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Presentazione di Daniel S. Worthon

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scandalo affermando che non era possibile inserire in un unico<br />

contesto sostanze così <strong>di</strong>verse. I nuovi portavoce della Compagnia<br />

delle In<strong>di</strong>e e delle multinazionali dell'intossicazione si nascondevano<br />

<strong>di</strong>etro un proibizionismo <strong>di</strong> comodo il cui risvolto è la<br />

perpetuazione <strong>di</strong> un sistema basato sulle ovvie droghe legali. Con<br />

Lewin, cinquant'anni prima, si cominciava a rimettere le cose al<br />

posto giusto, e tanto per cominciare tutte insieme senza assoluzioni<br />

pregiu<strong>di</strong>ziali.<br />

Insomma la questione tornava a laicizzarsi, tornava ad assumere<br />

i connotati umani. Sarà bene ricordare che in quegli anni un<br />

grande scrittore come Tolstoi vaneggiava a proposito delle droghe,<br />

riducento il tutto a «un'insufficiente educazione su basi cristiane»!<br />

La carrellata portava il Lewin invece in un habitat affrancato<br />

da simili pastoie, si trattasse del Messico, della Polinesia o<br />

della Siberia. La scienza insomma non accettava <strong>di</strong> essere pre<strong>di</strong>cazione<br />

religìosa, manicheismo, sor<strong>di</strong>tà. Del resto questo era stato il<br />

comportamento, già prima <strong>di</strong> Lewin, <strong>di</strong> tutti i pionieri in materia,<br />

da Paolo Mantegazza che aveva de<strong>di</strong>cato parte della propria<br />

esistenza allo stu<strong>di</strong>o della coca, a Ernst Freiherr von Bibra il<br />

quale aveva pubblicato il primo atlante sulle sostanze allucinogene<br />

nel 1855, il Die Narkotischen Genussmittel und der Mensch<br />

lO, in cui erano annoverate lì piante tra stimolanti ed inebrianti.<br />

Altri pionieri da ricordare erano stati poi Emil Kraepelin che<br />

nel 1892 aveva pubblicato il suo 0ber <strong>di</strong>e Beeinllussung einlacher<br />

psychischer Vorgange durch einige A.rzneimittel l1 e soprattutto<br />

Carl Hartwich che nel 1911 aveva pubblicato Die menschlichen<br />

Genussmittel 12 ed era arrivato, anch'egli dopo cinquant'anni <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>, a elencare circa trenta sostanze psicoattive. Se a questi<br />

nomi aggiungiamo infine anche quelli <strong>di</strong> etnobotanici come William<br />

Safford o <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi come W. Golden Mortimer, a cui si<br />

deve il classico History 01 coca: the <strong>di</strong>vine plant 01 the Incas<br />

'3, il quadro delle forze in campo è pressoché completo. Su<br />

questo ristretto numero <strong>di</strong> scienziati - o poco più - si era<br />

basata per un periodo lunghissimo in tutto il mondo la ricerca<br />

scientifica sulle sostanze psicoattive. Di tutti questi Louis LewÌn

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