcaro, Grottini, via Valle Lombarda, Costone<br />

Tufaceo via Angela Carotti, Strada Colle Santa<br />

Maria, via Salita dei Selci, M. Sugheri/Valle Lombarda,<br />

via Fontana Mancina, via delle Solfatare, via Monte Cappelletto),<br />

lo straripamento di una serie di fossi e l’allagamento<br />

di tre centri abitati (Monte Petruscheto,<br />

Rimbomba e Monte Caminetto).<br />

Per completare questo “bollettino di guerra”, la situazione<br />

di Castelnuovo di Porto, che ha registrato i danni<br />

maggiori nella zona della via Tiberina, con l’allagamento<br />

nel Cara che ospita i richiedenti asilo, mentre frane e<br />

smottamenti si sono susseguiti lungo la provinciale via<br />

Montefiore. Famiglie evacuate tramite ordinanza sindacale<br />

nella zona di Valle Linda e del Boschetto, dove è praticamente<br />

stata cancellata dalla pioggia una delle<br />

strade “storiche” del paese, via Val Cesara.<br />

COSA SUCCEDE ORA?<br />

SI SPERA IN RENZI…<br />

Tutti i Comuni della nostra area, tramite apposite delibere<br />

di giunta, hanno decretato nei giorni successivi all’alluvione<br />

lo stato di calamità. La Regione Lazio, dopo la<br />

ricognizione sulle varie aree, ha emesso una richiesta ufficiale<br />

alla Protezione civile e di conseguenza al Governo<br />

per il riconoscimento dello stato di emergenza e calamità<br />

naturale per i Comuni di quattro Province, tra cui<br />

quella di Roma.<br />

Tale richiesta è arrivata sul tavolo del Consiglio dei Ministri<br />

proprio nei giorni del passaggio delle consegne tra<br />

Enrico Letta e Matteo Renzi. In precedenza, analoga richiesta<br />

della Regione Toscana era stata accolta.<br />

Se il Governo dovesse accogliere anche quella presentata<br />

da iIngaretti per il Lazio, questo significherebbe<br />

anche lo stanziamento di fondi speciali per intervenire<br />

sui territori dissestati. Con un’avvertenza: questi fondi<br />

verranno eventualmente messi a disposizione dopo<br />

un’attenta ricognizione del Genio Civile. Come a dire che<br />

non basteranno le stime fatte dai singoli Comuni ma ci<br />

vorrà prima un’accurata analisi di quanto è successo e<br />

dei costi reali degli eventuali interventi.<br />

Sempre a Governo e successivamente a Protezione Civile<br />

spetterà decidere se e quanti di questi eventuali<br />

fondi potranno essere utilizzati per i costi subiti dai<br />

privati. Su questo bisogna però esser chiari: nell’eventualità<br />

dovessero essere concessi, gli accertamenti saranno<br />

lunghi e accurati. In questo caso la differenza tra<br />

un danno ad una strada comunale o provinciale e quello<br />

subito da un’abitazione privata è sensibile.<br />

Altra avvertenza: quasi mai in passato questi eventuali<br />

fondi sono stati gestiti direttamente dai Comuni ma più<br />

spesso è avvenuto che sia stato proprio il Genio Civile<br />

a gestire risanamenti e messe in sicurezza.<br />

Questa però resta l’unica speranza autentica per la nostra<br />

area: le casse dei Comuni sono vuote, i costi previsti<br />

sono altissimi e se il Governo non dovesse intervenire le<br />

“ferite” a strade, infrastrutture e territorio rimarranno<br />

aperte per sempre. Anche per questo il momento è delicato<br />

e va affrontato con uno spirito unitario: le polemiche<br />

ora sono inutili e dannose. Servono i soldi. Tanti<br />

e subito. Per saldare in fretta il conto presentato dalla<br />

natura e rimettere in sesto i nostri territori, in modo da<br />

scongiurare ulteriori gravi rischi nelle stesse zone alla<br />

prossima forte pioggia.<br />

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