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la Acqui - L'ANCORA edicola

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L’ANCORA<br />

16 21 SETTEMBRE 2008<br />

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA<br />

Corisettembre XXX II rassegna<br />

CORI IN ACQUI TERME - 6•20•21 settembre 2008<br />

Corisettembre:<br />

<strong>la</strong> Bormida e gli archi<br />

La Bormida corre sul piano<br />

fiorito / e desta ogni torre<br />

sul colle romito. / Nei vecchi<br />

castelli al lume lunare /<br />

i bei menestrelli si riodon<br />

cantare / antiche canzoni<br />

d’amore, di guerra... Versi dimenticati.<br />

Dal sapore - sembra<br />

- ottocentesco. E invece<br />

datano 1930, e sono - in tutto<br />

e per tutto - acquesi.<br />

I dodecasil<strong>la</strong>bi (o doppi senari:<br />

sono quelli usati da Alessandro<br />

Manzoni nel primo coro dell’Adelchi)<br />

appartengono al<strong>la</strong><br />

produzione di Francesco Bisio,<br />

una delle“penne”che oltre a“fare”<br />

il giornalismo locale (suo<br />

pseudonimo era Argow) tra XIX<br />

e XX secolo,provarono a scrivere<br />

una letteratura (certo attardata,<br />

di provincia) in gran parte debitrice<br />

nei confronti dei canoni<br />

romantici e poi carducciani.<br />

1930, dicevamo. Sono i tipi<br />

dei Fratelli Martini di Prato ad<br />

inchiostrare Epopea, un corposo<br />

libro di versi (214 pagine)<br />

che trova, nonostante tante divagazioni<br />

(da Dante a Manzoni,<br />

da Virgilio a Parini), saldo il suo<br />

filo rosso nel<strong>la</strong> figura di Napoleone.<br />

E un canto solenne s’innalza<br />

sul fiume / canoro, perenne,<br />

fremente di spume: Savoja, Savoja...<br />

Qui siamo al momento dell’inizio<br />

del<strong>la</strong> prima campagna<br />

d’Italia (1796), nell’Alta Valle.<br />

***<br />

Più avanti <strong>la</strong> scena - sempre<br />

notturna, ma questa volta dipinta<br />

dagli endecasil<strong>la</strong>bi - ci mostra<br />

un Bonaparte acquese, che se<br />

ne sta al cospetto degli archi romani.<br />

Del<strong>la</strong> città un simbolo. Un<br />

simbolo“al<strong>la</strong> Garibaldi”. Bipartisan.<br />

Che piace a destra e a sinistra.<br />

(Nel 1910 è Gino Murialdi,<br />

politico locale e socialista,a promuovere<br />

<strong>la</strong> nascita di un giornale<br />

che avrà come denominazione“Il<br />

risveglio cittadino”.Il logo<br />

del<strong>la</strong> testata è un inno all’acquesità:<br />

gli archi e il sole nascente).<br />

Ora quei Monumenti del<strong>la</strong> Latinità,<br />

eterni come le piramidi,<br />

sono contemp<strong>la</strong>ti dal giovane<br />

generale che poi diverrà imperatore.<br />

E forse, in cuor suo, lo è<br />

già<br />

Ṗer il Corso essi divengon come<br />

giganti d’una antica età /<br />

pensosi e gravi come patriarchi.<br />

E ancora: Il fiume canta un<br />

inno di vittoria / a le fa<strong>la</strong>ngi a<br />

Montenotte scese e il condottiero<br />

si interroga se resterà memoria<br />

delle sue vittorie ...come in<br />

quei giganti / riman <strong>la</strong> gloria<br />

di romane imprese.<br />

***<br />

Versi lontani su ingiallite carte<br />

d’antan. Ma quale fascino!<br />

Un po’ quello di Corisettembre<br />

che taglia il traguardo dell’edizione<br />

numero XXXII.<br />

Rimane gloria delle corali imprese?<br />

Certo <strong>la</strong>bili paiono le memorie<br />

dei concerti, specie di<br />

quelli lontani (per fortuna ci sono<br />

i nastri del Pitti), ma intanto<br />

restano tracce consistenti e solide<br />

nelle denominazioni dei 115<br />

gruppi che han fatto visita al<strong>la</strong><br />

nostra città.<br />

Cori di Messina e di Vicenza,<br />

dell’iso<strong>la</strong> Sardinia e dell’Emilia,<br />

dal<strong>la</strong> peniso<strong>la</strong> tutta, insomma;<br />

ma anche da Grecia e O<strong>la</strong>nda,<br />

da Argostoli, dal<strong>la</strong> Calcide e da<br />

Groninga,dall’Est (Polonia e Repubblica<br />

Ceca, Slovenia e Ungheria)<br />

e dal Nord Europa (Fin<strong>la</strong>ndia<br />

e Svezia).<br />

***<br />

Insomma <strong>la</strong> Bormida - al cospetto<br />

dei suoi archi - <strong>la</strong> sua gente<br />

e tante “straniere genti” (ma<br />

dimentichiamo gli strali foscoliani)<br />

continuano sempre a cantare.<br />

Come han fatto negli ultimi<br />

due secoli.Nelle strofe dialettali<br />

che tramandano i tempi dell’occupazione<br />

francese, in quelle<br />

per il Re sabaudo, contro gli Austriaci<br />

nel Risorgimento, e per<br />

Garibaldi e <strong>la</strong> Costituzione...sino<br />

ad arrivare al<strong>la</strong> lotta partigiana.<br />

Canzoni per accompagnare<br />

il <strong>la</strong>voro nei campi e nelle vigne,<br />

e i momenti dello svago serale<br />

delle società agricole o operaie,<br />

e nelle osterie. Inni durante le<br />

cerimonie in chiesa e in oratorio,<br />

fi<strong>la</strong>strocche per allietare i<br />

giochi negli asili,e cori per le feste<br />

in piazza...<br />

Con Corisettembre <strong>la</strong> tradizione<br />

continua.<br />

Mentre, come scrive Francesco<br />

Bisio,<strong>la</strong> luna sorge e getta i<br />

dolci incanti.<br />

Giulio Sardi<br />

L’Echo du Lac. Fu durante le ore buie del<strong>la</strong> guerra. Lucy Jamart, nel<strong>la</strong> città belga di Genval, radunò uomini<br />

e donne che amavan coltivare <strong>la</strong> gioventù nel cuore, <strong>la</strong> freschezza dello spirito e l’amore per il canto.<br />

Così - al<strong>la</strong> moda di certi romanzi dell’Ottocento - è nato l’Echo du Lac, che nei suoi sessant’anni di<br />

vita è andato a costituire un repertorio assai eterogeneo. Esso comprende <strong>la</strong> canzone medievale e quel<strong>la</strong><br />

contemporanea, negro spiritual, Mozart e Vivaldi, Bach e Gounod, Monteverdi e Buxtehude, Gastoldi<br />

e Rameau. E poi i coristi ora col<strong>la</strong>borano alle animazioni liturgiche, ora organizzano concerti.“L’Echo”<br />

è esibito non solo nei Paesi Bassi e nel<strong>la</strong> capitale Bruxelles, ma a Parigi, Chartres, Saint Malo, in Germania<br />

e in Inghilterra. Il complesso da otto anni è diretto da Herbert Beirens.<br />

Un Corisettembre ante litteram<br />

Canti di…vini dell’autunno 1918<br />

Aneddoti sul canto acquese ce ne sono a non finire.<br />

Anche perché, in tempi in cui eran solo le veglie<br />

nelle stalle l’alternativa alle ribotte dell’osteria<br />

o per strada, o ai giochi alle carte, <strong>la</strong> musica – e<br />

dunque <strong>la</strong> musica per le voci – era divertimento<br />

diffuso. Il divertimento - a buon mercato - per eccellenza.<br />

Ad <strong>Acqui</strong> di scuole musicali ce n’erano tante: a<br />

cominciare dall’Accademia Fi<strong>la</strong>rmonica, per passare<br />

poi al<strong>la</strong> SOMS (che proprio quest’anno ha<br />

compiuto 150 anni), per finire con <strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Comunale,<br />

in cui insegnavano maestri di vaglia come<br />

il Boverio, il Corrado, il Battioni e il Vigoni, il<br />

violinista Bisotti, e più tardi Giovanni Tarditi, capomusico<br />

certo, ma che si dilettò a mettere in musica<br />

non pochi versi, tra cui quelli del nostro Depetris.<br />

Inoltre, all’arrivo di ogni compagnia di canto,<br />

per l’allestimento dell’opera “i cori” immancabilmente<br />

– e non poteva essere altrimenti – erano<br />

sempre acquesi.<br />

Ma, indipendentemente dallo strumento<br />

“d’esercizio” dei musici professionisti, con le voci<br />

tutti i maestri-insegnanti avevano a che fare. Anche<br />

perché <strong>la</strong> pratica del canto corale era sempre<br />

complementare allo studio dello strumento. Poi<br />

non mancava il caso che qualche bel<strong>la</strong><br />

voce…prendesse il volo e diventasse “famosa” nei<br />

teatri d’Europa. Capitò al basso Alessandro Bottero<br />

(di cui il Faldel<strong>la</strong> ricorda – nelle Figurine del<br />

1875 - “il vocione che rimbomba come un cannone”),<br />

al tenore Luigi Montecucchi e al Novelli…<br />

Insomma… <strong>Acqui</strong> cantava. Anche troppo.<br />

Ecco come “Il risveglio cittadino” commenta le<br />

intemperanze autunnali. Siamo al numero del 12<br />

ottobre 1918.<br />

“Una nuova corale…<br />

…pare sia stata istituita da qualche tempo in<br />

questa città, e precisamente in Piazza San Pietro.<br />

Le lezioni si svolgono sempre verso i primi tocchi<br />

del mattino del martedì e del venerdì di ogni settimana.<br />

Gli abitanti vicini, però, si <strong>la</strong>mentano che<br />

il coro non è ben affiatato, per cui vorrebbero che<br />

qualche berretto dell’arma benemerita si facesse<br />

scorgere in quei siti per far cessare questi disfattisti<br />

dell’arte”.<br />

Il rovescio del<strong>la</strong> medaglia<br />

Ma, purtroppo, non sono esclusivamente questi<br />

i soli suoni in odio agli acquesi.<br />

La Grande Guerra è al termine, ma gli italiani<br />

non lo sanno. E neppure i nostri avi monferrini.<br />

Sui giornali si rincorrono le notizie degli atti di valore,<br />

delle medaglie, ma anche dei lutti delle famiglie<br />

che piangono i combattenti sull’Isonzo.<br />

Ma non basta.<br />

L’influenza spagno<strong>la</strong>, infatti, in quell’autunno di<br />

novanta anni fa, si propaga in modi che ricordano<br />

quelli di una vera e propria pandemia.<br />

C’è chi propone anche di legare le campane,<br />

per evitare il diffondersi di una profonda depressione<br />

che i rintocchi lugubri rendono insostenibile.<br />

I giornali addirittura saltano alcune uscite, perché<br />

ora il proto, ora lo stampatore, ora il pubblicista<br />

cadono ma<strong>la</strong>ti.<br />

E allora, nei canti del<strong>la</strong> Piazza di San Pietro (ove<br />

sorge oggi l’Addolorata) si può vedere l’estremo<br />

tentativo per esorcizzare l’ultimo dei grandi Mali<br />

che avanza.<br />

Ecco di nuovo <strong>la</strong> malora. Nel<strong>la</strong> tempesta che<br />

vendemmia prima del tempo, o spiana il grano.<br />

Nel<strong>la</strong> filossera delle viti, nelle guerre del Re, tra Libia<br />

e Carso; adesso ci voleva anche “<strong>la</strong> Spagno<strong>la</strong>”.<br />

Dal canto e dal vino - a te in quintèn; a me in<br />

pintòn - i soli conforti. Non è tantissimo. Ma a volte<br />

può bastare.<br />

G.Sa<br />

Il Coro Polifonico femminile “La Piana” di Verbania si è costituito nel 1985 con l’intento di studiare<br />

e presentare al pubblico un repertorio vocale che spazia tra i vari periodi del<strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> musica,<br />

senza tra<strong>la</strong>sciare il canto popo<strong>la</strong>re. Negli ultimi anni ha assunto un partico<strong>la</strong>re rilievo lo studio degli<br />

autori contemporanei, il che ha permesso di conseguire un notevole apprezzamento negli appuntamenti<br />

in cui <strong>la</strong> formazione verbanese è stata invitata, sia in Italia che all’Estero. A coronamento dell’intensa<br />

attività artistica sono giunti anche diversi premi e riconoscimenti nei concorsi. Dal<strong>la</strong> sua fondazione<br />

il coro è istruito e diretto e dal Mº Fausto Fenice, organista e compositore, tito<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> cattedra<br />

di Musica Corale e Direzione di Coro del Conservatorio “Verdi” di Mi<strong>la</strong>no, autore di molteplici scritture<br />

in programma nel concerto acquese del 21 settembre.<br />

La Squadra di Canto popo<strong>la</strong>re genovese “A Lanterna”…ricorda un po’ <strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> Sampdoria.<br />

Nasce, infatti, dal<strong>la</strong> fusione di due squadre - non calcistiche, ma vocali: <strong>la</strong> “Nuova Mo<strong>la</strong>ssana” e “Castagna”<br />

di Serra Riccò. Era il 1979. L’impegno? Quello di salvaguardare i canti popo<strong>la</strong>ri e quelli d’autore, tramandare<br />

le tradizioni, i costumi e i modi che richiamino le antiche origini liguri. Una formazione che riporta<br />

Corisettembre allo spirito delle prime edizioni: “chi vuole salve le cose dei nonni…” La formazione<br />

degli undici canterini è <strong>la</strong> seguente: Pietro Ferrari, tenore o primo; Alessandro Campora, baritono o<br />

contrabbasso; Emanuele Macchiavello e Giorgio Gennaro, contralti; Giuseppe Cevasco, chitarra nasale;<br />

Paolo Baril<strong>la</strong>ri, Elio Oddone, Domenico Molinelli, Liliano Faveto, Gian Piero Bisio e Lorenzo Piccardo, bassi.<br />

Li dirige Alfredo Ferretti, mentre a reggere quale presidente il sodalizio troviamo Carlo Torrazza.

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